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Autore: fra_eater    31/12/2015    3 recensioni
Due fratelli. Due ragazze. Due amori.
Rufy e Sabo in momenti diversi dei loro amori che vivono rispettivamente con Nami e Koala.
Storia partecipante alla challenge SCEGLI IL PAIRING, SCEGLI L’IMMAGINE indetta da Nami93 sul forum di EFP
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Monkey, D., Rufy, Nami, Sabo | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se sapessi che questa è l'ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora.
Se sapessi che questa è l'ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poter riascoltarla una ed un'altra volta all'infinito.
Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo ti direi "ti amo" senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.


(Gabriel Garcia Marquez)
Terrore
“Nami, guarda qui!”
Una nuova isola nasconde sempre nuovi tesori in qualsiasi forma essi siano, ma essi si presentano se qualcuno sa cercare nei posti giusti.
Rufy era sempre stato un bambino. Si lanciava a capofitto in tutto ciò che lo affascinava e lei come sua navigatrice, come sua nakama e  amica, lo seguiva silenziosamente, pronta ad ucciderlo qualora avesse fatto qualcuna delle sue solite sciocchezze che spesso li mettevano nei guai.
La voglia di esplorare del giovane e temuto pirata gli aveva portati in un piccolo negozio dell’usato, facendogli mettere il naso e brillare gli occhi per ogni oggetto strano e polveroso che trovava lunga il suo cammino.
“Cosa c’è?” chiese la ragazza avvicinandosi a lui che aveva il naso immerso in un baule vecchio e polveroso.
Rufy si alzò di scatto, trasportando con sé un mantello nero con le rifiniture dorate e le mostrine del medesimo colore.
Gli occhi del ragazzo brillavano come se avesse trovato il più grande tesoro del mondo. Provò a mettere l’indumento, ma le maniche erano troppo grandi per lui e quindi preferì metterlo solo sulle spalle.
“Come mi sta?”
Sembrava un bambino, un bambino ben determinato a fare bella figura.
La ragazza sorrise “Molto bene”.
“È un bell’articolo, non trova?”
Una vecchietta tarchiata e dalle guancie rossicce era corsa da loro “Non costa nemmeno molto”
“Dove posso trovare uno specchio, nonnina?”
“Proprio da quella parte,giovanotto!” esclamò, tirandoli una portentosa pacca sulla schiena, talmente forte che anche il ragazzo di gomma dovette piegarsi in due.
“Ha un aspetto famigliare” mormorò la rossa mentre il capitano si rimirava nello specchio, entusiasta.
“L’ha notato, eh? Lo dicevo io che lei ha l’aria di una a cui non sfugge nulla!”
La ragazza alzò un sopracciglio, la vecchietta le regalò un sorriso privo di un incisivo “Quel mantello è la perfetta riproduzione di quello del re dei pirati Gol D. Roger”
“Davvero?!?” Rufy era ancora più entusiasta di prima “Lo prendo! Lo prendo! Lo prendo!”
Vane erano state le proteste della ragazza e i suoi appelli a un buon senso che il capitano non sapeva nemmeno cosa fosse.
 
Rufy camminava con la schiena dritta, a grandi passi, il mantello svolazzante sulle spalle e i gomiti alti; Nami, dietro di lui, scrollava il capo, vergognandosi. Lei sperava che il ragazzo usasse un po’ di buon senso e che decidesse di passare inosservato, ma sapeva benissimo che sia le sue parole che i pugni che li aveva inferto erano stati vani.
Sbuffava, ormai rassegnata a seguire gli sguardi della gente incuriosita e divertita dall’aspetto grottesco del ragazzo che marciava trionfante con un mantello sulle spalle, fiero con le sue maniche svolazzanti e le rifiniture col filo d’oro come i bottoni e le mostrine.
Nami sollevò lo sguardo e guardò la schiena del suo capitano. Il tessuto nero e pesante oscillava ad ogni passo facendo danzare la frangia di entrambe le mostrine, la tesa del cappello di paglia poggiava sul collo alto e rigido, le braccia del ragazzo si intravedevano nel movimento oscillatorio.
La ragazza si ritrovò a sorridere a quella scena; nel complesso, il suo capitano, aveva un non so ché di imponente, di maestoso, quel mantello, per quanto si trattasse di una riproduzione, sembrava fosse stato cucito pensando a lui, tenendo ben nella mente l’aspetto imponente che ci si aspetta dal re dei pirati.
Il re dei pirati. Gol D. Roger.
Nami aveva sempre ammirato il suo capitano per come perseguisse il suo sogno, seguendo le orme di un uomo sconosciuto se non per il nome e per le gesta e per la morte con il sorriso.
Mentre camminava di fronte a lei, Nami non poteva far a meno di provare una morsa al cuore e cominciò improvvisamente a tremare. La sua mente vagava, correva veloce a un futuro in cui, dopo la conquista del proprio sogno, Rufy avrebbe percorso il sentiero che lo avrebbe portato al suo ultimo sorriso.
 Un re non merita la morte. Un pirata sì.
Si fermò. La polvere sulla strada si sollevava e lei era lì, incerta sul da farsi. Che avrebbe fatto quando sarebbe successo? Cosa avrebbe fatto il giorno in cui Rufy sarebbe stato condannato a morte?
Allungò una mano versi di lui, incapace di proferire parole e muoversi. Rufy avanzava, camminava incurante e Nami vide i suoi occhi annebbiarsi per le lacrime.
Quando sarebbe successo? Come sarebbe successo? E se fosse proprio quella l’ultima volta che vedeva il suo volto? Se quella fosse stata l’ultima volta che sentiva la sua risata contagiosa?
Si sentiva impotente. Lei era sempre stata protetta da Rufy, aveva sempre vissuto in un mondo rosato in cui, qualsiasi cosa le sarebbe successo, sapeva che lui sarebbe venuto a prenderla. Ma sei lui avesse avanzato ancora, lasciandola indietro, come poteva fare a salvarlo? Come poteva fare a salvarsi?
“Che fai lì impalata, Nami?”
La ragazza sollevò il volto e vide il suo capitano di fronte a sé che la fissava preoccupato. Si asciugò velocemente le lacrime “Niente, tranquillo.”
Lui la fissò per alcuni attimi, incerto se crederle o meno, ma la conosceva abbastanza per non fare altre domande e si voltò. E fu in quel momento che Nami prese la sua decisione: afferrò Rufy per la manica della giacca e quando lui si voltò lo afferrò per il bavero, spremendo le labbra contro le sue.
Non avrebbe vissuto con nessun rimpianto. Non avrebbe permesso al dolore per un futuro incerto di prendere il sopravvento su di sé, non avrebbe concesso alla paura di privarla dei momenti meravigliosi che avrebbe passato con lui. Voleva vivere al fianco di Rufy, voleva baciare quelle labbra ogni volta che ne aveva la possibilità, voleva dire ti amo senza porsi problemi sulle conseguenze, e fu quando sentì il ragazzo muovere le labbra per rispondere al suo bacio che Nami ricominciò a piangere, ma questa volta per la felicità.
 
  
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