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Autore: Ethan Frost    02/01/2016    0 recensioni
Ethan era un ragazzo di New York, un orfano come tanti altri. Ma dentro di lui c'era qualcosa di speciale. Riusciva in qualcosa che nessun altro sapeva fare: aveva dei poteri speciali, di cui il mondo intero era all'oscuro, fino ad ora. Un giorno però la sua vita cambiò, un incontro spiacevole gli aprì le porte a un nuovo mondo, sconosciuto dove tutto è possibile.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1. Come tutto è iniziato.
Quella sera pioveva a dirotto, una figura incappucciata si aggirava tra le vie di New York, si fermò in mezzo alla carreggiata e si guardò intorno preoccupata, poi imboccò una stradina secondaria sparendo dentro Central Park. Rallentò il passo appena mise piede nel parco e cominciò ad avanzare agile tra gli alberi cercando un posto dove fermarsi, svoltò l'angolo e si puntellò con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato mentre la pioggia gli lambiva la pelle sudata, sul volto coperto si poteva scorgere un sorriso gelido. Il ragazzo vagava con lo sguardo in cerca di una panchina dove sedersi, quando una mano gli serrò la bocca e un dolore acuto, come di una puntura, lo invase partendo dal braccio, poi il nulla. Si risvegliò solo il pomeriggio dopo con uno spiraglio di luce a torturargli gli occhi, provò ad alzarsi ma qualcosa andò storto, una fitta di dolore lo pervase e tornò a sdraiarsi, decise di aspettare, non valeva la pena di sforzarsi, lo avevano già catturato una volta e ci sarebbero riusciti anche una seconda. Pochi minuti dopo un uomo venne a svegliarlo, era giovane, non poteva avere più di trent'anni, aveva i capelli scuri e un paio di occhiali da sole, vestiva una giacca scura e un paio di jeans, non sembrava molto autoritario, si sedette su una sediolina accanto al letto e ordinò al ragazzo di alzarsi. Con grande fatica si tirò su e si poggiò alla testata del letto, l'uomo si schiarì la voce poi gli chiese -Ethan, cosa diavolo stavi facendo a Central Park all'una di notte? - Il suo tono tradiva un certo nervosismo, Ethan notò subito quella debolezza e la sfruttò a suo vantaggio, si sedette e un sorriso sicuro gli apparve in viso, poi con tono di sfida pronunciò una sola parola -Scappavo -, l'altro sembrava colpito -Da chi scappavi? Sono qui per aiutarti ragazzo- - Ed io dovrei crederci? Anche il solo fatto che conosca il mio nome ed io non sappia il tuo dice molto -. Ethan non gli diede il tempo di preparare una risposta, si alzò e avanzò a passo svelto verso la porta, indossava ancora i vestiti della sera precedente, il suo interlocutore rimase spiazzato e non riuscì a riprenderlo, il ragazzo era già fuori. Ethan si guardò per un attimo intorno poi si mescolò alla folla che riempiva la piazza, scivolò tra le persone e si fece strada fino alla prima stradina isolata dove si rifugiò. Era un viottolo tra due negozi, c'era un secchio dell'immondizia pieno di rifiuti, altri sacchetti invadevano l'asfalto, c'era un puzzo tremendo, ma il ragazzo decise che ne valeva la pena, si nascose dietro il secchio e aspettò finché non ebbe la certezza di esser rimasto solo, poi un rumore lo riscosse dalla sua momentanea gioia. Ethan si guardò intorno preoccupato, l'ultima cosa che voleva era di essere trovato, ogni muscolo del suo corpo si tese pronto a correre ancora, ma ciò che accadde dopo lo colpì. Una ragazza piombò nel vialetto, sembrava agitata, probabilmente qualcuno la inseguiva, gli diede uno sguardo veloce era alta, magra, sembrava forte, aveva lunghi capelli scuri e indossava una tenuta nera, non era più grande di lui ad un primo sguardo, dopo di lei arrivarono tre ragazzi, sembravano più grandi ed erano incappucciati, il più alto con tono autoritario la minacciò -Tu, lurida stronzetta, hai finito di fuggire, ora sei morta!-. A quelle parole Ethan si alzò e si scrocchiò le nocche, non era mai stato un bravo ragazzo, ma quello sbruffone lo aveva fatto innervosire, si mise in mezzo alla rissa e ringhiò contro i bulli -Prendetevela con qualcuno della vostra taglia, bastardi-, uno dei ragazzi, il più piccolo si avventò contro di lui, che spostandosi lo schivò e gli fece uno sgambetto facendolo inciampare, poi gli tirò un pugno in pieno viso facendolo stramazzare a terra. Gli altri due squadrarono il ragazzo per qualche istante, poi si girarono e se ne andarono, probabilmente per loro non ne valeva la pena, Ethan si risistemò il cappuccio e sorrise alla ragazza, si vedeva che era ancora tesa, e con voce tremante gli rispose -Io s...sono Lyanna, g...grazie per avermi aiutato, non sembri un cacciatore, p...posso sapere chi sei?-. -Nessuno che ti interessi, comunque, prego Lyanna- il ragazzo le diede le spalle per poi uscire dal vicolo a testa bassa. Lei dopo un attimo d'incertezza lo raggiunse e gli chiese -Come mai se così scontroso?-, -Forse non voglio sembrare affabile-, -Ma almeno sai, dove ti trovi?-, Ethan sbuffò e accelerò il passo, Lyanna non aveva la minima intenzione di lasciarlo andare, -Sei a New York, esattamente al centro di Manhattan, sei finito nelle Lande dove tutto è possibile. Credi nelle favole? Qui sono vere.Qui siamo ad Old York. - Il ragazzo non sembrava molto covinto, ma non aveva altra scelta. Lei continuò - Non hai un posto dove stare immagino, mi hai salvato la pelle...potresti stare da me per un pò, è un posto sicuro e saremo solo noi due. -Ho altre opzioni?- berciò il ragazzo. Lyanna lo guidò lungo le strade della città finché non raggiunsero un enorme villa vittoriana , arrivati lei tirò fuori un mazzo di chiavi dalla tasca ed entrò, il ragazzo non ebbe altra scelta che seguirla. Appena oltrepassò la soglia della proprietà il pesante cancello di ferro si chiuse alle sue spalle, la casa era al centro di un enorme giardino, c'era un vialetto di ciottoli che conduceva al portone che nel frattempo lei aveva aperto e lo stava aspettando sul pianerottolo Ethan la raggiunse e varcò la soglia entrando in un vasto atrio. Mentre avanzava le torce appese alle pareti spoglie si accendevano di una luce chiara, notò che la stanza era arredata in modo spartano, non c'era poi molto, vicino alla porta c'era un appendiabiti di ferro nero, semplice e funzionale, a cui era poggiata una giacca lunga da donna, attaccata al muro c'era una grossa cassettiera di mogano e sopra di questa era poggiata una stupenda katana d'oro, l'attenzione del ragazzo era però attirata da lei, alla luce Ethan poté vederla meglio. Lyanna aveva lunghi capelli corvini, occhi scuri e decisi, la maglietta nera aderente metteva in risalto il suo corpo muscoloso ma molto femminile, le braccia erano decorate da dei tatuaggi, due spirali, una di un rosso fosforescente sul braccio destro e una blu elettrico sul braccio sinistro, di solito non si interessava dell'aspetto delle persone, ma Lyanna non era niente male. Poggiarono le giacche e solo allora Ethan si accorse quanti pezzi mancavano a questo suo puzzle, allora le chiese abbastanza seccato -Io non sono un...cacciatore? Vi chiamate così giusto? Io sono solo un ragazzino di sedici anni, stavo scappando da un orfanotrofio la notte in cui mi hanno rapito. Ora credo che sia il momento giusto per dirmi cosa diavolo sta succedendo, non credi?- La ragazza lo squadrò per un attimo poi gli rispose -Si ci chiamiamo cacciatori. Ethan, se qualcuno ti ha "rapito" avrà un motivo, è più unico che raro che un . Qui nel nostro strato della realtà le cose vanno diversamente...ecco, esistono le creature delle storie, noi combattiamo quelle cattive e proteggiamo quelle buone, il mondo dipende dall'equilibrio di queste due forze. Tu hai il sangue di un cacciatore, ciò ti rende uno di noi. Non credo di poterlo spiegare in modo più semplice, dunque credimi, ci sei immerso fino alla testa ormai.- Il ragazzo fu costretto ad assecondarla, era la prima spiegazione decente che riceveva, nonostante priva di logica. Faceva caldo in casa, probabilmente qualcuno aveva acceso il riscaldamento, Ethan si stava sciogliendo sotto la pesante felpa nera, se la tolse e la poggiò sull'appendiabiti, si guardò le braccia per vedere se erano rimasti segni della siringa con cui lo avevano sedato, c'era solo un livido che stava già svanendo, restò molto stupito invece dai suoi tatuaggi, erano cambiati. A quattordici anni si era tatuato una rosa nera sul braccio e ora al suo posto un intrigo di linee argentee che ricordavano vagamente un fiore -Cosa diavolo è successo al mio braccio?!- Lyanna rise sotto i baffi e gli spiegò che quelli erano i marchi: dei disegni che i cacciatori si applicano per migliorare alcune loro abilità e che nel mondo di sotto sembrano semplici tatuaggi, quella sul braccio del ragazzo era una rosa celtica, un simbolo di vita e rigenerazione, ma il suo colore era innaturale, un marchio neutro era oro e uno elementale rosso, blu, bianco o nero. -Okay, sono un cacciatore e NON lo sapevo, ho dei marchi e NON lo sapevo, cosa altro non so?- Ethan sembrava abbastanza irritato, a quanto pare era nato per essere un Cacciatore ma nessuno si era mai preso la briga di dirglielo negli ultimi sedici anni, Lyanna gli diede una pacca sulla spalla, da cui lui si ritirò, e aggiunse -C'è solo un'altra cosa che devi sapere, i cacciatori vengono addestrati nell'Accademia Restan, lì imparano a lottare, a usare i marchi e a conoscere le creature fantastiche. Se vuoi rimanere, domattina potrai venire con me e frequentare i corsi per diventare uno di noi o, nel caso contrario, ti accompagnerò al portale più vicino e tornerai tra la gente comune. Hai tutta la notte per decidere. - La ragazza cambiò stanza, tornò poco dopo e gli tirò un panino e gli disse che poteva sistemarsi nella stanza degli ospiti e che la casa era vuota. Ethan raggiunse la stanza, era molto semplice, mura spoglie, un letto matrimoniale con telaio di ferro e un comodino di legno scuro, con una lampada poggiata sopra, si sentiva stanco nonostante fosse rimasto svenuto per quasi un giorno intero, si buttò sul letto senza troppa delicatezza e si mise a pensare. Tutte quelle nuove informazioni gli vorticavano in testa, lui era il figlio di un cacciatore, dunque le storie sui suoi genitori erano false, era dunque legato a quel mondo, ripensandoci si ricordò di una cosa particolare, quando era più piccolo durante una delle gite, che raramente organizzava l'orfanotrofio, si era avventurato più lontano degli altri su un sentiero di montagna e li aveva visto un albero salutarlo, nessuno volle credergli, lo mandarono persino da uno psicologo, e invece era successo davvero...lui poteva vivere le leggende. Le ultime parole che gli ronzavano in testa mentre il sonno lo faceva sprofondare nell'oscurità furono: Ethan Frost il cacciatore di leggende, aveva fatto la sua scelta. Sarebbe diventato un cacciatore, come i suoi genitori.
2. Io sono Ethan Frost
 

La notte passò in un attimo, Ethan si alzò alle prime delle luci dell'alba, aveva dormito male: gli incubi avevano infestato il suo sonno. Si mise seduto sul bordo del letto, si sfregò la faccia cercando di allontanare il ricordo, poi s'infilò le scarpe senza allacciarle e andò in cucina. La cucina era arredata come tutti gli altri ambienti della casa: semplice ed essenziale; al centro della sala si trovava un tavolo di mogano con quattro sedie dello stesso materiale, ai due lati della stanza c'erano un fornello un po' arretrato e un frigo grigio, accanto alla porta era posizionato un grosso armadio di legno, dove probabilmente tenevano le stoviglie e le posate. Il ragazzo si fece un caffè, mentre se lo versava lei entrò in cucina, era buffissima, portava un pigiama nero troppo grande per lei, aveva i capelli tutti in disordine e il segno del cuscino sulla guancia, Ethan non riuscì a trattenere una risatina -Giorno Lyanna- la ragazza biascicò qualcosa che suonò vagamente come "sonno", il ragazzo le passò una tazza fumante che lei sorseggiò con evidente soddisfazione. Dopo aver fatto colazione ed essersi sistemati si sederono in cucina a parlare, la ragazza allora gli chiese -Hai fatto la tua scelta? Resterai tra i cacciatori o tornerai tra la gente comune?- Ethan si guardò per un attimo le mani piene di cicatrici poi alzò lo sguardo e con tono deciso disse -Io sono un cacciatore di leggende, ti sarà difficile liberarti di me ora in poi-. I test per essere ammessi all'Accademia sarebbero iniziati solo nel tardo pomeriggio e al ragazzo servivano dei vestiti nuovi e possibilmente anche un arma. C'era una sola grande via in cui erano concentrate le botteghe per gli studenti, sarebbe stato impossibile riconoscerlo tra la fitta folla che riempiva quella strada, tutti i ragazzi di Old York si sarebbero trovati lì con lui, era al sicuro. Entrarono in una piccola bottega, c'erano solo tanti scaffali a cella d'alveare, impilati uno sopra l'altro, con dentro vestiti piegati con cura e un grosso uomo poggiato al muro, era alto, nerboruto, aveva lunghi capelli biondi, occhi verdi smeraldo e un sorriso feroce, aveva tratti felini, sembrava tremendamente fuori posto con addosso una giacca elegante e una cravatta scura. Lyanna gli sussurrò all'orecchio -Lui è Kayneghis, è un metamorfo, è il discendente di una potente tribù africana, lui è un leone, non farlo innervosire e andrete molto d'accordo. Intesi?- Ethan annuì e si avvicino al gigante -Ho bisogno di equipaggiamento, tu hai ciò di cui ho bisogno.- la ragazza allungò un pugno di monete dorate all'uomo che scioccò le dita. Un leoncino di legno saltò giù da una celletta con un un indumento tra le zanne, attraverso la sala con uno scatto e si fermò,inciampando, ai piedi del ragazzo per poi sparire in una nuvola di cenere. Raccolse i vestiti da terra, che però sparirono come ombre tra le sue mani, Lyanna allora gli diede una dritta, la tenuta si adattava al cacciatore, non c'era bisogno di indossarla bastava pronunciare una formula semplice "Mazì", il ragazzo ci provò e al posto dei suoi vestiti si materializzarono la giacca di pelle e i jeans neri, non erano però simili a quelli della ragazza, erano abbelliti da eleganti spirali argentee, si tirò su il cappuccio finemente decorato per sembrare il muso di un lupo, erano stati creati per lui. Uscì dal negozio con ancora i vestiti indosso e sgattaiolò agile tra la folla, quei nuovi abiti gli donavano movimenti graziosi e rapidi, in pochi istanti arrivò dal lato opposto della strada, dove si apriva una piazzetta vuota con al centro un piedistallo di marmo, la ragazza lo raggiunse pochi secondi dopo e gli sorrise -Volevi un arma? L'hai trovata Ethan. Sei giunto davanti alla tua prima prova, sei nella Piazza del Valore, posa la mano e affronta la tua sfida-. Ethan avanzò a passo lento fino al centro dello spiazzo e posò la mano al centro del piedistallo che subito si accese di una luce surreale, dai bordi della piazza sgorgarono quattro flussi argentei che scivolarono dentro le scanalature del pavimento e si espansero sino ad avvinghiare a spirali il pilastro ,fino ad avvolgere interamente la sua mano, nella sua testa una voce chiese "Tu, Ethan Frost, vuoi essere un cacciatore?" Il ragazzo non rispose, sapeva di volerlo diventare, estrasse la mano dal marmo e un'arma gli apparse in pugno. Era una daga con la lama nera con vari marchi dorati e l'impugnatura fatta da due ali argentee, era sbalorditiva. La piazza tornò alla normalità, Lyanna gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla e gli sussurrò -Goditi la tua spada. È unica nel suo genere, l'hanno forgiata gli dei per te, non deluderli- Ethan sospirò, infilò l'arma nel suo fodero e aggiunse -Si sta facendo tardi, tra meno di un'ora c'è il nostro esame di ammissione -. Raggiunsero l'accademia ed il ragazzo si fece strada tra gli altri studenti ed entrò nell'unica stanza di cui era disposto l'edificio: era una sorta di grossa palestra con il pavimento in legno chiaro, l'unico mobile era un enorme cattedra di mogano, al centro del tetto si trovava un apertura che delimitava l'arena d'allenamento. Entrò nel cerchio di luce e si presentò alla folla, che intanto aveva riempito la sala -Io sono Ethan Frost, sono pronto a diventare un cacciatore, dove è il mio sfidante?- Un ragazzo si fece avanti, aprendosi un passaggio tra la folla, era magro, più basso di lui, aveva folti capelli biondi e nonostante avessero la stessa età dimostrava meno anni di lui, disse -Io sono Andrew Payn, figlio di Ramsay Payn e sono pronto a diventare un cacciatore. Ti sfido a duello Frost.- Una voce rauca gracchiò -Via!-, il ragazzino pronunciò il comando e la tenuta lo rivestì, estrasse un pugnale d'oro dalla manica e si scagliò contro Ethan che, prontamente, scartò di lato evitandolo e colpendolo con un calcio al polpaccio, non sembrava avergli dato grande fastidio, Andrew tentò di nuovo ma il ragazzo gli bloccò la mano, gli torse il braccio e con un calcio lo spedì a terra, il minore si rialzò subito e lo caricò, Frost incassò il colpo e poi lo prese in spalla e lo tirò violentemente a terra, quella sua inutile resistenza lo stava innervosendo. Andrew si risollevò ancora una volta e stavolta non ebbe il tempo di riprendersi, Ethan lo colpì sulle costole con un calcio, che lo fece accasciare, il ragazzo estrasse la sua spada, questa volta però lasciò sfogo alla sua rabbia, accumulata in quei giorni, i capelli del maggiore sbiancarono in un attimo diventando color neve, le finiture della tenuta e della lama iniziarono a brillare di riflessi viola, prese per il colletto il minore, il marchio che aveva sul braccio risplendeva in modo innaturale, lo prese e gli strinse le dita intorno alla gola, poggiò la lama sul suo ventre e stava per trapassarlo da parte a parte quando, la voce rauca di prima lo interruppe e gli ordinò di fermarsi, Ethan a malincuore gettò a terra il ragazzino e uscì dal cerchio tra gli applausi della folla, mentre pian piano tornava normale. Sentì qualcuno bisbigliare -Forte il ragazzo- -Si è guadagnato l'attenzione di Patch- -Si è appena assicurato un posto tra i cacciatori-. Lyanna gli si avvicinò e gli sussurrò -Sei stato bravo Ethan, come ci sei riuscito?-, Il ragazzo la sorpassò sgarbatamente e si andò a poggiare al muro della palestra cercando di sbollire, i suoi capelli cominciarono a ridiventare normali, ciocca per ciocca, la tenuta era sparita lasciando spazio ai suoi soliti vestiti, aveva vinto eppure non era davvero soddisfatto. Gli altri combattimenti passarono in un attimo, erano solo quattro duelli, erano stati ammessi al primo livello solo cinque dei dieci pretendenti che si erano presentati quel giorno. Ethan quella sera decise che non sarebbe stato con Lyanna, non se la sentiva, avrebbe passato la notte fuori, lui era un lupo solitario, non aveva bisogno di nessuno.
3. L'Accademia
Ethan passò l'intera notte fuori e alla fine collassò esausto su una panchina verso le tre del mattino, la cosa peggiore fu però il risveglio. Erano le otto del mattino quando Lyanna lo prese per i capelli e lo trascinò giù dalla panca, il ragazzo si svegliò e i suoi riflessi lo salvarono da una rovinosa caduta, rimase appollaiato sul bordo della panchina scoccando uno sguardo truce alla ragazza -Cosa diavolo ti è passato per la testa?!- urlò lei evidentemente irritata, Ethan ridacchiò e dopo uno sbadiglio aggiunse -Potrei farti la stessa domanda sai? Lasciami dormire in pace-. Si stiracchiò con un altro sbadiglio, intanto Lyanna riprese a camminare diretta verso l'Accademia, solo quando ormai fu lontana gli urlò -Oggi iniziano le lezioni anche per te, inizia a correre idiota!-. Ethan si stiracchiò poi sussurrò "Mazì", la sua splendida tenuta lo rivestì e con uno scatto raggiunse la ragazza davanti alla porta dell'edificio, si abbassò il cappuccio ed entrò. Si era già formato un semicerchio di studenti davanti alla cattedra, il ragazzo li raggiunse e si andò a sedere, non sembrava l'unico ad aver fatto le ore piccole, avevano festeggiato in molti per l'ammissione, l'attenzione della folla fu però richiamata da un colpo secco sul legno. Una figura rinsecchita si alzò dalla cattedra e con passo strascicato si mise davanti agli studenti, rimanendo però nel cono d'ombra, si poteva notare che era abbastanza anziano, era quasi completamente calvo, gli rimaneva solo qualche ciuffo riccio e grigiastro sulle basette, sembrava molto deperito, aveva indosso una camicia troppo larga e dei pantaloni di lino, sul suo naso ballava un paio di occhiali da lettura risalenti probabilmente all'impero romano. Si schiarì la gola e si presentò alla folla -Io sono il professor Patch, mi occuperò della vostra preparazione fisica e della vostra conoscenza dell'universo mitologico. Sarò l'unico insegnante che vedrete per i prossimi tre anni, avrete solo due mesi nel quale dovrete affrontare le vostre missioni. Farete bene a stare attenti durante le lezioni, non sono in molti a tornare a occupare le mie classi dopo la sfida.- Prese una scatolina poggiata in un cassetto della cattedra e la tirò in mezzo al cerchio di luce, poi indicò Ethan e gli fece segno di entrare, il ragazzo si alzò, abbassò il cappuccio della tenuta ed entrò nell'arena. -Quello dentro il cubo è un Goblin, tipica creature leggendaria e ora il nostro grande eroe dovrà sconfiggerlo- Il ragazzo strinse i denti, il contenitore di legno si sollevò avvolto da una luce chiara prima di liberare una piccola creaturina mostruosa, ingobbita e dalla pelle rossa come il sangue, il goblin tentò di attaccarlo ma il ragazzo era evidentemente troppo alto per quell'insulso omuncolo, gli tirò un calcio scaraventandolo dal lato apposto del cerchio. Ethan rivolse uno sguardo scettico al professore e gli chiese spazientito -E io dovrei davvero affrontare questa inutile bestia?- tutti gli studenti che stavano parlando si zittirono a quelle parole, nessuno osava sfidare Patch, in quel momento il mezz'umano gli saltò sulla gamba risalendo fino al suo collo e cercò di azzannarlo -Mai sottovalutare il nemico Frost- concluse il professore. Il ragazzo lo riprese da un braccio e in un attimo il suo cuore si congelò, i suoi capelli assunsero quelle strane sfumature candide, i suoi occhi si trasformarono una maschera di odio, lo sbattè a terra violentemente e gli tirò un calcio ancora più forte che gli iniziò a far perdere sangue dal viso, la spada apparve come un ombra nella mano di Ethan che in un colpo fulmineo trapassò il corpicino della creatura ponendo fine alle sue sofferenze, sorpassò il cerchio dell'arena e con la spada depose il goblin ai piedi dell'insegnate , che appena toccato terrò diventò cenere e si andò a sedere nel cerchio con gli altri. L'espressione del professore tradiva stupore e forse persino rispetto, era una creatura debole ma la ferocia e il talento dimostrati da quel novellino in entrambi i suoi allenamenti preannunciavano un futuro ricco di fama. La lezione si concluse quando, in un attimo di distrazione un altro studente si era fatta sopraffare dal suo sfidante sovrannaturale e aveva riportato gravi ferite, Patch con aria seccata scortò il malcapitato in infermeria e avvisò tutti dell'imminente test della settimana seguente. Ethan sgattaiolò fuori dalla palestra, ma una mano gli afferrò il polso, Lyanna lo stava trattenendo, lo trascinò in un angolo più appartato e gli disse - Che ti sta succedendo? non puoi sfidare tutto e tutti, prima o poi ci lascerei le penne- il ragazzo sospirò e si girò indisposto a sorbirsi l'ennesimo rimproverò, la ragazza però fece qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: lo abbracciò. Ethan si divincolò in un attimo dalla presa, non era abituato al contatto umano, Lyanna sembrava esserci rimasta male, un leggero senso di colpa lo fece dubitare, poi con difficoltà la abbracciò a sua volta e le sussurrò -Scusami... è difficile sai? Soprattutto quando si è strani come me-. La ragazza gli propose di fermarsi da lei, era pericoloso per lui girare alla luce del giorno, come al solito non aveva scelta, dovette accettare. La casa era vuota, come la notte in cui vi era arrivato, un silenzio quasi spettrale avvolgeva quella villa enorme, Lyanna lo accompagnò nella sua stanza e gli spiegò che la madre era sempre a caccia e il fratello più piccolo passava gran parte del suo tempo nel santuario fuori dalle mura della casa. La stanza era l'esatto opposto del resto della casa, era una sala molto grande, i muri erano talmente tappezzati di poster a tal punto da non lasciarne intuire il colore, A sinistra c'è un letto a una piazza, con un copriletto giallo e arancione. Affianco ad esso c'erano un comodino, con sopra una lampada e dei libri. A destra invece si trovava una libreria contenente libri religiosi, bestiari ed erborari . Di fianco ad essa c'è un pianoforte abbastanza antico. In fondo alla stanza c'è un ampio armadio a più ante e una scrivania con appoggiato sopra una spada. Lei si sedè sul letto e gli indicò uno sgabello di legno poggiato ad un angolo per sedersi, - Come fai a fare quel giochetto con i capelli e gli occhi?-, -Se lo sapessi te lo direi, è la prima volta che mi succede-. Ethan si mise le mani tra i capelli e sospirò -Visto che tanto qui TUTTO è possibile, cosa mi sta succedendo?!- Lyanna tirò fuori a caso dalla libreria un grosso tomo dall rilegatura verde e lo tirò al ragazzo, che con cura si mise a sfogliare le pagine in cerca di qualcosa di utile. Lesse durante il pomeriggio un libro dopo l'altro, al tramonto era arrivato a quasi 15 volumi. Solo l'ultimo "Leggende dal profondo Nord", gli diede un informazione utile, tra le ultime pagine appariva l'immagine di un ragazzo pallido dai capelli bianchi e gli occhi grigi che gli fece venire la pelle d'oca. Ethan passò il libro a Lyanna con lo sguardo basso, lei inizio a leggere ad alta voce -Jack Frost, Signore del gelo, famoso nella mitologia britannica, è ritenuto responsabile del tempo gelido, per il naso e le dita dei piedi congelate dal tempo e per la colorazione delle foglie in autunno. È anche ritenuto a lasciare i segni dell'inverno sulle abitazioni e nei boschi. Ethan...eri uguale a lui.- Il ragazzo ingoiò a vuoto. -Sono un orfano, non un Dio nordico del gelo, le divinita non vivono questo schifo!-, sembrava essersi innervosito, una ciocca grigia spiccava tra i suoi capelli scuri. Lyanna lo tranquillizzò e gli accarezzo i folti capelli -Ethan, va tutto bene,capiremo cosa ti sta succedendo, ora calmati, devi riposare. Domani ci aspetta il primo modulo di addestremento- Ormai si era fatto tardi, il ragazzo si mise a letto e crollò esausto. Ethan Frost era solo se stesso, non era un dio, lui non era nessuno.
4. Lyanna
 

Ethan si svegliò nel cuore della notte, le mani sudate e il respiro a mille. Aveva avuto un incubo: aveva visto una cacciatrice dagli occhi grigi trafitta e sbranata da un mostro. Fece un grosso respiro e cercò di carpire più dettagli possibili da quella strana apparizione ma, più ci provava più il ricordo gli scivolava via dalle dita inesorabilmente. Guardò l'orologio che aveva al polso erano le due di notte, aveva bisogno di distrarsi un pò, uscì dal letto e scese furtivo le scale, nel tentativo di trovare un bagno vide una luce accesa dallo spiraglio di una porta. Con i sensi ancora annebbiati dal sonno ma,arso dalla curiositá sbirciò attraverso lo spioncino della porta, nella stanza c'era Lyanna girata di spalle. Ethan senza fare rumore entrò nella camera e arrivo dietro di lei per vedere cosa stesse facendo, la vista lo fece innervosire. I capelli del ragazzo in un attimo divennero candidi come la neve e i suoi occhi assunsero il loro colore gelido, la lama che la ragazza aveva in mano volò via di colpo piantandosi contro un muro. Lei cercò di colpire qualsiasi cosa avesse fatto quello ma lui fu più veloce -Cosa hai intenzione di fare?- ringhiò Ethan. Lyanna riconoscendo la voce si fermò e si girò a sguardo chino, le braccia piene di sangue e il volto rigato di lacrime. -Tu non dovresti vedermi in questo stato, nessuno dovrebbe- singhiozzò. Il ragazzo non riuscì a restare arrabbiato davanti a uno spettacolo simile, si inginocchiò per arrivare all'altezza della ragazza e le prese le mani -perchè lo hai fatto?- gli chiese con tono gentile. -N...non lo so, Okay?- -Okay-. Ethan rovistò tra i cassetti e recuperò lo stretto indispensabile per fasciarla: del disinfettante, delle bende e qualche cerotto. La ragazza continuava a guardarlo e a piangere, non si era mossa di un millimetro, lui con cura e abilità le sistemò le ferite in pochi minuti. -Ora,dimmi. Perchè lo hai fatto?- -Non è affar tuo.- disse con voce spezzata la ragazza che intanto cercava di evitare lo sguardo di Ethan. Lui si alzò e, mentre usciva dalla stanza gli scivolò dalla tasca un pezzo di carta, si diresse verso la sua stanza e tornò a dormire. Lyanna rimase da sola, con quel pezzo di carta stropicciato tra le dita, dubbiosa sul cosa fare, lo girò e guardò per minuti interi prima di decidere. Con cautela lo dispiegò e inizio a leggere la scrittura rozza e sbiadita, sembrava scritto di fretta, tanto tempo fa. "mamma e papà,Sono così solo...
Ma perché?
Solo, perché?
Cosa vi ho fatto di male?
Mi spiace si essere nato.
Tornate...vi prego.
Ethan"
Al bordo del foglio c'era una grossa macchia di sangue raffermo, non sembrava casuale come cosa. Lo lesse e rilesse, a quanto pare Ethan aveva più motivi di lei per star male. Lyanna crollò sfinita poche ore dopo in cucina, fu svegliata bruscamente il mattino seguente dal ragazzo con una secchiata d'acqua fredda. -Sei in ritardo. Vestiti. Tra 20 min abbiamo lezione.- lei annuì e a testa bassa si preparò per quel giorno. Lui era già lì da un pò quando lei si presentò a lezione, le aveva tenuto il posto, infondo non era così stronzo. Gli si sedè accanto, che lui gli sussurrò che Patch non era ancora arrivato. Non fece in tempo a finire la frase che il vecchio professore entrò nella sala, gobbo e visibilmente irritato, indico due ragazzi tra le fila e li fece entrare nel cerchio, una di loro era Lyanna. Il ragazzo davanti a lei era alto, nerboruto, con corti capelli ramati, i tratti sgraziati e una cicatrice che gli attraversava il labbro -Tywin Class, il miglior combattente di Ancient Crown- si presentò con voce bassa e raschiante. -Lyanna, figlia di Meredith Stone- il brusio della sala si diradò, a quanto pare Ethan non era l'unico importante. Patch diede via al combattimento, il ragazzo si gettò contro di lei, che lo schivò agilmente saltandolo, poi lo prese dal collo e si aggrapò alla sua gola, il ragazzo si divincolava ma Lyanna restò impassibile, lo gettò a terra e posò un piede sul suo petto comprimendolo. -Vince la ragazza!- annuciò il professore. Lyanna tornò al suo posto con una smorfia di dolore sul viso, il ragazzo gli aveva strappato la fascia dai polsi e aveva riaperto i tagli, una macchia più scura si stava espandendo sulla sua tenuta nera. Ethan non fece a meno di notarlo, le sussurrò -Tu ora vieni con me. Non puoi andare in giro con delle ferite così profonde. Non me ne frega nulla di quel vecchio idiota che dovrebbe insegnarci cone combattere.- -No- Lyanna era decisa a restare, ma sentiva il sangue caldo gocciolargli dalle dita, stava iniziando a sentirsi debole. Ethan le afferrò il braccio con una morsa d'acciaio e la obbligò ad alzarsi, mentre si avviava verso la porta annunciò -Noi ce ne andiamo. Lei non sta bene.- Patch si alzò bruscamente e urlò -Tu non vai da nessuna parte! I miei studenti non possono disubidire.- Il ragazzo materializzo la sua spada dal pavimento e la lanciò, la lama attraversò la sala e con una precisione unica andò a conficcarsi nella cattedra dell'uomo a un millimetro dalle sue dita. -Questo lo dice lei.- e così uscì dalla palestra.

5. Golden Blood
Mentre uscivano dalla palestra il cielo intorno a loro si rannuvolò, piccole gocce di pioggia iniziarono a cadere ritmate su di loro, Ethan non aveva la minima voglia di iniziare a correre, si abbassò il capuccio e si girò verso la ragazza. -Perchè l'hai fatto?!- gli urlò contro lei, lui si limitò a sbuffare e le sollevo le maniche, i tagli sembravano messi peggio del previsto, le accarezzò con premura la parte in cui l'aveva stretta poco prima, era arrossata e sembrava farle molto male . -Scusami ma non ti lascio in questo stato- La pioggia che nel frattempo si era fatta più fitta stava iniziando a diventare neve, piccoli fiocchi candidi volteggiavano nell'aria prima di posarsi tra i capelli scuri del ragazzo, che intrecciò le dita a quelle della ragazza e le fece segno di seguirlo. In strada non c'era anima viva, solo qualcuno che aveva tardato a tornare a casa e stava fuggendo dalla tempesta. Si rifugiarono nella villa di Lyanna, dove Ethan si accorse di star ancora stringendo la mano tremante della ragazza. Il ragazzo la portò con se in bagno e le fece alzare le maniche, mentre il sangue colava ritmicamente nel lavandino lui prese delle bende nuove dal mobile, le asciugò il sangue e le sistemò la fascia. Il pomeriggio fu tranquillo, fuori la neve cadeva lenta accumulandosi e i due ragazzi se ne stettero in casa a parlare. Ethan se ne stava disteso sul letto a cercare qualcos'altro sul suo potere quando Lyanna entrò nella stanza, si era cambiata, adesso portava un maglione chiaro e dei jeans, si sedette accanto a lui e gli stampò un bacio sulla guancia, come ringraziamento. Ethan avvampò e il libro gli cadde dalle mani e finendogli in faccia, la ragazza non potè trattenersi dal ridere -sei carino quando arrossisci, sai?-, il ragazzo mugolò qualcosa che non suonava troppo cortese. Lyanna ignorò la risposta e si sdraiò posando la testa sul suo petto -che hai scoperto? Ti vedo stanco, stai leggendo da ore- il ragazzo sospirò e buttò a terra il libro -Nulla. Non c'è nient'altro che somigli al mio potere. Ho letto e riletto tutti i libri della tua biblioteca e non c'è nulla- poi rimasero entrambi in silenzio, Lyanna stretta a lui, che intanto le coccolava i capelli, non si mosserò di un millimetro per ore intere. La ragazza non si ricordava di essersi addormentata eppure, quando si svegliò l'assenza di Ethan la travolse, era tremendamente triste non averlo accanto a sé, si rigirò nel grosso letto e si accorse che il ragazzo le aveva lasciato la sua felpa calda come coperta, che cosa dolce. La ragazza scese dal letto e andò al piano di sotto sperando di trovarlo, ma di lui neanche l'ombra, anche la sua giacca era sparita, doveva essere uscito mentre lei dormiva. La ragazza torno a letto e si rannicchiò nella sua felpa e annusò il suo odore, Ethan odorava di carta stampata, alcool e deodorante scadente, era stranamente confortante sentirlo con sè anche quando non c'era. Ethan aprì le porte del Restan ed entrò. Patch se ne stava piegato a rovistare tra i fogli aspettandolo, il ragazzo lo raggiunse zoppicando -Mi ha fatto chiamare, cosa c'è di tanto importante per venirmi a disturbare?-, il vecchio si alzò dalla sua cattedra malmesso e si avvicinò a lui scrutandolo -Sei proprio uguale a quel bastarde di tuo padre-. I capelli del ragazzo divennero subito candidi e un brivido freddo gli percorse la schiena da parte a parte -Lei conosceva mio padre?! E si permette anche di parlare male di lui?!- Patch intanto si stava rigirando un gesso bianco tra le dita con un sorriso compiaciuto -Certo che lo conoscevo, è lui ad avermi ridotto così. Sei il figlio di due potenti divinitá: il grande Loki e la gelida Gullveig, proprio per questo non meriti di vivere sangue d'oro- Ethan, stupito, incredulo, girò i tacchi e si avviò verso l'uscita quando, una scossa lo bloccò, una linea di gesso delimitava la sua prigionia, il ragazzo imprecò -Figlio di due fottuti dei e messo in trappola da uno stupido disegno?! Seriamente?!- Il vecchio prese una grossa spada dalla parete, la piantò nel pavimento e cominciò a decantare un rituale in una lingua strana, celtica capì lui, il ragazzo cadde sulle ginocchia tenendosi la testa. Ethan non riusciva a vedere più nulla, sentiva la forza defluirgli dalle membra, il sangue gelarsi nelle vene, la sua pelle venne rivestita da una spessa patina di ghiaccio, il suo corpo scosso da violenti spasmi. Patch era troppo concentrato a cantilenare per notare ciò che si stagliava davanti alla porta, bloccando ogni spiraglio di luce. Una figura slanciata in smoking verde attraversò tranquillamente la stanza, schioccò le dita e il cerchio di gesso venne riassorbito dalle assi del pavimento liberando il ragazzo che, annaspando, strisciò il più lontano possibile da loro. La spada del vecchio si incenerì all'istante, il viso deformata dallo stupore e dalla paura, indietreggiò cadendo -N..non puoi essere te, ti hanno d..distrutto! Io c'ero.- l'uomo si avvicinò a lui, un ghigno folle in volto, gli posò il palmo aperto sul suo viso e disse -Questo è quello che hai visto te, carogna- la sua voce era autoritaria, mistica, inumana. Patch iniziò ad urlare straziato da un dolore infernale, gli occhi rovesciati, la pelle fumante, sulla sua fronte inciso col sangue un simbolo che a Ethan sembrò dire 'Caos'. La figura sparì in un turbine di cenere. Lyanna era in pensiero per il ragazzo, era uscita in strada a cercarlo. Ethan riuscì ad uscire dalle palestra, si poggiò al muro per aiutarsi, non riusciva a stare in piedi da solo, dopo qualche metro scivolò tra la neve e caddè di faccia. Poi tutto nero.
 

 

 

   
 
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