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Autore: Tony Stark    31/12/2015    2 recensioni
Preferiva la solitudine agli altri.
E tutto per una leggenda che lui nemmeno conosceva e che gli aveva distrutto la vita e continuava a farlo
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Herobrine, Notch, Steve
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un-justified Hate
     Capitolo 19: Out of the Abyss


«Il signore dell'Abisso attendeva la decisione dell'Eroe... Alleati o nemici? Cosa sarebbero stati?»


Elusive attese, attese come aveva fatto da quando il mortale era giunto nella sua dimensione.

L'enorme minotauro attendeva nascosto fra le radici sanguigne di un albero immenso la cui altezza sovrastava l'intero Abisso.

Le ricurve corna di un blu scuro come la notte graffiavano il legno sanguigno, bloccandosi di tanto in tanto.

Una corta e ispida pelliccia blu copriva l'intero corpo dell'essere, mentre i suoi piccoli occhietti bianchi scintillavano nell'oscurità.


Steven proseguì il suo viaggio nell'Abisso con la spada sguainata, deciso a difendersi da qualunque genere di attacco.

Di tanto in tanto i suoi occhi violetti venivano come attirati dalla lama sanguigna della spada, quasi ci fosse un qualcosa che lo obbligava a fissarla.


Non sapeva che il demone seguiva ogni sua mossa come un'ombra.
Che lo osservava attendendo il momento in cui avrebbe ceduto.



Il sovrano dell'End volò fra una fortezza e l'altra.

Le fortezze erano composte da enormi blocchi di un viola perlaceo, fluttuavano su piccoli isolotti di friabile roccia gialla, i loro perimetri erano illuminati da sottili aste, simili a quelle delle Blaze, che brillavano di una luce bianchissima.

Gli Endermite invadevano le fortezze come fossero i pesciolini d'argento dell'End.

Ma ancora non nessuno dei suoi Endernit era tornato dall'isolamento in cui Notch li aveva costretti.


Steven raggiunse finalmente la sommità della collina sulla quale cresceva l'Albero dell'Abisso.

Numerose strutture di mattoni sanguigni si trovavano alle pendici di quella stessa struttura, ma Steven aveva preferito andare avanti... Invece di fermarsi ad esplorarle.


Elusive sentì il mortale avvicinarsi e si levò in piedi dalla sua posizione accucciata, mentre usciva dall'incavo dell'albero in cui era rimasto.

Del terriccio color sangue rimase impigliato nella sua pelliccia blu, ma al minotauro non importò.


Steven rimase stupito da quel enorme minotauro che si presentò davanti a lui.

E si pietrificò quando la risata rauca di quel mostro riempì l'aria.

«Steven, ci incontriamo, finalmente»

La voce di Elusive pareva provenire da ogni luogo e da nessuno allo stesso tempo.

Il minotauro divenne una figura composta solo di fumo bluastro, prima di sparire e ricomparire alle spalle del giovane minatore.

Che si voltò di scatto una volta percepita la sua presenza, il mostro rise di nuovo.

«Il nostro signore ha scelto bene»

"Il nostro signore?" pensò Steven. Tenendo la spada davanti a sé per difendersi se il mostro avesse provato ad attaccarlo.


«Cominciamo, allora, Steven... Sei pronto?» La voce sarcastica di Elusive, parve come essere nella sua mente. Vide il minotauro di fronte a se, fissarlo con un sorriso spaventoso sul suo muso da toro e poi si sentì come tirato verso il vuoto.



Questa era l'ultima prova, amici miei, cosa il giovane Steven avrebbe scelto ?



Steve aprì gli occhi, non si era neanche reso conto di averli chiusi, era circondato dal buio... Non c'era nulla.

No... C'era qualcosa, solo che non riusciva a capire cosa fosse.

Pian piano riuscì a vederne i contorni... Era qualcuno, ma non si muoveva era immobile.

Sentì dei passi dietro di sé, qualcuno che gli si avvicinava.

Voleva voltarsi vedere chi fosse, ma il suo corpo rimase perfettamente immobile, anzi parve appena più rilassato di prima.

Poi delle torce dal fuoco blu-verde (come il fuoco di Herobrine) si accesero d'improvviso.

Illuminando ogni cosa in una luce blu-verde, si trovava in una sorta di segreta, ma le pareti erano scolpite direttamente nella roccia e non erano di mattoni di pietra.

Vide con chiarezza la figura difronte a sé... E rimase sorpeso, avrebbe riconosciuto ovunque quell'uomo.

Era incatenato alla parete ma poteva essere solo lui, Rodric DarkOak, quel maledetto che aveva dato inizio alla rivolta del suo villaggio... Colui che aveva ucciso i suoi genitori davanti ai suoi occhi.

Una rabbia irrefrenabile lo riempì d'improvviso, mentre l'uomo cominciava ad agitarsi come se si fosse reso conto solo ora di essere incatenato.

<< Ecco il mio dono per te, mio cavaliere >>; La voce di Herobrine risuonò nel silenzio. Steven voltò la testa verso il Sovrano del Nether, quegli occhi bianchi sembravano guardargli l'anima, in quel momento. << Potrai fargli tutto ciò che desideri >> quel sibilo calmo non sfuggì a Rodric che tentò di liberarsi con più forza dalle morse.


Le parole che Steven pronunciò in seguito lasciarono stupito lo stesso ragazzo.

<< Volete assistere, mio signore? >>Il suo tono era sibilante e rispettoso allo stesso tempo... Steve sentiva che questo modo di esprimersi non gli apparteneva.

<< Certamente. Sono certo che mi stupirai, Steven >> rispose il demone.
E poi Steve vide quelle fiamme viola brillare sul palmo delle sue mani protette da un armatura del colore dell'ossidiana.

"No! Questo non è reale... Io.... Io non accetterei mai di essere così inumano!" Gridò nella sua mente.


E l'illusione si frantumò come uno specchio.

La risata di Elusive risuonò attorno a lui.

«Stavi per deludermi, Steven. Credevo che la mia illusione ti avesse attratto abbastanza...E' un vero peccato che tu l'abbia capito, volevo davvero gustarmi il momento in cui avresti torturato quell'uomo... So che avresti voluto farlo. Sento la voce crudele che sussurra nella tua mente, e non è quella del nostro signore.»


Herobrine si affiancò alla sua creazione, Elusive, mentre il mortale era accecato dalle illusioni da lui create.

Steven si stava dimostrando degno dell'attenzione che il sovrano gli aveva dato, continuava a superare ogni illusione con una costanza invidiabile per un qualsiasi altro mortale.

Ma la cosa che rendeva il sovrano del Nether così soddisfatto era il nero che lentamente stava scurendo gli occhi del suo cavaliere, mostrando che la corruzione di quell'anima pura stava andando a buon fine.

Quando Steven avrebbe superato tutte le illusioni, la sua anima sarebbe stata inevitabilmente corrotta. Non c'era modo di salvarlo.




Per la prima volta dopo millenni, le valchirie, guardiane dell'Aether, vennero richiamate alle armi.

Thrud1, una delle valchirie che aveva combattuto lo stesso Herobrine secoli prima, venne informata che la loro missione era quella di scendere nell'Abisso e recuperare il giovane Steven prima che il demone lo corrompesse.


L'armatura alabastrina della valchiria scintillava sotto la luce dorata che illuminava l'Aether, così come la lancia dalla punta sottile e affilata dall'aspetto letale.

Thrud chiamò a sé le sue guerriere più fidate, Hildr2 e Hnoss3.

E ricevuta la benedizione del Creatore, Notch, scesero nell'oscuro Abisso a cavallo dei loro grandi lupi dai manti color neve.



"C'era solo fuoco, fumo e sofferenza attorno a lui. Ma stavolta lui non era la vittima, era l'artefice di quel dolore.

Lui che era a cavallo di un purosangue infernale dal manto nero come l'inchiostro e la criniera di fuoco e gli occhi di un insano giallo ambrato.

Steven era al fianco del suo signore ed entrambi stavano seminando caos e sofferenza ovunque andassero.

Mentre il limite fra Minecraftia e il Nether si assottigliava sempre di più, riversando le infernali armate del suo signore nelle terre di Notch.

Una donna si gettò di fronte a suo figlio sperando forse di salvarlo dalla spada di Steven e fu allora che Steve esitò.

La spada rimase sospesa a mezz'aria, mentre i suoi occhi violetti si puntavano su quelli azzurri e disperati di quella donna.

Il cavaliere sentì un suono sibilino alle sue spalle e il suo purosangue si accasciò al suolo, facendolo così cadere quasi addosso alle sue future vittime.

Il cavallo infernale bruciò fra fiamme di un verde-blu intenso, mentre il suo signore puntava il suo sguardo vuoto contro di lui.

<< Steven, Steven, Steven >> sibilò, mentre la sua falce calava su un povero contadino, macchiandosi di sangue innocente. << Non dovresti esitare >> disse mantenendo quel tono cantilenante che aveva un che di spaventoso e di folle.

Il suo sovrano sembrava aver perso ogni traccia di quella rimanente sanità mentale dopo che le sue armate avevano messo a ferro e fuoco l'intera Minecraftia.

<< Loro non avrebbero esitato se si fosse trattato di noi, non credi, Steven? >> chiese... Ma Steven sapeva che qualunque cosa avrebbe detto non avrebbe fatto altro che far infuriare il suo sovrano.

"Perché io vorrei diventare il cavaliere di un sovrano tanto folle?" si chiese Steve, ed ecco che le prime crepe danneggiarono l'illusione, convincendolo del tutto


"Questo non è reale, è solo un illusione!" disse sicuro nella sua mente." anche quell'illusione si frantumò poco prima che Steve sentisse il dolore causato dalla falce che stava per affondargli nel petto.

E stavolta quando aprì gli occhi si trovò nell'Abisso, Elusive era gli era difronte, ma c'era qualcuno alla sinistra del minotauro.

Era lui, era il demone. Una rabbia incontenibile gli offuscò i pensieri mentre stingeva la presa sulla spada Aetherica e si scagliava contro il Sovrano del Nether.


Herobrine sorrise poco prima di teletrasportarsi via, riapparendo alle spalle del mortale.

Ecco quello che voleva, voleva vedere il campione di suo fratello soffocare nella rabbia e nell'odio così da poter forgiare il suo cavaliere.

Richiamò la falce con un semplice gesto, poco prima che Steve si voltasse sferrandogli contro un fendente della lama color sangue.

Elusive il minotauro era appena scomparso in una nuvola di cenere bluastra... Herobrine aveva deciso di distruggerlo, visto che la sua utilità era terminata.

Il demone schivava fendente dopo fendente, usando la falce solo per schermarsi dagli affondi.

Mentre vedeva gli occhi di Steven venire sempre di più oscurati dal nero, adesso solo l'iride violetto rimaneva in quel mare color inchiostro.


L'Abisso stava crollando attorno a loro mentre Herobrine richiamava a sé il potere che aveva infuso in quel mondo e mentre il nero cominciava ad oscurare anche le iridi violette del giovane minatore.

D'improvviso un bagliore di un bianco puro illuminò i cielo sanguigno e un ululato risuonò nel silenzio.

E le tre valchirie scesero dal cielo.

Quando Steve fissò quel bagliore, il nero si ritirò dai suoi occhi e lo tranquillizzò facendo svanire la rabbia che lo aveva accecato.

<< Voi! >> ringhiò il demone << Il mio adorato fratello ha deciso finalmente di farvi completare il vostro lavoro? >>

<< Non siamo qui per te, demone. Siamo qui per il ragazzo >> rispose Thrud.

<< Steven è il mio cavaliere, quindi è meglio per voi che torniate nella vostra dimensione dorata, se non volete che vi tagli le ali! >> le minacciò il demone con il tono pieno di furia.

Le valchirie allora puntarono le loro lance benedette verso il demone, che non ne parve minimamente preoccupato.

Herobrine fissò le valchirie che scendevano dai loro lupi e si avvicinavano minacciose a lui, non che il demone se ne preoccupasse.

Non aveva un anima corrotta che potessero toccare, lui non aveva un anima... Era stato questo l'ultimo "regalo" che suo fratello gli aveva fatto prima di scagliarlo nel Nether.


Herobrine però non si rese conto che solo due delle valchirie lo avevano attaccato, mentre la terza andava da Steve e gli diceva che lol avrebbero portato via dall'Abisso.

Thrud si scagliò contro Herobrine, mentre Hnoss chiamava il suo lupo per portare Steve via dall'Abisso.


Il giovane minatore trovava istintivo fidarsi di quelle guerriere, come se sapesse che loro non gli avrebbero nuociuto in alcun modo.

Hnoss condusse il suo lupo bianco dal ragazzo e gli disse che Kroas, questo era il nome del lupo, lo avrebbe riportato nel suo mondo.


Il sovrano del Nether era nel mentre impegnato in uno scontro contro le guerriere Aetheriche, ma era anche consapevole che il suo cavaliere stava per lasciare l'Abisso.

"Ci rivedremo, Steven" pensò il demone " Tutto ciò che devi fare è solo portare il caos su Minecraftia"



E mentre Kraos portava Steven nel suo mondo, il minatore non notò il marchio di Herobrine brillare di rosso.

Così come il lupo non notò il cambiamento del giovane ragazzo i cui occhi violetti si tinsero di nero.







Note dell'Autore

Scusatemi ragazzi per l'immenso ritardo è che sono rimasto assolutamente senza ispirazione.

Comunque con questo capitolo si conclude sia l'arco "Into the Abyss" che "Under the Ender's Eye".

Col prossimo comincierà il nuovo arco denominato" The Herobrine's Curse Mark"

Piccole note:
1,2,3= Thrud, Hldir, Hnoss sono delle valchirie delle leggende nordiche ed esse cavalcavano dei lupi bianchi
 
E questo è l'aspetto del sosia di Steve dopo essersi mostrato con la sua vera forma: http://giacintoblue.deviantart.com/art/Steven-s-Sosia-581496467

Spero che la storia continui a piacervi.

-Anthony Edward Stark
   
 
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