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Autore: The_Lock    30/12/2015    1 recensioni
A grande richiesta, il secondo capitolo della saga It's Up to You. Ashley è una matricola che si trasferisce nel campus St. Collins. Tra confraternite e segreti, il gioco interattivo ritorna: a fine di ogni capitolo si dovrà scegliere tra due o più opzioni, ognuna delle quali avrà delle conseguenze. Il primo a commentare ha il diritto di scegliere.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It's up to you!'
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ST. JUDE HOTEL, ore 20:50

 

Le dita di Jason prudevano dalla tentazione. La chiave era ormai inserita nella toppa e sarebbe bastato poco per, magari, uscire da quella prigione dove il maniaco aveva ficcato lui ed i suoi amici.

Però, se il maniaco era vero, se non si trattava di uno stupido scherzo e, soprattutto, se era animato da uno spirito vendicativo reale, allora erano tutti in pericolo e l'hotel era diventato un campo di mine.

Jason sbuffò e si allontanò dalla serratura come fosse stato un serpente, lentamente e contando i passi fino a raggiungere Allison. Poco dopo, il suono di alcuni passi fece allarmare entrambi, ma poco dopo comparve Michael alla soglia della porta della cucina.

“Ehi. Avete trovato Tristan e Linsday?” domandò il rosso.

“No.” tagliò corto Jason, continuando a fissare la serratura. Michael aggrottò la fronte per un momento e si avvicinò fino a che non raggiunse Jason ed Ashley e poté quasi avvertire la tensione che emanavano i due.

“Che succede?” domandò Michael, ma fu subito interrotto dai passi di Logan e, poco dopo, quelli di Madison.

“Dove sono gli invitati, Ashley?” strillò Madison, “Sono quasi le nove, la festa sarebbe dovuta iniziare due ore fa e siamo solo noi otto!” disse, tirando una boccata dalla sua sigaretta e sbuffandola in faccia alla bionda che prese a tossire.

“Ed io come faccio a saperlo?” domandò la bionda.

“Dovresti!” abbaiò Madison, guardando Ashley con aria disperata e piena di disprezzo. “Questa festa è una rottura completa.” disse, sedendosi vicino alla consolle e guardando i cavi tranciati via dal computer.

“Ehi, tutto ok?” domandò Logan, aggrottando la fronte e appoggiando una mano sulla spalla dell'amico, ma al contatto Jason sussultò come svegliato da un profondo sonno e si scostò quasi infastidito da quel contatto fisico.

“Ragazzi, abbiamo un problema.” annunciò Jason. Il ragazzo aveva riflettuto a lungo ed era arrivato alla conclusione di dover informare gli altri ragazzi riguardo la chiamata. Forse era uno scherzo, forse no, ma lasciare tutti quanti nell'ombra non era di certo una buona mossa: dovevano stare tutti all'erta, in caso vi fosse qualche scherzo che il maniaco voleva giocar loro.

“Ashley ha ricevuto una chiamata da uno sconosciuto. Questo voleva parlare con me e... mi ha avvertito di un paio di cose.” spiegò Jason, guardando fisso un punto nel vuoto.

“Tipo? Di fare sesso sicuro?” sbuffò Madison, volgendo gli occhi al cielo.

“No. Ha detto che sa ciò che è successo un anno fa e che ce la farà pagare. Ci ha chiuso dentro questo Hotel fino alle 6 del mattino, poi chiamerà la polizia per i sopravvissuti. Almeno queste erano le sue parole.” raccontò.

Michael sbuffò, trattenendo una risata, mentre Logan e Madison guardavano Jason con sguardo preoccupato: conoscevano entrambi molto profondamente il moro e sapevano quando qualcuno o qualcosa lo preoccupava in maniera più o meno seria; ma vederlo così: con i muscoli tesi, il respiro pesante e gli occhi azzurri fissi nel vuoto preoccupava entrambi oltre ogni limite.

“Dai, ragazzi! Sarà stato uno scherzo!” mormorò Michael.

“Mi ha dimostrato che sapeva esattamente cos'è successo mettendo la canzone. Quella canzone.” spiegò Jason e persino il sorriso di Michael si spense nell'udire quella notizia.

“Il numero era privato?” domandò Madison ad Ashley e la bionda rispose che no, era solo un numero sconosciuto. “Bene, richiamalo!” la esortò, avvicinandosi a lei. Vedendo la bionda indugiare, Madison le strappò il telefono di mano e andò nel registro delle chiamate ricevute senza risposta e premette il primo numero che spiccò sull'elenco.

Madison cliccò la modalità vivavoce ed attese insieme agli altri che la linea prendesse. Il cellulare prese a squillare e, subito dopo, irruppe nel silenzio il suono di una suoneria che era familiare a tutti. Logan, Jason, Madison ed Ashley alzarono lo sguardo e puntarono gli occhi su Michael il quale, pallido e con gli occhi sbarrati, mentre sentiva addosso la rabbia degli amici.
Jason, con uno scatto felino, afferrò il colletto di Jason e lo tirò a sé per poi tirargli un pugno che lo fece cadere per terra.

“Non è come sembra!” disse Michael, stendendo le braccia per ripararsi dalla furia di Jason.

“Ah no? Allora illuminami.” ringhiò Jason con i muscoli del braccio destro tesi, pronti a colpire Michael nuovamente.

“Sono stato incastrato...” mormorò, e il pugno di Jason lo colpì nuovamente al volto, allora Michael sgusciò via reggendosi il sangue che colava dal sangue. “Dai, ragazzi! Non ho ricevuto già troppi pugni, oggi?” domandò, cercando di sdrammatizzare la situazione, ma quando vide Jason avvicinarsi nuovamente allora si ritirò in un angolo come una bestia ferita.

“Non sono stato io, davvero! Credimi!” miagolò, sull'orlo del pianto. “Logan...” mormorò, chiedendo aiuto alla persona che sempre si metteva tra la vittima e la furia di Jason, ma questa volta il ragazzo non alzò neanche gli occhi, indignato com'era nel sapere che era stato lui ad architettare la bravata.

“Dammi un buon motivo per cui non debba spaccarti la faccia.” urlò Jason, afferrandolo nuovamente per il colletto e strattonandolo così forte che Michael quasi si strozzò con la sua stessa maglietta.

“Non sono stato io!” urlò.

“Chiudiamolo da qualche parte, così non farà più idiozie.” disse Madison con tono esasperato: quella serata diventava di minuto in minuto la peggiore della sua vita; o forse la seconda peggiore, riflettendoci bene.

Jason, con l'aiuto di Logan, trascinò il corpo ammaccato di Michael fino in cantina e, dopo averlo accompagnato per le scale fino agli ultimi gradini, Jason allontanò Logan e lanciò Michael come un sacco di carne ed il ragazzo cadde di faccia sul freddo pavimento in pietra della cantina, rantolando.

“Era proprio necessario?” domandò Logan, aggrottando la fronte, ma lo sguardo arrabbiato di Jason fu più che eloquente. Il moro prese da una scatola del nastro adesivo e avvolse i polsi di Michael, con così tante mandate che presto il nastro fu esaurito.
“Non lasciatemi qui! Vi prego! Non ho fatto nulla!” pianse Michael mentre le lacrime salate si mischiavano al sangue che usciva dal suo volto.

“È solo colpa tua, Michael.” sibilò Jason, prima di risalire i gradini insieme a Logan e poi chiudere la porta della cantina a chiave appena uscì.

“Dividiamoci ed andiamo a cercare Tristan, Linsday e Freddie.” propose Ashley, e gli altri tre ragazzi concordarono, per poi dividersi alla ricerca degli amici mancanti.

 

Linsday sbuffò il fumo da una sigaretta che aveva poco prima rubato a Madison e successivamente la spense sul posacenere polveroso della camera. Controllò l'orologio: era già passato abbastanza tempo, forse Tristan si era calmato e lei avrebbe potuto provare a parlargli.
“Stronza...” pensò, mentre rifletteva su ciò che aveva subito a causa di Madison: l'umiliazione, la vergogna e il timore di essere lasciata dal suo ragazzo. Madison era sempre stata cattiva con lei: un giorno le buttò dalla finestra un vestito da duemila dollari perché alla ragazza non piaceva, e un altro ancora la costrinse a tingersi capelli di viola per una scommessa palesemente truccata a cui lei aveva perso. Era lo zimbello della TPK, Linsday lo sapeva, ed ora non c'era neanche più la consolazione di pazientare un anno solo per diventare la leader della sorellanza: Madison aveva eletto Ashley a seconda beta e a breve la bionda le avrebbe soffiato il posto.

Un impeto di rabbia colorò le gote della ragazza di rosso vivo e la bruna sentì il bisogno- nonché il diritto -di farla pagare a Madison per tutte le offese: magari con uno scherzo questa stessa sera.

La bruna sorrise e decise di uscire dalla camera nella quale si era nascosta; cavolo, era senza cellulare e non avrebbe potuto contare su uno scherzo telefonico, ma avrebbe ingegnato qualcosa, ne era sicura. Linsday uscì dalla porta e si richiuse la porta alle spalle facendo piano, forse un solo spavento avrebbe fatto rinsavire Madison, ma quando si voltò per dirigersi alla rampa delle scale che portavano al piano terra, Linsday vide una figura incappucciata da spaventapasseri che la aspettava alla fine del corridoio.

“Mi hai fatto paura!” mormorò lei, portandosi una mano sul petto. “Tristan, levati quella maschera...” disse, ma l'uomo incappucciato mosse la testa lentamente.

“Michael?” domandò e ancora l'uomo fece di no con la testa, ma questa volta sfoderò un coltello da macellaio e iniziò ad avvicinarsi alla ragazza con lentezza da predatore.

“Non è divertente...” mormorò Linsday, allora l'uomo appoggiò la punta del coltello alla parete e, camminando, la trascinò per tutto il muro, lasciando un profondo solco tra la carta da parati ed i mattoni.

La spina dorsale di Linsday fu percorsa da un brivido gelido e qualcosa nella sua testa le urlò di scappare, e così fece: la mora si voltò ed iniziò a correre, svoltò l'angolo e si trovò difronte un nuovo corridoio, uguale al primo, ma alla cui fine c'era una porta che conduceva alle scale antincendio.

Cosa fare? Nascondersi in una delle venti stanze che si stagliavano dall'inizio del corridoio fino alla porta, oppure correre fino alle scale antincendio? L'uomo incappucciato si avvicinava, sentiva i suoi passi ed il rumore metallico del coltello: una decisione andava presa al più presto.

 

A) Linsday va alla porta antincendio
B) Linsday si nasconde in una delle camere

 

Carissimi e carissime,
le vacanze non lasciano tregua e nemmeno il maniaco ad i nostri ragazzi. Secondo voi Michael è davvero coinvolto nello "scherzo" telefonico? E cosa vorreste facesse Linsday? Meglio scappare o nascondersi? Mi raccomando alla vostra scelta e permettetemi di farvi gli auguri di buon anno, anche se un po' in anticipo.
Un abbraccio (non ubriacatevi troppo a Capodanno).
The Lock

  
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