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Autore: _valy    05/01/2016    1 recensioni
Regina Mills lavora da anni nella casa di produzione di famiglia, alle dirette dipendenze della madre Cora. Il che va bene, finché si tratta di ideare e sviluppare nuovi programmi sul sempre attuale format di una sfida all'ultimo piatto in cucina. Purtroppo, va un po' meno bene quando si tratta di un reality show sul trovare l'anima gemella e vivere il lieto fine dei propri sogni.
Quindi, davvero - alla fine é tutta colpa di Cora e delle sue stupide idee. E forse é anche (un po') colpa di Emma Swan e delle sue stupide idee, ma di sicuro nessuno può incolpare lei.
Genere: Comico, Commedia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cora, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Felici e Contenti, capitolo V
 
 
 
 
 
 
 
Note sul capitolo (e sul proseguimento della storia):
 
1) Questo capitolo si concentra su un unico avvenimento – e sostanzialmente segna la fine della fase iniziale di preparazione del reality e apre le porte alla registrazione vera e propria del programma televisivo.
Come sempre, spero che vi piaccia.
 
 
2) Dopo averci pensato a lungo sono giunta alla conclusione/decisione che per ora non spiegherò (se non in piccoli dettagli, necessari per una minima comprensione) la trama del reality show, ma più in là dedicherò uno o più capitoli ai vari episodi che precederanno la puntata che ha Emma Swan come concorrente.
 
 
 
 
 
 
 
 
V, o Regina Mills non ha bisogno degli occhiali
 
 
 
 
 
 
 
 
Sono le 9/09 quando Regina Mills apre la pesantissima porta delle scale, il telefono buttato alla rinfusa in borsa dopo una chiamata lampo per controllare Henry, ed entra nel corridoio del sesto piano, diretta verso il banco di Maggie, la segretaria personale di sua madre.
Ha appena il tempo di aprire bocca per chiedere indicazioni, perché la mail del meeting non specificava la stanza dell’incontro, prima che questa le rivolga un “Stanno per iniziare, stanza numero 2” vagamente stizzito e sbrigativo.
 
E Regina la riprenderebbe per questo, perché non solo è la figlia del suo capo, ma è anche un suo diretto superiore e merita un certo rispetto - lo farebbe, perché è il suo comportamento standard in situazioni simili - se solo la sua mente non si fosse momentaneamente completamente oscurata al solo sentire le parole “Stanza numero 2.”
 
 
Oh, cazzo.
 
 
(Perché avrà anche speso gli ultimi sette minuti tentando di coniugare un cambio d’abito condotto alla velocità della luce con la sua naturale predisposizione a sudare in modo eccessivo quando nervosa e sotto pressione - ma non ha dimenticato che cosa è successo prima di quei sette minuti.
chi le è successo prima di quei minuti. Una bionda anonimamente insopportabile che cercava indicazioni per una stanza che casualmente era la numero 2 e - oh, mio dio come ha fatto a non pensarci prima.
Era ovvio. Sua madre utilizza sempre la stanza numero 2 quando si tratta di incontrare più di quindici persone e di fare bella figura sfoggiando la ricchezza della loro casa di produzione.)
 
Per fortuna impiega soltanto trenta secondi a percorrere i pochi metri che separano la postazione di Maggie dalla porta di quella maledetta stanza, perché per tutto il tragitto non fa altro che cercare di ricordare utili particolare del viso e del fisico della bionda, tentando di collegare quel volto a uno degli agenti a cui alcuni dei concorrenti fanno capo. Se solo avesse speso un paio di secondi a guardarla in faccia, invece di concentrarsi a insultare mentalmente il suo orribile paio di stivali.
I suoi tentativi non danno alcun frutto.
Abbandona l’inutile ricerca a metà del corridoio, e si rassegna alla (disgustosa, imbarazzante, riprovevole) possibilità che quella donna sia una delle concorrenti.
 
Regina non può che sperare che questa non abbia notato la macchia di caffè che adornava la sua camicia - e soprattutto che non abbia la faccia tosta di nominare l’incidente ‘Scambiare il tuo produttore per la donna delle pulizie’. (Sì, gli ha già affibbiato un’etichetta nella sua mente, perché è metodica e organizzata al limite dell’eccesso.)
(Ma sul serio, spera che non lo nomini, nemmeno per scusarsi.
L’offesa è ancora troppo fresca e Regina non può semplicemente pensarci: la tentazione di fare di quella bionda da quattro soldi la cattiva del reality è già talmente forte e pressante così, non c’è davvero bisogno di aggiungere altre motivazioni. Ne parlerà con sua madre quando si sarà calmata un poco.)
 
 
 
 
 
 
Essendo Cora la pessima madre, e dirigente, che è, Regina non è in nessun modo sorpresa quando al suo ingresso nella sala questa la saluta con un condiscendente “Grazie per averci raggiunti” e una per niente sottile occhiata all’orologio che porta al polso. (Regina è quasi del tutto certa che sua madre indossi quell’orologio solo per questo motivo, perché non l’ha mai vista utilizzarlo in situazioni che non prevedessero rimproverare qualcuno per un anche minimo ritardo.)
Gold e la vice di Blanchard la salutano con un cenno del capo appena accennato il primo e un sorriso disgustosamente zuccheroso la seconda, ma nemmeno questo sorprende Regina.
La sala è strutturata come una classica aula universitaria in scala ridotta, con una lunga cattedra e una sessantina di banchi in postazione rialzata disposti a emiciclo tutt’attorno. Senza guardarsi intorno Regina prende posto nella sua solita postazione a fianco di Cora, tra sua madre e Jonathan, il preposto a capo del team di autori.
 
Ha appena il tempo di posare la sua borsa al lato della sedia e di accendere e collegare il suo PC, prima che Cora, con un deciso colpo di tosse, richiami all’attenzione e al silenzio tutti i presenti.
Regina alza brevemente la testa, senza prestare troppa attenzione alle parole di sua madre, perché se conosce la donna (e la conosce eccome) queste saranno un’occorrenza con minime variazioni del solito discorso di introduzione.
 
“Bene. Come suppongo tutti voi sappiate, lo scopo primario di questa riunione è presentare a voi, futuri concorrenti e agenti dei futuri concorrenti del nostro nuovo reality, sia i particolari dello svolgimento di questo, sia i dettagli del vostro ingaggio e del contratto che firmerete di qui a breve. Ora, al fine di uno svolgimento lineare e privo di un numero esagerato di interruzioni, la riunione sarà strutturata come segue - e prego, notate la presentazione sullo schermo alle mie spalle. In un primo momento, sarà dalla mia assistente letta e vi sarà chiesto di firmare una clausola di non divulgazione. In secondo luogo, avremo, nell’ordine, una presentazione del programma e degli obiettivi dello stesso ad opera di Regina Mills e di Jonathan Grimm, e una breve esposizione della logistica delle riprese. Infine, Regina Mills vi delineerà i punti salienti del contratto e vi sarà lasciata la parola per domande o ulteriori chiarimenti. Se tutto è chiaro, possiamo incominciare.”
 
Dopo una breve pausa, Ashley prende la parola e inizia la lettura del contratto di non divulgazione e per una quindicina di minuti Regina ripassa mentalmente la sua presentazione (la sua parte, perché “ogni riunione è come una piéce di teatro, cara, e ciascuno deve interpretare il proprio ruolo con maestria e precisione,” le ha sempre detto sua madre) e prepara il file Power Point di supporto che ha preparato nel weekend.
Finché Ashley tace, e l’unico rumore che si percepisce è il fruscio delle biro che scorrono sui fogli delle clausole, e poi un’altra impiegata (Michelle, le pare) compare dal nulla e raccoglie i vari documenti - e tutti tacciono nuovamente e sua madre si volta verso di lei e -
Ok.
Regina respira e apre bocca e inizia a fare il suo lavoro.
 
“Prego, prestate attenzione alla presentazione alle mie spalle. Confido nel fatto che, essendo voi qui oggi, abbiate preso parte alle riunioni preliminari organizzate nel mese appena trascorso nelle nostre sedi secondarie - per questo non mi dilungherò a riprendere ciò che in esse è stato trattato. Se qualcuno di voi non avesse partecipato a una o più di queste riunioni, vi prego di contattare entro un paio di giorni i nostri uffici.
Ora, come suppongo voi già sappiate, questo reality nasce come variante del format ‘The Bachelor’, di cui abbiamo detenuto fino a due anni fa i diritti. Il fulcro del programma, al di là dei necessari rivestimenti pubblicitari, consiste nel presentare l’incontro e la convivenza per tempo una settimana di due persone di sesso opposto - che, come potete notare dal Power Point alle mie spalle, saranno da ora in poi indicati come F1 e M1 per brevità.
La location delle riprese è Storybrooke, Maine - ed è lì che avranno luogo tutti gli incontri, le interviste e il pernottamento. A proposito di questi aspetti vi verranno comunicate maggiori informazioni in seguito.
Una singola puntata avrà la durata di 50 minuti, che si dividerà in sei parti, che corrisponderanno ai sei giorni che F1 e M1 passeranno a Storybrooke.
Detto questo, passiamo ad analizzare più nel dettaglio l’effettivo svolgimento di queste sei parti o giorni..”
 
(Regina parla per più di mezz’ora, con le necessarie precisazioni e aggiunte specifiche di Jonathan, finché ogni aspetto pressante della struttura del reality è stato trattato e ogni concorrente ha chiaro in mente la terribile situazione in cui si trova.
Riesce a non posare lo sguardo su nessuno dei concorrenti e a fingere di credere nelle possibilità di questo progetto, quindi si reputa soddisfatta. Per il momento.)
 
 
“Siete pregati di aprire il plico di documenti che trovate sul banco. Ecco, a partire dal foglio A, troviamo uno stilizzato calendario delle riprese. Come potete vedere, prevediamo di impiegare 4 giorni per la registrazione di ciascun episodio, a cui va però aggiunto un margine di 2 giorni per eventuali problemi tecnici in cui potremo incorrere. Le riprese cominceranno in data 2 giugno per i primi tre concorrenti e finiranno approssimativamente entro la fine di giugno. A ciascuno di voi verrà fornito un programma più dettagliato nel momento in cui verranno formati i gruppi di concorrenti – dunque in seguito alla firma del contratto..”
 
 
 
Regina ha a malapena il tempo di scambiare un sorriso compiaciuto con Graham, il portavoce del team che si occupa delle riprese, quando questo termina la sua breve spiegazione tecnica su alcuni dettagli delle riprese delle scene in esterno - e di riposare cervello e corde vocali (e ovviamente cambiare il file per il supporto visivo), che tutti tacciono ed è nuovamente il suo turno.
 
Ma sebbene questo ambito non sia la sua prima scelta, né la sua specialità, ha lavorato ai contratti per i vari concorrenti per mesi, e con un impegno non indifferente - quindi apre bocca e tutto è una passeggiata. (Davvero, riesce a non pensare al caffè versato e all’incidente ‘Scambiare il tuo produttore per la donna delle pulizie’ e all’inutile e insolente biondina per più di dieci minuti.)
 
Non può fare a meno di darsi una mentale pacca sulle spalle alla fine del discorso.
Non è sicura se sia per complimentarsi della presentazione o di essere riuscita a non pensare a tutto quello, quindi decide che può vivere senza scegliere tra queste alternative.
Dopotutto ci sono problemi più urgenti su cui concentrare l’attenzione.
Ad esempio -
 
Facendosi coraggio, e approfittando del fatto che Cora ha nuovamente preso la parola, Regina alza lo sguardo e lascia che i suoi occhi vaghino veloci per la stanza, alla disperata ma subdola ricerca di una chioma di capelli biondi e una maglia -
 
 
Eccola.
 
 
È seduta scomposta (ovviamente), nel banco più laterale della terza fila, vicino ad una brunetta dallo sguardo felino che Regina è quasi sicura sia Ruby Lucas. (Quel video di presentazione che la ragazza aveva mandato allegato al curriculum le ha fatto una certa impressione, soprattutto tra le gambe - e allora? Non vuol dire niente. Niente.)
E naturalmente, essendo la maleducata irrispettosa che è, non sta prestando attenzione alle parole di Cora, preferendo giocherellare con quella che sembra una biro o una matita, piegando la testa ora a destra, ora a sinistra, quasi stesse cercando di fornire una nuova dimostrazione dei teoremi di incompletezza di Godel e di risolvere il problema della pace nel mondo.
 
Dio, nel vederla lì, comportarsi in un modo così ridicolo e infantile, Regina si rende conto che è assolutamente possibile che una persona del genere sia un agente.
Nemmeno se si trattasse dell’agente di Ruby Lucas - perché pure lei avrebbe standard più alti.
Decisamente una delle concorrenti, quindi.
 
(Va beh, vorrà dire che Regina avrà ancora a che fare con lei per un paio di mesi - e dovrà vederla almeno 17 ore al giorno per un arco di tempo tra i 4 e i 6 giorni. Può farcela.
Dopotutto, detesta sua madre, ma da anni riesce a convivere quasi pacificamente con lei per amore del suo stipendio fisso annuale e dei bonus legati agli ascolti.
Con qualche scena decontestualizzata ben studiata e qualche taglio al punto giusto presenterà la biondina come una stronza distruggi-vero-amore e magari riuscirà anche a non sentirsi in colpa per aver manipolato e travisato gli spettatori - e rovinato la reputazione di una persona. Non che una persona che indossa un simile paio di stivali possa avere chissà quale reputazione.)
 
 
 
Lo sguardo di Regina cade nuovamente su suddetta concorrente, mentre Cora viene sostituita da Sonya, l’assistente personale e vice di Blanchard, intenta a rispondere ad una domanda di uno degli agenti con una valanga di inutili dettagli sulla campagna pubblicitaria del reality e –
 
 
Oh mio Dio.
Oh, mio Dio.
La biondina si sta contorcendo sulla sedia, e un attimo dopo ha la maglia beige in mano e i suoi bicipiti sono gonfi e in mostra e deve avere un ottimo allenamento in palestra per averli così – ma deve anche aver fatto un certo sforzo per liberarsi della maglia, deve avere il fiato corto - perché il suo petto si alza e si abbassa velocemente, evidenziando la scollatura che quella canotta bianca non nasconde.
 
E chi diavolo indossa una canotta bianca ad una riunione di questo livello?
 
E sì, Regina può tranquillamente disdire quell’appuntamento preso mesi fa dall’oculista - perché è distante più di una decina di metri da quella scollatura, ma è sicura di vedere una goccia di sudore scivolare lungo il collo fino a scomparire in un reggiseno scuro che quella canotta bianca non copre a dovere.
(Oh cazzo. Marian ha ragione e lei ha bisogno di scop- no, di andare a letto con qualcuno. Qualcuna, meglio.)
 
A fatica (molta di più di quanta è disposta ad ammettere) riesce a spostare lo sguardo da quella dannata scollatura, ma proprio mentre i suoi occhi si stanno per allontanare e fissare su chi sa che cosa, ecco che la bionda piega il braccio e - oddio, quei muscoli. Quei bicipiti scolpiti e sodi e - cazzo se ha bisogno di andare a letto con qualcuno.
Accavalla le gambe con decisione, mentre la sua attenzione rimane fissa su quel braccio destro che si sta alzando, alzando, finché -
 
“Ehm, buongiorno. Ecco.. Ok. Iniziamo con.. Ok. Mi chiamo Emma Swan e non ho capito..”
 
No.
Non può essere vero.
No.
 
Regina non si rende conto di aver aperto bocca, finché Jonathan non la fissa con un sopracciglio arricciato e Cora non le rivolge uno strano sguardo che potrebbe voler dire qualunque cosa ma in sostanza è soltanto il suo modo di farle sapere che la sta deludendo.
E Regina piegherebbe la testa come un cane bastonato, se non fosse troppo impegnata a urlare e a piangere e a imprecare mentalmente – e a chiedersi perché.
Perché a lei e perché adesso.
E poi a pregare che Emma Swan non abbia sentito il suo “No” un attimo prima e soprattutto non l’abbia riconosciuta e non abbia nessuna intenzione di tenderle un agguato dopo la riunione per scusarsi, o per fare chi sa che cosa ad una persona simile può sembrare logico.
 
 
Ma ovviamente nessuno lassù ascolta le sue preghiere, perché nemmeno dieci minuti dopo la domanda di Emma Swan l’incontro finisce - e un agente con cui ha lavorato due anni prima interrompe il suo disperato tentativo di fuga per discutere di un nuovo programma di cucina, e non appena Regina riesce a liberarsi dai suoi estenuanti “Che ne dici? Pensi che funzionerà?” e si gira in direzione della porta, una mano si chiude delicatamente sul suo polso e lei non può fare altro che avvertire l’interessato che “Le consiglio di staccare quelle dita dal mio polso, signorina Swan” - perché chi può essere se non lei.
 
“Oh, certo,” le risponde la bionda, lasciando cadere lungo il fianco la mano che fino a un attimo prima la stringeva. “Ti ho fermata perché, beh - insomma, mi pare ovvio?”
“Lo sta forse chiedendo a me?” Per la miseria, che idiota. E lei ha lasciato per mesi il suo piccolo Henry in compagnia di questa deficiente?
 
Emma alza lo sguardo, una nuova determinazione negli occhi.
“No. Lo sto dicendo,” aggiunge avvicinandosi nuovamente, “volevo semplicemente scusarmi, per prima. Io ti ho vista lì, con il panno in mano, e ho pensato che.. Sì, insomma.. Sono stata una cretina..” e mentre lo dice alza il braccio a massaggiarsi le spalle e il collo e -
A quanto pare Regina è una pervertita che non può distogliere lo sguardo da uno stupido ed insignificante braccio, contratto e muscoloso ed eccitante. Dio, ha dei seri problemi.
 
“.. E ora scopro che non solo non sei una donna delle pulizie, ma sei una produttrice e forse avrei dovuto capirlo prima, insomma - quella borsa mi sembrava un po’ costosa e..”
“Un po’ costosa?” questo sì che attira la sua attenzione. “Hermes. Un po’. Costosa?”
 
“Mmm.. Non pensavo che questo sarebbe stato il punto su cui ti saresti concentrata, se devo essere sincera. Però sì, non l’ho vista bene - ma mi sembrava una borsa piuttosto seria, no?”
“È così che parla a tutti gli adulti con cui ha a che fare nella sua vita? Ponendo loro domande, invece di fare asserzioni?”
“Mmm, no..?”
“Lo sta facendo di nuovo,” sottolinea Regina con uno sbuffo. Un tale corpo sprecato e rovinato da un tale -inesistente- cervello. “Sta letteralmente contraddicendo le sue affermazioni attraverso il suo comportamento verbale e non-verbale.”
 
Emma Swan ha la decenza di abbassare la testa e sembrare imbarazzata.
Regina non può trattenere un sorriso, almeno finché la bionda non ricorda di essere un appartenente della specie homo sapiens (sul secondo sapiens Regina ha qualche dubbio) e di possedere la facoltà del linguaggio.
“Va beh, comunque ti ho fermata per scusarmi. Sia per averti presa per la donna delle pulizie sia per averti fatto perdere tempo e tutto il resto. E anche ringraziarti per avermi risposto e indicato la strada per trovare questa stanza.. So che ti avevo detto che ti avrei offerto un caffè, ma immagino che non ti vada granché la cosa, e poi chissà quanti caffè potrai prendere gratis in un ufficio come questo.. Quindi niente, spero che il nostro piccolo incontro-scontro non comprometta nulla.. Insomma, penso che nonostante tutto potremo lavorare bene insieme. O io sotto di te o come si dice.”
 
 
Se Regina annuisce lentamente e le risponde con un “Tabula rasa, per me. A presto, signorina Swan” è solo perché sua madre le ha sorriso condiscendente e fatto segno di seguirla.
O magari perché è una professionista e non vuole rendere una situazione già di per sé frustrante ancora più tesa e invivibile.
O perché ricorda che Henry aveva pianto quando tata-Emma si era dovuta licenziare.
 
Di certo non è perché sta immaginando una serie molto lunga di cose molto poco appropriate che Emma Swan potrebbe fare insieme o sotto di lei.
 
(Emma Swan annuisce seria e poi sorride e si allontana.
E cavolo, ha anche un gran bel sedere.)
 
(Per il resto della giornata Cora la trattiene in ufficio insieme e Ashley e una stagista di cui non conosce il nome - e tra file e chiamate e documenti Regina ha a malapena il tempo di scrivere due messaggi a Marian e di scendere una volta ogni due ore a controllare come sta Henry. E chiamare e disdire l’appuntamento dall’oculista.)
 
 
 
   
 
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