Memoirs
Andai in cucina e presi uno stuzzicadenti prima di uscire di casa.
Una volta trovato lo misi nella tasca dei jeans e corsi giù per le scale, uscendo di casa e chiudendo la porta.
Andai al funerale, e piansi. Piansi continuamente. Sempre.
Vicino a me, però, papà non piangeva, e nemmeno la nonna. La mamma ogni tanto mi dava qualche colpetto in segno di smetterla.
Poi marciai con la mia famiglia, dietro a quell’auto nera che andava a passo d'uomo.
Dietro lo zio, che vedeva lo stuzzicadenti che impugnavo saldamente. Pianse, per quello.
“Se n’è andato a modo suo, in silenzio, senza disturbare nessuno.”
Arrivati al cimitero, portarono la bara davanti al suo loculo.
Chi metteva rose, chi metteva fiori, chi mandava baci.
Io, però, quello stuzzicadenti lo persi, e quando me ne accorsi, piansi. E pianse anche lo zio, quando glielo dissi. Lo dissi alla mamma, poi. E al papà.
E poi la zia mi portò uno stuzzicadenti, che teneva sempre in borsa. E io corsi.
Corsi verso la bara e misi quello stuzzicadenti sopra di essa.
“Così lo terrà in bocca anche in cielo!”
Appena in tempo. Davvero, un altro secondo e mi sarebbe stato impossibile.
Vidi l’uomo che chiuse il loculo con malta e mattoni.
Attorno a me, tutti tristi. Io e zio a piangere. Papà e nonna, invece, con occhi talmente carichi di struggente tristezza da essere quasi vuoti.
E io piansi anche dopo, perché no, non poteva essersene andato davvero.
Il nonno fumava, anni e anni fa, e quando smise, trovò un ripiego per sfamare l'abitudine di tenere una sigaretta tra le labbra.
“Perché da quando ho memoria, ho sempre visto il nonno con uno stuzzicadenti in bocca.”
♦♦♦
Angolino dell'autrice
Volevo condividere con voi un momento della mia vita. Un momento che mi ha segnato, che mi ha toccato, più di quanto potessi mai immaginare.
Se ci ripenso, piango.