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Autore: illyy89    03/01/2016    0 recensioni
Harry era un giovane ragazzo sui 20 anni, molto curioso, a volte fin troppo. Con il suo migliore amico, Ed, si divertiva ad inventare nuovi oggetti che spesso si rivelavano strambi ed inutili.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Stop the tape and rewind



Quel 26 aprile Ed chiamò Harry emozionatissimo, dicendogli di aver costruito l'invenzione del secolo, invitandolo a presentarsi a casa sua quanto prima.
Harry, tanto curioso quanto rassegnato, si presentò a casa di Ed dopo circa 20 minuti.
"Ciao Haz, entra, ti prego. Non vedo l'ora di farti vedere ciò che ho inventato!", disse un Ed felice come un bambino la mattina di Natale.
Con gran lena, il rosso corse verso la "stanza delle invenzioni", come la definiva lui, intimando ad Harry di muoversi. Quando entrarono, dall'espressione del riccio apparve un leggero disappunto.
"E cosa sarebbe questa... "Cosa"?" chiese Harry, corrucciando le sopracciglia. La risposta dell'altro non si fece attendere ed un "Ma è una macchina del tempo, ovvio!" tuonò dalla sua bocca.
Il riccio, con maggiore disappunto, chiese l'utilità di quest'ultima.
"Cosa fai, in genere, con una macchina del tempo? Prepari Hot Dogs? Si viaggia nel tempo, ovvio!".
Harry, a quel punto, capì le intenzioni del rosso. "Ah, bene. Bell'invenzione Ed, ma non possiamo provarla. Quindi quest'ultima è bella quanto inutile!", lo canzonò.
"Ma come no? E tu cosa ci fai qui?", disse l'inventore. Istantaneamente Harry spalancò gli occhi. "Oh no amico, mi rifiuto. Dai, no. Per quanto possa amare la storia, non farei mai niente di così pericoloso. No Ed, hai capito male."
"Avanti, cosa mai potrebbe succederti? Io rimarrò qui per sicurezza. Non hai un periodo storico che vorresti visitare?" chiese Ed.
Harry iniziò a pensarci, l'idea di visitare l'aprile del 1912 lo allettava talmente tanto da spaventarlo. Amava l'RMS Titanic, aveva perso il conto di quante volte avesse visto il film e letto libri su ciò.
Il fatto che Ed volesse rimanere nel "presente" lo preoccupava, forse sapeva anche lui che andare indietro nel tempo con un aggeggio che di sicuro non aveva nulla sarebbe stato azzardato?
Chiese al suo migliore amico un giorno per pensarci, e quest'ultimo accettò.
Durante la notte il riccio non riuscì a dormire. Tante domande offuscavano i suoi pensieri. E la sua famiglia? Che ne sarebbe stato della sua vita? E se qualcosa fosse andata storta? Dove sarebbe finito? Come avrebbe fatto a tornare indietro?
Non era mai stato un tipo timoroso, ma questa cosa avrebbe potuto totalmente cambiargli la vita, se Ed avesse sbagliato qualche procedimento. Il tutto sembrava così... Surreale. Aveva visto cose del genere solo nei film di fantascienza.
Dopo vari tentennamenti decise di provarci. Si promise che, se fosse riuscito a tornare, avrebbe scritto un libro sul Titanic.
Decise di non dire nulla a nessuno, nemmeno quando la mattina seguente si svegliò e, con gli occhi lucidi, andò a salutare sua madre sapendo che probabilmente non l'avrebbe mai più rivista.
Sistemò mestamente la sua camera, quasi fosse un condannato a morte che attendeva la chiamata per il patibolo, si sedette sul letto e pensò un'ultima volta. Scacciò via i pensieri negativi, convincendo sè stesso che sarebbe stato il "viaggio" migliore della sua vita.
Dopo circa 20 minuti arrivò dal rosso.
"Amico, sei sicuro?" chiese un Ed più timoroso dello stesso Harry. "Voglio dire, potrebbe andare storto. Io non so come riportarti indietro."
"Al diavolo queste preoccupazioni, Ed. Un modo lo troverai, come sempre. Adesso dimmi cosa devo fare ed aziona quella dannata macchina del tempo.", incalzò il riccio.
Ed fece ciò che il suo amico gli aveva chiesto, ma prima di lasciarlo andare scoppiò in lacrime. Non potè sopportare il peso di lasciare il suo amico da solo, allora decise di partire insieme a lui.
"Ed, davvero? Davvero lo faresti?" chiese il riccio.
"Haz, ho paura anche io, cosa credi? Solo che non me la sento di lasciare il mio migliore amico. Moriremo? Moriremo insieme.", rispose il rosso.
E così iniziò il loro "viaggio". Dopo un tempo imprecisato, arrivarono a destinazione.
"Cazzo, Ed, siamo arrivati, è il porto di Southampton! Oddio amico sei un genio!" urlò Harry abbracciando Ed.
"Hai visto amico? Sono un fottuto genio, diventerò ricco, me lo sento.", disse il rosso pavoneggiandosi.
Avevano, stranamente, degli abiti consoni all'epoca e dei biglietti di prima classe in tasca. Decisero di imbarcarsi da subito, erano entrambi curiosi di vedere quelle cabine arredate in modo sontuoso, infatti a loro capitò la 156, una delle cabine più grandi, arredata in stile Luigi XVI.
"Ed, potrei avere un attacco di cuore da un momento all'altro, sono nel 1912 cazzo, nel 1912! Tutto grazie a te!" disse il riccio, saltellando. Ed sorrise. Era felice di vedere il suo amico così sereno.
Ed decise di salire sul ponte, mentre Harry andò nel salone principale. C'erano dei membri dell'equipaggio che accoglievano tutti i passeggeri con estrema eleganza. Nell'angolo a destra della stanza notò un ragazzo leggermente in difficoltà.
"Tutto bene?" chiese Harry. Il ragazzo lo guardò rapidamente, abbassando lo sguardo.
"S..Sì. Credo. Sono abbastanza emozionato. Questa sera suonerò per la prima volta su una nave così sontuosa." disse timidamente il ragazzo.
"Suonare? Perché?" domandò Haz, curioso come al solito.
"Perché? Perché sono il pianista dell'orchestra di questa nave. Fino ad ora ho suonato per varie navi, ma essere sul "Gigante inaffondabile" è tutt'altro che rilassante. Sai, mi gioco la carriera qui. Ho anche suonato sull'Olympic, ma ti assicuro che l'atmosfera che si respira qui è totalmente diversa." disse il ragazzo.
Dopo un po' il riccio chiese il nome al ragazzo.
"Louis William Troy Austin Tomlinson," rispose, "ma puoi chiamarmi come ti pare."
"Solo Louis?"
"Andrà benissimo."
Dopo i vari saluti di commiato, Harry tornò in cabina. Durante il viaggio non fece altro che pensare a lui. "Com'è possibile che un ragazzo possa avere degli occhi così belli?" bisbigliò fra sè e sè. Ed era vero: gli occhi di Louis avevano un colore che avrebbe potuto tranquillamente confondersi con il mare se messi a confronto.
Al ritorno trovò un Ed pacato. Decise di raccontargli tutto.
Dopo una buona mezz'ora di ascolto, in cui Ed stette in religioso silenzio, finalmente parlò. "Amico, ti sei innamorato.", sentenziò quest'ultimo.
Harry non aveva mai fatto caso al suo orientamento sessuale, si era perdutamente innamorato sia di ragazze che di ragazzi, ma tutto ciò non aveva mai rappresentato un problema. Louis, però, era diverso. Lo aveva visto una sola volta ma quei pochi minuti erano bastati per fargli perdere il lume della ragione. Non conosceva quasi nulla su di lui. Decise che gli avrebbe parlato la sera seguente, dopo lo spettacolo nel salone principale di prima classe.
Harry decise di riposare un po', ma quel "riposare" si trasformò in una profonda dormita di quasi 6 ore.
Quando si svegliò, la nave era salpata dal porto da circa un'ora e l'orologio sulla parete della suite segnava le ore 20.30. A breve sarebbe stata ora di cena. Ed e Harry si prepararono con grande fretta, poichè vi era un biglietto in ogni camera in cui si chiedeva di essere puntuali ai pasti, soprattutto alla prima cena in quanto il capitano avrebbe fatto un discorso nel ristorante di prima classe.
Quando entrarono nel ristorante notarono immediatamente la maestosità degli arredi e l'eleganza del personale. Si accomodarono in un tavolo verso l'angolo destro della stanza, dove vi erano poche persone, quasi tutte sole o con il proprio consorte.
Consumarono i loro pasti ed udirono il discorso del comandante. Harry era nervoso, sapeva che dopo cena avrebbe assistito al debutto di quel ragazzo, Louis, che con la sua insicurezza aveva fatto vacillare ogni suo equilibrio.
Assistettero allo spettacolo e, dopo essersi congedato da Ed che voleva tornare in cabina, il moro fermò Louis nel salone appena lo spettacolo finì.
"Oh, ciao, tu devi essere Harry.", disse il musicista, arrossendo leggermente.
"Ciao Louis! Sei stato davvero grande questa sera." si complimentò, Harry.
"Grazie, a dir la verità la tua presenza mi ha, in qualche modo, dato sicurezza." commentò di rimando Louis.
"Allora, Louis. Non mi hai detto nulla di te, ti va di parlare?", domandò speranzoso il più alto.
"Va bene. Ma non sono bravo con le parole. Dunque, sono nato 24 anni fa in una famiglia modesta, mio padre era un contadino e mia mamma si occupava di me e delle mie sorelle. Sono nato a Doncaster, ma dopo la morte dei miei genitori sono costretto a spostarmi di città in città, di nave in nave. Quando avevo 8 anni, suonavo il pianoforte che era collocato nella parrocchia del mio paese. All'inizio lo facevo di nascosto, per paura di essere scoperto. Poi il parroco mi scoprì, ma mi concesse di suonarlo comunque, a patto che non lo avessi fatto negli orari delle messe, dato che serviva alle suore. La mia famiglia venne a conoscenza della mia passione naturale per la musica, allora mio padre si mise a lavorare più duramente, infatti lo vedevo ben poco a casa. Alla mia giovane età non capii perché. Lo capii il giorno del mio compleanno, quando mi disse che aveva utilizzato tutti i risparmi in più per pagarmi le lezioni di pianoforte per un anno da un maestro privato. In quel momento mi sentii la persona più felice del mondo, adoravo quello strumento ed ero grato a mio padre. Lo sono tutt'ora. Solo che la mia felicità durò poco. Mio padre, per via del troppo lavoro, si ammalò. Era polmonite, incurabile a quei tempi per gente non abbiente. Non avevamo soldi per pagare il medico, così mio padre spirò nel giro di una settimana. Era l'unico a mandare avanti la famiglia economicamente. Così dovetti rimboccarmi le maniche: lasciai la scuola domenicale perché dovevo lavorare nei campi con mia madre e nel pomeriggio andavo a lezione di pianoforte. Le mie sorelle erano troppo piccole ed inesperte per lavorare, in più ero l'unico maschio di casa. Dopo qualche tempo, il mio maestro mi propose di esibirmi in osterie per ubriaconi. Non potevo contare su uno stipendio fisso, ma solo sulle mance dei clienti. Accettai, pur di portare qualcosa a casa avrei fatto di tutto. Guadagnavo poco, inizialmente. In seguito iniziai a farmi una piccola folla di spettatori fedeli. Tutto ciò che guadagnavo era per la mia famiglia, non spendevo nemmeno un centesimo. Mia madre era felice, stavo risollevando le sorti della casa. Poi arrivò una chiamata: era la Carpathia, una nave tipo questa. Desideravano che mi esibissi per loro per una settimana. Accettai. Il guadagno fu molto buono e mamma potè permettersi qualche giorno di riposo dai campi. E così ho iniziato la mia vita da musicista nomade, mi sposto da una nave all'altra per esibirmi insieme alle varie orchestre. Ed è così che sono capitato sul Titanic. Il lato negativo è che non sento la mia famiglia da molto tempo. Ops, forse ho parlato troppo."
Harry lo ascoltò in silenzio e con le lacrime agli occhi.
Si limitò ad abbracciarlo istintivamente.
"Ehi amico, sto bene, ci si abitua alle mancanze. E poi vedo tanta gente sulle navi." disse Louis, cercando di consolarlo.
"Louis, rimarremo in contatto dopo questo viaggio?", domandò piangendo Harry.
"No, Harry. Non posso farti promesse che non posso mantenere. Non riesco a tenermi in contatto nemmeno con la mia ragazza."
Ragazza. Louis aveva una ragazza. Ad Harry cadde il mondo addosso. La sua ragazza. Oh, suona così strano. Louis ha una ragazza.
A quel punto, il riccio scoppiò a piangere ancora più forte e corse in cabina. Non volle parlare con nessuno.
Evitò Louis per tutto il giorno seguente.
La mattina del 14 aprile 1912, Louis riuscì finalmente a fermare Harry.
"Si può sapere perché ieri hai cercato in tutti i modi di evitare la mia persona?" chiese dubbioso e con una vena di disappunto, Louis.
"Se te lo dicessi mi rideresti in faccia.", rispose Harry.
"Oh avanti, Harry. Ne ho sentite tante durante le mie traversate. Parla.", lo incitò il ragazzo dagli occhi blu.
"Sai cosa, Louis? Ti conosco da due giorni ma ti sei preso me con tutta la mia anima. I tuoi occhi mi hanno stregato Louis. La tua storia mi ha dilaniato anima e corpo, sono colpito dal tuo coraggio e credo di amarti. Tutto ciò è stupido, lo so.", dichiarò Harry.
"Harry, è la stessa cosa da parte mia, ma purtroppo non posso ricambiare. Ho una ragazza, per la mia famiglia sarebbe un disonore se lasciassi la mia fidanzata per un uomo. Non mi accetterebbero mai e io perderei anche la mia adorata mamma, che è l'unica che supporta la mia passione per la musica, anche lasciandomi andare."
A quel punto l'altro prese coraggio e lo baciò con tutta la sua forza, con tutto il suo amore. Sapeva che probabilmente non avrebbe più avuto occasione di farlo e che probabilmente Louis si sarebbe staccato subito. Rimase stupefatto quando il musicista ricambiò. Avrebbe voluto chiamare Ed per dirgli di inventare qualcosa per fermare il tempo, ma sapeva che non sarebbe stato possibile.
"Fa che tutto ciò non esca da queste mura, oppure sei finito e sono finito anche io, riccio.", lo minacciò Louis, così si alzò e se ne andò.
Harry, ancora sconvolto, si stese sul letto toccandosi le labbra con i polpastrelli.
Ed entrò in camera improvvisamente e, vedendo il suo amico in stato di trance, gli chiese cosa fosse successo.
Harry, balbettando, spiccicò solo qualche parola, limitandosi a "Louis... Baciato... Sono sconvolto".
Ed capì tutto, quindi decise di lasciare il suo amico con i suoi pensieri e di andarsi a fare un altro giro sulla nave.
Harry, dal canto suo, rimase in quello stato per due ore buone, prima di cadere in un sonno profondo.
Si svegliò grazie a Ed.
"Amico, è successa una catastrofe. Ricordi il motivo per cui siamo venuti qui dal futuro? Beh, credo di aver alzato troppo il gomito al bar e ho dimenticato di avvertirti per cambiare il corso della storia. Il Titanic affonderà.", disse Ed.
Ad Harry venne in mente solo una cosa: Louis.
Corse subito nel salone di prima classe e lo trovò suonando.
"Louis, hai sentito la notizia? Va' a metterti in salvo!" lo incitò Harry.
"No Harry," rispose l'altro, "ai membri dell'orchestra è stato chiesto di suonare fino alla fine. La mia vita finisce qui. Conoscerti è stata la cosa migliore che mi sia mai accaduta."
"Oh no, tu pensi che io ti lasci morire così? Te lo scordi. Vieni con me o mi obbligherai a restare con te fino alla fine." disse deciso Harry.
In quel momento arrivò Ed, che disse ad Harry che avrebbero calato giù le prime scialuppe a breve e di muoversi.
Harry rifiutò, asserendo che sarebbe rimasto con Louis fino alla fine.
Ed provò a desistere, ma non ci riuscì. Allora si salutarono, con un cenno del capo, così come quando si conobbero, all'asilo.
Harry continuò a cercare di convincere Louis, ma non ci riuscì.
Non era preoccupato perché sapeva di essere riuscito ad avere dalla vita il meglio, si abbandonò al suo destino. Si sarebbe dato la morte per Louis, se fosse stato necessario.
L'acqua saliva di livello e la nave affondava, Louis non staccò le mani dal pianoforte fino a quando queste non vennero coperte dall'acqua.
Fu in quel momento che accadde. Si girò verso Harry, lo guardò l'ultima volta e cercò di imprimere il suo volto nella mente.
"Harry, il nostro momento è arrivato. Sono lusingato che tu abbia voluto rimanere con me fino alla fine, non avrei mai voluto che tu morissi per colpa mia. Ma sei testardo e non posso far altro. Ti amo, Harry. Ti amo più di quanto io abbia mai amato qualcuno. Voglio osservarti questi ultimi minuti, perché se davvero esiste un Dio dopo la morte, egli mi punirà con l'inferno. Ma non voglio dimenticare il tuo volto. Se finissi all'inferno, ricordando il tuo volto avrei il mio angolo di paradiso. Ti amo Harry, non ti dimenticherò mai."
Ed in quel momento lo baciò, sentì per l'ultima volta il sapore delle sue labbra. Poco dopo il rumore del pavimento che si stava per rompere li riportò alla realtà. Fu quello il momento. Harry annegò lentamente seguito da Louis. Morirono con le mani intrecciate. I loro corpi vennero trovati così, vicini, il giorno seguente, poichè il mare li aveva riportati a fior d'acqua, ancora attaccati, quasi come se volessero impedire al destino di separarli in quell'ultimo, disperato, atto di libertà e vita: la libertà di morire con la persona amata.








 

EYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH.

Sono tornata dopo... Anni? Sì, avevo ispirazione ma ero insicura nel pubblicare qualcosa. 

Ringrazio di cuore il WBEMGE per il supporto. Always in my heart. Grazie davvero tanto.

  
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