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Autore: Aliseia    03/01/2016    5 recensioni
Ma Gellert come al solito aveva mentito. Non aveva tenuto fede alla parola data. In faccia, sì. In uno scroscio argentino di risa da quelle labbra morbide e rosa.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Ariana Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'The Burning Phoenix'
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Fandom: Harry Potter
Genere: Slash, Introspettivo, Malinconico
Rating: VM14
Personaggi: Albus Dumbledore, Gellert Grindelwald, Ariana Dumbledore
Note: la storia è stata ispirata da questa fanart http://1901911909.tumblr.com/post/129939103079
In questo AU si presume che Albus e Gellert siano stati compagni di scuola, e che si siano frequentati amichevolmente per un periodo più lungo di quello raccontato dai libri.
Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me ma a J. K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 
 
Arabeschi di Sangue

 
Il primo colpo cadde con un tonfo leggero sulla giacca scura. Quasi una spinta, un po’ più forte di una carezza. Ma il tiro successivo gli esplose sul viso, uno scrosciare di leggeri cristalli candidi.
“Non al volto” si erano detti. Dovevano tornare a scuola, e i colpi delle palle di neve sul viso li avrebbero fatti scoprire: troppo accese le guance, troppo languidi li occhi.
Ma Gellert come al solito aveva mentito. Non aveva tenuto fede alla parola data. In faccia, sì. In uno scroscio argentino di risa da quelle labbra morbide e rosa.
Fiori fuori stagione.
Albus barcollò. Veloce Gellert assestò due colpi, al petto e allo stomaco.
Piccole sfere un po’ più compatte, un po’ più dure.
Ma non fu per quello se Albus cadde. Fu piuttosto in un accesso di risa, nel passo avanti che fece per rispondere all’attacco, goffo e scoordinato. Nessuno come Gellert sapeva minare il suo equilibrio.
Si sbilanciò, le lunghe gambe rotearono nel vuoto, in un breve istante ilare.
Poi Albus cadde. In un attimo Gellert fu su di lui, le ginocchia sul petto. «Hai perso » disse con una voce velata.
«E allora?» la voce di Albus suonò troppo fragile, troppo acuta.
Gellert aveva ancora tra le mani una solida sfera di neve. «Mangia» ordinò con tono grave.
Albus scosse la testa, poggiò le mani sulle ginocchia dell’altro, nel vano tentativo di liberarsi.  E certamente ci sarebbe riuscito, perché fisicamente era più forte.
Ma Gellert lo prese alla sprovvista, strofinando sulle sue labbra sottili la brillante palla di neve.
Albus boccheggiò, stupito e offeso. Anche turbato.
 Gellert premette più forte, e il ghiaccio e la spinta violenta ferirono le labbra e la delicata epidermide del giovane che stava sotto.
Sulla sfera di neve si disegnò una sfilacciata, crudele bocca rossa.
Allora Gellert sollevò la mano, lasciò scivolare via la neve striata di sangue.
Si guardarono. Gli occhi grigi di Gellert in quelli blu di Albus.
Gellert chinò il viso. Premette le labbra imbronciate su quelle delicate di Albus. Prima con leggerezza, poi con circospetta insistenza. Albus restava immobile, mentre con la bocca l’altro tamponava il suo sangue. 
«Meglio?» mormorò Gellert. Albus scosse la testa.
«Fa male?» chiese con dolcezza l’altro, seguendo con la punta della lingua il contorno delle labbra.
Albus annuì. Poi all’improvviso, afferrandolo per le spalle, ribaltò le loro posizioni., e stringendo con le ginocchia quei fianchi magrissimi, si chinò su di lui per un vero bacio, profondo e prepotente.
Gellert mugolò soddisfatto, scomposto, le braccia aperte. Un arabesco nero sul manto di neve candida.
 
Dietro il telaio scuro della finestra Ariana aveva visto tutto. Quando Gellert aveva fatto male a suo fratello (così le sembrava) le piccole mani nodose di lei si era strette su un chiodo sporgente, forte al punto di ferirla.
Ora però non capiva, e con il palmo puliva la condensa sul vetro, per osservare meglio la scena, mentre i due guardando in direzioni opposte in fretta si rialzavano.
Sul vetro, netti sui delicati disegni che il ghiaccio aveva ricamato all’esterno, si rapprendevano ondulati arabeschi di sangue.
  
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