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Autore: Sweet_Lady    04/01/2016    2 recensioni
Il Natale è speciale, unisce le persone, scalda i cuori, ma a qualcuno non interessa e fa di tutto per rovinarlo e renderlo un giorno uguale agli altri. Punizioni, rivelazioni importanti, doveri, sorprese, amori struggenti, malattie, felicità e finalmente la libertà, il tutto davanti a quelle due persone speciali.
In questa storia troverete i giorni di Natale di Oscar e André da quando erano bambini, poi un po' più grandicelli fino a diventare vecchi e vedremo come cambia il loro modo di vedersi l'un l'altra.
Approfitto di questi capitoli per farvi gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo, baci a tutti!
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'amour de Noël
25/12/1770
Il muoversi continuo delle lancette dell’orologio aveva catturato la sua attenzione ormai da un po’. Era ancora presto per alzarsi, ma André non aveva dormito per tutta la notte e cominciava a sentire male alla testa.
Quella primavera, precisamente ad Aprile, Oscar, dopo aver ascoltato il discorso che la Nonna aveva da farle sul significato di essere donna e madre, aveva deciso di vivere da uomo e proteggere la nuova Principessa austriaca Maria Antonietta. Da quel giorno le loro vite avevano preso un altro ritmo: lui era diventato il suo attendente e doveva seguirla alla Reggia di Versailles e in tutti gli altri impegni che riempivano la sua giornata di Colonnello. Quello che gli dava tremendamente fastidio, oltre al fatto che lei non lo avesse ascoltato quando le aveva detto di vivere da donna e non da burattino, era che la loro amicizia non era più quella di una volta, di quando erano piccoli, ma cominciava a prendere certe formalità che una volta nemmeno tenevano in considerazione. Poteva capire, accettare, il fatto che non dormissero più insieme, lui era diventato un uomo e lei una donna, anche se faceva di tutto per nasconderlo, ma non sopportava non poterla più abbracciare e avere quella confidenza che li aveva sempre caratterizzati.
Era la mattina di Natale e ogni anno, da quando era arrivato a Palazzo, lui e Oscar andavano al Campo Santo a fare una visita ai suoi genitori, ma di sicuro quest’anno lei si sarebbe recata a Versailles con il Padre per omaggiare la Regina e salutare anche la madre, che, dopo lo “Scontro fra donne” tra la contessa du Barry e  Antonietta, era diventata la dama di compagnia di quest’ultima.
Qualche ora dopo sentì bussare alla porta che subito dopo si aprì senza che dicesse ‘avanti’.
“Buongiorno André, come stai?”
Chiese la Nonna spostando la tenda pesante dalla finestra facendo così entrare la luce calda del sole. André non rispose e si limitò a portarsi la mano davanti agli occhi e a mugugnare qualcosa.
“Allora, ti ho chiesto come stai?”
“Mi fa male alla testa”
“Davvero? Come mai? Sei stato forse sveglio tutta la notte?”
“No, certo che no”
Mentì, ma non seppe veramente se riuscì a convincere la Nonna.
“Bene, allora ascoltami: Madamigella Oscar e suo Padre si sono recati alla Reggia, quindi hai la mattina ‘libera’”
“Perché hai detto ‘libera’ in quel modo?”
Chiese, visto il tono della Nonna.
“Perché, naturalmente, tu mi aiuterai a preparare il pranzo per gli ospiti del Generale. Dopo tanti anni ci sarà anche Suzanne, la sorella di François, quindi dev’essere tutto pronto”
André sospirò.
“Nonna, io in realtà dovrei già fare una cosa…”
“Ah si?”
Si mise le mani nei fianchi e lo guardò con fare rimproveratorio, ma poi si addolcì quando ricordò l’impegno del nipote.
“Scusa, me ne ero dimenticata. Puoi andare, naturalmente, ma cerca di fare presto eh, che mi serve il tuo aiuto”
“D’accordo”
“E poi se continua a farti male alla testa potrai venire a riposarti un po’”
“Va bene…”
André si rigirò nel letto e scostò le coperte per alzarsi.
“Nonna, è tanto tempo che Oscar è uscita?”
“Non molto, perché?”
“Per sapere quando torna, di sicuro arriverà giusta per pranzo…”
“André, non aspettarla…vai da solo, lei ha delle mansioni da svolgere, è Capitano, ha degli obblighi, ora”
“Certo, certo, lo so bene”
Il ragazzo si alzò dal letto e prese i vestiti mentre la Nonna usciva.
“Ah, André”
“Dimmi Nonna”
“Devi chiamarla Madamigella Oscar”
Non le rispose perché lei chiuse immediatamente la porta, quindi poggiò i vestiti sullo schienale di una poltrona e riempì il catino di acqua per rinfrescarsi un po’.
Devo chiamarla Madamigella…
Pensava, mentre galoppava verso Est per arrivare dai suoi genitori.
Allora niente più dormite assieme, niente abbracci, gite che si riducono, non andiamo più a fare passeggiate ma solo galoppate in modo che non riusciamo a parlare quasi per niente, Madamigella, e poi? Qualcos’altro? Il nostro rapporto è cambiato, lei sta diventando sempre più fredda e taciturna e pensa solo a sottostare al Padre e alla Regina, io non ho più importanza ormai.
Era arrivato da un pezzo e se ne stava seduto il terra sopra il mantello per non sporcare le culottes. Aveva pregato e parlato ai suoi genitori e non aveva nessuna voglia di andare via, era come se stesse aspettando che qualcuno lo raggiungesse, ma la cosa era assai improbabile. Faceva molto freddo nonostante il sole fosse alto in cielo, ma solo al pensiero di tornare a casa e trovare lei ignara che doveva accompagnarlo in un luogo così importante per lui gli faceva provare un misto di tristezza e rabbia.
“Mi sa che non verrà, cari genitori. Io la ho aspettata, ma probabilmente si è dimenticata della promessa che mi ha fatto cinque anni fa, esattamente questo giorno…ha altro per la testa, è Comandante. Maman, padre, mi sento solo, anche se ormai ho sedici anni e sono grande, ma io credevo davvero che non mi avrebbe mai abbandonato. Ormai non le importo più”
Non piangeva André, ma il suo cuore era inondato dalle lacrime che non osavano bagnare il suo sguardo smeraldino. Udì in lontananza il suono delle campane arrivato a lui grazie al vento gelido che sferzava tra le croci piantate nel terreno. Quel suono gli portò un qualcosa di malinconico, erano le stesse che udì quel bianco e freddo Natale di cinque anni prima. Decise di andare in chiesa, anche se ormai era molto tardi, avrebbe inventato una scusa da rifilare alla Nonna in caso lo sgridasse. Quando la funzione finì André, dopo aver salutato lo stesso parroco che tempo prima gli aveva scambiati per fratelli, prese Alexander, legato tutto solo nella staccionata, e se ne andò a casa.
“Disgraziato! Ti avevo detto di fare presto!”
Gli urlò la Nonna appena lo vide varcare la porta del retro.
“Scusa Nonna…”
Rispose lui con aria afflitta.
“Io…avevo solo bisogno di starmene per conto mio…”
E ancora una volta Marie, alle parole del nipote, si addolcì, comprendendo bene il motivo per il quale era rimasto più tempo del previsto.
“Va bene, bambino mio, non ti preoccupare. Ma dimmi, hai ancora male alla testa?”
“Sì, e ho anche freddo”
“Ti sei coperto bene?”
“Certo, avevo la giacca pesante, i guanti e il mantello…”
“In effetti non hai una bella cera, vai in camera tua a cambiarti d’abito e poi torna qui che mi dai un aiuto a servire in tavola”
Lui annuì semplicemente con la testa e uscì dalle cucine imboccando il corridoio. Arrivò nella sua stanza e cominciò a spogliarsi per mettere gli abiti da servizio, ma faceva talmente freddo che dovette accendere il camino e sostarci un po’ davanti per cercare di scaldare le membra. Abbandonò a malincuore quel torpore per andare a servire gli ospiti.
Il salone era bellissimo, non c’era niente fuori posto e presto fu riempito da tutti gli invitati e dalle loro stoffe colorate che aleggiavano ad ogni passo. Quest’anno erano presenti tre sorelle di Oscar, le più anziane, Marie-Suzanne con figli e marito, il Generale e lei, vestita di bianco e d’oro quasi a parere un angelo.
Quando André portò i primi piatti in tavola, Oscar gli sorrise debolmente, ma lui non rispose, fino a quando dovette metterle davanti il suo.
“Ciao André”
Gli sussurrò con un sorriso più grande di quello precedente. Lui rispose sorridendo quasi fintamente e le disse solo:
“Buon compleanno”
Tornò ancora in cucina e portò gli altri piatti, non guardandola più. Non era arrabbiato, ma qualcosa di lei gli stava dando fastidio, eppure non era nel suo carattere.   
Il pranzo finì attorno all’ora d’abitudine per le feste a Palazzo Jarjayes, gli ospiti si congratularono col Generale per le ottime portate e la Nonna, rimasta ad ascoltare, non poté che dirsi soddisfatta.
“André, dove ti sei cacciato?”
Disse Marie cercando il nipote che da un po’ aveva perso di vista. Non ricevendo risposta cominciò a girare per le cucine e alla fine lo trovò seduto su una sedia con i gomiti puntellati sul tavolo a reggere la testa.
“Ma cosa fai qui?”
“Non mi sento tanto bene”
Rispose e la Nonna appoggiò le labbra alla sua fronte per sentire se era calda. Si staccò lasciandogli un bacio e gli accarezzò la guancia.
“Hai la febbre, André, è meglio che tu vada un po’ a riposare. Tra qualche minuto ti raggiungo, dammi il tempo di sistemare in giro”
Così André si diresse in camera sua e, dopo aver indossato gli abiti da letto e aver ravvivato il camino precedentemente acceso, si stese a letto e si coprì fin sopra la testa.
La Nonna fu di parola e arrivò poco dopo. Lo chiamò e lui riemerse dalle coperte, quindi prese dell’acqua e ci immerse una pezza, sistemandogliela poi nella fronte.
“Senti freddo?”
“Sì”
“Vuoi un’altra coperta?”
Annuì e Nanny gliela sistemò sopra l’altra.
“Ti ringrazio Nonna”
“Ora devo andare, più tardi avvertirò il Generale che ti sei ammalato e che non potrai accompagnare Oscar domani e nei giorni a seguire. Quando la pezza si asciuga bagnala e rimettila che dobbiamo far scendere la febbre”
Lo baciò su una guancia e lasciò la stanza.
Passò il pomeriggio e ormai fuori era tutto buio. André aveva preso il sonno da un paio d’ore dopo aver letto un libro e la Nonna si era affaccendata a preparare la cena.
Oscar era stata tutta la giornata in compagnia dei suoi cugini, arruolati uno col grado di Colonnello e l’altro come soldato semplice. Le aveva fatto piacere chiacchierare con loro, ma ora voleva restare un po’ con André. Si congedò promettendo di riprendere il discorso a cena e andò verso le cucine, dove sperava di trovarlo.
“Nonna ma...André?”
“È in camera sua”
“Grazie Nonnina”
“Aspetta, madamigella!”
Nanny non fece in tempo ad informarla che il nipote aveva la febbre perché lei era già corsa via.
André, che da poco si era svegliato, sentì bussare alla porta e, immaginando che fosse la Nonna, nemmeno rispose.
“Ma che modi sono? Non rispondi più nemmeno quando ti si bussa alla porta?”
“Mhh…Oscar, sei tu?”
“André, ma stai male? Hai la febbre!”
Disse mettendogli una mano alla fronte.
“E io che volevo accompagnarti al Campo Santo…”
Oscar si sedette nel letto vicino a lui.
“Adesso? Ora che è buio, Oscar? E che fa ancora più freddo?”
“Beh…prima non ne ho avuto il tempo…”
André sorrise amaramente mentre osservava la sua faccia desolata. Le sue ultime parole gli vorticavano in testa come una cantilena: non aveva avuto tempo, non per lui…e si sentiva solo.
“Mi dispiace che per colpa mia tu non abbia potuto andarci”
“Ci sono andato da solo”
Ad Oscar sembrò che in quelle parole ci fosse veleno, da quanto crudamente le aveva pronunciate. Ad un tratto le sembrò di rivivere un Natale di tanti anni fa, quando gli aveva promesso di non lasciarlo mai solo e poi quando se n’era andata nella casetta al lago, che era stato proprio lui a tenerle compagnia anche se non fisicamente, e ora lei lo aveva abbandonato in una cosa così importante.
Suo Padre le aveva detto che, ora che era diventata Capitano, doveva conoscere nuova gente, quanta più possibile, e passare molto tempo coi nobili, il che significa trascorrerne molto meno con André, che nel frattempo si doveva dedicare ad altre mansioni.
Oscar prese la pezza dal bordo del catino, la immerse nell’acqua fresca, la strizzò e gliela mise nella fronte, lasciandogli poi una carezza nella guancia.
“Mi dispiace molto di non essere potuta venire con te”
“Non ti dare pena Oscar, infondo io sono un servo, solo un servo”
E fu un attimo che quella carezza si tramutò in uno schiaffo forte e sonoro che gli fece girare la testa dall’altro lato.
“Smettila di dire queste assurdità, idiota!”
La testa di André pulsava per il dolore e lo stordimento della febbre, in più lo schiaffo e le sue urla gliela stavano facendo esplodere.               
Non osò controbattere, tanto sapeva che era perfettamente inutile. Era un servo e niente al mondo lo avrebbe mai cambiato ma lei, per qualche assurda ragione, si offendeva ogni volta che glielo ricordava.
“Scusa”
Oscar, capendo che aveva provocato dolore all’amico, si pentì di quello schiaffo, cosa assai insolita per lei.
“Non ti devi preoccupare”
Infondo sono solo un servo, pensò André, se solo lo volessi potresti farmi anche molto di peggio.
“A cosa pensi?”
“A niente Oscar, la testa mi fa troppo male anche solo per permettermi il più veloce dei pensieri”
“Vuoi che chiamo la Nonna, magari lei può prepararti qualcosa di caldo o darti una medicina”
“Non credo che esistano medicine per il male alla testa o per la febbre, sai?”
Lei si alzò ignorando le sue parole e mosse con l’attizzatoio la legna del camino per ravvivare il fuoco.
“Mi hai insegnato tu a farlo”
Gli disse e lui sorrise, ricordava perfettamente il giorno che scrisse quella lettera e lei, a sua insaputa, l’aveva conservata, così come l’altra.
“Quest’anno non abbiamo nemmeno mangiato la nostra torta, André…credo che la Nonna si sia dimenticata di prepararla”
“No invece, l’ha preparata eccome, ma sarà servita in tavola questa sera. Io non ho fame e tu non hai avuto tempo per mangiarla”
Oscar cominciava ad innervosirsi: da quando il suo amico era diventato così…indifferente?
“Potrei portarla qui per mangiarla, ora sì che ho tempo, che ne dici?”
“Ti ho detto che non ho fame!”
“Uffa André!!”
Urlò Oscar seccata, alzandosi dal letto di scatto e voltandosi verso di lui, che nel frattempo teneva gli occhi chiusi.
“Ho capito che sei arrabbiato con me per questa mattina e perché non siamo stati insieme oggi, ma io ho dei doveri e delle responsabilità ora, sono Capitano delle Guardie Reali e sono molto vicina alla Principessa, quindi dovevo per forza recarmi alla Reggia a renderle omaggio, a lei e al Delfino. Oggi c’erano i miei cugini e mio Padre ha voluto che trascorressi il pomeriggio con loro, non potevo fare altro”
“Ti sbagli, io non sono arrabbiato. Hai dei doveri, lo capisco benissimo, non ti voglio mica per me”
Non esisteva al mondo bugia più grande di quella. La voleva per lei, tutta, ogni singola sfumatura di lei, ma questo non era possibile perché lei era nobile e tra di loro esisteva una differenza, una barriera enorme quasi impossibile da abbattere.
“Ora, se non ti dispiace, vorrei riposare. Devo cercare di rimettermi in forze, devo lavorare, non posso stare a letto”
“Certo che puoi”
“Devo lavorare, altrimenti cosa ci sto a fare qui?”
“Va bene, me ne vado…Buon Natale eh!”
“Anche a te”
Oscar se ne andò da quella camera innervosita, arrabbiata e forse anche triste. Perché il suo amico l’aveva trattata così? Lei infondo non gli aveva fatto niente di male.
Per il corridoio incontrò la Nonna che stava portando un vassoio con una minestra calda ad André.
“Madamigella Oscar, sbrigati! Tra poco tutti si riuniranno nel salone per cenare”
“Sì, adesso vado Nonna, ma tu sai perché André è così…strano?”
“Ha la febbre bambina, è normale che sia stanco”
“Non era stanco, mi sembrava arrabbiato, seccato…era diverso”
“Non ti preoccupare madamigella, starà passando un brutto periodo”
“Mah, sarà come dici tu”
“Sicuramente”
Oscar continuò per la sua strada pensierosa e rimase in silenzio tutta la sera a pensare a cosa stesse succedendo al suo caro amico. La Nonna andò nella camera del nipote e appoggiò il vassoio sullo scrittoio.
“Bambino mio, sei sveglio?”
“Sì Nonna”
“Come ti senti?”
“Non molto bene”
“Ti ho portato una minestra calda, quella che ti piace tanto. Vedo che mi hai dato ascolto e hai tenuto la pezza bagnata”
André le avrebbe voluto dire che era stata Oscar a sistemargliela, ma di sicuro si sarebbe preso parole, quindi rimase in silenzio.
“Madamigella Oscar mi ha chiesto che cosa sta succedendo”
“E tu che cos’hai detto?”
“Che stai passando un brutto periodo, e in effetti è vero André, ma cerca di fartela passare perché voi siete diversi. Ho sbagliato a permettervi di crescere così uniti e vicini, avrei dovuto immaginare che un giorno tu ne avresti sofferto”
“Nonna, che cosa stai dicendo…”
“È la verità André e mi dispiace tanto, ma ora mangia e cerca di riposarti, il Generale ha detto che puoi rimanere a letto tutto il tempo che ti serve, ma tu non approfittarne”
Non parlò più André, non aveva più niente da dire. Dopo le parole della Nonna avvertiva come un vuoto dentro che sapeva di tristezza e di momenti che non torneranno indietro. Mangiò la minestra in compagnia della Nonna e poi cercò di dormire, ma Morfeo lo accolse nel suo mondo solo quando ormai cominciava ad albeggiare.
Oscar continuò ad essere sempre più fredda e distaccata, davanti a lei vedeva solo i giovani Delfini che un giorno avrebbero governato la sua amata Francia e André diventava sempre più silenzioso e pacato. La loro intensa amicizia si raffreddò, addormentata sotto una coltre pesante di neve, ma mai nessuno azzardò dire che non si sarebbe sciolta.

 Ciao a tutti/e! In questo terzo capitolo scopriamo come André sia diventato così calmo e Oscar così fredda e troviamo una profonda sofferenza da parte di lui, ma chi ha detto che sarà sempre così? Di sicuro, per arrivare alla Notte delle Lucciole, ne sono successe di cose! Aspetto come al solito i vostri commenti e avviso che nel prossimo capitolo saremo molto avanti negli anni: nell’ ’80! Ci vediamo presto
Un bacione, Chiara
   
 
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