Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: DarkSide_of_Gemini    31/12/2015    1 recensioni
“Hades non era solo il nome dei un locale alla moda di Vienna improntato al gusto dark e gotico, era qualcosa di molto più oscuro, e loro SAINT avevano appena iniziato a grattare la superficie brillante per scoprirne il vero significato”.
Dopo aver arrestato il narcotrafficante Julian Kevines, la squadra dei SAINT deve affrontare una nuova minaccia che stavolta prende il nome dal dio della morte: Hades.
Tra nuove indagini e un avversario più che mai enigmatico i SAINT dovranno riuscire ancora una volta a sconfiggere il crimine del mondo moderno.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'SAINT'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SAINT

The Hades Chapter

 

3

 

*

Non è possibile!

Era quello che avevano scritto in faccia tutti i SAINT nella sala riunioni.

La squadra non era completa ed ognuno di loro aveva l’impressione che da un momento all’altro la porta si sarebbe aperta e sarebbero entrati Saga, Aphrodie, Shura, Sion, Death Mask e Camus.

Il pensiero irrazionale che si addensava nell’aria era “Perché tardano tanto?” per ricordarsi subito dopo che i loro amici erano finiti sulla lista degli agenti dispersi in missione.

Le ruspe erano ancora al lavoro per rimuovere le macerie del palazzo delle industrie Keleon, ma ogni ora che passava la speranza di trovare qualcuno vivo diminuiva.

I più distrutti erano Aioros e Kanon.

Entrambi avevano la bocca sigillata ed espressioni da statue di pietra, ma il resto dei presenti erano ben consapevoli di cosa dovessero pensare.

Chi aveva assistito al battibecco tra Kanon e Saga prima che quest’ultimo partisse per la missione poteva immaginare che Kanon si sentisse in colpa perché l’ultima volta che aveva parlato a suo fratello era stato per litigarci, mentre tutti sapevano da tempo della relazione tra Saga ed Aioros e non osavano avvicinarsi neanche per confortarlo.

Aioros aveva perso l’amore della sua vita oltre che un partner di lavoro perfetto.

Con nessun altro nella squadra l’esperto di balistica aveva avuto una sintonia così perfetta, neanche con suo fratello Aioria.

Milo era rimasto a casa con Criseo.

Nessuno aveva avuto bisogno di fargli domande a telefono per capire che aveva appena pianto.

Anche lui aveva paura di perdere Camus, e per lui era ancora più difficile perché loro avevano messo su famiglia da poco più di un anno, quando avevano preso in affidamento Criseo.

Il bambino si era affezionato tantissimo a loro, e soprattutto Camus era quello che lo aveva voluto.

Con che coraggio gli avrebbero detto che uno dei suoi due babas non sarebbe più tornato?

Dalle due di notte quando era avvenuta l’esplosione nessuno era andato a casa a dormire perché ad ognuno sembrava che dire “me ne vado” volesse dire “Non c’è più niente da fare, io rinuncio a rivederli vivi”.

Aioros era costantemente in contatto con la squadra dei Vigili del fuoco che era sul posto.

L’unico motivo per cui aveva accettato di tornare alla sede della SAINT piuttosto che restare vicino a dove le ruspe scavavano era che l’ufficio aveva una linea diretta verso tutti i principali enti della città.

Vigili del fuoco, unità cinofile, pronto soccorso, il ministero dell’interno, reparti specializzati nel fronteggiare attacchi terroristici, il procuratore distrettuale Aldebaran, non c’era nessuno che Aioros non avesse immediatamente chiamato e fatto intervenire.

Aldebaran era quello che si stava dando da fare più di tutti. Era lui che sbrigava le questioni burocratiche come le richieste di intervento ed i permessi speciali.

Ed era lui che era rimasto sul posto ad aspettare un ritrovamento di qualunque tipo.

Passarono così delle ore, fino a che il cielo cominciò a schiarire nelle prime luci dell’alba, e non appena il telefono squillò Aioria si precipitò a rispondere.

Gli altri lo videro restare in silenzio, poi dire “sì” un paio di volte e subito dopo “arrivo subito”.

 

-Devo andare al policlinico Attikon. Hanno… hanno trovato qualcosa-

 

Immediatamente Aioros e Kanon si alzarono con la stessa proposta.

 

-Guido io-

 

-No, Kanon, tu no. Guido io-

 

Insistette Aioria.

Lui non fece nessuna obiezione ed entro un quarto d’ora erano sulla macchina di servizio a sirene spiegate.

 

***

 

-COME DIAVOLO VI SIETE PERMESSI DI FAR CREMARE MIO FRATELLO SENZA CHIEDERMI IL PERMESSO?!-

 

Kanon Kenuryos sembrava essersi trasformato nella bestia mitologica di cui per anni aveva portato il nome.

Aioros ed Aioria facevano fatica a trattenerlo per impedire che picchiasse Aldebaran.

 

-È stato necessario, Kanon. È stato meglio per voi ed anche per loro. È stato più dignitoso-

 

-Dignitoso un paio di palle! Dovevate chiedermelo! Avevo il diritto di vederlo l’ultima volta, no?-

 

Aioros strattonò Kanon per costringerlo a smettere di dimenarsi.

 

-Adesso smettila! Avresti davvero voluto vederlo a pezzi?!-

 

E Kanon gli tirò una gomitata micidiale tra le costole.

Una volta libero dalla presa di Aioros si sarebbe scagliato su Aldebaran, ma fortunatamente Aioria fu più veloce e lo immobilizzò torcendogli l’altro braccio dietro la schiena.

 

-Basta Kanon! Andiamo via!-

 

Aioria lo trascinò fuori dalla stanza prima che facesse altri danni.

Rimasero solo Aldebaran ed Aioros.

 

-Mi dispiace tanto. So quanto avete perso-

 

Aioros si limitò ad annuire.

 

-Abbiamo identificato i corpi grazie al sangue sulle divise e l’equipaggiamento. La vostra banca dati del DNA ci ha permesso di fare un confronto completo. Ho già fatto preparare le cartelle cliniche. Quando vorrete…-

 

Aioros lo fermò con un gesto della mano.

 

-Aldebaran, ti ringrazio per quanto hai fatto fino ad ora. Io non sarei mai stato capace di…- ma non riuscì a finire la frase.

 

-Adesso voglio chiederti un altro grande favore. Ci sarà una cerimonia funebre. Io non sarei capace di organizzare nulla. Potresti occupartene tu? Io… io non ce la faccio-

 

Ammise alla fine Aioros.

Aldebaran gli posò una mano sulla spalla e gli disse che avrebbe pensato a tutto lui.

Avrebbe anche telefonato alla sede della SAINT per dare agli altri tutte le spiegazioni.

Aioros gli era infinitamente grato per tutto quello.

Si sentiva un codardo, si disprezzava profondamente per non saper affrontare quella situazione, eppure non riusciva a capire cosa fare.

Fuori trovò Aioria che cercava di calmare Kanon, ancora furioso per la decisione di Aldebaran.

 

-Andiamo via-

 

Riuscì solo a dire.

 

***

 

Non avrebbero voluto lasciare Kanon da solo, specialmente dopo la scenata che aveva appena fatto in ospedale, ma lui era stato irremovibile: voleva stare solo.

Alla fine non insistettero e lo riaccompagnarono a casa.

 

-RosRos, tu come stai?-

 

Gli chiese Aioria.

Lui non se la sentiva di rispondere “bene” perché sarebbe stata una bugia, ma non avrebbe saputo cosa dire per esprimere come stava realmente. Rimase muto a fissare la strada davanti a lui.

Ormai era giorno fatto.

 

-Ros. Vuoi venire a stare da me per un paio di giorni?-

 

Immediatamente Aioros pensò di rispondere di no, che andava bene tornare a casa, ma poi si ricordò che a casa sarebbe stato solo con centinaia di cose che gli avrebbero ricordato Saga in ogni momento, dovunque avesse girato lo sguardo.

La sola idea bastava a terrorizzarlo.

 

-Va bene, vengo a casa tua. Grazie…-

 

Quando Aioria gli prestò un pigiama e gli diede le asciugamani per farsi una doccia, per la prima volta Aioria si fermò a considerare quanto fosse diverso quel giorno da come aveva vissuto il giorno prima.

A quella stessa ora solo il giorno prima stava facendo colazione a casa sua, mentre Saga lo guardava con l’espressione di disappunto del “vuoi farmi arrivare tardi?”.

Tra poco sarebbe crollato su un divano, sfinito dalle troppe ore di veglia forzata, mentre il giorno prima c’era Saga che lo accompagnava alla sua scrivania per salutarlo con un bacio prima di uscire per raggiungere il suo ufficio.

La sua mente si trovò bloccata in quella spirale: viveva in contemporanea il giorno prima e come avrebbe potuto essere quel giorno, e tutti quelli a seguire.

Solo ora cominciava a rendersi conto che aveva perso Saga per sempre.

Il dolore esplose in una volta, lacerante come piombo fuso nelle vene, e lo fece crollare in ginocchio a piangere come non aveva mai pianto in vita sua.

 

****

Aldebaran fu di parola e si occupò di ogni cosa per i funerali.

Funerali civili per rispettare il fatto che i membri della SAINT avessero religioni diverse o nessuna religione.

Aioros non aveva preparato nessun discorso né aveva intenzione di farne uno.

Qualunque cosa da dire gli sarebbe sembrata scontata e assolutamente inutile.

Le uniche cose che aveva detto erano state due parole, e cioè “niente fotografi”.

Non tollerava che quei funerali diventassero uno spettacolo, ed aveva già fatto un grande sforzo a leggere i giornali ogni mattina per assicurarsi che nessun giornalista scrivesse idiozie retoriche sull’incidente e cercasse di costruirsi una reputazione scrivendo sulle lapidi dei suoi compagni.

Era una cosa che non avrebbe tollerato.

Mentre si vestiva aveva avuto un momento di panico ed aveva quasi rinunciato ad andarci a quei funerali, poi però si era costretto perché gli sarebbe sembrata una cosa troppo vigliacca.

Se non avesse avuto la forza di assistere ai funerali si sarebbe sentito indegno della fiducia di che Sion, Saga e tutti i suoi compagni gli avevano accordato fino a quel momento, per cui si era fatto forza e ci era andato, solo che per tutta la durata della cerimonia fu distaccato e con la mente altrove.

Chi non avesse conosciuto lui ed il legame che aveva con loro avrebbe detto che non gliene importava niente del cimitero, delle bare, delle corone di fiori, delle fosse e della terra che le ricopriva.

Si augurava una sola cosa: che, durante il tempo in cui erano stati insieme, avesse reso Saga felice.

Per lui il legno della bara non era niente. Non gli interessava che dentro ci fosse un giubbotto antiproiettile fatto a brandelli e macchiato di sangue ed un’urna con le ceneri.

Saga era molto più di quello.

Saga, Sion, gli altri SAINT, erano ancora presenti.

Erano l’organizzazione che avevano costruito insieme, e la cosa migliore che lui poteva fare adesso che loro non c’erano più era portarla avanti.

 

__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

 

Angolo di Makoto: ok, lo ammetto: mi sono sforzata di finire questo capitolo entro Capodanno perché non mi pareva giusto lasciare in sospeso la gente per troppo tempo. Scusate la lunga attesa. E scusate anche se vi ho fatto deprimere… ma insomma, è Hades! Dovevano morire per esigenze di trama, giusto? *cerca patetiche scuse per non essere linciata*

A mia discolpa posso dire che mi è dispiaciuto tantissimo accoppare tutti quanti un una volta sola.

Ora scusate, devo andare via, che ci sono i loro fantasmi arrabbiati che mi inseguono.

 

 

*Rory arriva avvolta in un mantello nero con una scure in mano, stile Spirito del Natale Futuro di “A Christmas Carol”* Ebbene sì, smoccolate pure su tutte le lenzuola che avete, ve ne regaleremo di nuove per il nuovo anno. A proposito di nuovo anno! Concludiamo questo 2015 in bellezza (e in depressione) con l’aggiornamento e la promessa di postare il nuovo capitolo al più presto ;)

 

Ringraziamo come al solito chi ha inserito la storia tra Preferite, Seguite o Ricordate e chi ha recensito *O*

 

E bè, che dire di più? Buone feste e all’anno prossimo!

Kisses,

Mako e Rory

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: DarkSide_of_Gemini