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Autore: Fujiko_Matsui97    02/01/2016    15 recensioni
Robin, responsabile uomo d'affari con un grande futuro davanti.
Cyborg, simpatico carabiniere in costante ricerca dell'amore.
BB, inguaribile dongiovanni che ha dedicato tutta la sua vita a progettare moto.
Tre amici d'infanzia che, in occasione del matrimonio di Robin, decidono di festeggiare l'addio al celibato più incredibile della storia nella spettacolare New York.
Peccato che qualcosa va storto e i tre si ritrovano, invece, a Barcellona, senza prenotazioni né possibilità di ritornare a casa.
Sarà l'incontro casuale con tre ragazze molto particolari a sconvolgere il loro soggiorno e il loro cuore, trascinandoli in avventure strabilianti che non verranno dimenticate molto facilmente!
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[RobStar; CyJinx; BBRae]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Robin, Starfire, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Jinx avvertiva il corpo incredibilmente leggero mentre sognava, forse come mai l'aveva sentito in vita sua.

Per la prima volta, quello spazio immaginario e vuoto, dalla forma di un palco, era tutto per lei, per i suoi passi leggeri e decisi che colpivano ritmicamente il pavimento; un volteggiare, e poi un altro, un pianoforte che suonava da solo, ma non le importava.

Tutto ciò che voleva fare, in quel momento e per tutta la vita, era inseguire il suo sogno, continuare quella vita sregolata che, se da un lato l'aveva condannata a tanti amori sbagliati, dall'altro era stata in grado di offrirle una possibilità in tutto quel marciume.

Le braccia che si muovevano morbide e sinuose, gli occhi socchiusi e la testa che vorticava mentre girava, girava ancora ed ancora... poi, in quel tornado di emozioni, ecco che lo vide, sfocato eppure dal sorriso dolce e cordiale, che svettava proprio come una maledizione.

Il volto dell'amore più sbagliato, quello più meraviglioso, che aveva condannato la sua esistenza per sempre.

 

Jinx aprì gli occhi con grande fatica, il cuore in tumulto per quell'incubo che era stato in grado di risvegliare i più dolorosi ricordi: la testa che le girava dalla fatica, restò estremamente sorpresa quando, invece che incontrare la luce del locale in cui si esibiva, notò la penombra ancora notturna di quella stanza sconosciuta.

Il ticchettìo dell'orologio a pendolo giunse alle sue orecchie quando, scostando appena le coperte, iniziò a guardarsi attorno curiosa, riuscendo a riconoscere i lineamenti di un comò antico, il divano in pelle di fronte a sé, soprammobili intagliati in legno.

-Sei sveglia.-

Sussultò appena davanti a quella voce maschile ben conosciuta, alzando il capo per incrociare il suo sguardo preoccupato che adesso, dal buio della stanza, stava avanzando con un panno umido verso di lei:

-Come ti senti..?- le domandò a bassa voce, come per paura di svegliarla davvero, sedendosi davanti alle sue gambe avvolte dalla coperta: la sua pelle era, se possibile, ancora più pallida, una leggera patina di sudore che era apparsa sulla fronte.

Che avesse avuto un brutto sogno..?

Cyborg le porse la salvietta fresca, tamponandole con cura la fronte, ammirando i suoi lineamenti tristi e malinconici, perdendosi in quello sguardo felino che aveva come l'impressione che lo stesse evitando:

-Sto bene.- mentì lei, portandosi le ginocchia al petto per posarvi sopra il capo languidamente, i capelli sciolti che scivolarono lungo le braccia conserte:

-Dove mi hai portata? Guarda che se volevi stare un po' da solo con me potevi anche dirmelo...- la buttò lì con malizia, tentando di sviare quel discorso scomodo seducendolo; l'altro sospirò, leggermente sollevato: perlomeno, il suo caratterino rimaneva lo stesso, nonostante la sua salute traballante.

-Quando ti ho trovata svenuta nel bagno del cinema ho tentato di riportarti al locale o al mio hotel, ma non ho potuto.- spiegò, imbevendo la salvietta nel catino con acqua pulita accanto a sé: -La tempesta era aumentata, e non c'era nessun mezzo pubblico disponibile... così, nel cercare un riparo, sono arrivato al porto. Per fortuna c'era il proprietario di questo yacht, che stava tornando a casa: l'ho pagato perchè ce lo prestasse finchè la tempesta non si fosse calmata. Avevi bisogno di calore e riposo.-

Jinx ascoltò quelle parole in silenzio, stupendosi dei suoi gesti talmente devoti da risultare quasi disperati: non riusciva a credere che avesse passato una notte insonne, al freddo e al gelo solo per lei. Un forte imbarazzo la colpì non appena avvertì il suo palmo leggermente ruvido sfiorarle la guancia, facendola tremare.

L'amore l'aveva sempre colta impreparata, e quella volta non sarebbe stato diverso: i suoi gesti, così premurosi, sembravano rivolti ad una bambina per quanto erano innocenti.

Forse fu proprio quella dolcezza ad insinuarle il senso di colpa: egli non era come tutti i clienti con cui aveva avuto a che fare, la rispettava e probabilmente la amava... poteva leggerlo, scoprirlo, in quegli occhi profondi che la studiavano con attenzione, imprimendo nella sua mente ogni tremolìo, ogni movimento delle sue labbra che adesso erano arrivate a posarsi sulle sue.

Anche lei lo amava, o era soltanto una risposta al suo bisogno di amore, dopo tanto tempo?

Ricambiò il bacio, muovendo decisa le labbra contro le sue, avvertendo gli occhi pizzicare pericolosamente mentre le scintille del fuoco nel camino si riflettevano contro la sua pelle nivea:

-Jinx...- sussurrò Cyborg, preoccupato nel gustare il sale delle lacrime sulle sue labbra, quando queste scesero lungo le guance scavate.

-Jennifer.- lo corresse lei, mettendo la sua anima a nudo, sentendo di volerlo: afferrò il collo della sua felpa, trascinandolo a sé dolcemente, succhiandogli dolcemente il labbro inferiore che sapeva di menta: -Mi chiamo Jennifer Hunt.-

Il ragazzo rimase estremamente sorpreso da quella confessione, improvvisa come un secchio di acqua gelida sulla testa: non aveva mai saputo nulla di lei e adesso, senza alcuna ragione, Jinx lo stava informando di un pezzo del suo passato.

Quella ragazza non smetteva mai di stupirlo, nel bene e nel male.

-Jennifer... ascolta.- ripetè dolcemente, tentando di sottrarsi di poco ai suoi baci caldi e meravigliosi: -Perchè mi menti? Lo sai che a me puoi dire ogni cosa, ed è evidente che non stai bene e...-

-Basta.-

L'altro sollevò un sopracciglio davanti al suo tono severo; il corpo rigido, gli occhi felini e glaciali: era di nuovo la Jinx misteriosa di sempre che lo voleva fuori dalla sua vita, nuovamente sé stessa in una delle sue mille sfaccettature.

-Come..?-

Rimase ammutolito e confuso, giudicato da quella reazione inspiegabile.

Poi, improvvisamente, i tratti della ragazza si rilassarono, e dalle sue labbra fini uscì un sospiro affranto: -Per favore, Cyborg, non rendermi le cose ancora più difficili.-

Si alzò dal divano a braccia conserte, come a ripararsi dal freddo, la maglia lunga di Cyborg addosso che la riscaldava mentre gli dava le spalle, camminando verso l'oblò, dove la pioggia rumorosa era ancora visibile.

Lo yacht tremava appena, facendole venire un nodo allo stomaco.

-Io voglio solo aiutarti, perchè non me lo permetti?- ribattè lui, più convinto e nervoso.

Faceva male vederla così, tanto fragile da potersi spezzare sotto le sue dita.

-Perchè nemmeno io lo permetto a me stessa.-

Quella sentenza era stata dura, eppure veritiera; fu quando ella si voltò verso di lui, ed egli riconobbe lo scintillare lento delle lacrime che avevano ricominciato a rigarle le guance, che apprezzò il suo essere sincera, forse per la prima volta.

Jinx era una contraddizione continua, eppure sentiva che non sarebbe stato in grado di amare nessun'altra allo stesso modo.

-Quindi ti prego...- sussurrò pacata, vedendolo alzarsi dal divano per raggiungerla, a passi lenti: -... un giorno saprai tutto. Ma adesso...-

Nonostante il camminare dell'altro, fu lei a corrergli quasi incontro, allacciando con urgenza le mani alla sua nuca e affondando nelle sue labbra, baciandolo con foga fino a lasciarlo senza respiro: Cyborg, dopo i primi istanti di sorpresa, avvertì il desiderio prendere il sopravvento, portandolo a carezzare velocemente le onde morbide che erano i suoi capelli, assaporando quella lingua che sapeva di lacrime e pesca, quella pelle più profumata di un campo di rose.

-... voglio soltanto dimenticare.- concluse con la voce rotta dal pianto, respirando affannata da quel contatto.

Il ragazzo posò la fronte sulla sua, ben deciso a non aggiungere altro, desiderando soltanto di amarla in silenzio, sentirla più vicina e parte di lui. Forse era un'illusione, eppure sentiva che non gli importava.

La prese in braccio come una principessa, sospirando al contatto delle sue labbra fresche sul collo, intente a baciare la sua pelle, a morderla e succhiarla lenta, come se avesse a che fare con una caramella e volesse prolungarne il gusto sulla lingua il più possibile: -Torna in America con me...-

-Co... cosa?- sussurrò sorpresa lei, il suo fiato bollente sul lobo e le sue mani delicate che percorrevano la sua gamba nuda, carezzandola con devozione.

-Non so cosa sia che ti impedisce di ballare ed esibirti...- continuò lui, sforzandosi di mantenere la lucidità mentre lei gli faceva sollevare le braccia per sfilargli la felpa; a torace nudo tornò sul suo corpo minuto ed incredibilmente seducente, tremando quando le sue gambe si allacciarono al suo bacino.

-... ma quello che fai qui è illegale. In Spagna sei minorenne, ma se tornerai con me a casa verrai considerata della maggiore età e nessuno potrà fermare il tuo debutto.- spiegò, buttando fuori tutto ciò che aveva sempre saputo, essendo un carabiniere, ma che aveva taciuto per paura di terrorizzarla. La ragazza avvertì il cuore più leggero a quella notizia, e un immenso portone delle possibilità le si aprì davanti agli occhi.

Sorrise fra le lacrime, finalmente felice, mentre permetteva al ragazzo di spogliarla con calma e fra i sospiri impazienti, lasciando che baciasse cauto il petto ancora fasciato dal reggiseno di pizzo nero, le dita che febbrili ricercavano il gancetto sulla schiena: -Lo farò.-

Cyborg sgranò gli occhi, senza fiato, quando la vide sorridere in quel modo, con una gioia e una malinconia che non aveva mai avuto modo di vedere dipinte sul suo viso:

-Verrò in America con te.-

Il cuore aumentò i suoi battiti, la passione e la felicità di averla fra le braccia che ora poteva finalmente rivelare: sospirò sollevato, sorridendole sulle labbra quando riuscì a sentire il suo seno piccolo e morbido sul petto, le loro emozioni a contatto mentre, impaziente, si spingeva in lei.

Continuò a baciarla fra i gemiti e i sospiri, sentendo il suo dolce respiro sulle labbra, il suo fisico provato e magro fra le sue braccia, che tanto la faceva sembrare una bambola di porcellana pronta a rompersi sotto il minimo tocco.

Era piccola... talmente tanto che Cyborg ebbe paura di farle del male senza volerlo, amandola semplicemente.

Non si era mai sentito così, come fosse in paradiso, sospeso fra le sue labbra e i suoi capelli morbidi e profumati, fra quella pelle che non poteva fare a meno di accarezzare ad ogni spinta.

-Ti amo, Jinx.- sussurrò col cuore a mille prima di venire dentro di lei, facendola sospirare un'ultima volta sul suo viso. Non c'era bisogno di chiamarla per nome, sentiva di dover utilizzare quello stesso soprannome che rivelava la sua vera identità, il suo essere misteriosa che tanto l'aveva conquistato.

Lei non rispose e, le lacrime che piano cessavano di scendere lungo le guance, si limitò a stringersi al suo petto, nascondendo il viso sulla sua pelle accaldata mentre scivolava fra le braccia di Morfeo.

 

 

 

////

 

 

-Ma tu guarda un po' che sorpresa...-

Raven e Beastboy, colti decisamente alla sprovvista, si irrigidirono di botto a quel richiamo mellifluo, staccandosi di poco l'uno dall'altro. La mora si voltò stupita, sbattendo un paio di volte le palpebre per quella visione: sua sorella Tara era apparsa sull'uscio del balcone, appoggiata al vetro con il solito ed irritante sorrisetto dipinto sul volto.

-Terra...- la chiamò seccata sotto lo sguardo confuso del ragazzo: -... che diamine ci fai qui, si può sapere?!-

-Veramente, dovrei chiederlo io a te...- ribattè l'altra, ridacchiando appena mentre si staccava da lì per andare loro incontro: -Non sono io quella che è fuori al balcone, all'alba e con un ragazzo sconosciuto in casa.-

Squadrò attentamente Beastboy, e una luce di compiacimento attraversò le sue iridi color cielo nel notare il suo aspetto prestante, così come la sua aria decisamente sicura di sé, sotto lo sguardo infastidito di Raven, che ben sapeva, conoscendola, dove volesse andare a parare:

-Però... devo ammettere che come sempre hai buon gusto, sorellona.- ammise senza alcuna timidezza, facendola bruciare di rabbia:

-Tsk. Sciocchezze, hai frainteso tutto come sempre! E adesso...- le posò senza riguardo le mani sulle spalle, facendo per girarla e mandarla via: -... smamma di qui, questa è la mia stanza!-

Beastboy non osò dire una parola, perplesso da ciò che vedeva: non aveva mai incontrato la sorellina di Raven, quest'ultima gliene aveva parlato solo la notte prima, ma doveva ammettere che, come la mora, la sua bellezza era senza dubbio degna di nota.

Non lo attirava, non scorgeva in lei la presenza di misteri come come Raven ma forse, a colpirlo, fu la consapevolezza che sembravano l'uno l'opposto dell'altra, quasi come due passanti scontrate per caso e non due sorelle.

-Oh andiamo, come sei acida, perchè non fai accomodare il nostro ospite all'interno? Non sapevo di doverti insegnare anche le buone maniere...- ridacchiò invece la bionda, sgusciando via dalla sua stretta per dirigersi ancheggiante verso Beastboy, tendendogli una mano con un sorriso.

-Io mi chiamo Terra, molto piacere.-

-Accidenti, che caratterino... degno di tua sorella.- commentò lui divertito, per nulla imbarazzato mentre ricambiava quella stretta cordiale, ignorando il “Come, scusa?!” di Raven:

-Io sono Garfield, ma tutti mi chiamano Beastboy.-

Seguirono degli istanti di silenzio, Terra che gli sorrideva in modo incredibilmente seducente e soddisfatto mentre ancora non lasciava la sua mano ma, proprio quando stava per aprire bocca nuovamente, un'altra voce giunse inaspettata da dietro le loro spalle, e stavolta fu severa e seccata.

-Qualche spiegazione sarebbe gradita anche a me.-

Il ragazzo si voltò per incontrare la figura di un uomo di mezza età ancora in vestaglia, lo sguardo serio e indagatore; notò come Raven distolse lo sguardo, a disagio.

-Papà!- trillò la bionda, correndo fra le sue braccia a salutarlo:

-Non c'è molto da dire, ma sembra proprio che Rachel abbia preso l'abitudine di aprire la porta agli sconosciuti...- commentò sarcastica, un sorrisetto dipinto sul volto.

-Chi avrebbe preso cosa, prego?!-

-E così ti chiami Rachel, eh..?- sorrise Beastboy maliziosamente, piegandosi appena verso di lei per sussurrarle quelle parole all'orecchio: di lei aveva sempre saputo solo il soprannome, ed era soddisfatto di stare scoprendo sempre di più sull'oggetto dei suoi interessi.

-È un nome davvero bello, non capisco proprio perchè tu non me l'abbia detto prima.- sghignazzò, ben sapendo che l'unico motivo per cui ella non voleva dirlo era per non dargli altri dati, essendo la colpevole del furto fatto a Robin.

La mora si passò le mani sul viso, esausta, una smorfia esasperata dipinta sul volto:

-Ti giuro che se non taci all'istante una bella gita di sola andata giù dal balcone non te la leverà nessuno.- lo minacciò stizzita, ed entrambi si studiarono attentamente, l'una irritata e l'altro divertito, prima che Beastboy si voltasse verso i suoi familiari.

-Chiedo perdono per la sgradita sorpresa...- Raven tremava appena dal freddo e, non importandosene di quello che stava accadendo, lui la strinse con un braccio per riscaldarla, facendola arrossire leggermente. Non era mai stato timido in quelle situazioni, e di certo quella non sarebbe stata un'eccezione.

-... ma sono venuto qui solo per riportare a Raven la sua...- adocchiò la figura della ragazza, cercando una scusa:

-... sciarpa. Non volevo disturbare, e sono sicuro che non lo voleva nemmeno sua figlia, signore. La colpa di tutto è mia, e le chiedo gentilmente di dimenticare l'accaduto.-

Si lasciò andare ad un sorriso sincero, stupendo la mora, che di certo non si aspettava da lui una simile educazione, nonché una prontezza di parole.

Carezzò i capelli lisci di Raven in segno di saluto, voltandosi per scavalcare il balcone e scendere da lì:

-Non si disturbi ad accompagnarmi alla porta.- scherzò appena, posando una gamba dall'altro lato per scendere: tuttavia, proprio mentre stava per calarsi, la voce dell'uomo lo interruppe nuovamente.

-Non so che rapporto tu abbia con mia figlia...- gli comunicò, studiando la sua figura simpatica e ribelle, decisamente originale: -... ma i suoi amici sono anche miei amici. Stiamo per fare colazione, che ne pensi di unirti a noi?-

Raven fissò il padre ad occhi sgranati, chiedendosi cosa stesse nascondendo sotto quel sorriso apparentemente cordiale: non si era mai comportato in modo così gentile neppure con lei e, nello scorgere l'aria soddisfatta di Terra, quasi sperò che Beastboy rifiutasse quell'invito improvviso, uscendo dalla sua casa così com'era apparso.

-Ma che bell'idea!- annunciò la bionda, andando verso di lui per afferrargli le mani, trascinandolo verso l'interno della balconata: -Se scendiamo per tempo avremo anche i croissants caldi.-

Beastboy rimase enormemente stupito da quell'invito ma, non trovandoci nulla di male, pensò che non sarebbe stato affatto un male scoprire ancora di più di quella famiglia che Raven tanto detestava e rifiutava, nonché stare ancora accanto a lei.

Sorrise malizioso, annuendo con educazione e soddisfazione:

-Sarebbe per me un grande onore.-

 

 

La colazione proseguì in parte in silenzio, come Beastboy si era aspettato: dopotutto, da qualcuno Raven doveva aver pur preso..!

La mora era seduta dinanzi a lui, il nervosismo nelle ossa mentre tagliava col coltello il cornetto in piccoli pezzi, attendendo per tuffarlo nel suo immancabile thè: le differenze fra lei e Terra, seduta accanto a lui, erano palesi anche nel mangiare.

Lei era spontanea e allegra, incurante delle regole e spesso dell'educazione, divorava letteralmente tutto ciò che prendeva dalla tavola, senza tuttavia risultare sgradevole.

Raven, invece, sembrava sprofondare sempre nel suo silenzio, mangiava lenta e delicata, quasi come se fosse costretta a farlo.

-Allora, hai detto che ti occupi di progettare e costruire moto? Sembra davvero interessante!- commentò soddisfatta Terra, sporgendosi verso di lui con interesse, facendolo annuire, contento che a qualcuno interessassero i suoi sogni:

-Lo è, mi piace molto come lavoro!-

-Sembri davvero un ragazzo per bene...- sorrise dolcemente la madre, Arella, porgendogli cordialmente un altro biscotto: -... sono contenta che tu sia amico di mia figlia. Sai, Raven ha sempre avuto un po' di difficoltà a fidarsi delle persone.-

-Esattamente quando abbiamo spostato l'asse dell'attenzione su di me..?- commentò seccata la diretta interessata, e la madre si pulì divertita le labbra sul tovagliolo:

-Beh, ma tesoro, qualche volta dovremo pur farlo, non credi?- commentò divertita, e la mora sentì il disagio crescere nel suo petto, cercando di sfuggire allo sguardo indagatore di Beastboy, adesso serio come poche volte l'aveva visto.

Le guance divennero calde e il respiro teso, facendole desiderare solo di fuggire da lì per rincorrere la sua libertà che tanto affannosamente ricercava: -Dopotutto, sei nostra figlia anche tu e...-

-“Anche” io? Beh, allora dovreste ricordarvelo sempre, e non solo quando fa comodo a voi!!- sbottò lei all'improvviso, sbattendo i palmi sulla tavola imbandita con rabbia.

Le labbra strette fra loro con astio, le iridi blu roventi di furia mentre squadravano per pochi istanti tutta la sua famiglia, notando lo sguardo preoccupato di Arella, quello soddisfatto di Terra e quello serio del padre.

Nel momento in cui incrociò le iridi verdi di Beastboy, però, si voltò di scatto ed uscì dalla stanza, timorosa di sbottare ancora: -Ho bisogno di un po' d'aria.-

Si congedò, e il silenzio regnò nel salone ancora per qualche istante, prima che Terra si limitasse a sospirare: -Sempre la solita esibizionista...-

Beastboy sorrise cordiale, pulendosi col tovagliolo prima di sollevarsi dalla sedia, sotto lo sguardo perplesso della bionda: -Vado a vedere come sta. Con permesso.-

Si allontanò in tutta fretta, seguendola, e il signor Roth lo osservò attentamente, chiedendosi se quel ragazzo potesse essere un problema non previsto per i piani che aveva per la figlia maggiore.

Terra, invece, assottigliò lo sguardo, infastidita: non sopportava quando la sorella otteneva più di lei senza il minimo sforzo, e si chiese dove avesse trovato un ragazzo così interessante.

Probabilmente Beastboy non le interessava nemmeno così tanto, era il senso di invidia e rivalsa nei confronti della sorella a muoverla, proprio come i fili di una marionetta.

Un sorrisetto dipinto sul volto, decise che avrebbe fatto di tutto perchè non si avvicinassero ulteriormente e perchè lui cadesse fra le sue braccia... a qualunque costo.

 

 

-Ehi, aspetta!-

La voce profonda di Beastboy la arrestò dal suo camminare rapido, i piedi ora fermi sul vialetto della sua villa: sperava che non l'avrebbe seguita ma, ovviamente, egli faceva sempre tutto il contrario di ciò che sentiva essere meglio per lei e per il controllo di sé stessa.

-Cosa vuoi?- domandò scocciata e, con sua grande sorpresa, sentì un tocco leggero e delicato afferrare la sua mano e, in meno di un secondo, si ritrovò a voltare le spalle in una giravolta, trovandosi con il volto premuto sul suo collo.

Strinse le labbra fra loro, senza respiro quando avvertì la sua voce sussurrata e divertita sulla bocca:

-Fai sempre l'opposto di ciò che mi aspetto che tu faccia...- le sorrise divertito, carezzandole leggermente la guancia sinistra, facendola tremare: -... dì un po', per caso sei una maga?-

Raven sollevò perplessa un sopracciglio quando dalle sue labbra uscirono quelle parole, esattamente le stesse che lei aveva pensato di lui solo un secondo prima.

-Ma cosa..? Leggi nel pensiero?- borbottò nervosa, e l'altro corrugò confuso la fronte:

-Come, prego?-

-Lascia perdere.- sbuffò la mora, staccandosi dal suo torace per ritrovare la sua sanità mentale, facendolo sospirare, preoccupato dalla sua reazione: l'aveva sempre vista calma e controllata, e vederla sbottare in quel modo l'aveva sorpreso non poco, mostrandole un'altra sfaccettatura della sua complicata personalità.

-Senti, capisco che la mia incantevole presenza ti possa mandare in confusione, ma perchè non provi almeno a parlare con loro?-

-Incantevole un corno.- rispose lei con un sorriso omicida, limitandosi poi a sbuffare nel riprendere il discorso: -Senti, se sei venuto qui per questo puoi anche andartene, non ho bisogno di una balia.-

-Non hai bisogno di una balia, Raven, ma di un amico... ed è ciò che sto tentando di essere.-

Si avvicinò a lei a piccoli passi, colmando la distanza che vi era fra loro; le loro labbra erano così vicine che solo un soffio di vento avrebbe potuto tentarli.

-Non sai quante volte ci ho provato.- ammise lei, socchiudendo gli occhi per il battito del suo cuore, che avvertiva forte fin alle orecchie: -Ma non c'è altro modo, devo solo ignorarli e tutto andrà bene.-

Non l'aveva allontanato né come amico né fisicamente, e l'altro non potè fare a meno di sorridere sulle sue labbra, avvolgendo la sua schiena con un braccio.

Avrebbe trovato il modo di aiutarla con quella famiglia impossibile... tuttavia, in quel momento, c'era altro che voleva fare, e da tempo.

-Bene.- sogghignò, scostandole i lunghi capelli dalla guancia: -Perchè non voglio che la mia Raven diventi un'esaurita... perlomeno, non ancora di più di quanto già è.-

-“Tua”..?- sibilò seccata l'altra, tentando invano di scostarsi: la sua presa era ferrea, le sue labbra posate delicatamente sulla sua fronte:

-Ti conviene scappare prima che io ti stacchi la lingua a morsi.-

Beastboy scoppiò a ridere sinceramente, staccando dalla fronte le sue labbra per dirigerle altrove: -Dopo la nottata passata assieme credo che un gesto del genere non convenga nemmeno a te...-

Dinanzi a quelle parole e tono maliziosi, l'altra lo fissò con rabbia, non riuscendo ad allontanarlo davvero quando il suo sguardo divenne serio e determinato, spostando le labbra verso le sue.

Raven si abbandonò senza volerlo fra le sue braccia, bramando un contatto maggiore e tremando nell'ammetterlo, chiedendosi come diamine le stesse succedendo.

-RAAAVEEENN!-

Entrambi si risvegliarono come da un sogno nel sentire quella voce potente e spezzata dalle lacrime a poca distanza da loro, facendoli sobbalzare dalla sorpresa: nuovamente, proprio mentre stavano per baciarsi dopo tanto tempo, qualcuno li aveva interrotti, facendo ghignare divertito Beastboy sulle sue labbra.

-Sembra proprio che non abbiamo pace, io e te...-

Si staccò da lei facendole l'occhiolino ma, proprio mentre lei stava per rispondergli per le rime, incredibilmente a disagio, un tornado rosso la catturò nel suo folle abbraccio, facendola quasi cadere a terra dalla foga.

-RAVEN, TI PREGO, DEVI AIUTARMI!-

In quella matassa di capelli rossi in cui rischiò di soffocare, la mora riconobbe il volto rigato di lacrime di Starfire, la sua stretta disperata:

-Sta... Starfire?!- biascicò, priva di aria, quando finalmente riuscì a cingerle le spalle e rimetterla in piedi davanti a lei, perplessa: -Ma cos..?!-

-È finita! È tutto finito, Raven!- singhiozzò, affondando il viso nella sua maglia, facendo sì che guardasse Beastboy preoccupata:

-Robin è scomparso!-

 

 

 

Il signor Roth era appoggiato alla finestra della cucina, le tende scostate per guardare fisso nel suo giardino, riconoscendo le figure della figlia e di quel ragazzo che aveva fatto colazione con loro.

Il telefono appoggiato all'orecchio, attendeva impaziente che gli squilli si esaurissero, e che l'interlocutore rispondesse:

-Buongiorno, sono io, Roth... scusa per l'orario.- sorrise poi quando questo accadde, riconoscendo il suo amico di vecchia data, facendo ricadere il pesante tendaggio al suo posto: era ora che sua figlia si prendesse le sue responsabilità per la famiglia, prima che subentrassero in lei nuovi e scomodi sentimenti:

-Volevo confermarti l'invito di stasera a cena, sai che la mia casa è sempre aperta per te...- sorrise soddisfatto, già pregustando quello che sarebbe accaduto: -... non vedo davvero l'ora che Raven conosca tuo figlio, Aqualad.-

 

 

 

Robin suonò il campanello, trattenendo il respiro nel rivedere tutti quei dettagli che sembravano appartenenti ad una vita passata... il viale della sua villa, il traffico americano, l'attesa nel rivederla.

Tuttavia, adesso, tutto ciò che provava quando vide la porta davanti a sé aprirsi, non fu aspettativa, amore... bensì tensione, preoccupazione.

-Ciao, Richard...- Kitten sorrise melliflua, avvolta nella sua tuta elegante rosa, soddisfatta nel rivedere finalmente il suo promesso sposo: -... ne è passato di tempo.-

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Salve amici tamariani, come state? :')

*modalità nostalgia su -ON*

Come vedete si, non è un miraggio, sono davvero ritornata, e mi dispiace tanto di essere sparita, ma non ho avuto un periodo molto semplice, e l'inizio dell'università e di un nuovo mondo di certo non mi ha aiutata ^^''

Tuttavia non cercherò altre scuse, dato che perlopiù era mancanza di ispirazione... ma ora eccomi qui e, anche se a rilento, ho intenzione assolutamente di finire questa storia perchè ci tengo molto :3

Jinx e Cy sono dolcissimiii, riusciranno ad essere felici? *-* Rae avrà non pochi problemi così come Robin!

Il prossimo capitolo sarà molto particolare e spero vi sorprenderà!

(e ovviamente riprenderemo anche le QOTD e risponderò appena possibile alle recensioni passate u.u)

A presto e un mare di baci alieni!<3

 

 

 

 

-FM.

 

 

   
 
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