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Autore: _valy    01/01/2016    1 recensioni
Regina Mills lavora da anni nella casa di produzione di famiglia, alle dirette dipendenze della madre Cora. Il che va bene, finché si tratta di ideare e sviluppare nuovi programmi sul sempre attuale format di una sfida all'ultimo piatto in cucina. Purtroppo, va un po' meno bene quando si tratta di un reality show sul trovare l'anima gemella e vivere il lieto fine dei propri sogni.
Quindi, davvero - alla fine é tutta colpa di Cora e delle sue stupide idee. E forse é anche (un po') colpa di Emma Swan e delle sue stupide idee, ma di sicuro nessuno può incolpare lei.
Genere: Comico, Commedia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cora, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Felici e Contenti, capitolo IV, Bonus
 
 

 
 
Note:
 
1) Un capitolo bonus (assolutamente privo di senso, me ne rendo conto), concretizzazione di un’idea che ha preso possesso della mia mente e mi ha sostanzialmente obbligata a metterla per iscritto, pena l’impossibilità di poter continuare a lavorare sui prossimi capitoli.
È Emma-centrico, quindi non aspettatevi pensieri logicamente connessi e buon senso, ma una certa propensione alla volgarità verbale, questa sì.
Come sempre, spero vi piaccia.
2) Dopo questo aggiornamento il ritmo della storia si accelererà - e finalmente vedremo Regina ed Emma interagire, lo prometto.
 
 

 
 
Cut scene, o Emma Swan conosce le leggi universali della natura
 
 

 
 
É l’ultima settimana di aprile, sono passati mesi da quella dannata sera in cui la sua dannata coinquilina ha compilato uno stupido modulo on-line - ed Emma si è ormai rassegnata alla prospettiva di essere una concorrente del nuovo reality di CanaleZone. Non che abbia firmato nessun contratto ufficiale o robe simili, perché secondo Mary Margaret e la sua voce da maestrina “è ancora troppo presto per questo: prima devi finire un ciclo di incontri preparatori; poi organizzeranno un incontro generale con tutti quelli che considerano concorrenti accettabili, in cui verrà delineato in modo più accurato non soltanto l’andamento dello show ma anche ogni aspetto legato al contratto. Dopo di che, se i produttori avranno confermato la tua candidatura, immagino che verrai contattata da una delle segretarie, ti verrà fissato un ulteriore incontro, individuale questa volta, e soltanto allora ti verrà presentato un contratto. ”
Quindi, sul serio, considerando il numero schifosamente alto di riunioni a cui è stata nelle ultime settimane, Emma non può fare a meno di pensare che è solo questione di tempo prima che Mayshia o Keshandra o quale altra segretaria la chiami e le comunichi la data della riunione generale con chiunque sia a capo della Mills’ Production.
Dio, spera che non sia un lunedì mattina. Odia i lunedì mattina.
 
 
(Martedì alle 17/09 Hazel Oncefor la chiama per comunicarle che è stata organizzata una riunione tra produttori e possibili futuri concorrenti in data lunedì 3 maggio, ore 9, nella Sala Meeting numero 2. Hazel è probabilmente la segretaria più gentile alla Mills’Prod, e si meriterebbe un aumento, perché le consiglia di non fare tardi e di non vestire di nero, e non attacca finché Emma non ha finito di grugnire e di lamentarsi della sua vita perché “Dovevate proprio fissare l’incontro che deciderà del mio futuro televisivo il giorno dopo la festa di compleanno della mia collega? Abbiamo già comprato la tequila! Cazzo, dai.”)
 
 
(Venerdì Emma segue la velata minaccia mascherata da consiglio premuroso di Mary Margaret e finisce per spendere 90$ in un nuovo paio di pantaloni e in una nuova maglia non nera. Le cose che si fanno per far tacere una coinquilina alle 7 di mattina..
 
Domenica pomeriggio, in previsione dello stato alterato in cui si troverà l’indomani mattina, sceglie i vestiti da indossare il giorno dopo alla riunione, perché è questo che fanno le persone mature.
 
Quattro ore dopo è coricata su un divano, ubriaca fradicia mentre Rory balla come un’ossessa avvinghiata a Ryan Gosling. Oh sì, quella tequila è veramente buona.)
 
 
(Forse le persone mature si sarebbero ricordate di montare una cazzo di sveglia prima di ingoiare 7 shots di qualunque liquore, e il giorno dopo non sarebbero state svegliate alle 7/59 dalla loro coinquilina. Grazie a Dio Emma gestisce bene le sbronze – e Mary Margaret è abituata agli insulti.)
 
 

 
 
Ed è così che sono le 8/57 di lunedì mattina (lunedì-3-maggio mattina, cazzo) ed Emma è piuttosto certa che esista una qualche legge nell’universo (forse la quarta legge universale di Newton, o quella legge per cui Einstein ha vinto il premio Nobel, è troppo stanca per mettersi a pensare seriamente) che afferma che “Dato un tempo iniziale t a cui è associata una quantità x di ritardo accumulato, e dato un tempo finale T a cui è associata una quantità finale y di ritardo accumulato, y = x + IdA(T-t), con IdA = valore dell’Importanza dell’Appuntamento fissato al tempo T.”
 
Sul serio, è l’unica spiegazione possibile al fatto universalmente noto per cui non solo quando qualcosa può andare storto, andrà storto, ma soprattutto quando le cose iniziano ad andare storte, andranno sempre più storte - finché non ci si ritrova in un fottutamente non-quantificabile ritardo, completamente perse in un edificio enorme e labirintico e pressoché sconosciuto, con un paio di mutande rosa a cuoricini rubate alla propria coinquilina, le ascelle puzzolenti e ovviamente senza la minima idea di come trovare una dannatissima stanza numero 2 in meno di tre minuti, in modo da evitare la camminata della vergogna davanti ai suoi futuri colleghi/concorrenti/avversari e soprattutto per non ricevere una strigliata dalle due Mills che sono a capo dell’intero progetto e che sono rinomate stronze (Emma non le ha ancora incontrate di persona, ma non sta esagerando: ogni singola persona con cui ha parlato all’interno della compagnia o alla quale abbia detto dell’imminente incontro con le alte sfere della Mills’ Production l’ha messa in guardia da quelle due - e questo vorrà pur dire qualcosa).
 
Dio, le sta per venire un attacco di cuore, se lo sente. O un rigurgito di tequila.
 
Ma cazzo, perché deve andare tutto a puttane proprio oggi.
È finalmente il giorno della riunione definitiva in vista della firma ufficiale del contratto - quel pezzo di carta che farà di lei una concorrente del “Nuovo reality show d’America” (parole di una pubblicità della CanaleZone, non sue) e uno zimbello per tutti i suoi amici o presunti tali (Mary Margaret esclusa).
Non che Emma abbia voglia di firmare il contratto (e di iniziare un numero imprecisato di giorni di riprese) ma è davvero stufa di ricevere mail da segretarie con nomi improponibili, delle chiamate alle 9 di mattina e dell’agitazione che viene dalla consapevolezza dell’indeterminatezza della situazione in cui ci si trova.
E, soprattutto, vuole dare un cavolo di senso a quelle (quante erano? Sei, sette? Quindici?) pseudo-riunioni assolutamente inutili e inconcludenti a cui ha partecipato nell’ultimo mese, quindi nessuno può biasimarla se ha una certa fretta di iniziare e finire la riunione di oggi, aspettare un paio di giorni e se tutto va bene tornare in questo stabile (possibilmente in una sala più facilmente localizzabile) e firmare il contratto ufficiale.
 
E così facendo chiudere questo eterno capitolo di introduzione e passare a quello che lo segue nell’interminabile libro “Come fare un fesso della propria persona e rovinarsi a vita la reputazione partecipando ad un reality”. (Dio mio, pure il titolo è eterno.)
 
 
(Sul serio, o mette la sua cazzo di firma su quel contratto entro la settimana o si uccide - durante una sbronza, sia chiaro, perché l’alcool migliora tutto, anche la morte - parola di Homer Simpson.
Va beh, forse sarebbe comunque preferibile questa seconda alternativa, almeno darebbe un taglio definitivo alle chiamate domenicali da parte di sua madre e alle inutili romanzine sull’importanza del vero amore, e tutto ciò evitando di trascorrere un numero al momento ancora imprecisato di giorni a rendersi ridicola in una cittadina di cinque abitanti in Maine.)
 
Ma no, Emma è troppo giovane e ha ancora così tante serie tv da guardare davanti a sé - quindi al momento uccidersi non le pare una possibilità praticabile.
Meglio trovare quella cazzo di stanza numero 2 entro (Emma controlla lo schermo del suo cellulare) 2 minuti e cercare di fare una buona impressione su chiunque sia a capo dell’intero reality, così facendo assicurandosi la possibilità che ci sia un contratto da firmare (e la via per liberarsi, almeno momentaneamente, delle chiamate domenicali a tematica “vero amore” di sua madre).
 
 
 
 
 
 
Ma Dio!, se ci fosse anche solo una fottutissima persona in questo cazzo di posto a cui chiedere una cazzo di indicazione per la sala numero 2.
Emma sta seriamente iniziando a incazzarsi, e a pensare che ci sia stata una qualche forma di rapimento al cielo (o all’inferno) mentre lei saliva le scale giusto una decina di minuti prima - perché non è possibile che non ci sia anima viva in un posto del genere.
È stata in questo stesso edificio tre volte nell’ultimo mese, e va bene che era ai piani inferiori, ma ogni corridoio era pieno di segretarie e di hipster con cappelli colorati e di vecchi -
 
Oddio. Finalmente.
 
A quanto pare esiste anche una qualche legge di natura (di cui Emma ha raramente avuto esperienza prima di questo giorno, se deve essere sincera), per cui “DdS(t)= x(IdA) (ossia il Disagio del Soggetto al tempo t è uguale al prodotto dell’Importanza dell’Appuntamento fissato al tempo T per il ritardo parziale accumulato in t); e DdP è direttamente proporzionale a DMdS (ossia il livello di Disponibilità delle Persone è direttamente proporzionale al Disagio Manifesto del Soggetto),” perché proprio mentre Emma sta per tirare un calcio ad una porta che non è targata “Numero 2” e poi collassare a terra e piangere per un paio di anni, i suoi stivali le fanno girare l’angolo e - miracolo, visione celestiale, beatitudine in terra –
 
“Grazie a Dio,” borbotta tra sé e sé, prima di pensare che la prossima volta che Mary Margaret andrà in chiesa Emma potrebbe fare lo sforzo di seguirla e ringraziare il Grande Capo per averle inviato come messaggero di buone e (si spera) utili indicazioni una donna delle pulizie con il grembiule più ridicolo del mondo e con la tecnica più assurda di spolvero-porte. Come se ad Emma fregasse qualcosa.
 
 
La donna non nota né lei, né la sua danza della vittoria, perché continua a strofinare un panno arancione sulla porta di un ufficio con un’insistenza encomiabile (“encomio” era la parola della settimana della classe di M&M tre settimane prima, e ad Emma piace da morire), finché Emma non tossisce per richiamare la sua attenzione - e non vorrebbe farlo, davvero, perché cazzo - quella donna ha un culo fantastico, tondo e sodo e fasciato da una bella gonna aderente, ma la sua mente le configura macabre immagini di torture medievali e le suggerisce un’implicita proporzione tra la perversità di queste e i minuti di ritardo con cui entrerà nella stanza della riunione, e così se ne esce con un leggero “Mhm, mhm” per interrompere le frenetiche pulizie della donna.
 
Donna che a quanto pare non ha solo un culo fantastico, ma anche due tette niente, niente male (che cavolo, sono fantastiche pure quelle, ma Emma non vuole essere troppo gay oggi).
 
 
Un “Oh, spero di non disturbarti” esce dalla bocca di Emma, mentre i suoi occhi sono fissi sulla scollatura della moretta che ha di fronte - e la bionda registrerebbe la stupidità della sua frase e il fatto che non sta facendo altro che perdere secondi che non possiede, se non fosse ancora un po’ intossicata - e soprattutto se la sconosciuta di fronte a lei non la stesse letteralmente asfaltando con uno degli sguardi più incazzati che Emma ha mai visto.
Sul serio, è certa che se la sconosciuta dal bel culo (sì, è femminista a questi livelli, con la tequila in corpo) avesse una pistola, ora lei si troverebbe a intrattenere questi pensieri in compagnia di Lucifero, tanto è altero e distante e omicida il suo sguardo.
Ma Dio, quelle tette.
(Emma decide di abbassare lo sguardo e di concentrarsi su queste.)
 
 
Finché si rende conto che - ok, forse è giunto il momento di pensare a cose più serie di un paio di tette e un bel, bel, bel culo.
Quindi si fa coraggio, alza lo sguardo e cerca di spiegare la situazione in cui è finita immersa, e in mutande non sue.
La sconosciuta dal bel culo (SdBC) continua a fissarla in silenzio, ed Emma ha sempre avuto qualche problema a intrattenere dei discorsi puntuali in presenza di belle donne, quindi non si ritiene del tutto responsabile per le assurdità che escono dalla sua bocca. Dopotutto, è universalmente noto che “IdD= Dds(BdD)”, ossia che l’Idiozia del Discorso è uguale al prodotto del Disagio del Soggetto per la Bonaggine della Donna che questo si trova davanti.
 
“Ecco,” Emma abbassa nuovamente lo sguardo sulla scollatura perché cazzo, quegli occhi, “mi sono più o meno persa. Più o meno del tutto persa.”
(E sì, vai avanti così Emma e SdBC ti uccide a mani nude e la fa franca al processo.)
“Non so se puoi aiutarmi, ma - beh, non c’è nessun altro qui nei paraggi e ho una riunione alle 9 e mi hanno detto che non devo assolutamente fare tardi perché il capo e la figlia del capo sono un po’ delle stronze e..” un respiro, perché sta perdendo il filo del discorso, “ma suppongo che tu lo sappia visto che lavori qui.”
 
E con questo Emma si interrompe, sperando che SdBC abbia capito la situazione terribile in cui si trova e le faccia la grazia di sorriderle, o anche solo di non incenerirla sul posto e di indicarle in qualche modo la sua disponibilità a risolvere questo problema.
Per tre secondi circa la bionda tace e fissa la donna, finché i suoi storici problemi con i silenzi tesi e imbarazzanti riemergono e Emma non può fare a meno di cercare qualcosa su cui divergere la sua attenzione, in attesa di un segno da parte di SdBC.
C’è una strana borsa appoggiata a lato della porta, con un giacchettino blu e marrone buttato sopra - ed Emma non è mai stata un’appassionata di moda, ma i suoi occhi ormai seguono regole loro proprie, quindi borsa-come-diversivo sia.
La sconosciuta la fissa, con uno strano disgusto negli occhi, ma senza aprire bocca.
 
Così, con uno sbuffo mentale, Emma continua a rendersi ridicola e a cercare indicazioni.
“Quindi, niente - sapresti dirmi dove cavolo è la stanza numero 2? Dovrebbe essere una sala per le riunioni, quindi non so se è a questo piano.. Ma immagino che tu conosca bene il posto visto che devi farci le pulizie..”
(Vai così Emma. Chiara e concisa.)
“O forse ti occupi solo di questo piano e non di tutto l’edificio, e quindi non lo conosci bene.. oppure hai iniziato a lavorare da poco e devi ancora prenderci la mano.. questo effettivamente potrebbe spiegare perché stai usando quel tipo di panno..”
(E la brevità va a farsi benedire. La sua bocca continua a parlare, indipendente dai pensieri che Emma ha nella testa - perché in presenza di una bella donna è idiota e socialmente imbranata a questi livelli.)
“.. Insomma, io ho lavorato come cameriera in un diner a Brooklyn e posso assicurarti che col limone..”
(Ma che diavolo sta dicendo? E perché continua a strofinarsi le mani ritmicamente e ad alternare lo sguardo dalla scollatura alla borsa e dalla borsa alla scollatura, sperando che la sua bocca smetta di parlare e -)
 
“Sesto piano, l’ultima stanza a destra. Porta rossa.”
 
Oddio.
SdBC le ha risposto.
Deve essere stata lei - perché Emma conosce il suono della sua voce e quella frase certo non è uscita da lei.
Per un attimo pensa di prenderla e baciarla lì sul posto, poi si rende conto che rischierebbe una denuncia e questo sì che comprometterebbe definitivamente le sue chances di firmare un contratto, quindi si limita a ghignare come l’idiota che è e a rispondere “Oh, grazie! Ti offrirò un caffè per ripagarti della gentilezza, lo prometto.”
(Il che è una sorta di presa per il culo, visto che SdBC non è stata per niente gentile.)
“Mi hai veramente salvato la vita!”
 
E con questo Emma si gira e inizia a correre verso l’ascensore, prima di immobilizzarsi davanti alle porte chiuse e ricordarsi che – cazzo!, fermo per la manutenzione annuale.
Il che è ovvio, data la fottutissima legge di natura numero uno.
“Fuori servizio per due ore, scale!” urla dietro di sé, a mo’ di inutile spiegazione del suo comportamento. Non ha tempo per voltarsi e controllare la reazione della mora che si è lasciata alle spalle, ma ce l’ha per immaginarsi un’occhiata gelida e omicida.
 
In una manciata di secondi (perché sì, è in forma) è arrivata davanti alla porta delle scale, e dopo che la sua mano ha abbassato la maniglia e la sua spalla ha aperto la porta, proprio mentre i piedi la conducono oltre la soglia, Emma percepisce la sua bocca aprirsi e la sua stupida, stupida voce urlare “Carina la borsa, comunque!”
Sì, a quanto pare è idiota a questi livelli.
 
 
(Mentre sale le scale due gradini alla volta, Emma non può fare a meno di pensare che non toccherà mai più uno shot di tequila prima di un appuntamento dall’alto valore di IdA.
E poi che deve fare una ricerca su Google per vedere se qualcuno ha già scoperto una legge di natura che descrive la relazione tra la Stronzaggine di una Donna e il livello di Bonaggine della stessa e l’Idiozia innata del Soggetto che la donna si trova di fronte.
Qualcosa come “SdD= IdS(BdD)”.
Non vede l’ora di tornare all’appartamento e lavorare un po’ su questa intuizione, perché cazzo - questa è la volta buona che le danno un (Ig)Nobel, se lo sente. E che la invitano come guest star in 'The Big Bang Theory' e.. -
 
Il suo piede scivola e la sua faccia impatta contro un gradino, ma sta ancora pensando a Kaley Cuoco in canotta e pantaloncini e alle tette di SdBC, quindi è tutto ok.)
 
 

   
 
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