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Autore: Nono23    01/01/2016    3 recensioni
Un incidente. Un anima in un turbine di emozioni contrastanti. Sentimenti forti come l'odio e l'amore, troveranno il loro equilibrio grazie all'aiuto dei suoi due migliori amici?
Buon anno e buona lettura a tutti!
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ashton Irwin, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Couples - First Kiss'
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*** Fireworks ***

Era già il sesto giorno che compiva gli stessi gesti. Era diventato un automa. Un robot. E come tale, era freddo. Le sue risposte metalliche e secche, non erano altro che monosillabi. Aveva il vuoto dentro. Era insensibile a tutto. I suoi occhi, un tempo vivaci e svegli, adesso erano spenti. Sembravano dei pozzi senza fine. Aveva versato tutte le sue lacrime quando gli avevano dato la notizia sette sere prima. Il suo era stato un pianto disperato e ininterrotto per la persona che amava più di sé stesso. Più della sua stessa vita.

Aveva dato la colpa all’automobilista, che non si era fermato al semaforo rosso. Aveva incolpato Ashton per non essere stato più prudente, per non aver avuto i riflessi più pronti. Aveva puntato il dito contro sé stesso, per non essergli stato accanto in quel momento, credendo che avrebbe potuto far qualcosa,  né ora, che ne aveva più bisogno. Aveva gridato e imprecato contro il mondo intero. Si era odiato per la sua impotenza davanti a quello che era successo. Era venuto a sapere che i suoi migliori amici si recavano tutti i giorni a trovarlo. Lui non ne aveva il coraggio. Si faceva schifo, anche per questo.

Il campanello suonava già da qualche minuto e il ragazzo decise di aprire solo per porre fine a quel suono fastidioso. I suoi genitori erano a lavoro. Lui era a casa da solo. Non mostrò la meraviglia nel vedere i suoi due migliori amici. Né batté ciglio quando entrarono senza chiedere il permesso. Preparò giusto il caffè per tutti e tre, poi si sedette sulla poltrona, di fronte a loro. Immaginava, ma non era certo, del motivo che li aveva portati sino a casa sua. Senza salutarsi, il biondo prese parola:
 
« Mikey, non è così che si affronta il dolore. Ashton ha bisogno di te. Ora più che mai.» ma il rosso lo interruppe. Erano venuti per fargli la predica. Tutto il vuoto che aveva dentro lo sentiva trasformarsi in rabbia.
 
« Luke, lo so! Lo so, per Dio! Ashton ha bisogno di me. Anch’io ho bisogno di lui, se è per questo! Accidenti! Pensi che non lo sappia? Credi che io non ci pensi tutti i giorni… a quanto mi senta uno schifo nei suoi confronti? Mi odio da solo, per non essergli accanto! Mi odio. …Mi odio persino più di quello screanzato dell’automobilista, che ha tentato di portarmelo via per sempre!» urlò tutto quello che ancora sentiva. Il suo cuore, che credeva fosse morto per sempre, si stava scongelando. Nonostante stesse gridando contro Luke, si sentiva bene. Cominciava a vedere uno spiraglio di luce nel tunnel dell’apatia nel quale era caduto sette sere prima. Era grato al biondo.
 
« E allora?! Pensi che star qui a piangere o a urlarmi contro possa servire a qualcosa?! Forza! Che aspetti?! Corri da lui, no?» Luke non era arrabbiato con lui. Poteva capire i suoi sentimenti. O perlomeno, provava ad immedesimarsi in Michael. E sentiva che anche lui avrebbe avuto, molto probabilmente, la sua stessa reazione, se fosse successo qualcosa di grave a Calum.
 
« Io… Io non ce la faccio! Non me la sento… gli ospedali mi spaventano! Quei posti… sono così confusionari, eppure silenziosi… sono… sono terribili! Sono l’inizio della fine!» esclamò  Michael, prendendosi la testa fra le mani.
 
« È per questo che ci siamo qua noi. Ti accompagneremo da lui.» aprì bocca Calum. Lo disse con tono calmo, amichevole, ma fermo.
 
« …O-Okay… Mi avete convinto…» accettò sconfitto. Non sapeva quando gli sarebbe ricapitata un’occasione d’oro come quella. I suoi amici, nonostante quella sorta di “paternale”, erano venuti sin lì solo per aiutarlo.
 
Entrambi i ragazzi sapevano dell’amore che il chitarrista colorato provava nei confronti del bel batterista. Speravano, così, di avvicinarli e dare la possibilità a Michael di farsi avanti. Sentivano che Ashton era attratto, e non solo da un punto di vista fisico, dal ragazzo. Perciò nulla sarebbe potuto andare storto.

Il bus si fermò direttamente davanti all’entrata bianca e deserta dell’ospedale. Michael impallidì spaventosamente. Luke e Calum lo presero sottobraccio, come a sorreggerlo, più che impedirgli una possibile fuga. Il massimo che il chitarrista sarebbe arrivato a fare era svenire nel bel mezzo del corridoio. Fortunatamente non accadde nulla delle previsioni del cantante: il rosso si lasciò accompagnare nella stanza dell’amato senza opporre resistenza. L’odore di disinfettante gli aveva invaso le narici e gli aveva procurato una forte sensazione di nausea. Ma ora mai era lì. Davanti alla porta del batterista. Non gli restò che prendere un respiro profondo ed entrare.

Lo spettacolo che gli si presentò dinanzi agli occhi scatenò sentimenti contrastanti in lui: terrore, ma voglia di correre da lui; amore, ma odio nei confronti dell’uomo che l’aveva ridotto in quelle condizioni; voglia di svegliarlo, ma paura che si affaticasse troppo. Era molto pallido. Aveva una fasciatura in testa e una al piede destro. Diversi cerotti, alcuni anche di grandi dimensioni sparsi un po’ ovunque. Ma quello che più gli faceva ribrezzo era il gesso al polso sinistro. Ne aveva uno anche alla stessa gamba, ma quello, pensò, era il meno. Il vero problema era il polso. Era la più grande paura di Ashton, rompersi il polso. Non avrebbe potuto suonare la batteria per lungo tempo e, in ogni caso, non sarebbe stato più lo stesso di una volta. In quel momento, Michael avrebbe desiderato che il suo batterista non si svegliasse più. Oppure che lui stesse solo facendo un brutto sogno. Che non era vero niente. Perché quella non poteva essere la realtà. Era orribile. Era un film horror.

I suoi piedi si mossero inconsciamente verso il letto. Si inginocchiò, tremando, al suo capezzale e gli prese la mano “sana”. Gliela strinse delicatamente tra le sue e iniziò ad accarezzargliela. Dopo vari minuti, in cui le lacrime avevano solcato il suo viso, iniziò a sussurragli la sua vita, da quando si erano incontrati, sino al momento in cui aveva scoperto di essere innamorato di lui.
 
« … Sai, mi hai dato… davvero molti grattacapi… all’inizio… non ci volevo credere… era tutto così strano… ma pian piano ho accettato la mia natura… e ho accettato di amarti… in silenzio… nell’ombra… standoti vicino… quando suonavi la batteria…» qui si interruppe a causa di un nodo alla gola. Le lacrime aumentarono. Non riusciva più a parlare.

Sentì muoversi un dito sotto il suo palmo. Aprì di scatto gli occhi e osservò il viso seminascosto dal respiratore. Lo vide storcersi leggermente in un’espressione strana. Sbattè le palpebre e le tenne sollevate quanto bastava per vedere il volto del rosso. Sorrise. Michael perse un battito, poi il suo cuore iniziò a correre velocissimo nel petto.
 
« Ashton… Ash! Ash! Ash!» aveva detto piangendo di gioia. Si era svegliato. Lo stava guardando e gli stava sorridendo. Il suo Ash. Non sarebbe mai cambiato. Il suo sorriso. Meraviglioso, come sempre. Era semplicemente commosso. Gli accarezzò il viso. Ashton, con quella poca forza che aveva, si tolse la maschera. Non ne aveva bisogno.
 
« M… Mi… Mikey…» sussurrò, quasi sottovoce.
 
« Ash, non ti sforzare. Vado a chiamare il dottore. Torno subito.» stava per uscire, ma la sua voce debole lo fermò.
 
« No, rimani. Che cosa è successo?»
 
« È una storia lunga… hai avuto un incidente… sei stato investito… ma non so nulla di più…» gli raccontò, con voce tremula.
 
« Mmmh… ricordo solo che stavo venendo da te… avevo… anzi, ho una cosa molto importante da dirti… tanto vale farlo adesso…» sospirò piano, poi fissò il suo sguardo negli occhi rossi e colmi di lacrime di Michael.
 
« Mikey… Michael, io ti amo… ti amo nella tua goffaggine… amo il tuo sorriso… amo il modo in cui suoni… amo come canti… amo come cammini… ti amo persino quando mangi la pizza e ti sporchi tutto… come se fossi un bambino di tre anni… Michael, io ti amo…» il rosso era attonito. La gola era diventata secca d’improvviso. Le mani iniziarono a sudargli. Le guance presero velocemente colore. Il cervello non collaborava. Dopo vari secondi di silenzio, realizzò di dovergli almeno una risposta. Aveva perso la capacità di parlare. Preferì passare ai fatti. Si avvicinò, lentamente, e, timorosamente, posò le sue labbra carnose su quelle sottili di Ashton. Il batterista si incantò per qualche istante. Non si aspettava di certo una risposta così positiva da parte sua… era così contento. Entrambi lo erano.

Quando si staccarono, senza fretta, lo fecero perché sentirono un forte boato fuori dalla finestra. Il cielo si illuminò a giorno. C’erano i fuochi d’artificio. In quel momento, i due ragazzi si ricordarono che era l’ultimo giorno dell’anno. Si abbracciarono, per quanto potevano, e rimasero l’uno accanto a godersi lo spettacolo. Si baciarono di nuovo, perché chi faceva una cosa all’inizio dell’anno, l’avrebbe fatta per tutto l’anno.

 



Note dell’autrice:

BUON ANNO A TUTTI/E!!!!!

Ciao a tutti/e! Come state! Auguri!
Ed è così che inizio l’anno nuovo. Pubblicando questa One-shot triste e romantica, ma piena di speranza. Come il 2016.
Non vi rubo molto tempo, anzi ho quasi finito. Dedico la storia a mei_mei98 e a f_irefly.
I fatti NON sono realmente accaduti, ma sono fantasia dell’autrice. Con la presente storia non si intende offendere nessuno, né tantomeno i 5SOS.
Vi ringrazio per l’attenzione. Un doppio grazie va a coloro che vorranno recensirla. Grazie a tutti!
Sperando di avervi fatto trascorrere qualche piacere minuto di svago, mentre leggevate la storia, vi auguro nuovamente buon anno nuovo (scusate se sono ripetitiva… ma capita solo una volta all’anno! ;D).

A presto,

Nono23.
   
 
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