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Autore: yu_gin    02/01/2016    3 recensioni
"Doveva essere una serata tranquilla. Doveva essere una serata piacevole con il suo amato fidanzato, una deliziosa cena per due, un film accuratamente scelto insieme e – alla fine di detta serata – avrebbero fatto sesso sul comodo letto del suo ragazzo.
Ma sua sorella aveva altri piani."
O, Rin e Sousuke alle prese con una neonata.
Sourin + side!Makoharu, side!Seigou
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gou Matsuoka, Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo struggimento dell'essere zio




Doveva essere una serata tranquilla. Doveva essere una serata piacevole con il suo amato fidanzato, una deliziosa cena per due, un film accuratamente scelto insieme e – alla fine di detta serata – avrebbero fatto sesso sul comodo letto del suo ragazzo.

Ma sua sorella aveva altri piani.

«Eddai Rin! Solo per questa notte!»

«Non voglio fare da babysitter a tua figlia! Non so nemmeno come badare ad un neonato!»

«Oh, non è così difficile. In fondo, tu hai cresciuto me.»

Rin sbottò: «Per l'amor del cielo, non ti ho cresicuta io! Ho solo un anno più di te. Non è colpa mia se tu e mister Chiappe-D'Oro avete deciso di diventare genitori alla bizzarra età di ventitrè e ventun anni.. ma io sono un ventiduenne gay e non passerò il sabato sera a fare da babysitter a mia nipote.»

Gou lo fissò dritto negli occhi, masticando il suo chewingum e aspettò finché il fratello non smise di gridare. Quindi si voltò verso Sousuke.

«Sou, potreste per favore tenere d'occhio mia figlia mentre esco con il mio fidanzato?»

Sousuke alzò le spalle: «Certo, perché no? Divertitevi.»

Squittì soddisfatta e baciò sulla guancia il ragazzo costantemente imbronciato. «Grazie ragazzi, siete i migliori! Qui avete tutto ciò che vi serve. Nella borsa c'è un block notes con le istruzioni. Dovete solo darle da mangiare e metterla a dormire, poi potete fare tutto il sesso che volete.»

«Ehi!» protestò Rin, ma Gou era già fuori dalla porta e correva verso la macchina del fidanzato. Rin sospirò e guardò la bambina nel seggiolino. La neonata, con la sua zazzera di capelli rossi, lo fissò a sua volta, masticando il proprio ciuccio con una fila di denti affilati. Per un momento fu quasi sopraffatto dalla tenerezza della piccola, quando si ricordò improvvisamente di come sua sorella gli aveva sganciato una bambina, rovinando la sua serata perfetta.

«Che diavolo, Sou! Doveva essere la nostra serata!»

Sousuke alzò gli occhi al cielo: «Dai, Rin. E' solo per sta sera. Non saremmo comunque usciti quindi possiamo tenere d'occhio la bambina senza problemi. Inoltre tua sorella potrà godersi una serata fuori con il suo ragazzo.»

«Io lo uccido il suo ragazzo! Quel Mikoshiba è morto» gridò, facendo ridere la bambina.

«Certo, tesoro. Perché non prendi la borsa di tua sorella così possiamo leggere le istruzioni che ci ha lasciato e vedere cosa dobbiamo fare?»

Rin mormorò tra i denti alcuni improperi su Mikoshiba, quindi frugò nella borsa e prese il block notes.

«Che dice?» chiese Sousuke e si piegò per leggere il messaggio.

“Ciao! Per prima cosa, grazie per aver accettato di tenere d'occhio Sakura. Avevo proprio bisogno di una serata libera. Non dovete fare molto. Alle sette potete scaldarle il latte. Cinquanta secondi in microonde basteranno. Di solito le piace essere tenuta in braccio mentre mangia. Quando avrà finito probabilmente vorrà dormire. Potete metterla a letto e magari cantarle una ninnananna. Se fa quella grossa, i pannolini sono nella borsa. Ci sono le istruzioni della scatola (credo). Se ci sono problemi chiamatemi, ma se mi chiamate per motivi futili giuro su dio che vi brucio tutti i vostri costumi professionali. Divertitevi ♥”

Rin fissò il suo ragazzo, per nulla entusiasta. «Non posso credere che lo stiamo facendo. E per la figlia di Mikoshiba!»

«Devo ricordarti che è anche figlia di tua sorella?»

«Dettagli» mormorò, inginocchiandosi per sollevare la neonata. La piccola squittì con gioia quando suo zio la prese in braccio. Gli sorrise, allungando la mano verso i suoi denti.

«Visto? Ti riconosce come suo zio. Non è una cosa carina?» chiese.

«Suppongo di- oh, smettila di prenderti gioco di me. Sei tu quello che non sa resistere al broncio di mia sorella.»

«Non capisci, Rin. Non posso dire di no a lei» disse.

Rin cercò di allontanare da sé la bambina per rimetterla nel seggiolino: «Pensiamo a finire di preparare la cena, altrimenti saremo noi a non mangiare» disse, tornando in cucina. Afferrò subito i coltelli, tornando ad affettare la verdura con malcelato fastidio. Sousuke non poté fare a meno di notarlo e così si avvicinò a lui, circondandogli i fianchi.

«Allora, mi spieghi perché improvvisamente ti comporti da bambino?»

Rin si voltò di scatto, puntando il coltello contro Sousuke: «Mi spieghi perché deve sempre averla vinta lei?»

«Che intendi dire?» chiese Sousuke, prendendogli il coltello di mano e posandolo cautamente sul tavolo.

«Oh, avanti, lei rimane incinta a ventun anni di uno spiantato come Mikoshiba e mia madre non batte ciglio. Mentre continua a parlare di te come “il mio amico” Sousuke.»

«Beh, tecnicamente sono-»

«Non provarci, Sou. Sai cosa voglio dire» disse Rin, riprendendo il coltello e tornando a tagliare le verdure. «E ora, come se non bastasse, ci tocca badare a quella bambina mentre loro vanno fuori a divertirsi e magari a farne un altro.»

«Rin! Ora sei troppo duro con tua sorella. Lei non ha colpe per come si comporta tua madre. Anzi, mi sembra che lei ti abbia sempre difeso» disse Sousuke, tentando di farlo ragionare.

Rin fece schioccare la lingua scettico, ma dopo poco si fermò. Si morse la labbra, senza sapere bene cosa replicare, poi si voltò verso il suo ragazzo: «Forse hai ragione.»

«E' così, Rin. E sebbene a volte Gou usi dei metodi poco ortodossi, ti vuole bene. E in fondo non sarà così difficile tenerle la bambina per una sola sera, no?»

Rin annuì. Sousuke gli si affiancò, mescolando la salsa che avevano preparato in precedenza.

«Non preoccuparti, noi avremo lo stesso la nostra serata speciale» disse, baciandolo e facendolo ridere. Le mani di Sousuke stavano già scivolando sotto la maglietta quando il pianto della bambina li interruppe.

«Lo sapevo! Lo sapevo che era una cattiva idea!» sbraitò Rin, scivolando via dalle braccia di Sousuke per raggiungere la piccola. La bambina si dimenava sul seggiolino, strillando con tutti i suoi polmoni.

«Che facciamo?»

«Forse ha fame» propose Rin.

Sousuke guardò l'orologio: «Ma Gou ha detto di darle da mangiare alle sette.»

Rin alzò le spalle: «Sono le sei, che vuoi che cambi per un'ora!»

Sousuke sospirò accigliato, per nulla sicuro delle parole di Rin. Andarono in cucina a scaldare il latte, seguendo le istruzioni di Gou.

«Aspetta, siamo sicuri che non sia troppo caldo?» chiese Sousuke.

«Mia sorella ha detto cinquanta secondi al microonde.»

«Sì, ma a quale potenza? Non l'ha specificato! E se fosse troppo caldo?»

Rin sbuffò e aprì il biberon, infilando la punta del dito mignolo. «Non è troppo caldo. Contento?»

«Ma le dita non hanno la stessa sensibilità delle labbra e le sue sono particolarmente delicate.»

Rin lo fissò incredulo: «Devo assaggiarlo?»

«Solo per controllare.»

Rin fissò Sousuke per controllare che non stesse scherzando. Non stava scherzando, anzi, era dannatamente serio. Portò il biberon alle labbra. Il latte gli sembrò alla temperatura adatta.

«Forse dovrei assaggiarlo anch'io» provò a suggerire, prima che Rin richiudesse il biberon e raggiungesse la bambina nell'altra stanza.

Si sedette affianco al seggiolino e provò ad avvicinarle il biberon alle labbra, sperando di ottenere qualche reazione. La bambina però scansava la testa, evitandolo.

«Non credo abbia fame» concluse Sousuke.

«E allora che diavolo ha?» sbottò Rin.

Sousuke annusò la bambina e storse il naso. «Mi sa che dobbiamo cambiarle il pannolino?»

Rin lo fissò, puntandogli il dito al petto: «No, no e poi no. Non se ne parla. Mi rifiuto di cambiare il pannolino a questa bambina. Tu hai accettato la richiesta di mia sorella e tu ti occhuperai di lei!»

Sousuke corrugò la fronte per qualche secondo, poi prese la bambina in braccio e disse:

«D'accordo.» La bambina si quietò, limitandosi ad un pianto sommesso, mentre Sousuke, dopo aver preso la borsa di Gou, si diresse verso il bagno a passo deciso.

Rin sospirò esasperato, ma dopo pochi secondi lo seguì.

«Pensavo non volessi averci niente a che fare» disse Sousuke senza neanche guardarlo, mentre frugava nel borsone.

«E' pur sempre mia nipote. Se le succede qualcosa mia sorella prima uccide te e poi uccide pure me.»

Sousuke trovò il biglietto di Gou tra i pannolini:

“Se state leggendo vuol dire che la piccola ha bisogno di essere cambiata. Per prima cosa, stendetela a pancia in su e togliete il vecchio pannolino. Buttatelo via più in fretta che potete, quella cosa puzza da morire. Secondo, pulitela per bene con le salviette umide che trovate nel borsone. Guai a voi se non lo fate. Terzo, mettete il nuovo pannolino. Semplice no?”

«Semplice no?»

«Oh, sta zitto! Quanto può essere difficile?» disse Sousuke. Stese un asciugamano sul ripiano affianco al lavandino e vi posò la bambina. Quindi procedette ad aprire il pannolino.

Rin lo vide voltarsi di scatto.

«Tutto bene?»

«Certo» assicurò, coprendosi la bocca.

«Sou, era un conato di vomito quello?»

«No?»

Rin sospirò. «Lascia fare a me» disse, scansandolo e raggiungendo la bambina. Riaprì il pannolino ma non riuscì ad andare oltre. «Cazzo, che schifo!»

«Come fa un essere tanto piccolo e grazioso a produrre quello

«Non lo so, so solo che non possiamo lasciarla così. Dobbiamo riuscire a cambiarla.»

Provarono nuovamente ad avvicinarsi a lei.

«Okay, allora tu le togli il pannolino e lo butti via, io la pulisco e le metto quello pulito, d'accordo?»

«Va bene. Facciamolo! Se Mikoshiba lo fa tutti i giorni, possiamo farlo anche noi!» disse Sousuke, tirandosi su le maniche della camicia.

«Al mio tre sfili quel coso. Uno. Due. Tre!»

Rin non seppe ben descrivere le dinamiche dell'accaduto. Sapeva solo che un secondo prima stava parlando con Sousuke e un secondo dopo questi era chino sul water a vomitare.

Prese il cellulare dalla tasca rassegnato.

Avevano bisogno di un esperto.


Makoto non era certo del momento in cui si era ritrovato steso sul divano, ma non poteva certo lamentarsi. Le labbra di Haru erano sulle sue, mentre sentiva le sue mani infilarsi sotto la maglietta e sbottonargli i pantaloni.

«Haru, forse è il caso che ci spostiamo nel letto» provò a suggerire.

La risposta di Haru giunse con la sua voce arrochita: «Abbiamo tutta la notte per usare il letto.»

Se c'era una cosa che paralizzava Makoto era la voce arrochita di Haru.

«O-okay» mormorò, cominciando a lavorare per spogliare il suo ragazzo.

Erano ormai in mutande uno sopra l'altro quando sentirono il rumore del telefono.

Makoto fece per alzarsi ma Haru lo inchiodò al divano con una mano.

«Lascialo squillare.»

«Ma-»

«Makoto!»

«Potrebbe essere importante.»

Haru provò ad insistere ma visto che gli era fisicamente impossibile trattenere Makoto, decise di risolvere lui stesso la questione. Si alzò e raggiunse il telefono di Makoto. Quando riconobbe il numero, rispose:

«Che vuoi?»

La voce di Rin dall'altra parte suonava stizzita: «Tanto per cominciare, voglio parlare con Makoto.»

«Makoto è impegnato in questo momento.»

«Beh, digli di infilarsi un paio di mutande e di venire da noi. Digli che è un'emergenza.»

«Che tipo di emergenza?»

«Chi è?» chiese Makoto dal divano.

«Non è niente. Resta lì» disse Haru.

«Rin ha un'emergenza?» chiese Makoto.

Dannata telepatia!, pensò Haru.

«Rin è adulto e vaccinato. Se la può cavare da solo.»

Makoto si alzò dal divano e si avvicinò ad Haru, allungando la mano per farsi passare il telefono. Haru provò a protestare ma Makoto fece uso del proprio sguardo da mamma.

Haru non poteva resistere a quello sguardo.

Prese il telefono e lo portò all'orecchio. Haru rimase a fissare il suo ragazzo mentre, in mutande e con una dolorosa ed evidente erezione, parlava in tono preoccupato con Rin.

«Ho capito. Certo. Va bene. Voi non fate niente. Arriviamo tra un quarto d'ora.»

Haru lo guardò, protestando silenziosamente. Quando capì che Makoto non avrebbe cambiato idea gli fece cenno di ripassargli il cellulare:

«Rettifico: arriviamo tra venticinque minuti. E farà meglio ad essere una vera emergenza.»

Haru pensò che Rin gliela avrebbe pagata.


«Dai, Haru, sono nostri amici.»

«Rin è nostro amico. Yamazaki è il suo ragazzo» disse Haru seccato, evitando lo sguardo di Makoto mentre il ragazzo suonava il campanello.

«Non credi che sia giunto il momento di chiudere questa assurda faida con Sousuke? Dura dai tempi delle medie.»

Haru alzò gli occhi al cielo e Makoto scosse la testa rassegnato. Sentirono dei rumori provenienti dalla casa e pochi secondi dopo la porta si aprì. Davanti a loro c'era una persona con una maschera da sub.

«Oh grazie al cielo siete qui! Pensavo saremmo morti prima!»

«R-rin?» chiese Makoto, perplesso.

«Su, entrate. Sousuke è in bagno.»

Quando entrarono in bagno si trovarono di fronte ad uno spettacolo raccapricciante: Sousuke Yamazaki spalmato contro il muro del bagno – occhialini sugli occhi e pinza per il naso addosso – mentre con una pinza da cucina tentava di prendere il pannolino caduto a terra. Il tutto mentre una piccola Sakura urlante faceva sentire il proprio disappunto a mezzo vicinato.

Haru si voltò verso Rin per chiedere spiegazioni, mentre Makoto si limitò a tirarsi su le maniche della camicia e avvicinarsi alla bambina.

«Tachibana, stai attento!» gridò Sousuke.

Makoto raggiunse la bambina e prese una delle salviettine igieniche. Dopo aver pulito la piccola, prese un pannolino pulito dalla borsa e glielo infilò. Sakura smise finalmente di piangere. Makoto la prese in braccio, accarezzandole la testa:

«Ora sei finalmente pulita.»

Sousuke lo fissò allibito: «Come diavolo-»

Makoto si voltò verso di loro. Non sembrava affatto contento.

«Dovreste vergognarvi! Lasciare una povera bambina in quello stato. Ci credo che gridava in quel modo, povera piccola. E tutte queste storie per cosa? Per un po' di puzza?»

«U-un po' di puzza? L'aria era pressoché irrespirabile.»

Makoto li fissò con disappunto.

Oh no, il suo sguardo da mamma, pensò Haru, evitando di incrociare i suoi occhi. Lo sguardo da mamma di Makoto avrebbe potuto far sentire in colpa anche la persona più innocente.

Rin e Sousuke abbassarono la testa imbarazzati. Si tolsero la maschera e gli occhialini, mentre Sousuke lasciò andare la pinza insieme al pannolino.

«Forse – e dico forse – ci siamo lasciati sopraffarre» ammise Rin.

«Forse» specificò Sousuke.

«Adesso vi siete calmati?»

I due annuirono, ancora con aria colpevole.

«Bene, allora andiamo a dar da mangiare a questo piccolo angioletto» disse, superando i tre ragazzi e dirigendosi verso la cucina.

Rimasti soli Rin non poté fare a meno di notare lo sguardo di Haru: lo stava giudicando.

«Avrei voluto vedere te nella mia situazione.»

«Se non altro io non avrei lasciato un bambino in quelle condizioni.»

«Solo perché avresti troppa paura di Makoto. Tra l'altro, come diavolo fa Makoto ad essere così bravo con i bambini? Ne avete adottato uno senza dircelo?»

«Quando i suoi fratellini erano piccoli dava una mano in casa. E poi, i bambini adorano Makoto.»

Ed era vero. Quando giunsero in cucina trovarono Makoto con la bambina in braccio, mentre questa poppava soddisfatta dal biberon. Il suo sguardo era dolce e sereno mentre la guardava e nello spiarlo, Haru sentì una stretta al cuore.

«Haru, i tuoi pensieri sono rumorosi» disse Rin.

Haru si voltò a guardarlo, perplesso.

«Stai pensando a quanto sia perfetto con un bambino in braccio. E a quando il bambino che terrà in braccio sarà il vostro.»

Haru fece per replicare, ma poi si zittì e si limitò a sospirare.

Sousuke fissò la scena, spostandosi poi sul modo in cui Rin guardava Makoto: con stima e com una certa dose di tenerezza.

«Oh, andiamo, non sarà poi così difficile!» sbottò. Superò gli altri due e raggiunse Makoto in cucina. Questi alzò gli occhi dalla piccola per guardarlo. «P-posso provare a tenerla?»

Makoto sorrise e gli spiegò come prenderla e come tenere il biberon. La bambina parve inizialmente poco favorevole al cambio di balia, ma si abituò in fretta alle braccia solide e sicure di Sousuke e ricominciò a bere.

«Visto, non è difficile» disse Sousuke, voltandosi verso Rin, che gli sorrideva soddisfatto.

«Se riuscissi anche a sorriderle sarebbe perfetto» gli disse Rin mentre guardava il ghigno stentato di Sousuke.

«Ora che ha finito di mangiare devi farle fare il ruttino» disse Makoto.

«Il che-?»

«Per essere certi che non le sia andato del latte di traverso. La appoggi sulla spalla – aspetta, così – e poi le dai dei colpetti leggeri, leggeri per l'amor di dio, sulla schiena.»

Sousuke annuì, azzardando dei colpetti leggeri sulla schiena della bambina. Questa emise degli strani rumori e poco dopo sentì qualcosa di umido sulla spalla.

Si voltò verso Makoto: «Va bene così?»

Sul volto del ragazzo lesse un leggero disgusto. «Oddio, Sousuke, niente panico.»

«Cos'è successo? Che ho fatto?»

«Tu niente, ma Sakura ha-»

Rin scoppiò a ridere «Oh mio dio, ti ha vomitato sulla maglietta! Aspetta che prendo il cellulare, devo fare una foto.»

Sousuke rimase rigido con la bambina in braccio finché non sentì Makoto prenderla. Si tolse la maglietta, valutando il danno. Storse la bocca ma si limitò a pulire la maglietta con uno scottex per poi buttarla nel cesto della roba da lavare.

«Non preocuparti se ha vomitato» disse Makoto. «Significa che le piaci e che è a suo agio con te.»

Sousuke sembrò rincuorato dalla cosa. «G-grazie. Ora penso andrò a mettermi qualcosa di pulito.»

Quando ebbe lasciato la cucina, Haru si avvicinò al suo ragazzo, accarezzando col dito la guancia della bambina.

«Mi ricorda Ran quando era piccola» disse Haru, scoprendosi a sorridere. «Anche se Ran non aveva tutta quella fila di denti.»

«No, decisamente» rispose Makoto, spostandole i capelli radi dalla fronte e guardandola mentre chiudeva gli occhi.

«Quello che hai detto a Yamazaki-» accennò Haru, esitando. Makoto si voltò verso di lui.

«-è una balla pazzesca.»

«Sì, mi sembrava» commentò, annuendo. Dalla cucina potevano vedere Rin e Sousuke parlare, con Sousuke che si grattava la nuca imbarazzato e Rin che sorrideva divertito, dandogli pacche sulla spalla. Poi si voltò verso Makoto: «Pensi mai che un giorno potrebbe toccare a noi?»

«Fare gli zii?»

«Fare i genitori.»

Makoto arrossì vistosamente e voltò di scatto il viso, per nascondere il proprio imbarazzo ad Haru.

«T-talvolta. Anche se qui, ora , non è possibile, un giorno chissà...»

«Già, un giorno» disse, appoggiando la testa contro la sua spalla e pensando che quel giorno poteva essere vicino.


La stanchezza era chiaramente visibile sugli occhi di tutti loro, quando Rin e Sousuke accompagnarono gli amici alla porta.

«Grazie di tutto» disse Rin. «E scusate se vi abbiamo rovinato la serata. Troverò il modo di sdebitarmi.»

«Non preoccupatevi. L'importante è che ora abbiate capito come fare, nel caso dovesse ricapitare.»

«Gou dovrebbe tornare tra meno di un'ora, penso saremo in grado di sopravvivere fino ad allora.»

Sousuke annuì, abbassando poi lo sguardo: «Sì, grazie di tutto.»

Li salutarono e chiusero la porta, sospirando sollevati.

«Gou non dovrà mai sapere che li abbiamo chiamati» disse Rin, puntando serio il dito contro Sousuke. «Altrimenti non smetterà di prendermi in giro per il resto della mia vita dicendo che in due uomini adulti non siamo in grado di badare ad una bambina.»

«Miglioreremo. Ci serve solo un po' di pratica» disse Sousuke, sorridendo e alzando le spalle.

Rin si morse le labbra, avvicinandosi a lui e appoggiando una mano sulla sua spalla: «Sai, mentre ti guardavo tenere mia nipote in braccio sembravi così sicuro, così protettivo-»

«R-rin?»

«Le tue braccia sembravano così forti, così solide» continuò, sfiorandogli il braccio con la mano. «Insomma, un uomo da tenersi ben stretto.»

«Sta per succedere quello che credo?»

«Tu cosa credi?»

Sousuke lo afferrò e lo baciò, spingendolo contro la porta d'ingresso e aggredendo la cinghia dei suoi pantaloni, nel goffo tentativo di spogliarlo più in fretta possibile.

Dalla porta si spostarono alla camera da letto, lasciando nel percorso una scia di vestiti.

«Possiamo ancora recuperare il resto della serata.»

«Decisamente.»

In quel momento sentirono un pianto disperato proveniente dal salotto.

Si fermarono a guardarsi e insieme gridarono:

«Vai tu!»

«E' tua nipote. E poi ha già vomitato sulla mia maglietta.»

«Sì, ma sei stato tu a farti incastrare da mia sorella. E Makoto ha detto che le piaci.»

Si guardarono, corrugando la fronte.

«C'è un solo modo per decidere» concluse Rin, chiudendo la mano a pugno.

«Uno, due, tre-»


Dannata morra cinese. Dannato Rin. Dannata bambina!

Sousuke si ritrovò a pensare agli svariati vantaggi dell'omosessualità, primo fra tutti l'impossibilità di avere gravidanze indesiderate. Certo, probabilmente un giorno avrebbe desiderato avere un figlio e tutto ciò gli si sarebbe ritorto contro, ma in quel momento era lieto di sapere che in nessun modo poteva capitargli tra capo e collo un neonato. Una volta che si fosse liberato di Sakura, ovviamente.

La bambina sembrava essersi addormentata, così si avvicinò al seggiolino, cercando di riappropriarsi della propria spalla. Ma quando la posò non poté fare a meno di fermarsi a guardarla, riconoscendo in lei gli stessi tratti del volto di Gou – e di Rin – e si chiese se un giorno avrebbe dato la buona notte ad un altro bambino, sempre uguale a Rin, ma che l'avrebbe chiamato “papà”.

Le sfiorò appena la guancia col dorso del dito, guardandola respirare piano e pensando che, in fondo, la serata non era stata poi così male.






A/N


Ma voi ve li immaginate quei quattro alle prese con un bambino?



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