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Autore: Eulalia_writer    30/12/2015    2 recensioni
Un'altra delle mie storie della buonanotte. Una storia complicata che si meritava un lieto fine.
Dal testo: "Lei stava lì, con la maglietta a mezz'aria e nient'altro addosso se non delle mutandine di pizzo nero e un reggiseno con lo stesso ricamo. Mi avvicinai piano e cominciai a baciarle la schiena; al contatto con le mie labbra, lei era fredda e morbida, dolce e profumata e il suo respiro era sospeso mentre io continuavo a sfiorare quel fiore delicato che era. Baciai ogni centimetro di pelle scoperta senza che lei opponesse resistenza: arrivato al collo ero ormai sceso dal letto dove ero seduto e stavo in piedi dietro di lei."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie della buonanotte'
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La guardo e non posso non sorridere: si è addormentata con la testa appoggiata al mio petto e l'espressione serena.
La sua pelle bianca attira le mie dita e mi trovo ad accarezzarle piano una spalla scoperta, sfuggita alla coperta che invece nasconde il resto dei nostri corpi quasi nudi.


Non voleva che la spogliassi, che la guardassi -è stata male, ha iniziato a piangere.
Cercavo di asciugarle le lacrime e lei scappava; ci misi mezz'ora per avvicinarmi senza che mi respingesse -la tenni stretta, le chiesi quale fosse il problema e -ovviamente- non me lo volle dire.
La supplicai finché, sfinita, non mi raccontò la sua paura che, una volta nuda, non l'avrei trovata bella.
Cercai di spiegarle che le sue erano solo paranoie, ma lei non mi dava retta.
«Ascoltami» le ripetei, ma niente da fare.
Mi venne un'idea dal nulla, così, a caso, e mi avvicinai a lei: con le mani tremanti e pieno di ansia allungai la mano per afferrarne una delle sue e portarmela davanti alle labbra -la baciai delicatamente e poi la abbassai per appoggiarla sul mio collo.
Mi sentii subito male. La mente si svuotò di tutto per concentrarsi sul suo tocco gelido contro la mia pelle e mi servì un enorme sforzo per non allontanarla subito -volevo che lei capisse che sono disposto a sopportare anche una cosa come quella, per lei.
«Perchè?» mi chiese a voce bassa.
Non trovavo la voce per dirle quello che pensavo -a dire il vero non trovavo nemmeno una risposta da darle.
Rimasi in silenzio a guardarla negli occhi finché lei, probabilmente perchè aveva capito che non riuscivo a parlare in quella situazione, non cercò di togliere la mano.
«Perchè sei tu ... e se sei tu ... rendi tutto più sopportabile»
Non so dove avevo trovato la voce per dirlo, ma a lei erano venuti gli occhi lucidi.
Cercò di nuovo di allontanare la mano e questa volta io non la fermai: mi gettò le braccia al collo e ha ricominciò a piangere sommessamente, con la differenza che adesso potevo cullarla e stringerla.
«Forse puoi… posso… »
Iniziò a farfugliare frasi che non capivo, sempre tenendo il viso nascosto contro di me, finché non presi delicatamente il suo mento tra il pollice e l'indice -sembrava così piccola- e non le sollevai la testa, costringendola a guardarmi negli occhi.
«Cosa stai borbottando?»
«Forse… puoi… togliermi i vestiti»
La sua voce era tanto flebile che se avessi sospirato non l'avrei sentita.
«Non devi sentirti obbligata. Devi fare quello che vuoi»
«Io non voglio farmi vedere da te perchè sono terrorizzata dall'idea che senza vestiti potrei disgustarti, lo sai?»
«Perchè?»
«Perchè non mi sento all'altezza. E se non ti piacessi? Anzi, e quando capirai che non ti piaccio?»
«Io ho finito i modi per dirti che ti amo, principessa, e visto che sei una secchiona del liceo, pensavo che avessi capito che amare significa anche che ti trovo bellissima. Ma, davvero, non voglio costringerti. Se non vuoi posso insegnarti come ci si fanno le coccole anche da vestiti»
«Le coccole?»
«Si»
«Non vuoi fare altro?»
«No, principessa. Te l'ho detto un sacco di volte che appena potevamo dormire insieme, ti avrei fatto le coccole»
La sua espressione si era raddolcita e le lacrime erano scomparse, insieme al trucco che ormai era sciolto e si nascondeva nei mille fazzoletti che giacevano sul pavimento.
«Comunque io mi metto il pigiama» annunciai dopo un'eternità passata a contemplare la sua bellezza senza fiatare.
Mi alzai e mi spogliai, infilandomi solo i pantaloni "da letto", poi, girandomi nella sua direzione, mi accorsi che mi stava fissando.
«Perchè mi guardi così?»
«Perchè mi piaci tanto»
Scuotendo la testa sconsolato chiesi se voleva una delle mie magliette da usare come pigiama e lei annuì subito.
Si spostò ai piedi del letto ed cominciò a spogliarsi, stando attenta a restare girata sempre di schiena: un'altra idea improvvisa -e improvvisata- mi impose di dirle di fermarsi.
Lei stava lì, con la maglietta a mezz'aria e nient'altro addosso se non delle mutandine di pizzo nero e un reggiseno con lo stesso ricamo.
Mi avvicinai piano e cominciai a baciarle la schiena; al contatto con le mie labbra, lei era fredda e morbida, dolce e profumata e il suo respiro era sospeso mentre io continuavo a sfiorare quel fiore delicato che era.
Baciai ogni centimetro di pelle scoperta senza che lei opponesse resistenza: arrivato al collo ero ormai sceso dal letto dove ero seduto e stavo in piedi dietro di lei.
«Vuoi girarti?» le chiesi dolcemente, e lei non senza esitazione cominciò a voltarsi verso di me.
Non capivo davvero e non capisco tutt'ora cosa avrei dovuto trovare di sbagliato o di poco bello nella visione che mi si presentò davanti agli occhi.
Mi riusciva difficile starle lontano, così mi avvicinai e le presi una mano, scortandola con me sul letto e invitandola a sdraiarcisi.
Mi sistemai accanto a lei sotto alle coperte e l'avvolsi in un abbraccio.
«Devi togliere i pantaloni» mi disse ad un certo punto con il tono di una che aveva rimuginato per ore, prima di arrivare ad una simile conclusione.
«Come mai?»
«Perchè io sono senza»
«Secondo la tua logica, dovresti toglierti il reggiseno allora, visto che io non lo porto, no?»
«Touchè»
Mi rivolse un sorriso debole e aspettò che i miei pantaloncini raggiungessero il pavimento, prima di levarsi il reggiseno.
«Adesso mi insegni come si fanno le coccole?»
Annuii e ho cominciai a coccolarla.
Lei si beava di ogni mia attenzione e senza che neanche ce ne rendessimo conto, erano le due di notte.
«Io sono stanca»
«Puoi dormire, sai?»
«Ma non ti do fastidio?» mi ha chiesto, alludendo al fatto che fosse per metà sdraiata sopra di me.
«Dormi pure, amore, che non mi dai fastidio»
Rimase un attimo in silenzio, poi mi fece la domanda che molto probabilmente aspettava di farmi dal momento in cui l'avevo fatta spogliare: «Ma tu mi ami?»
«Si, principessa»
«Bene -aveva aggiunto alla fine- perchè ti amo anche io»
Poi si addormentò sul mio petto, con quell'espressione serena sul viso.

  
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