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Autore: moonknight    02/01/2016    1 recensioni
Dopo la guerra contro Gea il mondo sembra aver trovato la sua calma, ma è destinata a non durare tanto. Nyx è decisa a voler conquistare il mondo, e toccherà a due semidei e ad un mortale a cui è stata data una grande occasione dover recuperare tre pezzi di un'arma capace di esiliare la divinità primordiale nel Tartaro. Non vi farò la solita domanda "Ce la faranno i nostri eroi...?" perché, diciamolo, è stupida. Sappiamo che ci riusciranno, ma sta a voi vedere come.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Hope ci salva il fondoschiena

Giungemmo all’obelisco in pietra che era quasi mezzanotte, e decidemmo di accamparci sul prato, poco distanti dal monumento, fin quando le strade non fossero state completamente deserte e la città non si fosse addormentata… lì seduto, con Hope sdraiata sull’erba e la testa appoggiata alle mie gambe, la magia di Morfeo stava cominciando a prendere il sopravvento sul mio corpo e sulla mia mente, quindi decisi di concentrarmi su qualcosa che non fosse il viso della mia bellissima compagna di viaggio. Non c’è molto che si può dire sul monumento… sembrava alto, massiccio, monumentale(?). Una base quadrata era l’origine di quattro pareti di marmo, leggermente inclinate verso l’interno; in cima, una piramide chiudeva la costruzione, con due piccole finestrelle su ogni faccia, e la punta brillava di una fioca luce dorata.

Aspettammo fino alle tre, alternandoci a turni per riposare, fin quando non decidemmo di entrare in azione. Da vicino l’obelisco era DAVVERO enorme, maestoso, e irradiava energia. - Quasi 170 metri in altezza di marmo, granito e arenaria, ci vollero quarant’anni per costruirlo tutto. - mormorò Robert rompendo il silenzio, leggendo da un volantino che aveva trovato a terra. Non ci furono risposte, non era proprio il momento per parlare di architettura e storia, quindi accartocciò il foglietto e lo gettò nel cestino più vicino con un tiro ad occhi chiusi, che fece una perfetta carambola su un palo della luce per poi atterrare nella busta di plastica del contenitore in metallo. Pff, la solita fortuna.

Eravamo ormai a pochi passi dal grande cerchio di pietra al cui centro si estendeva il monumento, quando, da una pozza di fango pochi metri alla nostra sinistra, una testa e un corpo sinuoso partirono verso l’alto, avvicinandosi all’obelisco e attorcigliandocisi sopra. Era un serpente lungo circa duecento metri, con le fauci abbastanza grandi da inghiottirmi per intero anche di traverso e la livrea verde mimetico; gli enormi occhi gialli incutevano terrore e davano l’idea di aver visto di tutto al mondo, combattendo sempre dalla parte del male. Era un enorme pitone, anzi. Era IL Pitone, il mostro che inseguì Latona, madre di Apollo e Artemide finché gli fu possibile, per poi insediarsi a Delfi e occupare il posto dell’Oracolo, fino alla sua morte per mano del dio del sole. Impugnai il cilindro ordinandogli di trasformarsi in spada, mentre Robert usava il suo dado per farne apparire una sua, e Hope imbracciava terrorizzata il suo arco. Le tremavano le mani mentre il pitone la osservava e annusava l’aria oscillando la sua lingua sopra e sotto, sopra e sotto… nell’insieme era veramente ipnotico, con la sua pelle colorata, il movimento oscillante della testa e gli occhi dritti nei tuoi. “Mh-h, chi abbiamo qui?” si domandò il serpente. La sua voce era calda e melliflua, del tipo che se avesse provato a vendermi un’escursione nelle sue fauci per le meraviglie naturalistiche del bioparco-stomaco avrei accettato senza problemi, ma non muoveva la bocca, parlava alle nostre menti senza pronunciare nessun suono. E, cosa più inquietante, non aveva la classica s strisciante dei serpenti dei cartoni. Quasi ci rimasi male. “Un figlio di Tyche, un… mortale? Oh, e una gustosissima figlia di… Apollo.” pronunciò l’ultima parola con un curioso e spaventoso mix di emozioni: rabbia, paura, gioia, stupore, e, se la fame fosse stata un’emozione, anche la fame. - Suppongo dovremmo farti a fette per poter prendere quello che cerchiamo, no? - chiesi ostentando un falso coraggio. Sentii dei sibili, come di una corda trascinata tra dei cespugli, che molto probabilmente in serpentese sarebbe stata una grassa risata. Con una velocità che non credevo potesse avere fece schioccare la coda, colpendo Hope e mandandola a terra molti metri indietro. Vederla lì, stesa immobile mi fece morire un urlo di rabbia in gola. Mi voltai verso Robert, dicendogli di portare dell’ambrosia alla ragazza mentre io tenevo occupato quel mostro il più a lungo possibile, poi, mi lanciai all’attacco. Schivai un altro colpo di coda del pitone, e trasformando l’altra arma in una seconda spada lo ferii arpionandomi al suo corpo; istintivamente, quello tirò la coda indietro con me appresso, che atterrai con un calcio sul muso della bestia, stordendola il necessario per tentare un fendente diretto alla testa, ancora sospeso in volo, che venne facilmente schivato. Ogni mio attacco andava a vuoto, e il mostro era spesso in grado di contrattaccare con testate potenti quanto colpi di ariete che mi lanciavano metri indietro. Sentii un sordo urlo di battaglia circa 170 metri più in basso, e notai con la coda dell’occhio Rob alle prese con la coda del serpente, ferendola ad ogni fendente e schivando (specialmente a fortuna, ma era quella la sua specialità, in fondo) tutti i colpi che essa le riservava. Riuscimmo a mettere alle strette il pitone, incapace di combattere contro due eroi alla volta, ma il vantaggio non durò a lungo perché con un doppio colpo ci scaglio entrambi a terra, uno accanto all’altro, esausti e doloranti. Fu in quel momento che vedemmo il serpente in tutta la sua grandezza: si staccò dall’obelisco, srotolandosi e alzandosi nel cielo nero sopra le nostre teste. Incuteva terrore, paura, e simboleggiava la forza dell’inganno e della persuasione. Guardandolo ti veniva in mente di sdraiarti e osservarlo ucciderti dolorosamente per quanto era convincente. “In genere uccido le mie vittime stritolandole prima, ma, vedete, mi state simpatici. Vi mangerò vivi e tutti interi, così che potrete sentire la vostra pelle e i vostri organi bruciare a contatto con gli acidi del mio stomaco.” Terminò la frase con così tanta calma che mi prese alla sprovvista quando me lo ritrovai fauci aperte a meno di un metro dalla mia faccia.

Poi, troppe informazioni. Una stella cometa passò sopra la mia testa, no, anzi. Un proiettile. No. Una freccia infuocata. Anzi, meglio. Una freccia infuocata con la benedizione di Apollo. Ottimo, direi… Allora, una freccia infuocata con la benedizione di Apollo mi passò a pochi centimetri dalla testa entrando nella gola del serpente e uscendo dalla parte opposta della coda, continuando a volare nel cielo fin quando non scorsi più la sua luce. Robert ed io ci girammo sorpresi, e lì vedemmo Hope ancora con l’arco in mano puntato verso la polverina di serpente; poi lei svenne, accasciandosi di lato. Prendemmo dell’ambrosia e del nettare (che, avevo scoperto, non mi mandavano in autocombustione come con i soliti mortali) e volai fino alla punta dell’obelisco: mettendoci la mano sopra, dieci centimetri di pietra si svitarono, atterrandomi in mano, mentre un’altra punta partiva dal basso e prendeva il posto della prima, per evitare di lasciare un pezzo mancante alla costruzione, a quanto pare. Immaginai i notiziari nazionali nel panico per cercare di capire chi avrebbe mai potuto vandalizzare un monumento simile a quasi duecento metri da terra, e magari, nelle riprese di alcune telecamere, avrebbero visto tre ragazzi combattere contro una biscia ai piedi dell’obelisco, e sorrisi all’idea. Mentre scendevo notai che la piramide che avevo nel palmo aveva cambiato forma, e adesso era un cono, di oro e ricordava un cesto di vimini intrecciati. Aspettammo che Hope riprendesse conoscenza, e ci dirigemmo verso un albergo, desiderosi di poter passare quel che restava della notte a dormire in dei letti veri.


ANGOLO AUTORE
Eccoci qua! Le eroiche azioni di David e Robert devono aspettare, perchè è Hope la vera eroina in questo capitolo: ha sfidato il nemico giurato di suo padre, il grande Pitone, riuscendolo a sconfiggere con solo una freccia, benedetta dal dio del sole. Una gran figata, direi.
Grazie a tutti quelli che hanno letto il capitolo e spero che qualcuno abbia voglia di commentare, recensioni positive o negative che siano, per sapere un po' cosa ne pensate della storia.
Tanti saluti,
-Monknight
 

   
 
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