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Autore: lasognatricenerd    30/12/2015    1 recensioni
#‎AU‬. James Carstairs + William Herondale. Scuola superior di Londra, 19 settembre. Au scritta insieme a BlueMagic_96
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Dobbiamo proprio uscire?” guardai mia madre mentre spostava di lato i lunghi capelli corvini per infilarsi la giacca ricambiandomi con uno sguardo di rimprovero.
“Sì, James, è inutile che continui a chiedermelo! Che hai fatto, stai poco bene per caso?” subito nei suoi occhi a mandorla era comparso un lampo di preoccupazione. Avrei potuto benissimo dirle che sì, stavo poco bene, ma odiavo mentirle specialmente su quel genere di cose. Sia lei che mio padre erano sempre stati molto apprensivi sulla mia salute, tanto che quando le mie crisi respiratorie si erano fatte più frequenti avevano deciso di fare i bagagli e andarsene in montagna, lontani da inquinamento e stress.
Da un lato non li avevo mai perdonati per quello: avevo dovuto lasciare tutto quello che avevo costruito a Londra, avevo dovuto lasciare William senza neppure salutarlo, e tutto questo perché loro non me ne avevano dato occasione. Dall’altro lato, però, rimanevano pur sempre i miei genitori e non potevo fare a meno di amarli anche per quello, perché tenevano a me più di chiunque altro e perché avrebbero fatto qualunque cosa pur di proteggermi.
“No, sto bene, è solo che sono molto stanco e avrei preferito stare a casa…” La verità era che quel primo giorno di scuola era stato pessimo e non riuscivo a cavarmi dalla testa l’incontro con Will, il suo comportamento, il suo sguardo …
Quando lo avevo rivisto avevo pensato di poter ripartire da capo, di poter sistemare le cose, ma dopo quello che era successo probabilmente non c’era più nulla da sistemare.
“Tesoro, fidati di me, dopo la cena di stasera ti sentirai meglio!” Mi disse mettendomi una mano dietro la schiena e spingendomi lentamente fuori dalla porta.
“Ma se non so nemmeno dove dobbiamo andare!” protestai inutilmente.
“E’ una sorpresa, su! Ora andiamo che papà ci aspetta in macchina.” E ovviamente non avrei potuto fare più nulla per evitare quella fastidiosa uscita di famiglia.

Dopo un breve e silenzioso viaggio in macchina arrivammo davanti ad una villetta bianca e ben curata dall’aspetto molto accogliente. Non ero mai stato in quella zona e quando scesi dall’auto mi chiesi dove diavolo mi avessero trascinato i miei. Probabilmente a casa di una loro vecchia conoscenza con qualche potenziale futura sposa per il sottoscritto … non sarebbe stata la prima volta, dopotutto. Seguii i miei fino al campanello e mi preparai ad indossare uno di quei finti sorrisi che raramente ero costretto a mostrare: era andato tutto fin troppo storto quel giorno e mi dissi che non poteva andare peggio di così. Evidentemente mi sbagliavo.
Quando la porta si aprì ne uscì una donna dall’aspetto fin troppo familiare, il cui viso si illuminò di un radioso sorriso non appena mi vide: Linette, la madre di William. Il mio cuore smise di battere per qualche secondo e per un attimo pensai di scappare, chiudermi in macchina o tornare a casa a piedi. Non potevo crederci!
Fino a quella mattina avrei dato non so cosa per trovarmi in quella situazione ma in quel momento rivedere Will era l’ultima cosa che volevo: ero triste, arrabbiato, deluso, e non avevo avuto abbastanza tempo per riflettere e per elaborare tutti quei sentimenti così strani per me. Mi lasciai abbracciare da Linette, anche se non sapevo bene cosa dire o come comportarmi, poi lasciai che scambiasse due parole coi miei e la sentii dirmi qualcosa come ‘entra pure, Jem! Non vedo l’ora di vedere la faccia di mio figlio quando ti vedrà qui!’. Io le sorrisi per non smorzare il suo entusiasmo o quello dei miei genitori, convinti di avermi fatto chissà quale sorpresa quando in realtà mi avevano catapultato in una specie di incubo.
Pochi istanti dopo vidi William scendere le scale e bloccarsi di fronte a me: evidentemente la situazione doveva essere reciproca. Rimanemmo così, uno davanti all’altro, per qualche secondo, sotto lo sguardo estasiato dei nostri genitori: se solo avessero saputo che situazione imbarazzante avevano creato! Fu Will a rompere il silenzio: mi venne incontro e mi abbracciò, pronunciando frasi sconclusionate, soddisfacendo così le aspettative di sua madre e dei miei genitori. Io risposi all’abbraccio e stetti al gioco, anche se la cosa faceva più male di quanto mi aspettassi: avrei voluto che quegli abbracci fossero veri, non lo ritenevo un gioco, eppure non sapevo più cosa aspettarmi. Quando dal salotto arrivò anche Edmund, suo padre, la situazione si animò e in pochi minuti ci ritrovammo a tavola davanti ad una cena che sarebbe stata sicuramente deliziosa se non fosse stato per l’alone di imbarazzo che aleggiava tre me e William.
Mentre i nostri genitori parlavano e ricordavano i vecchi tempi, aggiornandosi su tutte le novità, noi fingevamo di mangiare, alzando lo sguardo dal piatto giusto ogni tanto per rispondere a qualche domanda o commentare qualche battuta. Non dovevamo essere stati molto convincenti, però, perché i nostri avevano cominciato a sospettare che qualcosa non andasse: “Allora, ragazzi, siete molto silenziosi! Non siete contenti di essere nella stessa scuola!?”
Alzammo entrambi lo sguardo e stavolta fui io il primo a parlare: “Oh, sì, ma certo! E’ che ancora non posso credere che ci vedremo tutti i giorni! Sarà divertente …” dissi bevendo un sorso d’acqua e incrociando lo sguardo di Will, che dopo un attimo di esitazione borbottò qualcosa, infastidito.
“William, smettila di borbottare…” lo rimproverò suo padre. Lui rispose con una battuta acida ma Linette intervenne prima che la situazione si riscaldasse troppo: “Quindi, Jem? Spero che il tuo primo giorno di scuola sia andato meglio di quello di Will! Quando è tornato a casa sembrava gli fosse passato sopra un camion … se ti avesse visto sono sicura che le cose sarebbero state un po’ diverse!”
La mia gola si fece secca, non sapevo come rispondere. Effettivamente guardandolo bene vidi che aveva gli occhi gonfi e pesti, che rendevano il suo sguardo ancora più tormentato di come lo ricordassi. Nonostante fossi arrabbiato non potevo non essere preoccupato per lui e questo mi faceva arrabbiare ancora di più: “No, direi che è stato grandioso! Ho conosciuto gente piuttosto simpatica e molto disponibile, devo dire. Penso anche di aver intravisto Will, ora che mi ci fai pensare, ma è cambiato talmente tanto che a malapena lo riconosco …”
Nemmeno io sapevo da dove uscisse tutto quel risentimento e quell’ironia ma dopo qualche battuta di risposta vidi William alzarsi e uscire dalla stanza, seguito da un coro di dissensi e proteste da parte dei suoi genitori. Non avevo mai voluto provocare tutto quello ma evidentemente le mie parole lo avevano colpito più di quanto avessi voluto.
“Scusate, forse ho detto qualcosa che non va. Temo che questo improvviso ritrovo ci abbia scossi entrambi più del dovuto.” E detto questo mi alzai e seguii Will, sperando di poter mettere una pietra sopra a tutta quella storia, in un modo o nell’altro.
   
 
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