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Autore: Vavvola    10/03/2009    1 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

Quando l'amore diventa un gioco pericoloso...sei abbastanza coraggioso per andare avanti?
Prefazione
Tum tum tum…ovunque andassi, ero sempre accompagnata dal battito frenetico del mio cuore. Tum tum tum… eppure di missioni ne avevo già fatte tante! Ero sempre agitata quando mi arrivava il fax dal capo con sopra scritta l’impresa da compire. Ormai dovevo esserci abituata! Forse era perché in gioco non c’era solo la mia vita, ma quella della persona alla quale tenevo più in assoluto. Avrei fatto di tutto per proteggerla. Non m’importava della fine del mondo; della criminalità spaventosamente alle stelle; non m’importava di niente. L’importante era proteggere il mio amato da qualsiasi male. Ecco la mia missione. Una missione fallita fin dal principio...
Genere: Romantico, Azione, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie mille a tutti coloro che leggono e commentano questa fan fiction, ma un grazie speciale va anche a chi si limita soltanto a leggere. è veramente bello vedere salire sempre di più i numeri delle registrazioni!! adesso movimentiamo un po' la storia...

James



Mi svegliai contento quella mattina. Il sole non era ancora sorto e quindi la stanza era buia. La sveglia sul mio comodino indicava che erano le cinque e un quarto. Non ero mai abituato a dormire a lungo da quando non andavo più a scuola. Mi rigirai nel letto desideroso di controllare che lei fosse ancora lì. Dormiva tranquilla, sdraiata su un fianco con i capelli attaccati al viso. La mia maglietta si sollevava e abbassava insieme al suo petto in respiri lunghi e profondi. Le diedi un bacio sulla fronte e mi alzai per fare colazione. Raggiunsi la cucina e mi feci un toast. Poi andai in bagno, mi lavai in attesa che Kelly si svegliasse. Passai davanti alla camera fermandomi qualche minuto sulla soglia a guardarla dormire e, quando realizzai che non si sarebbe svegliata prima di qualche ora, raggiunsi il salotto e accesi la tv. C’era qualcosa del quale mi sarei dovuto ricordare, ma la mio cervello sembrava essere andato in sciopero. Un ombra sul muro attirò la mia attenzione, i muscoli pronti al combattimento. Ci misi qualche secondo per capire che l’ombra proveniva da me. Eppure c’era qualcosa di diverso dal normale. Ripresi a guardare la televisione. Alle cinque del mattino trasmettevano soltanto documentari. Spensi la tele gettando il telecomando sul divano. Mi misi a passeggiare per la stanza e passai davanti al fax. Una voce nella mia testa mi continuava a perseguitare. Non mi lasciava in pace. C’era qualcosa che non andava. Sentivo chiaramente il mio stomaco borbottare, nonostante avessi fatto una colazione più che sufficiente, e i miei muscoli contrarsi automaticamente ogni volta che udivo quel rumore. Mi bloccai improvvisamente. Ormai l’avevo provata troppe volte quella sensazione per poterla ignorare..la sensazione che stava per succedere qualcosa. Raggiunsi il fax in due sole falcate. Non c’era niente. Eppure ne ero certo di avere sentito il rumore di un foglio di carta uscirne fuori. Non me l’ero sognato: ne ero sicuro. Il suono del campanello mi riportò alla realtà facendomi rizzare tutti i peli che avevo in corpo. per la prima volta avevo paura. Non mi ero fatto trovare pronto e avevo messo in pericolo Kelly. Se le fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato. Guardai dallo spioncino cercando di escogitare un piano. Era David. Sospirai di sollievo anche se, vederlo a casa mia, non era una bella notizia. Come gli aprii la porte si catapultò nella mia camera e sospirò. Non stava guardando la ragazza che dormiva nel mio letto, ma la finestra della camera. Le controllò tutte quante e solo quando ebbe finito mi degnò di uno sguardo. Non l’avevo mai visto in quello stato. Aveva due grandi occhiaie viola sotto agli occhi, segno che non aveva chiuso occhio quella notte, e il viso stanco, ma la cosa che mi fece provare un brivido lungo la schiena, fu il suo sguardo pieno di terrore. Lanciò un’occhiata al mio fax.
“Hai ricevuto il messaggio del capo?” era preoccupato, proprio come lo ero io. Gli feci segno di parlare piano.
“non l’ ho letto” dissi in quasi un sussurro
“preferivo che mi dicessi no” sapevamo entrambi cosa voleva dire.
“devi andare subito via da qui” riprese dopo che ebbe meditato un pochino
“quando saranno qui?”
“in neanche un ora…tieni” mi mise in mano delle chiavi “c’è parcheggiata l’ultima auto disponibile in garage” e così dicendo mi spinse fuori di casa “ Marco sta pensando a rintracciare la spia e a farla fuori…tu però ti devi mettere in salvo”
“ te cosa farai?” mi diressi verso il quadro preferito di mia madre che occupava tutta la parete della sala. Spostai il divano cercando di fare il minor rumore possibile. Presi il telecomando della tele e schiacciai la combinazione segreta. Il quadro si aprì in due e con lui si aprì pure la parete dando alla luce il mio studio personale.
“io resterò qui”
“sei pazzo? Tu verrai via con me!”
“James stanno arrivando!”
“e allora?”
“e allora hanno saputo che in questa casa ci abita uno dei nostri…” si interruppe controllando il cellulare “è Marco…dice che ha compiuto la sua missione. Sta portando il prigioniero al comando…”
“non c’è più niente da temere allora”
“non credo proprio…il resto del messaggio è solo per te” mi passò il telefonino e rimasi a bocca aperta. Era un video di me e Kelly. Si vedevano chiaramente le nostre facce troppe vicine. I nostri corpi aderire perfettamente uno con l’altro e le nostre labbra appoggiarsi delicatamente l’une sulle altre. Mi mossi velocemente per la casa e cercai la telecamera che doveva essere rimasta nascosta per tutto quel tempo. Era una di quelle micro-spie attaccata al muro. La rabbia che avevo in corpo non si poteva misurare. Se mi sarebbe capitato tra le mani il responsabile di tutto questo giuro che gli avrei rotto il cranio a mani nude.
Presi il cellulare e cercai in rubrica il numero di Marco.
“ James hai visto il video?”
“ si, Marco”
“controllava la ripresa da fuori casa tua con un computer portatile collegato con la micro-camera”
“niente però è in mano ai capi?”
“un messaggio…un messaggio con scritto il tuo indirizzo e basta. Verranno a cercare lo sai meglio di me.”
“si...grazie Marco”
“è il mio lavoro” riattaccò la chiamata con una risatina e il rumore della macchina andare a tutta velocità sulla strada deserta in sottofondo.
Intanto il video nel cellulare di David stava continuando ad andare mostrando una ripresa zumata sul primo piano di Kelly che sorrideva e mi baciava sulla guancia dandomi la buona notte.
Era così bella e indifesa che mi tolse il fiato. Provai una gran pena per lei: lì sdraiata sul mio letto che dormiva tranquilla ignara di quello che le stava accadendo. Non potevo permettere che quel video cadesse nelle mani sbagliate e sapesse di me e Kelly. Era colpa mia se adesso si trovava in pericolo. Dovevo stare attento. Non era da me non accorgersi che c’era una micro-camera nella mia stanza e per colpa della mia distrazione lei adesso rischiava la vita. Riuscivo benissimo a proteggere me stesso, ma se avrei dovuto proteggere anche lei non so se ce l’avrei fatta. Sarei dovuto rimanerle ogni istante vicino, non lasciarla andare nemmeno quando non mi avrebbe voluto più, le sarei dovuto rimanere appiccicato addosso proprio come una gomma da masticare. Provavo una gran rabbia nei miei confronti.
“non è stata colpa tua” David riusciva a capirmi forse anche meglio di quanto capisse se stesso “facciamo parte a un gioco pericoloso…”
“ dobbiamo salvarla”
“dobbiamo?”
“sì…mi devi promettere che non la perderai di vista nemmeno un attimo…proteggila al mio posto”
“si.. si…un attimo…perché al mio posto?”
“io sarò occupato a sbarazzarmi di tutti i visitatori”
“e se venissero tutti in una volta? Come farai a respingerli tutti quanti insieme da solo?”
“ non sarò da solo…” mi avviai dentro al mio studio e mi fermai davanti ad un armadio chiuso a chiave da un lucchetto. Con un gesto rapido composi la cifra di numeri corretta e il lucchetto si aprì. Gli feci cenno di seguirmi e insieme entrammo nell’armadio. Vidi David sgranare gli occhi alla vista di tutte le armi da fuoco e non che avevo conservato lì dentro.
“Misericordia…ora si che capisco dove tieni tutte le armi che ti vengo assegnate in missione!”fece un rapido giro della stanza e poi continuò a guardarmi con una faccia di rimprovero “ le dovresti riconsegnare le armi!”
sorrisi..mi aveva beccato un’altra volta.
sono spiacente le ho perdute…” cercò di imitare il mio tono di voce “dovrei inventarmela anch’io una balla del genere..guarda qua... ci saranno come minimo talmente armi da rifornire un intero esercito!”
“David non esagerare!! Comunque farai quello che ti ho chiesto?” vidi David irrigidirsi e diventare tutto ad un tratto serio.
“solo una domanda…vuoi che sappia di tutta questa storia oppure che rimanga all’oscuro di tutto?”
“voglio essere io a parlargliene per primo”
“va bene.”
Uscimmo dalla stanza e richiusi con cura il buco nella parete che serviva per accedergli. Postando il divano facemmo troppo rumore e sentii Kelly al piano di  sopra muoversi nel letto, svegliandosi. Feci  cenno a David di seguirmi e gli mostrai velocemente il nascondiglio della botola che lo avrebbe condotto direttamente nel garage.
“James?” la voce di Kelly mi arrivò dall’altra camera e sussurrando dissi a David di prendere la mia BMW e di andare all’indirizzo di Kelly che gli scrissi su un foglietto.
“sarò lì con la ragazza al più presto!” gli sussurrai e lui sparì giù per il tubo.
“ James ci sei?” mi avviai verso la camera da letto cercando di pensare a una scusa per riportarla a casa il più in fretta possibile. Quando le fui accanto l’abbracciai e le diedi un bacio sulla fronte. Intanto le ruote a tutta velocità, della mia Ferrari , stridevano a contatto col pavimento del garage sul quale sarebbe rimasta una lunga sgommata.
Non gli avevo detto di prendere la BMW? Se mi graffia la mia Ferrari nuova giuro che gli spezzo l’osso del collo!
“buongiorno dormigliona”
“sei tu che ti svegli con le galline…” disse con la voce assonnata e facendo un grande sorriso.
Sorrisi in risposta al suo sorriso contagioso e la baciai sulle labbra che schiuse immediatamente.
La feci sdraiare facendole appoggiare la testa sul mio petto.
Il suo profumo nelle narici, il mio braccio intorno alla sua vita, il suo respiro fresco sul mio petto…sarei potuto morire lentamente in quella posizione e poter vivere con lei una seconda vita  che non avesse avuto fine. Una vita nella quale non ci sarebbero stati segreti tra noi. Mi sarebbe così tanto piaciuto ricominciare tutto da capo…ma non si poteva fare. La mia vita adesso era quella e dovevo fare la cosa più logica.
“Kelly?”
“si…”
“mi spiace, ma farò tardi a lavoro…ti dispiace se ti riaccompagno a casa ora?”
“no…ma se è tardi posso benissimo prendere un taxi” mi immaginai cosa fosse successo se il taxista fosse stato un degli “altri”. Non potevo lasciarla sola un minuto.
“ no, no…non è un problema”
“okay..vado a vestirmi” la lasciai andare in bagno e nel frattempo mi lasciai scivolare giù per la botola che conduceva la mio garage. Come da previsto David si era preso la mia Ferrari nuova di zecca e c’era rimasta solo la mia BMW e la macchina del comando che mi aveva portato. Era una macchina fatta apposta per il mio lavoro e, portare in giro Kelly con quell’essere “intelligente” equivaleva a incitarla a fare domande.
Non volevo che sapesse adesso. Preferivo che fosse all’oscuro di tutto. Mi potevo fidare di David. Era uno degli agenti più bravi e quando gli si impartiva un ordine era una di quelle persone che avrebbe dato la vita per concluderlo al meglio. Ero contento di averla affidata a lui. Mi misi al volante della BMW e la portai davanti al vialetto di casa mia. Feci una corsa e arrivai al piano di sopra proprio mentre Kelly stava uscendo dal bagno. La condussi fuori casa e le aprii la portiera per farla entrare. Una volta la volante e messa in moto la macchina nessuno dei due aveva qualcosa da dire. Calò un silenzio imbarazzante e decisi che forse era meglio concentrarsi sulla strada che cominciava ad affollarsi. Una volta arrivato davanti a casa sua con una scusa mi accertai che non corresse qualche rischio in casa.
“peccato che Christin non ci sia…avrei proprio voluto vedere la sua faccia”
“da come parli sembra che vi conoscete da una vita”
E adesso che mi invento?
“bhe…assomiglia molto a mia sorella”
Babbeo!
“pensavo non avessi famiglia…non me ne parli mai”.
 Il sangue cominciò a ribollirmi nelle vene. Il ricordo nella mia testa della mia famiglia sterminata dei nemici mi ripiombò nella testa che cominciò a pulsare.
“cavolo…scusami…è che adesso dovrei andare” il suo viso mi diceva che non era soddisfatta. Avrebbe preferito parlare ancora di me. In effetti non le dicevo molto su di me.
“bhe ci sentiamo”
lo spero proprio! L’abbraccia e il desiderio di sentire di nuovo le sue labbra sulle mie, il desiderio di assaggiare nuovamente il suo magnifico sapore, si risvegliarono in me. La sentii ridacchiare mentre reclinava la testa di lato per stamparmi sulla guancia un bacio bollente.
“contaci piccola” sciolsi l’abbraccio e me ne andai lasciandola sull’ingresso e prendendo il cellulare che aveva cominciato a vibrare.
Era David.

 

  
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