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Autore: lapoetastra    04/01/2016    1 recensioni
Non capisco più dove sono, non so nemmeno chi io sia.
So solo che devo scappare, devo mettermi in salvo, prima che mi veda saltare anche la gamba sinistra, come è già successo con la destra, nel lontano ma sempre vivido 1940.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corro, ma non posso nascondermi.
Sono ovunque, ed il loro boato assordante mi devasta, facendomi perdere la cognizione dello spazio e del tempo.
Non ho una meta, cerco solo di scappare lontano da queste bombe incessanti che continuano in un flusso ininterrotto ad esplodere in ogni dove, intorno a me.
Tutto è iniziato di colpo.
Camminavo per la strada, era buio, e d’improvviso il suono sordo degli scoppi ha invaso le mie orecchie, facendomi urlare e sussultare in preda al terrore.
Non capisco più dove sono, non so nemmeno chi io sia.
So solo che devo scappare, devo mettermi in salvo, prima che mi veda saltare anche la gamba sinistra, come è già successo con la destra, nel lontano ma sempre vivido 1940.
Provo a correre più veloce che posso con il mio arto di legno che ticchetta sul duro asfalto al ritmo del mio cuore.
Dove sto andando? Non me lo chiedere, non ne ho idea.
I minuti scorrono via, ma la guerra continua, e le bombe non cessano di devastare l’aria immobile.
Ho paura? Sono terrorizzato.
Credevo di essere al sicuro, finalmente.
Ero convinto di essermi lasciato tutto alle spalle, invece sono nuovamente sul campo di battaglia.
Qualcosa di caldo mi bagna il viso.
Sangue.
No, non lo è.
È solo acqua salata.
Sono solo le mie lacrime, che non mi sono accorto di aver versato.
Un dolore acuto si irradia improvvisamente dal mio petto, spezzandomi il respiro affannato e roco.
Sono stato ferito.
Mi inganno di nuovo.
È solo il mio cuore, che protesta per la lunga corsa a cui non è più abituato, e che mi ricorda quanti anni gravano sulle mie spalle incurvate.
Ma le bombe continuano ad esplodere senza sosta.
Un giovane soldato che non conosco mi si avvicina, e mi pone una mano sulla spalla tremante, con delicatezza.
Lo guardo, e mi specchio nei suoi occhi puri e limpidi.
< Scappa! >, vorrei urlargli, ma il respiro mi sta abbandonando.
Vorrei che fuggisse via, perché è piccolo, poco più di un bambino, e non deve permettersi di morire, o anche solo di restare ferito o perdere una gamba, come me.
Cerco di comunicarglielo con lo sguardo, perché ancora non riesco a parlare, ma quando non capisce provo a spiegarglielo mimando il gesto del pericolo, che tutti i soldati conoscono, anche i più giovani come lui.
Ma anche ora leggo la confusione nei suoi occhi di notte, e non ne comprendo il motivo.
< Signore, cosa succede? >
Alla sua domanda preoccupata mi riscuoto, ed è come se lo vedessi davvero per la prima volta.
Non è un militare, è solo un ragazzetto.
E non sono bombe, quelle che esplodono ancora intorno a me.
Sono solo botti, petardi, per salutare l’anno che è appena trascorso.
Mi allontano, lasciando il mio soccorritore con un’espressione stupita sul viso imberbe mentre mi fissa camminare claudicante nella notte che mi avvolge protettiva.
Mi immergo nella folla festeggiante e traboccante di risa sfrenate e gioia sincera, zoppico sulla strada illuminata che fino a pochi momenti fa mi era sembrata un campo di battaglia, lo stesso nel quale ho perso la mia gamba.
Solo adesso mi ricordo: non ho preso le mie medicine, ed i ricordi, e la paura, hanno preso il sopravvento sulla mia mente traumatizzata dall’indicibilmente orribile esperienza della guerra.
Ma sono al sicuro, ora.
Adesso non devo più temere nulla.
Sto semplicemente partecipando ad un’allegra ed innocente festa di Capodanno.
Niente di cui preoccuparsi, insomma.
Ma quando un petardo particolarmente potente esplode a pochi centimetri da me, ricomincio istintivamente a correre, in modo goffo e scoordinato, per cercare un riparo, per mettermi al sicuro.
Perché le bombe hanno ripreso a scoppiare.
E sono di nuovo in guerra.
E ci tengo all’altra gamba, io.
   
 
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