WE ARE OUT FOR PROMPT –
27 / 30 DICEMBRE 2015
Titolo: My Solace
Personaggi: Inuyasha/Kagome
Prompt ©Alex Lucci: Inuyasha le pettina i capelli dopo ogni
battaglia, la mattina dopo
Generi: Fluff, Introspettivo, Romantico, Slice of Life
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My Solace
Kagome non aveva davvero la più pallida idea di
come certi momenti rubati diventassero abitudine.
All’inizio, accadevano per sbaglio – un’occhiata,
un sorriso stanco, il desiderio di offrire conforto malgrado l’incapacità di
farlo – e poi, dopo un tiepido tentativo e l’assenza di rimprovero, i gesti
diventavano più audaci e frequenti, scivolando inspiegabilmente nella
quotidianità.
Inuyasha non era una creatura di troppe parole,
quando non si trattava di minacciare di vari e innovativi tipi di morte qualche
nemico: di solito, se si sforzava di esprimere sentimenti che andavano oltre il
semplice desiderio di vendetta, balbettava e arrossiva e finiva per dire
qualcosa di cui poi si pentiva, per poi chiudersi in un silenzio imbronciato
per delle ore e, talvolta, giorni interi.
Per cui, quando un mattino si era risvegliata
ancora stanca e dolorante dalla battaglia intrapresa il giorno prima, con
lividi pulsanti e graffi arrossati su tutto il corpo, con i capelli arruffati e
gli occhi cerchiati, Kagome era rimasta decisamente sorpresa – aveva
sobbalzato, a onor del vero – quando Inuyasha l’aveva raggiunta con
un’espressione indecifrabile ed era scivolato a sedere dietro di lei,
attirandola gentilmente tra le sue gambe incrociate.
La ragazza aveva provato a domandare spiegazioni;
aveva tentato di voltarsi e scrutare il volto dell’hanyou per capire che cosa
stesse succedendo. Ma il modo affettuoso in cui le mani di Inuyasha avevano
iniziato a massaggiarle le braccia, in silenzio e lentamente, su e giù, l’aveva
convinta a tacere; e quando poi quelle stesse mani erano risalite a immergersi
tra i suoi capelli, con estranea dolcezza, in un gesto antico come il tempo, Kagome
si limitò a chiudere gli occhi e lasciarlo fare.
Le sue lunghe e agili dita scorrevano tra le
ciocche con studiata lentezza, facendo attenzione che gli artigli non la
graffiassero né tagliassero un solo capello. Di tanto in tanto, i polpastrelli
sfioravano la pelle morbida e delicata della nuca e il contorno delle orecchie,
ma era un tocco così fugace e privo di qualsiasi sottinteso che Kagome
sospirava soltanto, senza forze, completamente incantata.
I suoi lunghi capelli corvini venivano
accarezzati, vezzeggiati e pettinati dalle mani e dalle dita di Inuyasha, e
ogni gemito delicato della ragazza veniva accompagnato da un piccolo grugnito
di incoraggiamento del mezzodemone. Scivolavano come seta preziosa tra le sue
dita, e di tanto in tanto l’hanyou si domandava che sensazione avrebbe provato
se fosse stata lei, a usare quella cura per la sua lunga chioma argentea. Egli
era talmente assorto nel suo nuovo compito da non accorgersi delle occhiate
stranite e curiose degli altri membri del loro piccolo gruppo – la perplessità
di Sango, il sorriso malizioso e intenerito di Miroku, la serena consapevolezza
del piccolo Shippo – preferendo dedicare la sua intera attenzione alla cura
della fragile e forte umana che aveva giurato di proteggere, e che troppe volte
trascurava a causa del suo atteggiamento orgoglioso e fiero. Non c’era nulla di
male, o di svilente, nel ricambiare la cieca dedizione e il conforto che Kagome
offriva sempre in modo disinteressato; era forse più uomo ora di quando lottava
contro Kouga per la sua mano, o di quando uccideva i demoni per lei. Kagome
meritava tali premure, e se lei davvero avesse continuato a lasciarlo fare,
Inuyasha non aveva intenzione di smettere.
Di tanto in tanto, discretamente, Inuyasha sollevava
una ciocca al proprio naso e ne inalava il profumo, traendo brevi e tremanti
sospiri e sentendo il proprio corpo rilassarsi a sua volta – come sempre gli
succedeva quando si trovava vicino a lei o quando si rannicchiava nel suo letto,
quando l’odore familiare e femminile della ragazza lo avviluppava dolcemente
facendogli dimenticare la propria solitudine. A ogni piccolo gemito che le sue
carezze le strappavano, il mezzodemone si sentiva sempre più pago e
compiaciuto, lieto di essere in grado di offrirle quel breve barlume di
sostegno e sollievo.
E così, infine, la strana routine era continuata.
Ogniqualvolta affrontavano delle battaglie, poco importava il grado di violenza
o sforzo che esse richiedevano, e se non era troppo ferito per muoversi,
Inuyasha era il primo ad affrettarsi verso di lei. Le sue mani trovavano
istintivamente la via per i folti capelli di lei – le dita vi affondavano e le
sue palpebre si serravano brevemente sui suoi occhi dorati, inconsapevole del
lieve sorriso che ormai usava adornare le labbra della ragazza.
In quei momenti raramente parlavano, lasciando che
fossero i gesti a dire ciò che le parole non osavano. Avvolti l’uno dal calore
dell’altro, i due trovavano finalmente conforto e rifugio in mezzo a orrori e
tormenti.
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Drabble: 749 parole.