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Autore: katyjolinar    02/01/2016    1 recensioni
Seguito di "Il veleno del Pungolo Orrendo". Moccicoso ha 5 anni, ora, e vive una vita normale, esattamente come i suoi coetanei. Questa è la storia di come crescerà e diventerà un uomo, seguito e amato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia, senza mai dimenticare le tradizioni vichinghe.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Moccicoso, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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Intanto, a casa Haddock erano rimasti solo Moccicoso, Testa Bruta e Testa di Tufo. 
Il moro era in piedi accanto a Sdentato, il quale faceva le fusa, mentre l'altro gli spazzolava la schiena. I due, negli ultimi 18 anni avevano legato molto, erano arrivati a rispettarsi a vicenda, nonostante nella prima vita dell'umano non sempre andassero d'accordo; inoltre al drago era sempre piaciuto stare con i bambini, fin dai tempi in cui Hiccup era il padre di Moccicoso, e il fatto che in quella casa ce ne fossero tanti lo mandava su di giri, unito al fatto che uno di loro era il suo vecchio Cavaliere.
"Allora, bello, che ne pensi della festa di ieri?" chiese l'uomo, grattando il Furia Buia dietro le orecchie "Ho fatto bene a farli sposare?"
Sdentato fece un verso gorgogliante, tirando indietro le orecchie e allungando il collo perché l'altro gli grattasse meglio alcuni punti inaccessibili. 
"Certo." disse Testa di Tufo, al posto dell'animale, tenendo le braccia incrociate "Ma faresti meglio ad abituarti agli anticoncezionali. Hai trasformato mia figlia in una nursery ambulante!"
"Papà,  dai, non fare così." si intromise Testa Bruta "Abbiamo fatto un errore di calcolo, può capitare."
"Esatto. E poi vent'anni fa non continuavi a ripeterci di volere dei nipoti?" continuò il moro.
"Era venti anni fa." borbottò il biondo "La mia bimba aveva 18 anni, e io avevo da poco superato i 40, ero abbastanza giovane per essere nonno. Ma ora ho superato i 60! Non voglio più fare il nonno di un neonato, voglio fare il bisnonno!"
"Non sono più una bambina, lo sai!" protestò la donna "E sai anche che io e Moccicoso avevamo deciso di non avere altri figli, ma gli errori di calcolo possono capitare, quindi ora cerca di abituarti in fretta alla situazione, perché per diventare bisnonno ne avrai ancora per parecchio."
"Beh... se Hiccup e Astrid sono come prima, può darsi che entro nove mesi potrebbero nascere degli eredi..." constatò il vecchio, tenendosi il mento con una mano, con aria pensierosa. 
"Non stai correndo un po' troppo, papà?" lo fermò Moccicoso "Si sono sposati appena ieri..."
"E non ci hanno fatto dormire per due ore, ieri notte." ammise l'altro "Per cui... certo,  però, forse bisognerebbe dar loro una casa..."
"La costruiremo a primavera." acconsentì il moro "Ammetto che li abbiamo fatti sposare in fretta, ma se non facevo così la situazione ci sarebbe sfuggita di mano. Per ora dovranno restare qui, tanto c'è spazio per tutti."
I loro discorsi vennero interrotti dall'arrivo di Stoick, il fratello minore di Moccicoso, Gustav, diventato uno degli anziani del Consiglio di Berk e uno dei consiglieri fidati del capotribù, Gambedipesce e sua moglie Beyla, la donna di magia del villaggio e anche lei membro anziano del Consiglio di Berk.
Appena arrivati si sistemarono attorno al tavolo.
"Gran bella festa, ieri, eh, Capo?" esclamò Gustav, dando una pacca sulla spalla al moro "Io pensavo che gli cedessi la carica..."
"Lo farei, Gustav, ma non sono pronti." sospirò l'uomo "Lo so che è strano da dire, visto che hanno governato per venti anni prima di me, ma le cose cambiano."
"Cosa ti fa pensare che Hiccup non sia pronto?" domandò Gambedipesce.
"Non è solo Hiccup." ammise il Capo, prendendo la mano della moglie "Lo so che Stoick l'Immenso governava da solo, un po' me lo ricordo, ma Hiccup si è sempre avvalso dell'aiuto di Astrid, e anche io mi faccio aiutare da Testa Bruta. Lei non è solo mia moglie, è anche la mia prima consigliera, e mi sostituisce quando io non posso occuparmi delle faccende. Quello che voglio dire è che anche Astrid deve essere pronta, e non lo è."
"Non capisco..." intervenne Stoick "Ieri mi sembravano a posto."
"No, Moccicoso ha ragione." si intromise Testa di Tufo "Hiccup e Astrid, da quando sono tornati bambini, si sono chiusi un po' in sé stessi. Hiccup è ancora un po' chiuso, ma Astrid, ultimamente, è arrabbiata con il mondo."
"Sembra come erano quando eravamo ragazzi, durante l'addestramento antidrago..." constatò Gambedipesce, pensieroso.
"Sono sicura che si riprenderanno." li interruppe Bruta, infine, passando il libretto dei sogni a Beyla "Ecco... Astrid ha segnato i suoi sogni della notte scorsa. So che in realtà non è proprio la loro prima notte di nozze, ma interpretare questi sogni potrebbe essere utile."
La druida prese il quadernetto e lo aprì, leggendo con attenzione ciò che vi era scritto. La sua espressione concentrata, si fece presto sorpresa, infine imbarazzata, e i suoi occhi si posarono su Moccicoso.
"Cosa dice?" domandò il Capo, allarmato "Qualcosa di brutto?"
"No, non penso, ma... potrebbe interessarti. Ascolta..." riferì lei, leggendo poi le poche righe della pagina "'Sono seduta sotto il portico di una casa. Credo sia casa mia, perché sento una certa familiarità con il posto. Sono molto arrabbiata, credo di aver litigato con qualcuno, non so perché, ma sento questa sensazione... Mi sto guardando intorno, seduta sulla panchina. È primavera, ed è tutto fiorito; è molto bello. Sull'erba di fronte a casa un bambino sta giocando in mezzo alle margherite, ha i capelli neri, e credo non abbia più di sette o otto mesi. È tranquillo, ma non lo perdo d'occhio, e intanto mi carezzo la pancia... sono incinta, la gravidanza è avanti, credo quasi alla fine. Poi vedo arrivare Hiccup. È in groppa a Sdentato, salta giù e mi guarda. Io mi alzo, e mi sale la rabbia, so che avevamo litigato, e lui mi ha fatto molto arrabbiare... lo vedo avvicinarsi, poi lui si ferma davanti al bambino, lo guarda e lo prende in braccio, per poi salire il portico e fermarsi di fronte a me. Ci guardiamo, poi lui mi mormora di perdonarlo e mi bacia, mentre il bambino mi porge una margherita e la poggia sulla mia pancia'." chiuse il libretto e tornò a guardare il capotribù "Questo non è un sogno, ma un ricordo in piena regola, risalente a quarant'anni fa!"
Moccicoso si alzò in piedi, sospirando nervoso e passandosi una mano sui capelli, per poi prendere anche lui il libretto e leggere le stesse parole.
"Mi ricordo di quel giorno." confessò "Lo so, ero piccolo, ma credo sia un effetto collaterale del veleno... ho ricordi risalenti ai primi tempi, dopo che sono stato avvelenato, tipo quando mio padre mi ha adottato, o quando ho chiesto di interrompere le ricerche per la cura... e questo... ricordo che mamma era incinta di Val, e quel mattino lei e papà avevano litigato forte, non succedeva spesso, ma quando succedeva mi spaventavo a morte, non volevo che succedesse e avevo paura che mi abbandonassero... lo so, è stupido, ma ero solo un bambino. Comunque papà era andato a farsi un giro, per sbollire la rabbia, e io ero rimasto con mamma, che mi aveva messo a giocare sull'erba. Dovevo inventarmi qualcosa per farla tranquillizzare, e tutte quelle margherite così carine mi hanno fatto venire un'idea, così ne ho preso una e sono andato verso di lei. Poi papà mi ha preso in braccio, e ho visto che hanno fatto pace..."
Ci fu un momento di silenzio, mentre Beyla riprendeva il libretto e leggeva la pagina successiva. Questa volta sorrise, guardando gli altri.
"Questo è un vero sogno, non un ricordo." confermò "Non posso dirvi cosa ha sognato, ma posso dirvi che, se tutto andrà come deve, presto i ragazzi avranno un erede, e può darsi che i loro dissapori si risolveranno."
"Bene! Diventerò bisnonno!" esclamò Testa di Tufo, scattando in piedi, allegro, e saltellando attorno al tavolo, quasi fosse diventato bambino.
"Com'è che sei più felice di diventare bisnonno che di avere altri nipotini da noi?" borbottò il genero, guardandolo male.
"Perché questa è una notizia, mentre mia figlia di nuovo incinta non fa più notizia." ammise il vecchio, continuando il suo balletto scemo.
Moccicoso sospirò, portandosi una mano sulla fronte, esasperato, mentre la moglie lo abbracciata stretto, posandogli un dolce bacio sulle labbra.
"Su, tesoro, non fare così." lo rassicurò "Sai come è fatto papà..."
"Già... ha fatto troppi giochi pericolosi da giovane e ha preso troppe botte da figlia e nipoti..." borbottò, prima di tornare a parlare al gruppo "Abbiamo ancora sei giorni di festeggiamenti da coordinare. Dividiamoci i compiti come già stabilito, non credo ci sia niente altro da aggiungere. Ora potete andare. Beyla, grazie ancora per la tua consulenza."
Detto ciò congedò il gruppo, e tutti tornarono ai loro compiti.
Intanto Hiccup e Astrid erano in giro per le vie del paese. Il ragazzo non mollava mai la giovane, e lei, nonostante il momento di passione di poco prima, era tornata ostile quanto lo era in precedenza.
Dopo un po' vennero avvicinati dal gruppo di bulli che una volta facevano capo alla ragazza, ma che ora erano guidati da Oleg.
Quest'ultimo fece qualche passo verso di loro, guardandoli con derisione.
"Oh, guarda chi c'è... La maggiore delle sorelle Haddock e sua moglie..." rise.
"Oleg, levati dalle palle!" ringhiò la bionda, a denti stretti, cercando di liberarsi dalla presa del compagno, che la teneva per un braccio.
"Oh, andiamo... Non voglio fare nulla." continuò il ragazzone "Avevo solo una curiosità... mi chiedevo come è il sesso tra due ragazze... sì, insomma... come fate, visto che nessuno di voi due possiede gli attributi?"
Venne zittito da un pugno in faccia, che lo colse di sorpresa.
"Se non la pianti sarai tu a perdere gli attributi, coglione!" lo minacciò la ragazza, ancora con i pugni stretti. Stava per rincarare la dose, quando Hiccup la prese e la fece allontanare dal gruppo, portandola in una zona più tranquilla.
"Stai calma." le disse, quando si fermarono "Non vale la pena."
"Fanculo!" esclamò la giovane, ancora arrabbiata "Quello si merita una lezione! E non saranno i tuoi ragionamenti da checca a impedirmelo!"
"No, ma sei mia moglie, e non voglo che ti comporti in questo modo, chiaro?" insistette il castano, riprendendo il suo tono autoritario e afferrandole di nuovo il braccio.
"Lasciami!" continuò lei "Me ne frego dei tuoi ordini! E quando troverò il modo di divorziare ti farò pagare anche gli interessi!"
"Beh, nel frattempo devi ubbidirmi, però." concluse lui, a denti stretti, afferrandole entrambe le mani.
Astrid si zittì, fissando il compagno negli occhi. Era davvero determinato, e cocciuto come un Incubo Orrendo disobbediente. Le si avvicinò ancora, mentre le loro mani si intrecciavano, e le parlò all'orecchio.
"Ricordi cosa ho detto qualche giorno fa?" sussurrò, sempre più serio "Non avrai il mio rispetto finché non me ne darai."
"Io non sono la tua servetta." protestò la giovane.
"No, non lo sei. Ma devi imparare a rispettarmi." disse Hiccup, a voce sempre molto bassa "Quindi ora datti una calmata."
La bionda non disse una parola, mentre quei penetranti occhi verdi la ipnotizzavano. Annuì debolmente, senza quasi rendersi conto di quello che stava facendo, e notò subito che lo sguardo del marito si addolcì.
Hiccup le sorrise, senza mollarla. Le posò un bacio sulla guancia e la abbracciò, rassicurante.
"Sei testarda, ma ragionevole." ammise "E sei anche una bella ragazza, ma non devi arrabbiarti per qualunque cosa."
"Ti odio..." sussurrò Astrid, seppur arrossendo per il complimento appena ricevuto.
Il giovane la tenne stretta, non reagendo al tentativo di istigazione della compagna. Avvicinò nuovamente le labbra al suo orecchio e le parlò.
"Voglio un figlio, Astrid." disse, serio ma dolce.
La ragazza, a quelle parole, sentì il cuore fermarsi per un momento, e poi accelerare. Tornò a fissarlo negli occhi.
Un figlio? No! Non gli avrebbe mai dato un figlio! Poteva scordarselo! Questo è ciò che gli urlava, con la mente.
Ma il resto del corpo sembrò sconnesso con il suo pensiero.
Annuì debolmente.
"I... io... io ne vorrei almeno tre." rispose, con un filo di voce.
Le loro labbra si unirono, in un lungo bacio dolce e passionale.
Astrid non ci stava più capendo niente. Al secondo giorno di matrimonio era ormai completamente in balia del volere del compagno, ma, cosa più strana, sentiva di volere davvero quello che aveva detto.
Doveva trovare il modo di reagire, o avrebbe perso quella guerra.
Non poteva permettere che Hiccup vincesse ancora.
   
 
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