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Autore: PersephoneAm    05/01/2016    1 recensioni
' -Mi fai incazzare!-urlai,-Buonanotte!-.
Mi girai per andarmene, ma lui mi afferrò il polso e lo strinse saldamente.
-Ma quale buonanotte! Tu rimani qui!-. '
PS. Primi tre capitoli in revisione(:
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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«Tombolaaa!»urlai, ridendo come una pazza.
 
Io e Lia, la nonna di Tommy, ci eravamo messe d'accordo a giocare in squadra, con tre cartelle della tombola a testa ed era la terza volta che vincevamo il bottino, anzi che vincevo il bottino, visto che le cartelle vincenti erano quelle che avevo io.
 
«Tommy, per favore portala via!»scherzò Nathan. «Se continua così ci lascia in mutande stasera!»
 
Tommy mi guardò male, raccogliendo le sue cartelle e mettendole a posto. «Hai ragione, Nate! Non la sopporto già più! La nonna è una cosa, ma lei...»
 
«Thomas!»lo riprese sua nonna.
 
«Cosa vorresti dire?»gli chiesi, assottigliando gli occhi. «Se sono fortunata nel gioco non è colpa mia.»
 
«Se fossi fortunata solo in amore sarebbe meglio però.»rise il nonno, tirando su le caselline verdi. «Allora ve ne andate?»
 
«Si, nonno.»rispose Thomas. «Tanto domani ci rivediamo.»
 
«Tommy, ma non siete da Alex domani?«gli ricordò Carmen.
 
«No, Carmen!»rispose per lui mio fratello. «Visto che ci sono i tuoi genitori, abbiamo deciso di fare la grigliata a Santo Stefano, così Tommy può venire qui e noi andiamo da qualche parte.»
 
«Ma no, ragazzi!»esclamò Tommaso, buttando giù l'ultimo sorso di vino nel bicchiere. «Se volete festeggiare con i vostri amici e per conto vostro fatelo pure! Noi ci vediamo domani sera.»
 
«Oramai abbiamo già deciso, nonno.»disse Tommy. «Domani io e Alice siamo qui, domani sera vengono anche loro e poi dopodomani andiamo da Alex.»
«E allora...«fece Tommaso. «Non vogliamo di certo rovinarvi i piani.»
 
«Non lo fate in alcun modo, Tommaso!»gli sorrisi io. «Sono ben più che contenta di venire qui! Almeno posso divertirmi come stasera.»
 
Presi la giacca che mi stava porgendo Tommy e la indossai. «Basta che fai vincere anche me!»esclamò il nonno, mentre Lia scoppiava a ridere.
 
«Allora ti prometto che domani gioco con te e vediamo se sono io la fortunata o è Lia.»gli dissi, mettendomi la sciarpa di lana grigia.
 
«Ci sto.»fece. «Tommy fate attenzione alla strada!»ci raccomandò Tommaso. «E copritevi, ché fa freddo!»
 
Il mio ragazzo si voltò verso di me e mi fissò ghignando. «Hai capito, Alice?»
 
«Io sono coperta, stupido!»lo presi in giro, guardando poi Tommaso. «O no?»
 
«Eh... Si dai!»rispose lui.
 
«Ma come "si dai"?»risi. «Cosa c'è che non va?»
 
«Niente Alice.»mi disse Lia. «Lasciali stare, questi due, ché sono fatti della stessa pasta, tutti e due all'antica sono,»
 
«Non è che siamo all'antica, nonna.»si difese Tommy. «È che se prende freddo e poi si ammala, chi la sopporta più?»
 
Alex scoppiò a ridere.
 
«Non è vero.»lo contraddii. «Anche prima mi hai rotto le scatole perché il vestito è troppo trasparente, secondo te.»
 
Carmen ammonì suo figlio, il quale senza dar retta alla madre salutò i nonni e iniziò ad avviarsi alla porta. Io ridacchiai e salutai tutti, seguendolo. Quando salimmo sulla sua macchina, Tommy accese il riscaldamento e attese che i vetri si spannassero, per poi mettersi in marcia, seguito a ruota da mio fratello e dagli altri.
 
«Rimani vicina a me, stasera.»mi disse, senza guardarmi. «Per favore.»
 
«Ma hai veramente la convinzione che mi rompono le scatole per il vestito, stasera?»gli chiesi, inarcando un sopracciglio.
 
Quando lo vidi annuire, non potei far altro che ridere, carezzandogli la guancia. «Se ti fa stare più tranquillo, allora sarò la tua ombra.»
 
Mi prese la mano e la portò alle sue labbra, baciandola. «Grazie al Cielo!»
 
Restai per qualche istante in silenzio, ma poi non ce la feci a non curiosare. «Mi spieghi cosa accadrà stasera? Perché mi spiace Thomas, ma non me la dai a bere.»
 
Lui svoltò nella strada che portava al locale e sospirò. «Purtroppo qualche deficiente ha invitato i romeni e abbiamo una brutta sensazione.»
 
Trattenni il respiro, irrigidendomi. Ogni qualvolta si parlava della banda dei romeni, mi veniva l'ansia. «Cioè?»
 
«Pensiamo che stasera siano lì, ma non ne siamo sicuri al cento per cento, visto che è territorio nostro.»mi spiegò lui. «Per questo sono un pochino nervoso.»
 
«Un pochino?»lo presi in giro. «Tu stai ribollendo dal nervoso, Tommy!»
 
Lo vidi sorridere. «E pensa che non siamo ancora entrati dentro.»
 
«Nono, non ci voglio pensare guarda.»
 
«Esagerata!»esclamò. «Tuo fratello è dietro?»
 
Mi voltai verso il lunotto è così la macchina di mio fratello dietro alla nostra, così tornai come ero prima e stavo per annuire, quando mi ritrovai sul cruscotto una scatola di cioccolatini di quelli che solitamente si mangiano a San Valentino.
 
«E questi?»gli chiesi, prendendo la scatola e aprendola.
 
«È il mio regalo di Natale, ingrata.»
 
«Ingrata io?»
 
«Si tu! Uno ti fa i regali di Natale e chiedi pure cosa siano.»rispose lui, parcheggiano la macchina vicino all'entrata.
 
Scoppiai ridere, prendendone uno e posandolo sulle mie labbra, voltandomi verso di lui e facendogli cenno di avvicinarsi a me. Thomas mi guardò e ridacchiò, dandomi un bacio per mordere l'altra metà di cioccolatino. Masticai la mia parte e scesi dalla macchina, girando attorno all'auto e aprendo la sua portiera per intrufolarmi addosso a lui.
 
«Non stancarti troppo stasera, perché anche io ho un regalo per te.»lo provocai.
 
«Oh, Dio!»sospirò lui, carezzandomi i capelli. «Ti ringrazio per avermi dato una ragazza con così tanta presa di iniziativa.»
 
Detto questo mi baciò sulle labbra, insinuando poi la lingua è stringendomi a sé. «Ti amo.»
 
«Mi amano tutti se è per questo!»lo presi in giro, passandogli un braccio sulle spalle e tirandolo per il collo verso di me. «Ma devo dire che tu superi tutti, dai.»
 
«Almeno in qualcosa gli altri li devo superare.»fece lui, spingendomi dolcemente indietro per uscire dalla macchina.
 
«Tu superi gli altri in tante cose, amore.»gli dissi, mentre chiudeva la macchina con la sicura e mi prendeva per mani. «Perciò sei il migliore e basta.»
 
«Mi stai per caso leccando il culo?»mormorò, socchiudendo gli occhi e salutando i due uomini della sicurezza del locale. «Ciao Teo! Ciao Andre!»
 
«Ciao Tommy!»lo salutarono in coro.
 
«Finalmente ti sei sistemato eh.»gli disse quello chiamato Matteo. «Bravo! Ed è anche bella!»
 
«Io invece posso anche abbracciarla!»esclamò Andrea, prendendomi in braccio e facendomi girare. «Ti conosco da quando, per la pischellina che eri, avevi ribaltato tre ragazze più grandi di te.»
 
«Ah, quindi tira fuori anche le unghie.»disse Matteo. «Mi piacciono le ragazze così.»
 
Gli sorrisi e li salutai, entrando all'interno del locale, insieme a Tommy. Non passò molto tempo prima che ci buttassimo a ballare. A metà serata il DJ aveva anche messo musica latina e avevo costretto Thomas a ballare con me, anche se lui voleva andare a bere qualcosa al bancone. Io la facevo apposta a non farlo bere, visto che comunque quel cretino doveva anche guidare poi, per tornare a casa.
 
«Non ho voglia di ballare la bachata, Alli!»mi disse, guardando il bancone. «Teo mi ha offerto da bere, andiamo da loro e poi torniamo qui, dai.»
 
«Ma io voglio ballare adesso.»mi lamentai, stringendomi alle sue spalle. «Dai, cosa ti costa?!»
 
Lo sentii sbuffare e si voltò, mentre reprimevo un sorriso birichino. Tommy mi posò le mani sui fianchi, stringendomi la vita e spingendomi verso il suo corpo. Iniziammo a muoverci a tempo di musica e subito iniziai a divertirmi: ballare latino con Tommy era una cosa troppo bella, perché lui sapeva come muoversi ed era terribilmente sensuale quando lo faceva.
 
«Ora ho capito perché volevi ballare.»mi dice all'orecchio, mentre io mi allontano da lui per guardarlo con espressione interrogativa. «Potevi anche provocarmi in un altro modo, sai.»
 
All'inizio non capisco cosa voglia dire, ma poi finii per ridere, fingendo che mi avesse beccata in pieno. «Allora non sei così stupido.»
 
«Per state con te bisogna pensare a tutto!»esclamò lui, facendomi l'occhiolino e strusciandosi sul mio corpo.
 
«Tommy.»lo ripresi, quando mi girò di schiena e ballò la bachata facendo appoggiare il mio fondoschiena alla sua vita.
 
«Hai voluto ballare tu eh.»mi ricordò, allontanandosi dalla pista da ballo insieme a me e portandosi con la schiena contro una delle pareti del locale. «Non nascondere la mano, dopo aver tirato il sasso, piccola.»
 
Detto questo mi baciò con urgenza, avvicinando i nostri bacini e facendomi sentire quanto mi stesse desiderando. Io sfiorai "casualmente" il cavallo dei suoi pantaloni con la mano e lo vidi roteare gli occhi, gemendo.
 
«Spero di uscire di qui subito, altrimenti dovrò portarti in un bagno. E non mi piace l'idea di te e me in un bagno del "TheBlok".»disse, fermando la mia mano.
 
«Se ne hai bisogno...»lo provocai, sorridendogli.
 
Non se lo fece ripetere due volte e ci rifugiammo nella stanzetta degli addetti alla sicurezza, nel quale solo Tommy e gli altri del suo giro potevano andare, oltre ovviamente agli uomini della sicurezza. Appena girò la chiave, mi gettai su di lui per baciarlo. Gli sbottonai i jeans e lo spinsi verso un divanetto di pelle che c'era nella stanza, poi mi abbassai alla sua altezza e posai le ginocchia a terra, mettendo le mie mani sulle sue cosce.
 
«Tu sei pazza.»mormorò lui, mentre passavo la lingua su tutta la sua lunghezza.
 
«Perché?»gli chiesi, inarcando le sopracciglia.
 
«Perché non ti avrei mai immaginata in ginocchio davanti a me che stai per farmi un pompino come si deve.»rispose lui.
 
«Veramente non era quella la mia finalità.»gli dissi, alzandomi in piedi e tirandomi su il vestito, facendo scendere lungo le mie gambe gli slip.
 
Mi sedetti sulle sue gambe e lo accolsi dentro di me, sospirando di piacere. Iniziai a muovermi su e giù, osservando la sua espressione passare da seria a immersa nelle spire della passione. Ripeté il mio nome, insieme a qualche "cazzo" o "porca troia", finché non lo sentii liberarsi dentro di me, cosa che fece venire anche me. Rimasi sulle sue gambe a baciarlo sulle labbra, mentre lui mi stringeva a sé.
 
«Sai che non vedo l'ora di vivere insieme a te?»mi disse. «Così almeno potrò sapere che ti troverò sempre nel nostro letto o in cucina sul tavolo o sul divano o dove cazzo ti pare!»
 
«Ho come l'impressione che, quando abiteremo insieme, non avremo mai tempo per fare altro, se non scopare così tanto.»risi io, leccandogli le labbra.
 
«Amo quando fai la dura, lo sai? Mi piace come dici " scopare". Sembra una cosa di cui non sai come liberartene, ma di cui al contempo non puoi farne a meno.»
 
«Non credo di voler liberarmene.»
 
«Meglio allora.»
 
Mi alzai dalle sue gambe, infilandogli i miei slip nella sua giacca ed entrando in bagno. Quando finii uscii di corsa dallo stanzino, sentendolo ridere e mi diressi al bancone, chiedendo a Teo di consigliarmi qualcosa di forte.
 
«L'unica cosa che sopporteresti Alli è il Mimosa!»esclamò lui, facendomi ridere.
 
«Allora prendo solo un Mimosa e basta dai.»dissi al barista, il quale mi diede il bicchiere di alcolico.
 
Due mani mi circondarono la vita, fino ad arrivare al mio ventre, per poi abbassarsi verso la giuntira delle mie gambe.
 
«Volevi ubriacarti senza di me?»mo chiese Tommy all'orecchio.
 
Allontanai il bicchiere ansimando quando le sue dita premettero da sopra il vestito sul mio Monte di Venere, facendo dei piccoli movimenti circolari. Io mi agitai sulla sedia e proprio quando ero lì lì per venire al bancone di un locale, Tommy allontanò la mano, chiedendo al barista di fargli un bicchiere di Tequila, che ingollò tutto d'un fiato.
 
«Sei un bastardo!»gli dissi all'orecchio, bevendo poi il mio Mimosa.
 
Non era male, mi piacevano i succhi di frutta e lo champagne si sentiva poco. Un applauso a Teo che mi aveva consigliato qualcosa di buono, dopo Tommy ovviamente!
 
«Il bastardo qui ti piace.»mi disse. «È la seconda volta che te lo dico. Ti piace forse sentirtelo dire?»
 
«Forse...»feci io, portando la mia mano dove prima c'era la sua. «O forse mi piace farti pensare che abbia bisogno di te per... Soddisfarmi!»
 
Lo vidi spalancare gli occhi per quello che stavo facendo, ma non gli detti troppo peso e lo scostai per passare. Mi avvicinai a Stefano e mi misi a ballare con lui, mentre questo si strusciava su di me come aveva fatto Tommy in precedenza. Sapevo che Thomas non sarebbe intervenuto, perché Stefano era interessato a un'altra ragazza e comunque era suo amico e sapeva al cento per cento che non lo avremmo mai tradito, né io né Ste. Il mio era uno di quei ragazzi che non si faceva problemi a vederti ballare con i suoi amici. Ad un certo punto sperì per una mezz'oretta e quando tornò aveva un largo sorriso sulle labbra, segno che i suoi stavano vendendo bene quella sera. Per un momento pensai a dove potesse essere mio fratello Alex, ma Stefano mi distrasse, prendendomi i polsi e passando le dita sulle mie braccia, spingendole dietro la sua testa.
 
«Tommy ti sta facendo segno di andare da lui.»mi disse Ste, indicandomi Thomas. «Forse dovete andare.»
 
Annuii. «Grazie del ballo, tato.»gli dissi, dandogli un bacio sulla guancia e dirigendomi verso Tommy; nel frattempo altre ragazzine si erano avvicinate a Stefano, intente a fare bella figura con lui, per poterseli accaparrare. Sorrisi per quella scena, finché non arrivai vicino al mio ragazzo.
 
«Andiamo?»mi chiese lui.
 
«Si, ché sono stanca.»gli risposi.
 
«Ma se hai ballato fino ad ora!»mi fece notare lui.
 
«Per forza, mi hai lasciata da sola!»
 
Mi prese per mano e mi condusse con sé fino all'uscita. La serata, per come si era prospettata all'inizio, soprattutto per i timori catastrofisti del mio ragazzo verso la banda dei romeni, passò benissimo. Alle tre uscimmo dalla discoteca, anche perché la mattina dopo io e Tommy avevamo il pranzo con la sua famiglia e non volevamo fare brutta figura.
 
«Ci vediamo, Thomas!»lo salutò Andrea, dandogli la mano. «Trattami bene Alice.»
 
«Lo faccio sempre.»disse lui. «È piuttosto a lei che devi dire di coccolarmi di più.»
 
«Mia mamma dice sempre una cosa: l'uomo ha il dovere di difenderla, la donna ha il diritto di amarlo. Niente di più, niente di meno.»
 
«Ah, quindi io ho i doveri e lei i diritti?»
 
«Ti è andata male, babbo!»scoppiai a ridere io, battendo il cinque ad Andrea. «Buone feste, Andre!»
 
«Perché "buone feste"? Non tornate più a trovarci?»ci chiese.
 
«Eh, chiedi a lui.»gli dissi. «Lo sai che io esco raramente!»
 
Andrea guardò Tommy. «Non lo so, amico! Ci sono i miei nonni a casa mia e mi dà un po' fastidio uscire quando loro vengono a trovarci. Però magari un'altra serata ce la facciamo, dai!»
 
«Va bene, allora vi aspetto. Buonanotte ragazzi!»
 
«'Notte!»urlammo io e Tommy in coro, andando verso la macchina.
 
«La miglior serata in discoteca della mia vita.»disse il mio ragazzo, quando partimmo per andare a casa.
 
«E tu che non volevi ballare.»lo schernii, ridacchiando.
 
«Devo iniziare ad ascoltarti di più.»concordò lui.
 
Durante il viaggio verso casa mi addormentai profondamente, mentre Tommy guidava con prudenza e attenzione. Quando Thomas entrò nel garage di casa sua mi svegliò e io mi lamentai per essere stata disturbata.
 
«Sei una pigrona!»mi riprese, scendendo dalla macchina e aprendo il mio sportello.
 
«Hai ancora le mie mutandine nella giacca, credo.»risi io, nel frattempo che Tommy mi prendeva in braccio.
 
«Quindi sei nuda?»chiese lui, sbigottito.
 
«È un problema?»
 
«Assolutamente no.»rispose lui. «Vorrà dire che ora ti faccio una bella tazza di caffè e riprendiamo dove abbiamo lasciato.»
 
«Non potrei essere più d'accordo. Però stavolta fai tutto tu, così mi sveglio ancora un po'.»
 
Lo sentii ridere e chiudere la macchina, aprendo la porta di casa sua e portandomi in cucina. La casa era immersa nel buio e nel silenzio, quando Thomas accese la luce della stanza e prese la caffettiera.
 
«Fai sul serio, allora.»dissi, con una mano che sorreggeva la fronte e l'altra che era penzoloni dal tavolo.
 
«Ho mai scherzato sul fare l'amore con te? Non mi pare.»rispose. «Perciò inizia a prepararti.»
 
Mantenne la parola: dopo avermi fatto bere una tazza di caffè con latte, mi portò in taverna, dov'era la sua camera e per le successive due ore non mi lasciò dormire.
   
 
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