Fumetti/Cartoni americani > M.A.S.K.
Segui la storia  |       
Autore: Curleyswife3    31/12/2015    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.][M.A.S.K.]Il 30 settembre 1985 veniva trasmesso negli USA il primo episodio di M.A.S.K.
Oggi, trent'anni dopo, fioriscono le iniziative per festeggiare un compleanno tanto impegnativo e io voglio dare il mio piccolo contributo con questo racconto.
Che è soprattutto una storia d'amore, ma non solo. È anche una storia sull'amore, il monello con le ali che tutto vince e tutto sconvolge. Sulle sue sorelle maggiori - colpa, redenzione, speranza - e sul suo fratello più ingombrante, il dovere.
Su ciò che siamo o non siamo disposti a mettere in discussione per amore.
Un racconto che ha l'ambizione di dare alla serie ciò che gli autori non hanno ritenuto necessario, vale a dire un finale. Un finale vero, corale, in cui ciascuno trova il suo posto come le tessere di un puzzle riuscito.
Al racconto è agganciata una playlist di canzoni (a ogni capitolo corrisponde un titolo) che potete già ascoltare su youtube nel mio account, che ha lo stesso nickname: è una specie di "sommario emozionale" della storia, fatemi sapere se l'idea di piace! Vi lascio di seguito il link.
https://www.youtube.com/playlist?list=PLTL5afe9YpdjzGwDOuNpkZymR_g9EL4qp
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
GOCCE DI MEMORIA
 

Vanessa varcò la soglia dello studio di suo padre, dove non metteva piede da quando era una ragazzina, e immediatamente i ricordi l’assalirono con struggente violenza.
La luce chiara del mattino filtrava dalle vetrate che si affacciavano direttamente sul giardino sottostante, appena attenuata dalle pesanti tende color crema, e riscaldava il soffice tappeto di Boukhara che copriva in parte l’antico pavimento maiolicato; minuscole particelle danzavano nel raggio di luce disegnato dal sole sul tessuto rosso vivo.
La scrivania di palissandro ancora così lucida che ci si sarebbe potuta specchiare, quell’odore inconfondibile di cera e libri antichi, la collezione di pesanti mazze persiane e asce da guerra che adornavano l’arco della porta.
Passando accanto alla finestra istoriata sollevò lo sguardo e le sfuggì un gemito.
Proprio sopra alla cornice di marmo chiaro del caminetto, campeggiava un enorme ritratto e Vanessa non ebbe bisogno di guardarlo un secondo di più per capire a chi fosse dedicato: raffigurava sua madre, Iris Delandre, mentre era incinta di lei.  
Non aveva mai potuto conoscerla, né parlarle, né stringerla tra le braccia.  Per lei era stata sempre e solo un fantasma che aveva aleggiato da lontano sulla sua vita, costruito sui ricordi delle persone che le avevano voluto bene durante la sua breve esistenza.
Certo, le avevano mostrato delle fotografie, ma ritrovarsi adesso faccia a faccia con l’immagine di colei che le aveva dato la vita a prezzo della propria, in quel momento in cui lei stessa stava affrontando la medesima esperienza…tutto ciò era in qualche modo sconvolgente.
Le avevano raccontato - e chissà perché quei dettagli le tornavano in mente solo adesso - che sua madre apparteneva a un’antica famiglia irlandese i cui antenati si erano distinti per aver combattuto fieramente contro gli inglesi; per i suoi genitori il fatto che si fosse innamorata di un uomo come il barone Warfield era stato più di un disonore, era stata una vera sventura.
Avevano fatto di tutto perché non lo sposasse, ma lei alla fine l’aveva avuta vinta: nonostante la loro opposizione, nonostante le minacce e il fatto che per lunghi anni la sua famiglia le avesse voltato le spalle, Iris non aveva perso il sorriso.
Ogni persona con cui aveva parlato le aveva raccontato di una donna gentile, piena di grazia. Luminosa anche nel dolore.  
Con le sue scelte aveva dimostrato che l’amore poteva essere più forte delle differenze, dell’odio, del rancore reciproco.
Lei stessa - considerò - era la prova vivente che l’amore poteva superare tutto, vincere tutto; non poté impedirsi di pensare con tristezza che purtroppo per sua figlia le cose non erano andate allo stesso modo.
Iris aveva, come lei, lunghi capelli rossi che si inanellavano in onde disordinate sulle spalle  e indossava un semplice abito bianco che rivelava la sua prossima maternità.
Vanessa si avvicinò al quadro: stesso sguardo deciso, identici occhi verdi penetranti, ma un volto decisamente più morbido, più dolce, più sereno.
Un corpo accogliente, opulento, rappresentato come una poetica esaltazione della carne femminile.
Soffice terra dell’attesa e del miracolo della vita.
Le braccia rosee raccolte sul seno, le mani intrecciate in un gesto di difesa che era anche una carezza spontanea… e il suo sguardo, che pareva rivolgersi esattamente verso l’osservatore offrendogli dolcezza, ma anche un senso di sottile inquietudine.  E molti interrogativi senza risposta.
Vanessa osservò poi lo sfondo scuro del quadro, dove le parve di intravedere come delle figure mostruose, demoni grotteschi e insieme ieratici, e una specie di orribile zampa artigliata che si protendeva verso sua madre: ombre e minacce misteriose che attendevano il bambino, era quello il senso? La felicità dell’uomo è sempre in pericolo, la speranza combatte quotidianamente una battaglia difficile, che forse è destinata a perdere.
Oppure era soltanto la sua immaginazione suggestionata?
Le sfuggì un sospiro triste: il quadro le aveva lasciato dentro una sensazione ambigua, misteriosa, eppure straordinariamente intensa.
“Certo che in questo momento la somiglianza è davvero incredibile!” la voce allegra di zia Rose la fece quasi sobbalzare.
Vanessa distolse lo sguardo e si girò verso la vecchietta.
“Non ricordavo questo ritratto” disse.
“Non avresti potuto” rispose Rose “tuo padre lo fece dipingere da Pietro Annigoni dopo che te ne eri andata”.
Sorrise con tenerezza.
“Ricordo ancora le discussioni su come sistemarlo…la cornice è di ebano e avorio, un magnifico lavoro d’intaglio, ma è talmente pesante che per sostenerla ci vollero due cavi d’acciaio.
Gli operai erano perplessi, però tuo padre non volle sentire ragioni. Certo non si può dire che avesse un carattere facile, il mio povero fratello!”.
Poi il suo tono cambiò, divenendo malinconico.
“Nelle ultime settimane prima di morire ricordo che se ne stava chiuso qui dentro da solo per delle ore… credo che sapesse che stava per andarsene e volesse sentire vicino a sé le persone che amava di più”.
Vanessa abbassò gli occhi, reprimendo un sospiro.
Dopo un istante, risollevando lo sguardo verso il quadro, disse: “A volte ho la sensazione che i miei errori mi schiaccino come un macigno e che per quanto ci provi non riuscirò mai a rimediare”.
“Oh, Giusto Cielo!” sbuffò zia Rose “Sei talmente melodrammatica! Anche tua madre lo era: credo che sia il sangue irlandese a rendervi così”.
Scosse la testa e le posò una mano sul braccio, sorridendo dolcemente.
“Da quando sei tornata stai facendo un ottimo lavoro e Warfield Manor è tornato quasi com’era quando tuo padre era vivo… e sai che per lui niente era più importante di questo posto e della sua storia.
Credo proprio che se i tuoi genitori sarebbero orgogliosi di te se fossero qui”.
“Anzi” concluse “ti dirò che - ovunque siano in questo momento - sono certa che ti stiano guardando e siano fieri di te”.

 
Note&credits: non poteva mancare un omaggio alla bellissima canzone di Giorgia, una delle mie preferite in assoluto. Le descrizioni del ritratto di Iris Delandre sono ispirate al dipinto “Speranza n. 1” di Gustav Klimt. Pietro Annigoni è stato un pittore italiano celebre per aver, tra le altre cose, ritratto alcuni membri della famiglia reale britannica.  
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > M.A.S.K. / Vai alla pagina dell'autore: Curleyswife3