Metropolitan Heaven
Song:” Memories” - Within Temptation
Il rumore
metallico si faceva piano piano sempre più debole, fino a ridursi a una sottile
melodia che riecheggiava in lontananza. Una
flebile luce penetrava all’interno di quella longilinea cupola che
soleva raccogliere ogni giorno milioni di esseri viventi, mossi da svariati
desideri, sogni e speranze. Anziani o giovani, donne o uomini, a lei non
importava perché il suo freddo ventre li accoglieva tutti, indistintamente
dalla classe o dalla posizione sociale che essi ricoprivano. Al suo interno il
rumore sembrava quasi inghiottirli tutti, il frastuono dei freddi binari che
ella percorreva veniva sovrastato dal vocio di quelle migliaia di persone che
vi erano al suo interno. Eppure, oggi era silenziosa e si muoveva da una parte
all’altra delle sue solite stazioni
senza emettere alcun rumore, sembrava come se sfiorasse leggermente la lunga
via di metallo sotto le sue ruote, quasi volando.
Era vuota.
O almeno così sembrava, ma essa poté avvertire la presenza di due entità che
erano sedute agli ultimi posti della sua infinita sfilza di sedili argentei.
Erano giovani, un ragazzo e una ragazza, simili nell’aspetto ma con lacune
profonde che li dividevano nel carattere. Entrambi fissavano l’interno insolitamente
vuoto della metropolitana con i loro splendenti e vividi occhi color del cielo,
entrambi si alternavano a sistemare le fastidiose ciocche bionde che ricadevano
sul viso leggermente abbronzato di uno e candido dell’altra. Chi sulle
ginocchia e chi accasciata svogliatamente al suolo tenevano la cartella
scolastica che ogni giorno erano soliti portare a scuola, scritta in superficie
da dediche colorate con uni-posca di mille colori e lacerata in parte da graffi
impressi dalle numerose risse. Guardavano di fronte a sé sorridendo, in
silenzio, aspettando con ansia la loro fermata o solo semplicemente felici di
dividere quel lungo tragitto insieme.
Ella, la
metro, sembrò quasi avvertire quella strana complicità che vi era tra i due,
decidendo infine di essere loro complice.
Dai suoi
altoparlanti, una dolce melodia ne uscì fuori, sorprendendo piacevolmente i due
che rimasero in ascolto di quella canzone che loro quattro ascoltavano sempre nelle giornate piovose.
Già, di un
quartetto in realtà parlano le loro esperienze, le loro gioie e dolori. Un
quartetto di amici che divideva tutto: Il tempo, lo studio, le sofferenze e
persino gli amori che la loro memoria faceva scivolare lentamente nella loro
mente senza chiedere il permesso di aprire porte che avrebbero dovuto essere
sigillate.
D’un tratto
la voce cominciò a sfumare fino a essere sovrapposta da un’altra metallica e
priva di vita, come soleva far credere tutti i giorni ai suoi passeggeri.
Yoyogi, Stazione di Yoyogi.
E con essa
si aprì la prima serratura.
***
Era oramai il tramonto nel grande parco situato al
centro di quel tranquillo quartiere, i bambini erano tutti a casa a gustare un
caldo piatto di minestra o semplicemente avvolti nel caldo abbraccio di un
padre affettuoso e di una mamma premurosa. L’unica che si aggirava ancora in
quel desolato e freddo parco era una piccola bambina di appena sei anni, con la
testa bassa e le ginocchia macchiate del terriccio sopra il quale erano
poggiate. I suoi piccoli occhi color smeraldo cercavano con insistenza tra la
terra e l’erba di quel parco, arrossati dalla paura di non riuscire a trovare
quello che stava cercando.
Le piccole manine frugavano senza sosta nel
terriccio, sperando di riuscire ad avvertire la presenza di quel piccolo
oggetto che tanto andava cercando quella minuta bambina in mezzo a quell’enorme
distesa di erba.
Una piccola mano si posò sulla spalla della bimba che
si voltò, incontrando lo sguardo triste e sconsolato di una sua amichetta dagli
occhi azzurri che non poté fare a meno di rimirare con altrettanta tristezza.
-“Non c’è niente qui Sakura, torniamo a casa che è
buio…”- Disse la bambina dai capelli biondi, ma la piccola dagli occhi verdi
rimase con la testa tra le ginocchia cercando, invano di reprimere i singhiozzi
che avevano cominciato a scuotere il suo fragile corpo.
La sua piccola amica si rattristò nel vederla così disperata
e scossa e si maledì per non poter fare di più se non limitarsi ad avvolgerla
in un caldo abbraccio, accarezzandogli i capelli di un insolito color pesca. La
piccola creatura, sentendosi avvolta tra le forti, seppur esili, braccia della
bambina dai capelli biondi, si lasciò andare a del tutto a un pianto
liberatorio, incurante della notte che stava per arrivare con tutti i mostri
che la sua giovinezza aveva creato.
Ma a lei non importava, finché era tra le braccia
rassicuratici della sua amica e finché non doveva tornare a casa e affrontare
lo sguardo severo della madre, la notte, con tutti i suoi mostri, non le faceva
paura.
-“Mamma si arrabbierà…”- Disse con voce flebile la
piccola tra un singhiozzo e l’altro.
-“Le dirò che è stata colpa mia, non preoccuparti per
questo!”- Rispose prontamente la bimba dagli occhi azzurri, sfoggiando un
sorriso deciso e dolce che fece tornare un po’ di speranza nel cuoricino
inquieto della piccola.
Ma un piccolo rumore riecheggiò in quell’enorme prato
solitario e vuoto, un rumore leggero e quasi impercettibile ma che le due bimbe
riconobbero immediatamente come il suono di un piccolo campanellino. Si
voltarono entrambe in direzione del rumore e incrociarono le figure di due
bambini, loro coetanei, con entrambi i capelli arruffati e i vestiti sporchi
d’acqua e di fango. Uno aveva i capelli biondi e guardava intensamente la
piccola dagli occhi verdi con le gote leggermente arrossate, l’altro, dai
capelli mori raccolti in una piccola coda alta, aveva l’aria stanca e scocciata
e fissava quasi con ostilità il volto della bimba dai capelli biondi che non
poté fare a meno di storcere il naso.
In this world you tried
not leaving me alone behind.
Le due bambine rimasero in silenzio in attesa che i
due dicessero qualcosa, ma non servivano le parole in realtà.
Semplicemente, il biondino scosse un piccolo
braccialetto ornato da piccoli campanellini che stringeva tra le dita e
sorrise.
Quel radioso sorriso fece illuminare il volto della
piccola, oramai non più rigato dalle lacrime, che corse incontro al bimbo
felice di aver ritrovato il braccialetto della sua adorata mamma.
Lo abbracciò talmente forte che non sembrava volerlo
lasciare andare mai più, incurante del fango che avrebbe inesorabilmente
sporcato il suo roseo vestitino e del rossore che aveva oramai colorato la
carnagione del piccolo.
There's no other way.
I prayed to the gods let him stay.
La biondina rimase a rimirare la scena, sorridendo
compiaciuta e lasciandosi sfuggire un’occhiata verso l’altro bambino,
visibilmente seccato della scena alla quale era costretto ad assistere. La
piccola,continuando a sorridere, si avvicinò al bambino dalla coda alta e
sorrise, facendo un piccolo inchino davanti a lui che non poté fare a meno di
arrossire. D’altronde, non serviva un genio per capire che i due avevano fatto
il possibile per ritrovare la chiave del sorriso della sua amica del cuore.
***
-“E così ti
eri accorta che avevamo cercato senza sosta quel braccialetto per farla
smettere di piangere…”- Domandò il ragazzo dai capelli biondi, rompendo quel
silenzio che fino ad allora aveva avvolto i due amici assieme alla melodia
della radio della metro.
-“Sebbene
Shikamaru dice che sono un oca, certe cose le capisco fin troppo bene…”-
Rispose la bionda, scimmiottando la presunta voce del ragazzo a cui si
riferiva.
Il giovane
si lasciò scappare una risata, ripensando ancora alle memorie che quel lontano
giorno, in quel parco desolato e buio, avevano segnano l’unione di quattro
ragazzi. Il loro era un legame speciale, di cui l’amicizia era il cardine che
li univa in maniera indissolubile.
Nonostante
le loro differenze caratteriali, era proprio la loro diversità ad averli
avvicinati, nessuno si sarebbe mai aspettato che un teppista del calibro
qual’era Naruto Uzumaki avrebbe legato con Sakura Haruno, la studentessa con i migliori voti di tutto
l’istituto che i quattro frequentavano assieme.
Invece, il
giovane teppista, con il passare degli anni, cominciò a provare degli strani
sentimenti nei confronti della ragazza, sentimenti che aveva paura di rivelare
persino al suo migliore per timore che qualcosa cambiasse.
Perché lui
odiava i cambiamenti, ne aveva quasi paura.
Per questo
motivo tacque, aspettando e sperando che il tempo cancellasse o perlomeno
nascondesse quei sentimenti, nella speranza di tornare a guardare alle sue
memorie senza il timore di poter distruggere la loro amicizia.
Purtroppo,
non sempre le cose vanno come uno vorrebbe, Naruto questo lo sapeva bene, solo
che non se n’era ancora reso conto.
Fino a quel
giorno, tornato alla memoria di lui nel momento in cui il dondolino della metro
fece trillare un piccolo portachiavi a forma di volpe che il ragazzo teneva
attaccato alla cartella. I suoi occhi azzurri lo fissarono per qualche secondo
prima di raccogliere la borsa.
Sul suo
volto, si dipinse un piccolo sorriso, che parve malinconico agli occhi della
ragazza che rimase in silenzio perdendosi anche lei nei ricordi della prossima
stazione.
Harajuku, Stazione di Harajuku.
***
-“Ti prego Sakura-chan…andiamocene da questo posto…”-
Disse lamentandosi in mezzo alla folla che lo stava comprimendo un giovane dai
capelli biondi.
-“Non se ne parla, non mi sono fatta il viaggio in metro
per andarmene senza aver girato almeno tre negozi!”- Sentenziò una ragazza
dagli strani capelli rosa che si faceva largo davanti al giovane a suon di
gomitate e di spinte.
Il biondo sospirò sconsolato, alla ricerca con lo
sguardo dei suoi due compagni di sventura, una ragazza del suo stesso colore di
capelli, che non poté fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso di fronte a
una scena tanto divertente, e un ragazzo dai capelli scuri raccolti in una coda
alta che si trascinava stancamente per le vie affollate della città.
Quella era proprio una pessima giornata, pensò il
giovane dagli occhi azzurri puntandoli nuovamente tra la folla alla ricerca
della schiena dell’instancabile amica. Non solo era domenica e avrebbe
sicuramente preferito rimanersene a casa a dormire invece di alzarsi all’alba,
ma si era persino fatto convincere dalla migliore amica della rosa, Ino Yamanaka, e dal suo svogliato amico,
Shikamaru Nara, di confessare
finalmente i suoi sentimenti per la ragazza.
La tensione era tanta, ma le possibilità di essere
preso in considerazione in quella marea di gente erano sotto lo zero.
Percentuale che negli anni non era assolutamente cambiata, visto che agli occhi
color smeraldo della ragazza il giovane Naruto non era altri che un amico
rompiscatole con il quale condividevano tutto fin da quando avevano sei anni.
Sicuramente, pensò l’ Uzumaki, lei non aveva mai pensato a lui in termini
d’amore e d’altronde nemmeno lui ci aveva mai pensato fino al quel maledetto
rientro dalle vacanze estive della terza media. Un giorno maledetto, perché gli
occhi del biondo si posarono sulla figura snella e abbronzata dal forte sole
degli Stati Uniti dove la ragazza si era recata con i genitori per l’estate,
rimanendone letteralmente abbagliati.
The memories ease the pain inside,
now I know why
Non ne capiva ancora il perché, eppure ogni giorno si
soffermava a guardarla dal cortile della scuola senza toglierle gli occhi di
dosso. Era come una calamita che non riusciva a smagnetizzare, nonostante il
rapporto tra loro non fosse assolutamente cambiato in superficie.
L’illuminazione la ebbe nel momento in cui la rosa gli confidò di essersi
innamorata del loro tenebroso compagno di classe, Sasuke Uchiha.
Il cuore del biondo sembrò rompersi in mille pezzi
come un fragile gioiello di cristallo e la rabbia fece avvampare il volto di
lui, fu allora che capì di essere innamorato della sua migliore amica.
Le memorie non troppo lontane di quella confessione,
fecero ammutolire il giovane che continuò a camminare a testa bassa per le vie
della città.
In risposta a quel silenzio inatteso, Ino mise una
mano sulla spalla al giovane per richiamarlo alla realtà e per cercare di
consolarlo almeno un po’.
-“Andiamo Naruto porta pazienza, lo sai che Sakura
sta diventando una “Harajuku girl[1]
”…”- Disse in tono scherzoso la Yamanaka, nel tentativo di far sorridere un
poco il giovane.
-“Si è già tinta i capelli di rosa, tra poco la
vedrai vestita da “Gothic lolita[2]
”…”- Aggiunse dando manforte alla amica il moro, nonostante il tono di quella
affermazione fosse un po’ scocciato visto l’eminente fastidio che gli provocava
stare in mezzo a quei posti così affollati.
Nonostante i tentativi di far ridere il giovane
Uzumaki, quello fece solo un tirato sorrisino, probabilmente infastidito da
quelle “accuse” infamatorie sulla sua bella, e rispose con tono altrettanto
seccato:
-“Non vedo dove sia il problema, ci starebbe
benissimo, vero Sakura-…”- Quando Naruto si voltò, vide che la ragazza era
scomparsa, probabilmente trascinata via dalla folla.
In quel momento il cuore del ragazzo ebbe un
sussulto, sapeva che non c’era pericolo nel girare quelle strade così affollate
ma Sakura era una ragazza dall’aspetto fragile e dolce e forse qualche
malintenzionato poteva farle del male. Non che Naruto non avesse fiducia nelle
tecniche di autodifesa della ragazza, ma non era la prima volta che i suoi
amici finivano nelle mire delle bande teppiste con cui era solito scontrarsi il
biondino e aveva paura che l’improvvisa scomparsa della ragazza fosse opera di
qualche teppista da strapazzo. Sentì il cuore salirgli in gola al solo pensiero
che la sua amica fosse in pericolo a causa sua e così, senza dire niente ai due
ragazzi rimasti dietro di lui, prese a spintonare la folla per farsi largo tra
quella marea di gente.
Ino e Shikamaru fissarono la schiena dell’amico farsi
sempre più piccola fino a scomparire dietro un vicolo di quella trafficata
strada di Harajuku. I due, rimasti un po’ interdetti per l’improvvisa fuga del
biondo, si arresero all’evidenza che
quando quella testa si metteva in testa una cosa era impossibile
dissuaderlo dal suo intento, così la bionda estrasse dalla sua borsetta lilla
il cellulare e inviò un messaggio ai due dispersi dicendo che li avrebbero
aspettati davanti alla stazione.
Nel frattempo, Naruto continuava la sua corsa tra i
negozi e le piccole stradine nella speranza di ritrovare la ragazza. Ma la
stragrande presenza di ragazzi e ragazze dagli stravaganti modi di vestire non
facilitavano certo la sua ricerca, specie se doveva chiedere informazioni ai
passanti che lo guardavano con fare spaesato. Nonostante questo, non era nel
suo stile arrendersi, così continuò imperterrito a fare domande e a correre da
una parte all’altra della cittadina fino a quando non riuscì finalmente a
trovarla.
Era davanti a una vetrina con il cellulare in
mano e si guardava intorno per riuscire
a ritrovare la via che conduceva alla stazione. Quando l’Uzumaki la vide, il
cuore prese a battergli velocemente e fu colto da una insolita sensazione di
sollievo nel vederla sana e salva.
Riprese a correre nella sua direzione agitando la
mano per richiamarla ma, vuoi per fortuna o sfortuna, non vide una lattina di
coca proprio davanti ai suoi piedi e c’inciampò sopra, andando a franare
addosso alla ragazza, rimasta impietrita dall’arrivo di quell’uragano che gli
era caduto addosso. Il biondo si massaggiò la testa dolorante e aprì di nuovo
gli occhi che aveva chiuso durante all’impatto, accorgendosi di essere a pochi
anzi pochissimi centimetri dal volto della ragazza. Anche la ragazza riaprì gli
occhi e le sue guance non poterono fare a meno di arrossire di fronte a quei
due occhi azzurri che non smettevano di fissarla, era la prima volta che si
sentiva così confusa davanti al suo amico d’infanzia.
Quest’ultimo poi, non sembrava intenzionato a
smuoversi da quella posizione, fino a che non avvertì uno strano sapore di
fragola sulle sue labbra e abbassando lo sguardo, capì che le loro labbra si
stava sfiorando e che, se si fossero avvicinati di ancora qualche millimetro,
si sarebbero inesorabilmente congiunte.
Ovviamente, se da una parte Naruto era al settimo
cielo, dall’altra Sakura avvampò violentemente, finendo per mollare un sonoro
schiaffone sulla guancia del ragazzo che cadde all’indietro, allontanandosi
dall’ amica.
-“Sei un bisonte Naruto! Guarda dove cammini!
Riprovaci ancora e ti spacco quel muso da teppista che ti ritrovi!”- Gli urlò
contro la ragazza ancora visibilmente imbarazzata per l’accaduto.
Il teppista non poté fare nient’altro che abbassare
il capo e chiedere perdono ai piedi di lei. Non era di certo un buon momento,
pensò lui, per farle una dichiarazione, anzi era proprio una pessima giornata
in tutto e per tutto. Ma all’improvviso il ragazzo avvertì uno strano rumore
provenire davanti al suo volto. Lo alzò dal terreno e vide un piccolo
pacchettino rosa, adornato da un fiocco arancione, stretto tra le mani della
ragazza su cui era franato pochi minuti prima.
Lei evitò il suo sguardo e con voce flebile si limitò
a sussurrare:
-“Bu-Buon compleanno Naruto…”-
Naruto rimase sorpreso al suono di quelle parole, ma
non poté fare a meno di sorridere e di comprendere il motivo della sveglia alle
cinque e del sequestro per buttarsi tra la mischia di quella marea di gente,
incredulo che il ricordo del giorno della sua nascita fosse tanto prezioso alla
ragazza che gli stava di fronte. Così, pervaso dalla gioia del momento e non
sapendo cosa rispondere, si limitò a prendere il pacchetto, stringendo tra le
mani quelle della ragazza e godendo di quella piacevole e dolce sensazione del
loro primo e vero contatto d’amore in un silenzio quasi surreale.
All of my memories keep you near.
In silent moments imagine you here
***
Il ragazzo,
dondolato dal movimento lento e continuo della metro, era rimasto in silenzio a
fissare il buffo portachiavi che stringeva tra le mani. Quel dolce e quasi
impercettibile suono era solito aiutarlo a rilassarsi nei momenti di tensione
perché le ricordavano la fatica e la premura con cui la ragazza dei suoi sogni
lo aveva comprato per lui.
Per lui,
era come averla sempre accanto.
Era come
sentire sempre le grida d’incoraggiamento di lei a ogni sua attività sportiva,
era come avvertire il profumo di lei sempre presente nella sua camera.
Lei e solo
lei era in grado di alleviare i dolori che il giovane era solito nascondere e
quel piccolo portachiavi per lui rappresentava una sorta di talismano, intriso
dalla presenza della ragazza.
All of my memories keep you near.
Your silent whispers, silent tears.
Eppure, in
quel momento, altri erano i sentimenti che ingombravano il cuore di lui.
Sperava che
il silenzio si rompesse improvvisamente dalla voce cristallina e acuta di lei
che lo rimproverava per il pessimo voto che aveva preso nell’ultima verifica, o
delle ferite che si era procurato nell’ultima rissa.
Immaginava
di averla lì, seduta accanto a lui che piano piano si lasciava scivolare sulla
spalla di lui per lasciarsi cullare da quel movimento così dolce e rilassante.
Sentiva gli
occhi bruciare, incapace di sopportare la distanza che in quel momento li
separava, distanza che nemmeno quel piccolo talismano che stringeva tra le mani
era in grado di accorciare.
La bionda
guardò in silenzio il ragazzo, i suoi occhi cristallini riflettevano la figura
curva di lui, non potendo fare a meno di provare pena per l’amico. Sebbene, e
lei lo sapeva bene, la distanza alle volte poteva essere dolorosa, sapeva bene
che arrendersi all’evidenza senza combattere non era la via che i suoi amici le
avevano insegnato.
Ma lei si
era arresa, arresa alla distanza e alla sofferenza di non essere riuscita a
mantenere una promessa fatta in un giorno di pioggia.
Un giorno
che le cambiò per sempre l’esistenza, in un luogo dove due anime affini, divise
dalla morte, si ricongiunsero.
Meiji-Jingumae, Stazione di
Meiji-Jingumae.
***
-“Secondo la storia, il santuario di Meiji fu
dedicato in onore dei defunti spiriti dell’Imperatore Meiji e dell’Imperatrice,
sua moglie, Shōken per volere del popolo giapponese in ricordo della
grande influenza che avevano avuto in vita…”- Scandì ad alta voce una ragazza
dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta di fronte all’entrate di un
enorme tempio, incurante della presenza seccata e infastidita del ragazzo che
le stava affianco, costretto a tenere in mano un enorme raccoglitore di fogli
per quaderni.
-“Ino…”- Provò a richiamarlo il giovane ma senza
alcun successo, poiché la bionda continuava a non degnarlo di uno sguardo,
leggendo con grande entusiasmo la guida che teneva stretta tra le mani.
-“A quanto pare l’Imperatore e l’Imperatrice sono
morti a soli due anni di distanza l’uno dall’altro, allora è proprio vero che
quando due persone sono veramente innamorate non possono stare lontane per
troppo tempo!”- Disse sorridendo la ragazza, soddisfatta di quella scoperta.
-“Ino, hai sentito quello che ti ho detto?!”- Sbottò
improvvisamente il ragazzo, facendo voltare la giovane presa alla sprovvista da
quella strana reazione.
Il ragazzo la fissava con i suoi profondi occhi color
nocciola, senza distoglierli da quelli azzurri di lei. Ino, d’altra parte,
assottigliò gli occhi in una smorfia di disapprovazione e, infastidita da quel
suo insolito comportamento, gli diede le spalle e s’incamminò all’interno del
santuario.
Shikamaru sbuffò sonoramente.
Forse aveva esagerato con la reazione, infondo non
era nemmeno colpa loro se la professoressa Kurenai gli aveva dato come compito
una relazione sul tempio Meiji. Era infastidito, certo, dall’ennesima e
improvvisa sparizione dei suoi due amici, Naruto e Sakura, oramai diventati dei
geni a perdersi nei posti più assurdi, ma lo era ancora di più dal fatto di
essere rimasto solo con Ino.
Certe volte il ragazzo si domandava come fosse
possibile che Ino “Miss Perfezione”
Yamanaka avesse deciso di onorarlo della sua amicizia, lui il più svogliato
della scuola che amava i posti tranquilli e soprattutto il silenzio!
Parola che, nel vocabolario della Yamanaka, non era
presente visto la sua dirompete parlantina e la sfrontataggine di essere sempre
un gradino sopra gli altri. Si aspettava che, una volta raggiunte le medie, la
ragazza lo avrebbe completamente ignorato e ,anzi, deriso.
Invece era rimasta sempre accanto a lui, nei momenti
belli e in quelli brutti il loro quartetto non si era sciolto nemmeno per un
secondo, incurante delle difficoltà.
Made me promise I'd try
to find my way back in this life.
Ma quello che stavano per affrontare i quattro, era
troppo grande anche per loro.
Shikamaru non sapeva come dirlo agli altri e già si
pentiva di averlo detto a Ino che, in apparenza, sapeva che non avrebbe mosso
ciglio e, anzi, che sarebbe stata entusiasta della notizia.
In realtà, lui sapeva che Ino non era solo un oca dal
cervello vuoto e sapeva che dentro di sé soffriva in silenzio per non farlo
preoccupare ulteriormente.
Per questo aveva bisogno di una conferma che lei
sarebbe stata bene, consapevole che da una parte poteva sembrare egoista ma non
poteva farne a meno. Così sorpassò l’entrata del tempio e la trovò seduta sui
gradini del santuario. Rimase per qualche secondo abbagliato dai giochi di luci
che i raggi del sole facevano con i suoi capelli color grano, lei teneva sulle
ginocchia la guida che fino a pochi minuti prima leggeva con entusiasmo.
Le se avvicinò e , senza dire una parola, si sedette
sui gradini, in attesa che la ragazza facesse la prima mossa.
-“So cosa mi hai detto…”- Sussurrò lievemente la
bionda, quasi timorosa di voler rivolgere la parola a lui che se ne stava
seduto accanto a lei in silenzio.
-“Cercavo solo…di non pensarci…”- Continuò,
affondando la testa tra le ginocchia nel tentativo di non far vedere le lacrime
che avevano iniziato a rigare il suo candido volto.
Shikamaru la guardò intensamente, incapace di
distogliere lo sguardo da quell’esile figura che tremava di fronte a lui.
Chiuse gli occhi cercando di farsi forza, cercando di essere un punto
d’appoggio per lei come lo era stato in tutti questi anni. Ma la situazione
questa volta era troppo grande e nemmeno lui, da genio qual’era, era in grado
di trovare una soluzione a tutto ciò.
-“Promettimi…che starai bene…”- La ragazza, al suono
di quelle parole, così roche e profonde, alzò la testa e fissò con fare
meravigliato il ragazzo che non riusciva a guardarla negli occhi.
Il Nara fissava le nuvole sopra di sé farsi sempre
più cupe e minacciose, fino a sentire la prima goccia di pioggia cadergli sul
naso. A quel punto si voltò, e vide il volto bagnato e ancora sorpreso della
sua amica fissarlo con infinita tristezza, una tristezza che nemmeno lui era in
grado di alleviare.
-“Come puoi chiedermelo…?”- Domandò quasi supplicando
la ragazza, affondando il volto tra le mani e lasciando che le lacrime
scorressero fuori dal suo corpo e si mischiassero alle gocce gelide della
pioggia.
Il ragazzo non ne poté più, afferrò i polsi della
ragazza e la trascinò a sé, cingendola in un abbraccio forte e riassicuratore.
Lei, dapprima sorpresa da quella seconda insolita reazione, si lasciò andare
disperata tra le braccia di lui, affondando il volto sul suo petto, bagnato
dalla pioggia.
Shikamaru, sentendola così vicina e fragile, la
strinse ancora di più a sé e le accarezzò i lunghi capelli biondi nel tentativo
di calmarla.
Ma il suo cuore gridava cose che non dovevano essere
dette, parole e paure che sarebbero dovute partire assieme a lui e alla sua
borsa di studio di un anno per l’Australia.
-“Ho paura…”- Si lasciò scappare il ragazzo,
sorprendendo per l’ennesima volta la ragazza quel giorno.
I hope there is a way
to give me a sign you're ok.
Fu allora che Ino comprese. Per quanto Shikamaru si
atteggiasse a persona matura e coscienziosa, era comunque un ragazzino di
sedici anni che doveva affrontare un viaggio da solo senza né famiglia né amici
in una città straniera.
La Yamanaka si sentì terribilmente egoista, avrebbe
dovuto pensare a lui prima dei suoi sentimenti che comunque non avrebbe potuto
rivelargli.
Avrebbe venduto l’anima la diavolo per avere ogni
giorno sue notizie,uno straccio di messaggio sul cellulare o una semplice
chiamata per dirle che stava bene. Ma sarebbe stato troppo egoista da parte sua
pretenderlo dall’amico che avrebbe dovuto affrontare difficoltà che nemmeno
s’immaginava.
La ragazza chiuse gli occhi e accarezzò i capelli di
lui con fare materno, procurando una calda e piacevole sensazione nell’animo
del ragazzo che si limitò ad affondare la testa trai lunghi capelli di lei
rimanendo in silenzio ad ascoltare lo scorrere della pioggia sui loro corpi.
-“Ho paura anch’io…ma so che ci rivedremo. Tranquillo
noi saremo qui ad aspettarti!”- Sentenziò con un dolce e radioso sorriso la
ragazza, lasciando il giovane senza parole.
Il Nara sentì uno strano calore pervadergli il corpo
alla vista della sua amica che, sebbene zuppa fino alla punta dei capelli, gli
sorrideva con una naturalezza e una spontaneità che solo lei era in grado di
tirar fuori nei momenti più difficili. Il ragazzo ricambiò infine il sorriso e
le stampò, seppur estremamente impacciato, un piccolo bacino sulla fronte che
fece tingere di un vivo color rosato le guance di lei.
I loro sguardi s’incrociarono nuovamente, confusi e
indecisi sul da farsi e incuranti della pioggia che continuava a scendere senza
sosta. Quasi incosciamente, i due si avvicinarono fino a giungere a pochi
centimetri dai loro volti e dalle loro labbra.
-“Ragazzi! Ma che avete nella testa?! Vi prenderete
un malanno, venite dobbiamo andare!”- Fu il grido di Naruto a richiamarli alla
realtà e a farli staccare da quella posizione alquanto imbarazzante.
Shikamaru maledì il biondino e la rosa per aver
ritrovato la strada proprio in quel momento, ma almeno il suo cuore non era più
così appesantito dai dubbi e dalle paure. Così si alzò in piedi e porse la mano
ala ragazza che l’accettò con un sorriso e presero a correre in direzione della
stazione insieme agli altri due amici.
Reminds me again it's worth it all
so I can go on.
***
Il cuore di
lei ebbe un sussulto al udire il rumore metallico delle porte che si
chiudevano, segnando l’inizio di un nuovo tragitto. Sfilò velocemente dalla
tasca della sua cartella una cartolina con sopra raffigurata la città di
Sidney, la voltò e sorrise vedendo la calligrafia svogliata che vi era impressa
sopra. Quante volte aveva immaginato di vederlo varcare la soglia della sua
camera, sbiascicando un leggero e imbarazzato “sorpresa” per poi rimanere unito
a lei a chiacchierare di come era andato il viaggio e dei regali che le aveva
portato. Altre volte, specialmente nei giorni di pioggia, immaginava di aver
preso lei il primo volo per l’Australia per fargli una sorpresa e insieme
avrebbero visitato quella incantevole città costiera.
Era per
lei, l’unico modo di sentirlo vicino a sé, l’unico modo per alleviare la
solitudine.
All of my memories keep you near.
In silent moments imagine you here
Ma sapeva
che la parte difficile stava per iniziare proprio ora, lo sapeva lei e lo
sapeva anche Naruto che, dopo un rapido sguardo al paesaggio fuori dal
finestrino, tornò a fissare il portachiavi che aveva in mano.
Il biondo
lo ripose nella cartella con estrema cautela, per paura che si rovinasse, e si
stiracchiò sonoramente portando le braccia dietro la testa. Ino lo guardò
lasciandosi sfuggire un lieve sorriso. Non capiva come quello strano ragazzo
potesse trasmettere una tale vivacità e un tale senso di calma anche nei
momenti più difficili. Si trovò a pensare che Sakura, se mai si fosse accorta
di quale tesoro avesse tra le mani, sarebbe stata la donna più felice della
terra.
Un senso di
solitudine pervase il corpo della Yamanaka, incapace di pensare a una simile
opportunità per lei e Shikamaru, sensazione che non sfuggì agli occhi azzurri
dell’Uzumaki, che le mise una mano sulla spalla e le sorrise con fare
rassicurante. Lei ricambiò con fare stanco e consapevole che era ora di
affrontare quella strana situazione senza che le lacrime rigassero il loro
viso.
All of my memories keep you near.
Your silent whispers, silent tears.
-“Tra poco
sarà la tua fermata…”- Disse all’improvviso la ragazza, facendo voltare il
ragazzo con in volto un’espressione meravigliata.
Lui non
disse nulla, semplicemente tornò a fissare davanti a sé il vagone vuoto, con il
sorriso di prima spento sulle labbra e la consapevolezza di essere quasi
arrivato al suo capolinea.
-“Non
scendo…”- Rispose quasi con un filo di voce lui, evitando di fissarla negli
occhi.
Lei sorrise
nuovamente, commossa da quell’insolito lato debole e dolce del suo migliore
amico, lato che era solito mostrare poche volte anche al loro quartetto per
evitare di farli preoccupare o comunque per non mostrarsi debole di fronte a
loro. Da una parte, pensò Ino, non erano tanto differenti i due. Ma quello che
stavano per affrontare era più grande di qualunque amore non ricambiato e di
qualunque distanza essi potessero mai immaginare. La bionda prese un profondo
respiro e tornò a fissare il ragazzo,
facendosi forza per lui e cercando di immaginare nella sua mente i sorrisi dei
loro due amici, assenti in quel momento.
Together in all these memories
I see your smile.
-“Scendi
dalla metro.”- Si limitò a dire la Yamanaka, con un tono leggero che sembrava
una specie d’ordine, o per meglio dire desiderio, da parte sua.
Il volto di
lui, dapprima sorpreso, assunse in seguito un’espressione addolorata e
sofferente, come se quelle parole lo avessero colpito direttamente al cuore
come il proiettile di una pistola. Erano tante le motivazioni per le quali non
voleva scendere, ma era vero che erano tante anche quelle che incitavano una
sua piccola parte a scendere da quel vagone vuoto.
Cercò
dentro di sé le parole per rispondere, ma la sua mente era totalmente confusa e
le sue paure si erano trasformate in frasi che il suo cuore rifiutava di
accettare ma che la sua bocca non ne voleva sapere di trattenere dentro.
Le memorie
di quei giorni passati insieme, adesso sempre più lontane, lo facevano
vacillare e gli impedivano di essere sincero con sé stesso e soprattutto con
lei.
-“Scendi
con me.”- Rispose infine lui, ritrovando un briciolo di forza che era riuscito
a racimolare dentro la sua anima, oramai ridotta a un cumulo di cristalli
frantumati.
All the memories I hold dear.
Ino scosse
la testa, cercando sempre di non cancellare dalle sue labbra quel sorriso che
le serviva ad infondere coraggio a lui e soprattutto a lei, perché la voglia di
seguirlo era tanta, ma sapeva che non ce l’avrebbe fatta.
Ma Naruto
non si diede per vinto, non poteva assolutamente demordere.
In quel
frangente era fondamentale che lui non assecondasse quello che poteva sembrare
ai suoi occhi un capriccio, ma che per la bionda era semplicemente un arrendersi
di fronte alla realtà.
Solo che
questa volta non sapeva davvero come fare.
Gli occhi
lucidi di lui fecero vacillare la ferma intenzione di Ino che finì per
abbracciarlo forte, lasciando che le lacrime del biondino bagnassero la sua leggera
uniforme scolastica, ascoltando i singhiozzi dell’amico in silenzio.
-“Mi
odieranno…”- Disse tra le lacrime lui.
La
Yamanaka, seppur conscia dei sentimenti del giovane, avvertì una strana
sensazione fastidiosa percorrerle la schiena al suono delle parole di lui. Così,
si staccò dall’abbraccio e costrinse il ragazzo a guardarla negli occhi, occhi
che ora più che mai erano determinati e fermi sulla loro posizione.
-“Vuoi
sentirti dire che te lo meriti, Naruto? Sappi che non è colpa tua e mai lo
sarà. Io non ti accuserò mai di nulla e sono certa che anche loro la pensano
così. Ma se ora non scendi, allora si che avranno un motivo per odiarti…”- Concluse
infine la ragazza sempre con quello sguardo serio che non lasciava spazio ai
dubbi e un sorriso che era in grado di cancellare tutte le incertezze dei loro
giovani cuori.
-“Ma tu ami
Shikamaru…”- Provò a replicare l’Uzumaki, ma lei continuò a sorridere,
nonostante la verità si fosse presentata davanti ai suoi occhi come un fulmine
a ciel sereno.
-“Si, e
continuerò ad amarlo solo che la mia fermata non è questa. Ed è proprio perché
tu ami allo stesso modo Sakura, che devi scendere…”- Rispose lei, porgendogli
tra le mani la sua cartella con il buffo portachiavi che tintinnava al suo
interno.
Darling, you know I love you
till the end of time.
Naruto
rimase in silenzio, fissando il sorriso della ragazza per qualche secondo,
infine si rese conto che non poteva scappare da quella situazione e doveva
affrontarla a testa anche per lei. Così, sorrise lievemente e prese la sua
cartella, dirigendosi verso le porte metalliche che da lì a pochi secondi si
sarebbero aperte, aprendo con esse, l’ultima serratura della loro memoria.
Shibuya, Stazione di Shibuya.
***
-“Che diavolo volete ancora da me, perdenti?! Abbiamo
fretta!”- Ringhiò l’Uzumaki di fronte a una banda di teppista che avevano
accerchiato sia lui che la povera Ino, di ritorno entrambi dai corsi pomeridiani
di recupero.
-“Che c’è, Uzumaki? Hai fretta di andarti a scopare
la tua amichetta?”- Disse uno dei teppisti con fare spavaldo, divertito dal
rossore e dall’imbarazzo che aveva provocato sul volto del biondino, sempre in
difficoltà con affermazioni del genere.
-“No razza d’idiota, non lo sai che questi due sono
dei cagnolini che devono andare a aspettare all’aeroporto il loro amico che se
l’è squagliata in America?”- Aggiunse un suo compare, facendo ribollire di
rabbia non solo Naruto, ma anche la bionda che fino ad allora era stata in
silenzio, protetta dalle forti spalle del ragazzo.
-“Peggio del bastardino della statua[3], magari
quello neanche ritorna più perché circondato da soldi e belle don-…”- Ma il
teppista non fece in tempo a concludere la frase che il biondo lo atterrò con
un pugno, stanco di sentire quelle calunnie sul suo migliore amico.
Si svolse tutto in un attimo e senza che nessuno
potesse fare niente, qualcosa di luccicante venne estratto dalla tasca di uno
dei delinquenti e poi si udì solo un paio di colpi che risuonarono per tutta
l’aria circostante.
L’ultima cosa che avvertì Naruto, fu un dolore acuto
all’altezza dello stomaco e la figura di Ino che gli si parava di fronte prima
di udire l’ennesimo sparo e poi, il buio.
***
Naruto
riaprì a fatica gli occhi, rendendosi conto di non essere più sulla
metropolitana ma disteso su un lettino bianco e con dei piccoli tubicini che
gli perforavano il braccio. Il rumore delle macchine alle quale era attaccato,
sembrò aumentare ogni volta che lui volgeva lo sguardo per la stanza, cercando
di capire dove si trovasse. Fino a che non incrociò gli occhi di lei. I suoi
occhi color smeraldo, arrossati dal pianto e dal sonno, lo fissavano con fare
incredulo, quasi non le sembrasse vero che si fosse svegliato.
Il biondo
sentì la gola farsi secca, incapace di pronunciare parola alcuna, di fronte al
quel viso così stanco e triste la cui
mano, probabilmente per tutto il tempo che era rimasto incosciente, stringeva
quella fasciata di lui.
All of my memories keep you near.
In silent moments imagine you here
-“Naruto…”-
Disse tra le lacrime la ragazza, gettandosi al collo di lui e piangendo con
quanta forza avesse in corpo.
Lui rimase
immobile, comprendendo finalmente di essere in ospedale e che la rissa con quei
idioti non era stata di certo un successo, ma c’era qualcosa che gli mancava.
Quel
qualcosa lo comprese, quando sentì la sedia vicino al suo letto sposarsi e vide
la figura stanca del suo amico con ancora indosso la sciarpa e il cappotto.
I due
ragazzi si guardarono senza dire niente, le occhiaie del moro sembravano due
solchi profondi scavanti da una serie di notti passate in bianco.
Naruto lo
guardò ancora una volta, poi riprese a guardare la stanza in cerca di quella
folta chioma di capelli biondi in uno di quei lettini che erano adagiati nella
sua stanza.
-“Sarei
dovuto rimanere in Giappone…”- Disse improvvisamente il ragazzo dalla coda
alta, affondando il viso tra le mani.
L’Uzumaki
avvertì la stretta dell’Haruno farsi più forte e la camera fu sommersa dai
singhiozzi del Nara che fino ad allora aveva trattenuto davanti al letto di
morte di lei.
Il biondo
chiuse gli occhi e ricordò per quale motivo era sceso da quella metro, così con
un braccio cinse il fragile corpo della rosa e con l’altro strinse la mano
dell’amico, scosso dalle lacrime della sua più grande perdita.
Rimase in
silenzio, stringendo i corpi dei due, in un estremo tentativo di non lasciarli
cadere nella disperazione, perché era per questo che Ino voleva che scendesse,
perché loro avevano bisogno di lui.
All of my memories keep you near.
Your silent whispers, silent tears.
Sempre nel
più rigoroso silenzio, una piccola lacrima scese sul volto di Naruto, nel
ricordo di quel quartetto che aveva affrontato insieme le sfide più difficili e
della consapevolezza che ora, la loro sfida finale, avrebbero dovuta
affrontarla in tre. Tra i rimorsi e le frasi non dette e tra i piccoli sensi di
colpi, avrebbero dovuto restare uniti per lei, lei che ora sembrava solo una
dolce memoria del loro passato da ragazzi. Loro tre sarebbero diventati degli
adulti, volenti o nolenti,avrebbero dovuto affrontare la morte della loro
compagna con saggezza e fermezza, senza farsi abbattere dalla nostalgia.
Quello che
non sapevano, era che lei li avrebbe per sempre ricordati nel posto dove la
dolce metro la stava conducendo, in un posto dove il dolore e la paura non
avrebbero più intaccato il suo animo. Ma fino a quando si trovava sulla metro,
pensò la ragazza, il dolore e le lacrime potevano ancora sgorgare dal sul esile
corpo. In silenzio, mentre la melodia della radio andava piano piano
scomparendo, una piccola lacrima scese sul volto di lei, nonostante tutto,
sorridente e fiduciosa nello splendido futuro che aspettava i tre. Sebbene lei,
non ne avrebbe fatto parte se non come una lontana e fragile memoria del
passato.
All of my memories
END.
[1] Il termine “Harajuku girls” è stato utilizzato dal linguaggio dei media per descrivere gli adolescenti ed i giovani (in stragrande maggioranza donne) che popolano le strade di Harajuku, abbigliate secondo svariati stili anche molto diversi fra loro, ma accomunati da un'importante dimensione cromatica e da una generale eccentricità.( cfr. Wikipedia)
[2] La moda Lolita enfatizza lo stile del vestiario femminile vittoriano ed edoardiano, e spesso cerca di imitare le caratteristiche delle bambole di porcellana vittoriane. L'estetica Gothic Lolita è formata quindi dal connubio tra la moda Lolita e la moda gotica.( cfr. Wikipedia)
[3] Il professore Hidesamuroh Ueno, docente all'università di Tokyo aveva un cane che si chiamava “Hachiko”, il quale ogni mattina lo accompagnava alla stazione di Shibuya, ed ogni sera lo attendeva per tornare a casa. Un giorno, mentre si trovava all'università, il Professore fu colpito da infarto, e morì. Hachiko, inconsapevole della morte del padrone, continuò a recarsi ogni sera alla stazione per aspettare il suo ritorno per undici anni, fino al giorno della sua morte. Ben presto la storia del fedelissimo Hachiko si diffuse in tutto il Giappone, e per ricordare la sua fedeltà, l'artista Toru Ando costruì una statua, esattamente nel punto di Shibuya in cui Hachiko aveva atteso per tanto tempo il suo padrone.( cfr. Wikipedia)