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Autore: germogliare    03/01/2016    1 recensioni
La luna nella notte era un’immagine d’angoscia, intrecciata con un’immagine di tranquillità.
La luna esprimeva, per me, sofferenza ma anche gioia.
L’unica fonte di luce che nella notte risplendeva nel cielo, per merito del Sole.
[...] Io ero il suo Sole e lui era la mia Luna.
“Il Sole amava la Luna così tanto. Moriva ogni notte per lasciarla respirare.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Se la luna ti ama,
che cosa ti importa se le stelle si eclissano?

 

In quel periodo Louis non era molto felice.
Lo notavo dai suoi occhi cristallini che esprimevano un non so che di malinconia ogni volta che mi sorrideva: un sorriso, ovviamente, finto.
Le sue labbra sottili e rosee si curvavano, formando una mezza luna.

La luna nella notte era un’immagine d’angoscia, intrecciata con un’immagine di tranquillità.
La luna esprimeva, per me, sofferenza ma anche gioia.
L’unica fonte di luce che nella notte risplendeva nel cielo, per merito del Sole.

La luna brillava; come gli occhi turchesi di Louis quando tentava di impadronirsi delle mie labbra rosse e carnose  con un morbido bacio.
Nel vedere i suoi occhi illuminarsi di spensieratezza, il mio cuore si colmava d’amore per lui. Perché io ero il suo Sole, me lo bisbigliava ininterrottamente all’orecchio quando ci coccolavamo.
La mezza luna sul volto del mio piccolo, però, mi portava a meditare.
Era taciturno ultimamente e non ero consapevole della ragione per la quale non mi parlasse mai, se non a monosillabi. La mia preoccupazione saliva al culmine quando scorgevo nei bordi della sua maglia macchie più scure del colore della t-shirt, motivo che mi portava a considerare l’idea che avesse pianto e si fosse asciugato le lacrime col vestito.
 

Pasqua.
Finalmente quel giorno era arrivato.
Avevo pianificato una sorpresa per Louis visto che lui adorava il cioccolato,  e l’idea che mi venne pensai fosse quella più appropriata.
Louis era uscito di casa quel pomeriggio, motivo per cui mi decisi di porre in atto la mia sorpresa.
Avevo ordinato tramite internet un uovo di cioccolato –abbastanza grande per infilarmi dentro –arrivato in quel momento con un camioncino parcheggiato proprio davanti alla casa.
Dopo averlo portato in casa, nella camera mia e di Louis, pagai il corriere e iniziai con la mia pensata.
Mi imbarazzava alquanto quello che stavo per fare  ma per riavere indietro la felicità del mio ragazzo, avrei rubato la luna al cielo per regalargliela e vedere splendere i suoi occhi di vera luce.
Mi svestii, per prima cosa.
Mi sfilai gli skinny jeans neri che indossavo, dopo essermi tolto le scarpe ed averle riposte sotto al letto. Mi tolsi la maglia bianca a maniche corte ed infine i calzini. Sospirai, sentendomi ridicolo.
Giusto il giorno prima ero andato al sexy shop della città, a disagio, per acquistare una lingerie che avrei indossato per la mia entrata in scena, prima di entrare nell’uovo.
Presi dal mio zainetto un paio di mini slip neri con tanga e, dopo essermi denudato anche dei boxer, me li infilai. Afferrai anche le calze di rete, autoreggenti, indossando anche quelle.
Mi osservai allo specchio e risi di me stesso, ravvivando i miei riccioli con una passata di mano.
Non ero male, ai miei occhi e soprattutto speravo di risultare accattivante a quelli di Louis.
Presi il cellulare e scrissi un sms al mio ragazzo. “Sbrigati, amore. Ho una sorpresa per te. Ti aspetto in camera. x”
Dopo averlo inviato, mi sbrigai ad infilarmi in quell’uovo smisurato di cioccolato fondente, sperando non si sciogliesse con il mio calore corporeo. Aveva una specie di botola in cima,  per l’appunto la fessura nella quale mi ero infilato, che richiusi attentamente sopra di me prima di sentire dei rumori provenienti dal piano inferiore.
La porta.
Iniziavo a sudare dalla tensione che mi si era creata in corpo; mille domande a frullarmi nella mente, mille pensieri e l’imbarazzo che mi pervadeva il corpo non era un buon inizio. Cercai di rilassarmi, respirando a fondo più volte.
Louis entrò anche in camera, lo sentii dalla sua voce squillante che mi richiamò.
«Harry? Harry, dove s-» si bloccò ed immaginai i suoi occhi turchesi soffermarsi su quell’uovo gigantesco in mezzo alla stanza, con aria perplessa ma estasiata.
«Oddio, un uovo al cioccolato! Harry! » Lo sentii schiamazzare e udii nella sua voce la felicità di un bambino che aveva appena ricevuto un regalo dalla nonna.
“Siediti sul letto.” C’era scribacchiato sul bigliettino fissato all’uovo.
Avvertii il fruscio delle coperte e il cigolare delle molle del letto, intuendo così l’ordine eseguito.
Si aprano le danze. In questo caso la mia danza, e l’uovo.
Spinsi verso l’altro la cupola, togliendola dall’uovo ed uscendo con dei movimenti agili da quella specie di prigione cioccolatosa.
Mi ravvivai i ricci appena fui fuori e mi morsi il labbro inferiore, rosso e carnoso, esaminando l’espressione del mio ragazzo con un sorriso provocante.
Lui non si mosse ma il suo sguardo vagava completamente sul mio corpo, trattenendosi sulla parte inferiore. La sua lingua percosse da un lato all’altro il suo labbro inferiore e ugualmente quello superiore.
Mi stava mangiando con gli occhi, supposi.
Cominciai con un balletto lento, un movimento d’anche, una calciata in avanti, l’indice a delineare il centro del mio petto fino al mio ventre. Con il pollice abbassai l’elastico del paio di slip neri che indossavo e gli feci intravedere la peluria del mio pube, notando in lui il desiderio di vedere di più.
Mi avvicinai, quindi, a lui. Mi chinai con il viso al suo orecchio, sussurrandogli «Non ti eccitare troppo, però, eh. », posizionandomi a cavalcioni sulle sue cosce muscolose che amavo da morire baciare, mordere ed accarezzare.
Lui mi osservò in viso, cercò di baciarmi e io mi scostai, perché il bacio sarebbe arrivato dopo.
Mi strinse i fianchi con le sue mani minute e osservò le mutandine che indossavo, rimanendo sorpreso ma totalmente estasiato dal fatto che i miei glutei fossero scoperti e avvertii le sue manine scorrere sulla mia pelle, andando ad agganciarsi al mio fondoschiena saldamente.
Alzai un sopracciglio, compiaciuto dal suo gesto ed iniziai ad ondeggiare il mio bacino contro al suo, mantenendo le mie labbra addosso al suo orecchio, avviando una serie di finti ansimi per accentuare la sua eccitazione, sussurrando con un tono di voce roco, basso, parole sporche.
Seppi che qualcosa andò storto – o dritto in questo caso – quando Louis iniziò a palpare le mie natiche, volendo di più da me, spingendosi con il bacino verso il mio, in modo tale da farmi davvero ansimare al suo orecchio.
Lo feci distendere sotto di me, scivolando il suo corpo fino alla testiera del letto. Ancora a cavalcioni su di lui, premetti il mio bel fondoschiena sul suo basso ventre, stimolandolo con dei colpi di bacino che ci fecero sospirare all’unisono dal piacere.
Sollevai la sua maglia bianca con le mie dita affusolate che sfiorarono la sua pelle in modo lussurioso, sfilandogliela di dosso. Aderii il mio corpo con il suo, il suo calore mi pervase, la delicatezza della sua pelle a sfiorare la mia: brividi a percorrerci lungo la spina dorsale e tremolii sincronizzati tra loro che diedero origine allo scontro dei nostri corpi frementi.
Con la fronte premuta alla sua, osservai i suoi occhi brillanti, azzurri come il mare. Amavo le piccole pagliuzze verdi che contornavano la loro pupilla, era come se noi fossimo destinati a stare insieme, fino alla morte. Sfumature azzurrine si mescolavano con il verde intenso dei miei occhi, segno che di lui, in me, c’era qualcosa.
«Ti amo.» Mi soffiò sulle labbra, con un sorriso a far curvare le sue. «Ti amo anch’io.» Risposi teneramente, premendo le nostre labbra che iniziarono ad unirsi in una danza maestosa, rossa come la passione, come l’amore, come l’eccitazione dei nostri corpi evidente nei suoi pantaloni della tuta – li trovavo così maledettamente eccitanti su di lui, aderivano lungo le sue cosce e sul suo di dietro fantastico – e nelle mie mutandine strette che iniziavano ad infastidirmi.


Nel corso del bacio, ci eravamo spogliati di tutti gli indumenti che avevamo addosso.
Le nostre mani erano così  bramose l’uno dell’altro che, senza accorgercene, vagavano per tutto il corpo, le mie togliendo a lui i pantaloni e le sue sfilando a me le calze autoreggenti.
Era passata anche l’ora dei suoi pantaloni che gli levai con un colpo secco a mo’ di cerotto e le mie labbra pressarono sul rialzamento formato sotto ai suoi boxer neri ed aderenti con il desiderio di udire i gemiti strillanti del mio ragazzo. Cosa che udii e che mi smosse il basso ventre, ormai troppo accaldato per la situazione.
Si avvinghiò con le cosce al mio collo, con mia sorpresa, supplicandomi di soddisfare il suo piacere con le mie labbra e così feci, perché lo volevo vedere sotto ai miei occhi verdi, puntati sui suoi, godere per me.
La mia lingua scivolò sul tessuto dei suoi boxer, creando una scia di saliva e di calore che lo pervase. Inglobai con le labbra la sua erezione tramite i boxer, massaggiandogliela lentamente con un movimento di bocca, per farmi supplicare ancora, infinitamente da quella vocina spezzata da sospiri e ansimi. «H-Har, ti prego.. » e amai quella sua tonalità di voce. Sottile, affannata.
Boccheggiò, aggrappandosi ai miei ricci folti e profumati di mele e tirandomeli verso l’alto; sollevò il suo bacino con impazienza, mi bloccò il capo in modo da non farmi staccare dalla sua erezione prorompente e inclinò il suo viso all’indietro: un piccolo e seducente ansito uscì dalle sue labbra semichiuse, ora rosse come ciliegie e questo innescò in me, il desiderio irrefrenabile di averlo dentro me. Corpo su corpo, anima con anima, sguardi innamorati e sensazioni ampliate dall’eccitazione.
Gli sfilai i boxer, lanciandoli chissà dove in quella stanza, inondando di baci umidi – nonostante a Louis le mie labbra piacevano screpolate – il suo membro accaldato, impossessandomi di lui con la mia bocca.
Lui gemeva, in quel momento. Gemeva estasiato.
Ero cosciente che i miei baci, le mie carezze con la lingua attorno alla sua asta dura e liscia, i piccoli graffietti che con i miei denti lasciavo sulla sua carne infuocata e le attenzioni che le mie mani davano ai suoi testicoli , lo facevano letteralmente impazzire.
Continuai fino al punto in cui Louis mi fermò; con le dita strette ai miei riccioli umidi mi tirò a sé, baciandomi in modo ardente, erotico e non me l’aspettai la sua successiva mossa. Mai, nella mia mente, avrei immaginato di ritrovarmi sotto di lui, con il suo sguardo smanioso puntato addosso sul mio corpo chiaro come il latte – se non per le macchie d’inchiostro che delineavano i miei tatuaggi scuri.
« Ti voglio.. » mi sussurrò con quel tono lussurioso al mio orecchio, seguito da un sospiro particolarmente provocante per il quale io tremai.
In pochi istanti mi ritrovai sopraffatto dalle sue mani minuscole e morbide che si appropriavano della mia pelle, delle sue labbra sottili e vermiglie che si posavano qua e là in ogni centimetro del mio busto. Si soffermarono su un mio capezzolo ed iniziò a stuzzicarmi, compiaciuto da quegli ansimi che lui stesso mi stava provocando. Si fermò, aveva finito nel suo intento.
Con uno scatto secco mi sfilò le mutandine, divaricandomi le gambe con lo sguardo indirizzato al mio. Iniziò con il fingering, introducendo il dito medio, dopo avermelo fatto succhiare lasciandomi immaginare al meglio un'altra pratica sessuale , nella mia fessura per prepararmi alla sua ulteriore entrata. Dopo avermi stimolato abbastanza, con altre due dita inserite, si  posizionò tra le mie gambe magre divaricate.
Lo scrutai.
Esaminava ogni particolare del mio corpo; occhi celesti, sguardo acceso; labbra umide e schiuse che lasciavano spazio a dei sospiri lievi, affannati che si conservavano nella mia mente; capelli scompigliati, selvaggi. Li strinsi alle mie dita non appena prese la mia asta in bocca;
il suo corpo nudo, angelico – che mai avrei smesso di studiare – e lui.
Lui che avrei protetto dalle persone; lui che mi aveva salvato, prendendomi sotto la sua ala; lui che mi donava amore, che si concedeva a me, fidandosi; lui che arrossiva ad ogni mio bacio, carezza o coccola; lui, Louis.
Era una parte del mio cuore, ardeva solo per lui e quei suoi occhi color ghiaccio che quando mi sussurrava timidamente “Ogni volta che incontro le tue pietre verdi, il mio ghiaccio si scioglie, il mio cuore palpita e le mie ginocchia tremano. Sei il mio angelo, Harry.” si scioglievano, adornavano ogni mia più piccola immaginazione. Pensai che anche i miei occhi verdi si sciogliessero, per fondersi con il suo mare, creando una delle sette meraviglie del mondo.

 
In quel momento pensai di sentirmi in Paradiso. Quel paradiso nel quale solo Louis sapeva portarmi.
Unione.
Una sola parola per descriverci. L'unione fa la forza, era il detto; ed io e Louis, uniti, la ricreavamo.
Completo di lui, potevo gridargli quell'amore che ci scambiavamo. Uno scambio equo, ma non un obbligo. Era capitato; capitato che incontrandoci, i nostri sguardi si fermassero l'un l'altro a scrutare chi e come eravamo. Da quel momento il primo approccio, il primo appuntamento, il primo picnic, il primo bacio, la prima volta, il primo e unico amore.
Emozioni, sentimenti, calore dei nostri corpi, rumori, versi, amore aleggiavano in quella stanza. Stoccate lente e dolci divenute forti e violente alle mie suppliche di andare più forte, di affondare in me per sentirlo mio fino allo stomaco. Lo sapeva, lui. Sapeva che amavo come facevamo l'amore. E quando lo facevamo entrambi eravamo felici, con gli occhi lucidi, miriadi di succhiotti in ogni parte del corpo per dimostrare quanto ci appartenevamo. Ogni bacio con scambi di sapore, il suo nella mia bocca e viceversa il mio nella sua. Le sue labbra così diverse dalle mie, sottili, erano esperte e mi piaceva quella parte segreta di lui. Si trasformava da ragazzo timido ed insicuro in un Dio della dolcezza, dell'amore e dei rapporti sessuali che ci scambiavamo. Non per vantarmi, ma Louis era il ragazzo che tutti vorrebbero avere come fidanzato ma per loro sfortuna ama me.
Le sue mani minute mi stavano carezzando le cosce con gelosia, lui stava affondando in me con vigore e la sua bocca semichiusa da dove fuoriuscivano sospiri dal piacere era posizionata addosso al mio orecchio.
Iniziai a soddisfarmi da solo finchè mi sostituì lui con la sua mano, provocandomi dei rumori gutturali rochi che soffocò con un bacio sulle mie labbra rosse ciliegia.
Quei pochi minuti erano infiniti, come le nostre emozioni mescolate tra loro, ampliate dal nostro amore.
L'orgasmo sopraggiunse ad entrambi. Lui venne prima di me, svuotandosi complentamente con un gemito acuto nel mio corpo. Tutto ciò mi provocò dei brividi lungo la spina dorsale e con un tremolio e il suo nome gridato, sporcai il suo addome con il mio seme caldo.
Ci sorridemmo.
Si accoccolò sopra di me, esausto e presi a giocherellare con delle ciocche umide dei suoi capelli, scendendo con un dito a sfiorargli i lineamenti femminili della sua mascella. Quanto mi piacevano.
« Ti amo, femminuccia. » Glielo sussurrai dopo avergli baciato l'orecchio ed in cambio oltre al « Ti amo anche io, Har. » ricevetti un morso al mio capezzolo. Risi sommensamente, viaggiando lungo il suo corpo con le mie grandi mani, soffermandomi sulle sue cosce e sui suoi glutei sodi, femminili per l'appunto.

« Har? » soffiò con il suo tono squillante. « Sì, piccola? » lo continuai a provocare; un sorriso vivace dipinto sul mio volto. « Perché tutto questo? » mi prese alla sprovvista e risposi sincero, « Eri giù, Lou. Non sapevo cosa ti stesse succedendo in questo periodo e ho deciso di regalarti un sorriso con una sorpresina. Spero almeno ti sia piaciuta. » lui mi baciò le labbra. « Mi è piaciuta un sacco e ... avevo paura. Paura di perderti. Delle notti non dormo, perché penso. Penso a noi, a come ci amiamo. Poi rifletto e dico “Ma se un giorno finisse tutto?” e mi crolla tutto addosso, Harry. Senza di te non posso vivere. Non ci riuscirei. Sei il mio Sole e senza sole il giorno non esisterebbe. Io non esisterei senza di te, nemmeno un millesimo di secondo. »

 
E finimmo col baciarci all'infinito, fino a sentire le nostre labbra bruciare, il respiro mancare e i nostri corpi infuocarsi. La stanza a farsi una seconda volta colma di amore e di calore. Una stanza riempita di segreti e di passione.

 Io ero il suo Sole e lui era la mia Luna.

Il Sole amava la Luna così tanto. Moriva ogni notte per lasciarla respirare.



Spazio autrice. 


Ripropongo questa OS Larry, in tema Pasquale nonostante sia appena passato il Natale. L'ho pubblicata per la prima volta il 22/05/14 con il titolo Sun loves his moon, quindi già passato un annetto e mezzo.
Non l'ho ricontrollata e spero ci siano pochi errori! Ora passiamo al "Come vi è sembrata questa OS? Potevo aggiungere o togliere qualcosa?
Vorrei più opinioni possibili, per migliorare il mio modo di scrivere.
Dovrei tornare con storie original in questi mesi, ma aspetto ancora prima di pubblicare qualcos'altro.

E infine, ringrazio molto chi leggerà, chi recensirà e chi magari aprirà solamente la pagina per curiosità.
Buone vacanze, esami e amore a tutti!

   
 
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