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[ShinoShiho – Green Forthnight]
Una
folata di vento, fresca e profumata, scostò un ciuffo di capelli ramati, che
andò a finire sulle spesse lenti degli
occhiali, interrompendo la sua attenta lettura del libro.
Shiho
storse le labbra, infastidita, e si riportò per l’ennesima volta il ciuffo
dietro l’orecchio: non era stata un’idea poi così brillante leggere un libro in
un parco durante una giornata ventosa come quella.
La
voce squillante e divertita di un bambino attirò la sua attenzione, portandola
a sollevare il viso dal libro per guardare davanti a sé: il ragazzino all’incirca
sui sei anni correva ansioso verso un uomo alto, la massa di capelli castani
scossa appena dal vento, il viso coperto da degli occhiali neri, le braccia
conserte.
-“Papà,
papà… guarda cos’ho trovato! Che cos’è?”- domandò il bambino, porgendo al padre
una piccola libellula che teneva fra le mani.
Shino
si piegò verso il figlio, che come lui indossava degli occhiali da sole dalla
simpatica montatura blu, e gli accarezzò la massa informe di capelli ricci che
gli dondolavano sulla testa, con un gesto rapido ma intriso di affetto.
-“E’
una libellula angelina,
Shiro. Sai, è tipica della zona in cui viviamo noi…”-
cominciò a spiegargli l’uomo, con tono serio e coinciso.
Shiro
lo ascoltava, con espressione impegnata e interessata, come sempre.
Shiho,
dalla panchina, sospirò. Chiuse il libro che teneva fra le mani e lo ripose in
borsa, mentre il tramonto iniziava ad infuocare la radura verde ed il
venticello fresco della sera si raffreddava, facendole venire dei brividi lungo
tutto il corpo.
Un
piccolo gemito di disappunto richiamò l’attenzione della donna, invitandola a
sporgersi alla sua destra, verso una carrozzina rosa parcheggiata accanto a
lei. Al suo interno, un fagottino rosa dai morbidi riccioli rossi e dallo
sguardo ancora assonnato cercava la sua attenzione, con quei versi che stavano
a supplire le parole che ancora non era in grado di pronunciare.
-“Ben
svegliata, Shiyo-chan!”- sorrise Shiho,
addolcita come sempre dall’affetto immenso che provava per la figlioletta –“Hai
dormito bene?”-
Come
risposta ottenne un sorrisino divertito da parte della figlia, che venne
oscurato da un’ombra alle loro spalle. Shiho si voltò
appena il necessario per scorgere Shino dietro di sé,
che le scoccò un dolce bacio sulla testa. La donna arrossì, sistemandosi gli
occhiali come faceva sempre quand’era imbarazzata, mentre osservava il marito
sporgersi verso la figlia nella carrozzina, porgendole le mani unite, chiuse
fra di loro come a voler trattenere qualcosa.
La
piccola Shiyo scrutò attentamente le mani del padre e
quando lui le aprì, le mostrò una piccola farfalla blu dalla sfumature
violette, tranquillamente appoggiata sui suoi palmi.
Gli
occhioni della bambina si illuminarono, accompagnati da un’esclamazione gioiosa
e dal suo battere le mani compiaciuto – aveva imparato da poco a farlo, quando
aveva davanti qualcosa di bello che la esaltava.
-“Hai
visto che bella farfalla ha preso papà, nee-chan?”-
domandò Shiro, apparendo al fianco della carrozzina e
accarezzando con dolcezza la testolina rossa della sorella.
Shiyo
batté nuovamente le manine, spaventando la farfalla che prese il volo,
deludendo i due bambini.
Shino
si voltò lentamente verso la moglie, sorridendo lievemente e facendola
arrossire, ancora una volta.
-“Andiamo
a casa, Shiho?”- le domandò l’uomo, afferrando il
figlio per la mano.
-“Sì,
si è fatto molto tardi.”- assentì la moglie, prendendo borsa e carrozzina, con
espressione appagata.
I
due uomini della famiglia Aburame precedettero le
donne, continuando a parlare appassionatamente di insetti – insana passione
ereditaria.
Shiho
li seguiva silenziosa, un sorriso beato sul volto, lo sguardo diviso fra
l’amato figlio e l’adorato marito, e la deliziosa ultima arrivata di casa. La
donna scrutò per un attimo i grandi occhioni della figlia, belli e brillanti
come quelli del suo papà. Ma questo, solo Shiho
poteva saperlo.
Probabilmente
anche la piccola Shiyo un giorno avrebbe dovuto
indossare degli spessi occhiali da vista o da sole, ma Shiho
sperava con tutto il cuore che anche la figlia potesse trovare l’uomo giusto e
speciale che avrebbe saputo guardare oltre quella lente di cristallo, scoprendo
quanta bellezza e nobiltà potevano nascondere un paio di occhiali. Proprio come
Shino aveva fatto con lei, il giorno che le chiese di
sposarla porgendole una farfalla anziché un anello.
“And
one day my little girl
Will
reach out her hand
She'll
know I found the right man”
Christina Aguilera, “The Right Man”
*Angolo di Sakurina*
Ed
ecco la mia prima ShinoShiho. Orgogliosamente
coleottero verde. ù_ù
Che
dire… volevo ambientarla da un oculista, ma l’ispirazione fluff mi ha colta a
tradimento al parco di Monza, e non ho saputo resistere ad un ritratto della
futura famiglia Aburame. <3
E
siccome, come disse saggiamente Tya, li amiamo anche
perché il loro nome è uno scioglilingua, ho voluto rincarare la dose,
aggiungendoci un Shiro e una Shiyo
in casa, spero non avervi mandato a male eccessivamente. ù_ù
Concludo
con il punto del manifesto da me ideato e che preferisco:
“Solo
Shiho riuscirebbe a decriptare quell’enigma che è Shino”. <3
Dedicata
a tutti i fantastici Coleotteri Verdi: persone più diverse, unite
sotto un’unica bandiera; alla fine, fra risate e deliri, guardate cosa siamo
state in grado di tirare fuori. Siatene fiere.
Sono
commossa ragazze. ç__ç [disse Kronk alla fine de “Le Follie dell’Imperatore” ù_ù].
Una
dedica speciale al Generale Coleottero Rò, per il suo compleanno [in ritardo ù_ù]. Auguri! <3
E
con questo, passo e chiudo.
Colonnello Coleottero Lulls