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Autore: Fede Seminara    04/01/2016    2 recensioni
Dean Winchester, un uomo forte, coraggioso, disposto a tutto per colui che amava più di qualsiasi altra cosa. lui, quell'uomo che non avrebbe mai abbandonato a costo di perdere tutto. Lui, il compagno di una vita ha deciso di andar via, di scappare dalla sua vita per averne un'altra. Sam non c'è più e Dean si sente a pezzi. dentro si sé porta un vuoto che non riesce più a riempire, nonostante l'amore di qualcuno pronto a salvarlo dal precipizio in cui stava cadendo. Sam era tutto ciò che contava, era suo fratello e il suo compito era quello di proteggerlo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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- CAPITOLO 15 –





Ormai il tempo passava troppo velocemente e presto la Guerra sarebbe scoppiata, era solo questione di giorni o forse ore, non avrei saputo dirlo.
Con rabbia e malinconia guardai fuori dalla finestra e vidi con grande sorpresa che piccoli e candidi fiocchi di neve avevano cominciato a coprire le strade della città. Guardai affascinato la neve, quasi come se fossi un bambino, ansioso di uscire in giardino per giocare a fare il pupazzo di neve.
Era la notte della vigilia di Natale ed io ero completamente solo. Non sapendo dove altro andare decisi di tornare nella vecchia casa di Bobby, avrei festeggiato lì il mio squallido Natale.
Seduto nella vecchia poltrona preferita del mio caro amico, con una bottiglia di birra in mano, iniziai ad inseguire i miei fantasmi del passato, immaginando quanto sarebbe stato bello tornare piccolo ed essere coccolato da mamma e papà. Desideravo riassaggiare un pizzico di quella felicità, quando non esisteva la cattiveria per me e l’unica cosa che contava era giocare con mio fratello ed altri bambini. Tornare a casa da scuola e sentirsi amati, respirare quel dolce profumo di biscotti caldi al cioccolato. Ora non sentivo più niente. Non avevo più una casa e l’unica cosa che riuscivo a percepire era il freddo e il vuoto dentro di me che ogni giorno diventava sempre più grande. Non ci sarebbero più stati biscotti caldi al cioccolato per me e soprattutto non sarei mai più stato in grado di coprire quel maledettissimo vuoto.
Un tempo io e Sammy amavamo molto il Natale e ogni anno lo aspettavamo con ansia. Anche se nostra madre era morta, papà faceva di tutto pur di riuscire a trasmetterci quel calore che tanto desideravamo. I biscotti non erano più fatti in casa, ma erano comprati al supermercato. La cena comprata all’ultimo momento, ma eravamo comunque felici. Sammy soffriva di più perché sentiva quel forte distacco della mamma, ma io sapevo che papà ce la stava mettendo tutta e non volevo affatto deluderlo. Non era facile neanche per lui trovarsi a dover combattere il male e prendersi cura dei suoi due figli.
La mattina di Natale trovavamo sempre dei regali sotto l’albero e ricordo che Sam era sempre ansioso di arrivare prima di me a vedere cosa ci fosse lì sotto ed era super felice. Lui credeva ancora a Babbo Natale, ma io sapevo da tempo ormai che non esisteva a fatto, ma lui era così felice quando parlava di quel vecchio barbuto che io non riuscivo proprio a dirgli la verità. È sempre stato questo il mio problema, non riuscivo quasi mai ad essere sincero con lui semplicemente perché Sam viveva nel suo mondo di favole a lieto fine, anche se faceva qualcosa di sbagliato lui era felice. Perché allora avrei dovuto buttare giù il suo castello di speranze? Ero fermamente convinto che un bugia a fin di bene potesse in fondo sistemare tutto, ma scoprii che non era affatto come pensavo. Una bugia, per quanto possa essere piccola o stupida, resta comunque una bugia e può ferire molto le persone a cui viene detta. Spesso le parole fanno più male di qualsiasi altra cosa perché ti restano impresse nell’anima. Un pugno ad esempio può farti male per un po’, ma poi passa. Le parole invece non passeranno mai e le ricorderai per tutta la vita. Ti accompagneranno sempre, spesso condannandoti a ricordarle ogni qualvolta che ti fermerai a riflettere.
Speravo molto che Sam reagisse a quello che avevo fatto riempiendomi di pugni, ma non lo fece. Aveva deciso di seguire la via delle parole ed ora soffrivo come un bestia. In fondo iniziai a credere che quella era la fine che meritavo! Avevo deluso troppe persone e soprattutto avevo ferito nell’animo il mio dolce fratellino e questo mi avrebbe tormentato per sempre. Ad un tratto, mi alzai dalla poltrona e mi presi un’altra bottiglia di birra dal frigo. Con velocità la stappai, poi tornai a guardare fuori e vidi che era iniziata una vera e propria tormenta di neve. Per fortuna Bobby aveva un po’ di cibo in frigo, sarebbe stato sufficiente a nutrirmi per qualche giorno.
-Sai Dean, ho imparato a fare l’angelo sulla neve!- mi disse un tempo Sammy. Lo guardai stupito, ma anche curioso di vedere cosa avesse intenzione di fare.
-Che cosa sarebbe?- domandai. -Stai a vedere!- rispose. Con una piccola corsetta afferrò il suo giaccone e si mise in testa uno dei suoi cappellini preferiti. Era davvero buffo e ogni volta che indossava tutte quelle cose sembrava un ciccione di cento e passa chili.
A passo svelto lo seguii anch’io e mi misi ad osservarlo. -Signori e signore, ecco a voi l’angelo delle nevi di Sam!- disse lanciandosi indietro di schiena. Con velocità e precisione iniziò a chiudere e allargare braccia e gambe per qualche minuto. Quando si alzò, oltre alla neve appiccicata al suo giaccone, vidi con sorpresa che incisa sulla neve c’era proprio una figura che ricordava molto quella di un angelo.
-Dove hai imparato a farlo?- domandai sorridendo.
-L ho letto su un libro, parlava del Natale e ho scoperto questo! Non è bellissimo?- mi chiese orgoglioso.
-Si Sammy, davvero molto bello!- risposi felice di vedere il mio piccolo ometto soddisfatto di se stesso.
Sorrisi a quel ricordo lontano e continuai a guardare fuori, rapito da quello spettacolo incantato e per un attimo desiderai di correre la fuori, nella neve e rotolarci sopra come un tempo, ma non lo feci. Non avevo più l’età e soprattutto non avevo più la voglia di giocare.
Ad un tratto sentii un rumore provenire dalla sala e all’improvviso la casa sembrò riscaldarsi. Mi voltai lievemente pensando al peggio, ma quando girai lo sguardo vidi Castiel fermo davanti a me con sguardo malinconico.
-Che ci fai qui!?!- domandai riprendendo a guardare fuori.
-Dean, so che sei arrabbiato con me e … - lo bloccai subito.
-Tu avevi domandato a me cos’è che mi facesse tanta paura! Ora questa domanda te la faccio io Castiel, che ti prende!?!- urlai pieno di rabbia.
L’angelo sembrava mortificato e abbassò lo sguardo a terra.
-Te l’ho detto Dean … io … io sto cercando di prendere le distanze, ma non ci riesco!- rispose.
-Ti comporti come se fossi un estraneo! Non mi guardi più, cerchi di evitare i miei occhi, hai idea di come possa sentirmi!?!. Credevo che fossi la mia ancora di salvezza, ma a quanto sembra mi sono sbagliato!- dissi profondamente deluso.
-No Dean, ti sbagli!- rispose.
-È sempre questa la risposta che mi arriva! Ma se mi sbaglio, allora perché nessuno mi dice cos’è giusto!?!- esclamai con voce tremante. L’angelo rimase in silenzio.
-Credevo che sarei stato in grado di resistere Dean, ma purtroppo vedo che non è così. Sto soffrendo troppo e vedo che anche tu. In paradiso si sono accorti che c’è stato un cambiamento in me e sto cercando di riprendermi, ma … ma tu mi stai uccidendo lentamente!- disse tristemente. Rimasi fermo ad osservarlo, cercando di capire cosa mi stesse dicendo.
-Non riesco a smetterla di pensarti. Sei dentro ai miei pensieri in ogni momento e questo mi toglie tutte le forze. Vorrei averti con me, ma non posso portarti in Paradiso e né rimare qui io. Non so come affrontare questa cosa! All’inizio pensavo che fosse facile, che sarebbe bastato andare via, ma è peggio!- disse disperato.
-Sei stato tu a convincermi e ora ti tiri indietro!?! Castiel sei l’unica cosa bella che mi sia mai capitata, ti prego … -
-Dean io sto rischiando le ali … potrei essere cacciato dal paradiso!- rispose.
All’improvviso ebbi un colpo al cuore, lo sentii spezzarsi e sgretolarsi al mio interno. Deglutii sperando di trovare il tono giusto, ma l’effetto non fu quello che speravo.
-E allora? Se vieni cacciato dal paradiso potremo finalmente stare insieme!- dissi tristemente.
-Tu non capisci Dean! Se io ti dicessi di uccidere Sam per me lo faresti?!?- esclamò di colpo arrabbiato. Non risposi.
-Sam è la tua casa, il tuo appiglio in questo mondo e per me è la stessa identica cosa Dean. Il paradiso è la mia casa e gli angeli sono i miei fratelli!- continuò.
-Se sei venuto qui a farmi la morale potevi benissimo restartene lassù! Sai bene quello che sto passando e come se non bastasse ora vieni qui a ferirmi e a umiliarmi !- urlai. -Sto cercando di rendere le cose più facili!- rispose iniziando a tremare. Per la prima volta lo vidi in grande difficoltà. Il comando era completamente nelle mie mani.
-Beh … non ci stai riuscendo affatto!-
-Dean prova a ragionare, mettiti nei miei panni!- disse spaventato.
-No, non mi metto nei tuoi panni e sai perché Castiel!?! Io ho perso mia madre, poi mio padre, Bobby e la maggior parte delle persone che ho amato nella mia vita. Ora Sam non c’è più ed io sono rimasto da solo come un cane!. Mi sono sempre fatto il culo per migliorare la vita degli altri, dimenticando me stesso. Ho passato ogni singolo momento a preoccuparmi di salvare il mondo, ignorando il fatto che il mio stesse andando in mille pezzi, ma sono rimasto in piedi. Poi ho incontrato te e ho avuto paura. Sembravi un supereroe dei film arrivato fin quaggiù con l’obbiettivo di salvare la mia anima. Io ti ho regalato il cuore Castiel, ti ho dato me stesso perché mi fidavo di te!!- urlai.
-Anch’io ho paura Dean!- urlò anche lui.
- Non so cosa fare, mi sento in trappola!- disse disperato.
-Non ha più importanza, vattene!- dissi riassumendo il controllo della mia voce. Lui mi guardò pietrificato. Lessi nel suo sguardo un gran dolore, ma il mio era più forte e decisi di non mollare. Se andarsene era quello che voleva, poteva liberamente farlo, io non lo avrei trattenuto.
-Io ti amo Dean … - disse all’improvviso. Alzai nuovamente lo sguardo su di lui e lo vidi tremare.
-Dici di amarmi e poi che te ne vuoi andare. Io non riesco più a comprendere! Se il tuo amore per me significa paura e instabilità allora dimenticati di me. Sono già confuso di mio per poter sopportare la confusione di un’altra persona. È la stabilità che sto cercando Castiel, qualcuno che mi faccia sentire protetto ed proprio nelle tue braccia che mi sentivo tale!-
L’angelo si voltò per un istante, tirò fuori qualcosa dalla tasca del suo Trench e si avvicinò a me.
-Fra poche ore sarà Natale e tu sei molto solo … ho pensato di passare e ti ho portato un dono … - disse porgendomi il pacchetto. Lo guardai sorpreso e soprattutto irritato dal fatto che avesse cambiato discorso in quel modo.
-Non è di regali che stavamo parlando!- dissi arrabbiato, ma lui rimase lo stesso con il braccio teso verso di me. Impietosito dal suo gesto affettivo, afferrai il dono.
-Cas, io non ho nulla per te!- dissi tristemente.
-Non ha importanza Dean, aprilo!- mi incitò.
Scartai il pacco e all’interno vidi un pugnale fantastico. Assomigliava più o meno a quello che avevo e sopra al manico c’erano incise parole a me sconosciute. Guardai attentamente la lama e notai che intorno alla parte tagliente era incastonata la stessa energia azzurra che avevo nel ciondolo.
-Quella Lama è in grado di uccidere ogni cosa, anche noi angeli. Dentro c’è una parte della mia grazia. In verità te ne ho data troppa, ma in fondo ne hai bisogno!- disse tristemente.
-Castiel ho la tua grazia dentro al ciondolo, non dovevi togliertene altra!- dissi preoccupato.
-Volevo che avessi qualcosa di solamente mio e ho pensato che ti sarebbe piaciuto un nuovo coltello. Quello che hai non ha effetto contro coloro che dovremo attaccare!-
-Lo sanno gli altri angeli?- domandai stupidamente. -Lo sa Balthazar … - rispose.
-Suppongo che sappia anche altro no?- domandai irritato. -Come tu hai bisogno di sfogarti con qualcuno, sento il bisogno di farlo anch’io!- rispose.
-Io mi sono sfogato con te Castiel … -
Restammo qualche secondo a fissarci. I nostri occhi si incontrarono di nuovo per poi disperdersi in altre direzioni.
-Questo è un addio allora … - dissi tristemente.
-Lo sarà se tu vorrai … - rispose. Lo fissai incredulo, davvero non riuscivo a capire cosa diavolo provasse nei miei confronti.
-Vuoi andare o restare Castiel!?! Domandai irritato. Lui si avvicinò troppo, ma decisi di non indietreggiare.
-Rispondimi!- insistetti.
Era troppo vicino a me, riuscii a sentire il suo dolce profumo e iniziai a desiderarlo. Non poteva giocare in questo modo, era troppo scorretto.
-Non possiamo resisterci Dean e lo sai bene!- disse sussurrando.
-Non ti toccherò nemmeno con un dito Castiel … - dissi cercando di resistere al suo profumo.
-Allora non ti dispiacerà se farò tutto da solo!- rispose sussurrandomi nell’orecchio. Rabbrividii al suono della sua voce e lo desiderai ardentemente. Non dovevo cedere, non poteva vincere in questo modo. -Stai giocando sporco Castiel!- dissi sorridendo, lui non si spostò dal mio collo e iniziò a leccarlo e a mordicchiarlo dolcemente.
-Cas ti prego!- dissi cercando di allontanarlo, ma non ci riuscii.
Sentii dentro di me una voglia irrefrenabile di saltargli addosso, ma se lo avessi fatto tutte le mie parole sarebbero state vane.
La sua mano destra cinse improvvisamente il mio fianco e il suo viso si avvicinò al mio.
-Se per te non significherà nulla tutto questo, allora non ne capisco il senso!- dissi irritato, ma le mie parole non servirono a nulla.
All’improvviso le sue labbra erano vicinissime alle mie, le guardai incantato mentre i suoi occhi seguivano i miei. Tentai ancora di resistere, ma dopo pochi secondi mi sfiorò delicatamente, quasi come se volesse assaggiarmi. Le sue labbra erano così calde e morbide, tanto che alla fine non resistetti più. Ricambiai il bacio lasciando andare le mie mani su di lui. Castiel aveva ragione, non potevamo resisterci eravamo condannati ad amarci per sempre o almeno sperai che fosse per sempre.
Stanco del fatto che fosse sempre Castiel a prendere le redini della situazione, con forza lo spinsi a terra, a pochi centimetri dal cammino. Vidi riflesso nei suoi occhi azzurri le fiamme accese del fuoco che stava ardendo e mi sembrò improvvisamente più bello che mai.
Ricordai all’istante le parole di Crowley : “ all’Inferno le cose proibite hanno un altro sapore!”. In quel momento pensai che in fondo il re dell’Inferno avesse ragione. Guardare quelle perle azzurre ardere e diventare rosse dal riflesso del fuoco, suscitarono in me una reazione strana.
Nel cadere Castiel batté la schiena sul pavimento, ma non sembrò curarsene troppo. Con violenza iniziai a spogliarlo finché non rimase completamente nudo. Rimasi incantato a guardare la sua pelle, così chiara e profumata. L’angelo fu sorpreso dalla mia improvvisa furia e soprattutto dalla mia forza.
Castiel era completamente bloccato a terra dal mio peso e non riusciva a liberarsi. In verità fui io stesso a decidere di non lasciarlo andare.
Sentii le sue mani sfiorarmi l’altezza del cavallo e mi lasciai sfuggire un gemito. In quel momento Castiel colse la mia debolezza e mi rigirò cambiando posizione. Ora quello immobile ero io.
La nostra pelle si stava fondendo in un unico corpo. Due metà diverse, unite per completarsi. Ero così felice di averlo sopra di me che per alcuni momenti dimenticai le sue insicurezze e le mie paure. Le parole di Castiel erano completamente l’opposto dei suoi sentimenti. Sapevo che in realtà quell’angelo non aveva nessuna intenzione di andare via, ma aveva paura. Paura di affrontare un qualcosa di troppo grande, un qualcosa che non avrebbe potuto combattere. Se il paradiso era la sua casa, lui era la mia.
Rimasi inerme, sotto il suo corpo immaginandolo con me per sempre. Mentre si muoveva avido sulla mia pelle, presi a sognare a come sarebbe stato bello volare insieme a lui, su nel cielo, in mezzo a miliardi di stelle. Aggrapparmi alle sue grandi ali e sentirmi almeno per una volta libero da ogni catena.
Lasciai che pian piano entrasse dentro di me senza oppormi, continuando a sentire l’amarezza che presto tutto sarebbe nuovamente finito. Non volevo che se ne andasse, non di nuovo, ma non avrei potuto fare nulla per impedirlo. Castiel se ne sarebbe andato e ancora per una volta io sarei rimasto solo, paralizzato da sentimenti che a volte non riuscivo a comprendere.
Castiel iniziò ad aumentare il movimento e presto iniziai a perdere la capacità di ragionare. Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare da quell’angelo, l’angelo che tanto amavo. Quanto desiderai che quel momento fosse eterno.
Dopo molto ci lasciammo cadere affaticati, ma carichi di piacere. Castiel rimase sdraiato accanto a me immobile, mentre le fiamme nel camino iniziarono ad affievolirsi.
Iniziai a sentire il suo respiro sempre più calmo. Mi voltai verso di lui e lo baciai con dolcezza. Lui ricambiò il bacio accarezzandomi il viso e in quel momento mi sentii la persona più felice del mondo.
Adagiai la testa sul suo petto ed ascoltai il battito del suo cuore. Lui se ne accorse e iniziò a sorridere.
-Cosa senti, Dean?- mi domandò improvvisamente.
-Il tuo cuore … - risposi.
-E cosa sta dicendo?- mi chiese d’un tratto serio.
-Che sta battendo per me!- risposi. I suoi occhi color del cielo si fermarono sui miei, fermi e attenti ad ogni minimo movimento. Sorrise, mostrando i suoi denti perfetti. Sorrisi anch’io e mi avvicinai di nuovo alle sue labbra.
-So che ora scomparirai di nuovo Castiel, ma voglio solo dirti che … che io ti amo … - dissi sussurrando. Fino a quel momento non avevo mai osato pronunciare quella frase, mentre lui lo aveva fatto. Quella notte mi sentivo suo, sentivo di appartenergli ed ero felice. Se alla fine andar via era quello che desiderava, era libero di fare la sua scelta, non sarei stato io a fermarlo.
Non disse una parola, ma mi baciò. Mentre le nostre lingue giocavano ad intrecciarsi, improvvisamente mi lasciai sfuggire una lacrima. Quella lacrima cadde fino alle mie labbra e Castiel se ne accorse.
-Era una lacrima quella?- mi domandò tristemente.
-Tu cosa credi che sia?- risposi trattenendomi.
-Ho appena assaggiato una tua lacrima, questo vuol dire che sei ancora di più dentro di me!- sorrise, poi all’improvviso mi abbracciò. Rimasi inerme, immobile tra le sue braccia, come un bambino spaventato. Lui iniziò a cullarmi, baciandomi di tanto in tanto con tenerezza e per me fu come morire all’istante. Se la morte avesse avuto il nome di Castiel, allora non avrei più avuto paura di affrontarla. In fondo come si può avere paura di un qualcosa che si ama?.
Nonostante la neve gelida di fuori, io e Castiel rimanemmo nudi, distesi davanti al focolare su un vecchio tappeto appartenuto a Bobby. Fermi, abbracciati l’uno stretto all’altro, senza più dire una parola.
D’un tratto pensai a quanto strano fosse l’amore, prima ti fa incontrare persone che credi speciali e poi esse ti vengono tolte, in un modo o nell’altro. Rimani ferito e all’improvviso il tuo cuore sembra bloccarsi, quasi come se avesse dimenticato la sua funzione, ossia quella di battere e ricordare all’uomo che è proprio il suo battito che lo mantiene in vita. Quando si rimane scottati, a volte è difficile riprendersi, pensi sempre a quello che è accaduto in passato e si perde del tutto la capacità di riprendere ad amare.
Il cuore, nonostante sia l’organo più importante del corpo, spesso è anche quello più letale. Ti uccide e ti costringe a cambiare. Guardando Castiel capii il perché molte persone scelgano di chiudere le porte a certi tipi di sentimenti. L’amore per quanto possa essere bello, finisce sempre con il deludere. Soffrire è una cosa brutta e quando ci sei dentro non riesci più ad uscirne fuori.
Questa era la mia paura più brutta … perdere Castiel e spezzare ancora una volta il mio cuore già carico di cicatrici che purtroppo il tempo non era riuscito a risanare.
Non volevo perderlo, non ora che avevo capito di amarlo. Sospirando e guardando l’ultimo pezzetto di legno ardente nel camino, chiusi gli occhi pensando che non appena mi fossi addormentato, Castiel sarebbe volato via, lassù nel firmamento. Avrebbe attraversato il cielo, libero come un falco per poi raggiungere la sua casa, oltre le nuvole. Il giorno successivo, quando aprii gli occhi sentii un piacevole peso sopra al mio petto. Intontito dal sonno aspettai che i miei occhi si abituassero alla luce che filtrava dalle finestre. Quel piacevole peso che avevo addosso era proprio Castiel. L’angelo se ne stava con il viso sopra al mio petto a sonnecchiare tranquillo. Sorpreso dal fatto che gli angeli potessero dormire, rimasi a fissarlo incantato. Sembravo così bello e puro.
-Castiel?- sussurrai lievemente. Bastò davvero poco per svegliarlo.
L’angelo aprii gli occhi e mi sorrise.
-Buon Natale!- dissi appoggiando la mia fronte alla sua.
-Buon Natale Dean!- rispose sorridendo
   
 
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