Reunions.
Soul
stava seduto con i gomiti
appoggiati al tavolo, la lampada che pendeva dal soffitto e lo
illuminava
dall’alto rendeva la sua figura vagamente irreale. Era
bagnato fradicio.
Non aveva protestato quando Maka
gli aveva chiesto di entrare, aveva semplicemente fatto quello che gli
era
stato chiesto senza porre domande.
Chissà che gli passava per la
testa, si chiese Maka. Lui era convinto che la mente della sua meister
fosse
stata plagiata, ma evidentemente aveva scelto un approccio cauto.
Soul stava aspettando che la
ragazza iniziasse a parlare, come gli aveva anticipato.
“Soul. – disse Maka – Sei
riuscito a trovare questa casa grazie all’onda
dell’anima di Chrona?”
“No. – rispose il ragazzo, serio
– Io non sono un sensitivo. Ho riconosciuto la tua, di anima,
per arrivare fin
qui. Sarà che sono la tua arma. Mi è parso un
richiamo d’aiuto, e sono arrivato
più in fretta che ho potuto.”
“Ah.” Disse Maka. Chrona aveva
avuto ragione, dopotutto, a fare quel tentativo di risonanza a due.
Soul era stato molto eloquente
con quelle parole, ed il suo sguardo tradiva la sua preoccupazione.
“Beh, era volutamente una
richiesta d’aiuto. Io e Chrona abbiamo deciso di renderci
visibili per chiamare
te o qualcun altro delle squadre della DWMA, perché abbiamo
bisogno di una mano.
Forse abbiamo trovato il vero colpevole.”
“Ah, sì? – chiese Soul, atono
–
Chi sarebbe?”
Maka sospirò, prima di
rispondere: “Cariddi Gorgon.”
Soul sollevò un sopracciglio, ma
non disse nulla. No, non era persuaso, non riteneva vera nemmeno una
delle
parole uscite dalla bocca della sua meister. Ma andava bene
così, era già tanto
che fosse riuscito arrivare fin lì così in
fretta, il convincerlo della verità
era solo un’aggiunta.
Forse era anche meglio che la
compagna di Maka non si fosse svegliata, così le cose
potevano essere gestite
in modo più semplice.
“Dunque, – cominciò Maka – tu
sei
convinto che Chrona mi stia usando perché vuole prendere gli
artefatti che
custodisce Kid, ma prova a prescindere un secondo da questa convinzione
e
ascolta quello che è successo, davvero,
da quando la pietra di Milano è
scomparsa. E capirai perché sospettiamo di
Cariddi.”
Maka iniziò a raccontare, con
abbondanza di dettagli, tutto quello che lei e Chrona avevano passato
in quegli
ultimi tempi, le preoccupazioni sulle reazioni di Kid, la proposta
d’aiuto
della Gorgon e infine i loro sospetti. Censurò tutta la
questione sentimentale,
ovviamente, non le pareva proprio né il luogo né
il momento per rivelare a Soul
che lei era finalmente riuscita a superare del tutto i loro tira e
molla
passati.
Il ragazzo la ascoltava in
silenzio, senza aggiungere commenti.
Quando Maka ebbe finito, Soul si
passò le mani sul viso livido, con un lungo sospiro stanco,
e la ragazza
percepì le lotte all’interno della sua testa:
evidentemente era stata molto
convincente e il suo discorso cozzava con le convinzioni preconcette
che si era
fatta la falce.
“Non è necessario che tu creda a
tutto quello che ti ho detto, Soul… mi basta che resti al
mio fianco finché
tutta questa storia non sarà finita. Ho davvero bisogno di
te.”
Il ragazzo scosse la testa:
“…no, no… quello che hai detto
sembra davvero avere senso… anche io ho sempre avuto delle
pessime sensazioni riguardo
a Cariddi, no… il discorso è un altro.”
Maka sollevò un sopracciglio,
mentre la sua falce della morte le lanciava uno sguardo penetrante.
“…è che sinceramente,
visceralmente, non riesco a spiegarmi perché fai tutto
questo affidamento sul
nuovo Kishin. Tutto avrebbe senso, se non fosse per il fatto che ti sei
messa a
proteggerla come una completa stupida. È questo che continua
a farmi sospettare
che sei posseduta.”
Soul aveva una faccia scurissima
e Maka sollevò gli occhi al cielo, maledicendo la maledetta
testaccia del suo
ex-ragazzo per essersi andato a ficcare proprio
nell’argomento più complicato.
“Oh che palle, Soul! È che sono
stupida, ok? Divento stupida se si parla di Chrona. Prendila per
buona.”
“Aspetta… che vuoi dire?”
Soul diventava sempre più livido,
e Maka iniziò a imbarazzarsi così tanto da
fomentare una certa stizza insieme
al rossore sulle guance.
“E’ così e basta! Non è
davvero
il momento di parlarne, ok?”
“Ma perché non me lo vuoi dire? –
Soul si alzò dalla sedia, alzando la voce – Non
stai rendendo le cose più
facili, Maka! È ovvio che sono preoccupato per te, quello
è un Demone!”
“Il fatto che io sia un Demone ti
causa qualche problema?”
Maka e Soul si girarono
simultaneamente verso la porta della cucina e videro Chrona sulla
soglia,
pallidissima, emergere dalle ombre che avvolgevano il resto della casa.
Avrebbero dovuto tenere la voce bassa. Chrona aveva una faccia che
avrebbe
convinto a correre a nascondersi persino Excalibur…
Soul digrignò i denti e Maka si
passò il palmo della mano sugli occhi. Che situazione del
cavolo.
“Sì, mi causa dei problemi. Cosa
hai fatto a Maka?”
“Smettila Soul!” cercò di
intervenire la meister.
“Sicuramente cose molto
migliori di quelle che le avreste fatto voi della DWMA!”
“Ah, allora lo ammetti, eh!?”
“Tu sei il primo di quelli che
non hanno capito niente!”
“Beh ti avverto! – il tono di
voce di Soul si fece minaccioso, mentre con un gesto indicava le mura
della
residenza – Questa casa è circondata da agenti
della DWMA! Non avete nessuno
scampo, se ti viene la pessima idea di fare qualche brutto
scherzo!”
“Ci siamo messe insieme,
Soul! Smettila di dire cazzate!”
Soul si voltò verso Maka a bocca
aperta, mentre la ragazza lo fissava con la faccia più
paonazza e incazzata che
la falce della morte le avesse mai visto in volto. Chrona, sbigottita,
arretrò
leggermente fra le sue rassicuranti ombre oltre la soglia della cucina.
“…che?” biascicò il ragazzo,
dopo
una lunga pausa.
Maka si era davvero spazientita,
avrebbe voluto affrontare il discorso in modo più delicato
davanti ad una bella
tazza di tè, ma… tanto valeva, ormai. Che
imbarazzo, fra l’altro.
“Ci – siamo – messe –
insieme.”
Sillabò la ragazza, rossa come un pomodoro.
Soul continuò a fissarla con
espressione beota e lei proseguì: “Hai ragione, da
quando è iniziato questo
caso mi sono comportata come una completa deficiente. Sono cotta come
una
quindicenne, ok? Non il massimo della
professionalità, ma qui nessuno ha
tentato di ipnotizzare nessun’altro o… che so
io.”
“Cosa? Cioè, tu stai insieme a…
Chrona? Quindi è davvero così? Sono stato
scaricato per una…”
“Problemi…?” si
intromise
una vocina resa terribilmente acuta dall’imbarazzo, giungendo
dalle ombre oltre
la porta della cucina.
Maka scosse la testa, esasperata.
Soul la osservò mentre si immergeva nel buio oltre la porta,
allungava la mano
e recuperava il secondo Kishin, che si stava rintanando sempre di
più verso gli
invisibili meandri del soggiorno. Quando finalmente furono alla luce
della
lampada tutte e due, tenendosi per mano, il ragazzo poté
osservare come Chrona
stesse tremando, e quale vulnerabilità esprimessero i suoi
occhi neri piantati
al pavimento.
Soul sospirò, mettendosi le mani
nei capelli.
“…e quindi, alla fine, è proprio
vero.”
“Sì, Soul. Chrona è la mia
ragazza, ora. Così stanno le cose. La
verità…”
Maka lanciò al Demone uno sguardo
dolce, dandole un po’ di conforto in quella situazione di
disagio che lei
faticava a sopportare molto più di qualunque altra persona
che fosse cresciuta
in mezzo a rapporti interpersonali sani.
“…la verità è che ho perso
proprio la testa. E’ per questo che sono stata
così male quando ho avuto il
sospetto che la colpevole fosse lei, solo che l’ho capito un
po’ in ritardo.”
Chrona divenne ancora più
violacea di quello che era prima, mentre Soul cacciava un sospiro
nervoso.
“Mannaggia! “
borbottò fra
i denti, contrariato, voltandosi dalla parte opposta.
Maka scoppiò in una risatina
ironica e Chrona trattenne un sorriso divertito, ma il ragazzo sembrava
aver
acquistato un pessimo umore, mentre apriva l’imposta della
finestra verso
l’esterno tempestoso.
“C’è poco da ridere. –
mugugnò, mentre
faceva cenni agli agenti all’esterno - Alla fine me
l’hai soffiata sul serio la
ragazza, Chrona. Accidenti a te.”
Chrona era troppo imbarazzata per
rispondere, ma Maka non poté evitare di notare un certo
sorrisetto che le era
spuntato sulle labbra.
“Fai pure entrare tutta la
squadra. – tagliò corto la ragazza bionda
– Tanto dobbiamo aspettare
comunicazioni da Blair.”
“Sì sì, stiamo tutti dentro.
Questa tempesta è davvero una spina nel
fianco…”
Molto
lontano dalla Sicilia,
parecchie ore prima, il cielo dell’Arizona era aperto e
pulito.
Il sole calava aranciato fra i
tetti dando una strana tinta cangiante alla pelliccia nera di Blair, la
gatta
spiona, e riscaldando la città di Death City con le sue
ultime energie prima
del tramonto.
La micia stava ancora svolgendo
il compito affidatole da Maka quella mattina, stravaccata sulle tegole
tiepide
del tetto di fronte al dormitorio degli studenti della DWMA.
Ancora non era successo nulla di
interessante, la strega Cariddi e FJ avevano passato tutto il tempo a
disegnare
e a raccontarsi storielle, poi avevano fatto merenda con un pezzo di
torta e
poi avevano iniziato di nuovo a scrivere su fogli di carta con i
pastelli.
Una vera barba.
Cariddi, oltre il vetro della sua
finestra, stava dicendo qualcosa indicando la porta e FJ pareva dire di
“sì”
con la sua testolina bionda. Ecco, pensò Blair, forse era la
volta buona che
uscivano, si sarebbe potuta sgranchire le zampe! La strega si
alzò e sparì
momentaneamente dalla vista offerta dalla cornice della finestra,
mentre la
gatta si preparava all’inseguimento, sollevandosi e
stiracchiando la schiena
indolenzita. Eccoli che aprivano la porta ed uscivano. Finalmente!
Sbucarono presto fuori, sulla
strada, e iniziarono a camminare lungo la via, mentre la gatta stava
loro
dietro atteggiando la più totale indifferenza: nessuno si
sarebbe accorto di
lei, i gatti fanno sempre quello che gli pare e piace senza dover
rendere conto
a nessuno. FJ aveva qualcosa fra le mani, che sembrava un grosso libro
rilegato. La passeggiata proseguì fino a oltrepassare i
confini del centro di
Death City, protraendosi molto più lontano di quello che
Blair poteva
aspettarsi: dove diavolo stavano andando? Abbandonarono le vie
attorniate da case,
uscirono dal perimetro della città, si avventurarono sullo
stradone desolato
all’inizio del deserto, illuminato solo da qualche lampione.
La gatta era
allibita, era una pessima idea portarsi un bambino di tre anni dietro
nel
deserto, a quell’ora di sera, poi! Oltretutto, ora che erano
usciti dalla
città, lei doveva fare molta più attenzione nel
non farsi scoprire, dato che
non c’era più nulla che potesse nasconderla se non
le ombre del crepuscolo. La
strega e il bambino camminavano mano nella mano sulla strada, come se
nulla
fosse, tirando calci ai sassi che per caso gli capitavano fra i piedi.
Maka
aveva ragione, persino una micia come Blair poteva capire che quello
che stava
accadendo non era affatto normale, anzi, molto sospetto!
All’improvviso lasciarono la
strada e si inoltrarono sul terreno sabbioso e polveroso, fuori dalla
luce dei
lampioni. Era buio, ormai. Blair li seguì.
Era piuttosto inquietante,
l’immagine della strega col bambino che si inoltrava nel
deserto notturno.
Chissà cosa diavolo volevano fare.
C’era qualche cespuglio secco sulla
via e la strana coppia raccolse rami e foglie, deponendoli in uno
zainetto che
Cariddi si era portata dietro. FJ la seguiva tutto contento, come se
stessero
andando a fare un picnic. Avanzavano e avanzavano, sempre
più lontani dalla
strada.
Era da un po’ di tempo che Blair
aveva la strana sensazione di non essere del tutto sola, mentre
inseguiva il
duo, come se si sentisse osservata, ma non era stata in grado di capire
come
mai: il presentimento era nato da quando avevano lasciato le mura
cittadine,
non appena le case avevano lasciato aria agli spazi aperti del deserto.
In
effetti, la gatta era rimasta concentrata solo sui suoi obiettivi senza
guardarsi troppo attorno, ma ormai quella fastidiosa sensazione aveva
iniziato
a darle decisamente sui nervi e decise di staccare per un secondo gli
occhi
dalla strega e dal bambino, in un momento in cui i due si erano fermati
a
raccogliere altri rametti.
Ah ecco, chi c’era: era Stein.
Che ci faceva lì Stein? Forse li stava pedinando anche lui,
dopotutto quello
per mano alla strega era suo figlio. Il dottore, accovacciato al suolo
poco
lontano, volse lo sguardo verso la gatta non appena lei lo
intercettò e sorrise
di nuovo in modo vagamente sornione, poco prima di portarsi un dito
sulle
labbra per invitarla al silenzio.
Ma certo che sarebbe rimasta in
silenzio, non era mica scema.
Tornò a guardare i suoi inseguiti
e notò che si erano fermati: stavano ammonticchiando i
rametti che avevano
raccolto in una piccola catasta, aiutandosi con la luce pallida della
Luna.
Poi Cariddi prese il libro che FJ
portava in braccio, e lo appoggiò sulla pira improvvisata.
La
casa in periferia di Messina
ora era piena di gente.
Gli stivali sporchi di fango
degli agenti della DWMA avevano insozzato tutto il pavimento e il
tappetino del
soggiorno, mentre fuori continuava ad infuriare la tempesta. Uomini e
donne in
divisa militare si ristoravano con una pentola piena di tè
bollente – preparato
all’occasione da Chrona -, scottandosi le dita
perché i bicchieri di plastica
sottile trasmettevano il calore troppo facilmente. I vetri delle
finestre erano
offuscati di condensa.
“Siamo venuti per ucciderti e tu
ci fai il tè. Missione compiuta?”
ironizzò Soul, soffiando sul liquido
bollente. Chrona alzò le spalle, ammirando il macello che
c’era sul pavimento.
Maka si era ritagliata un
angolino sul divano, di fronte al televisore, perché oramai
era inutile pensare
di andare a dormire e tanto valeva aspettare che Blair comunicasse
qualcosa.
Chissà quanto tempo avrebbero
dovuto attendere, e chissà quanto tempo ci avrebbe messo
Cariddi a reagire a
quell’intrusione nel territorio di casa sua. La squadra di
agenti era stata
informata della realtà dei fatti e dei dettagli del piano
escogitato da Maka
Albarn e Chrona Gorgon, ed ora erano tutti in attesa.
“…mi era sembrato un po’ strano
Kid, comunque, negli ultimi tempi.” Disse Soul, sorseggiando
il tè.
“…io e Maka ci sorprendevamo di
come nessuno di voi ci facesse troppo caso.” Rispose il
Kishin, con voce atona.
Soul si corrucciò: “Lo facevamo,
invece. Inizialmente, prima che tu apparissi di fronte alla scuola,
eravamo
convinti che fosse colpa tua. Non l’abbiamo detto a Maka
perché consideravamo
anche lei sotto la tua influenza, – il ragazzo
sospirò – poi però abbiamo visto
che la nostra idea non aveva senso. Semplicemente la faccenda
è passata in
secondo piano, e la priorità è subito diventata
quella di salvare Maka.”
Chrona rimase in silenzio qualche
secondo. La stanza era ripiena del chiacchiericcio dei soldati.
“…mi chiedo se il vostro errore
sia stato guidato da quello che ho fatto in passato, oppure dal
pregiudizio che
io sia il Kishin, e che quindi in ogni caso io sia un nemico. Non vi
biasimo,
ma ci saremmo risparmiati un bel po’ di problemi.”
“Personalmente, – Soul buttò
giù
gli ultimi sorsi di tè tutti in una volta –
ritenevo improbabile che Maka
potesse fidarsi di te come una cretina senza una qualche forma di
ipnosi.
Evidentemente sbagliavo.”
Chrona sorrise, convinta
fermamente che Maka fosse l’ultima persona al mondo a
meritarsi l’appellativo
“cretina”, ma che piuttosto qualcun altro potesse
essere chiamato
“sono-così-geloso-che-non-accetterò-mai-che-la-mia-ex-è-lesbica”.
“Piuttosto, – aggiunse Soul – una
volta che avremo imprigionato Cariddi e questa storia sarà
finita, Kid andrà
fuori di testa a sapere che sei sana. Era convinto di essere
l’unico Grande
Dominatore della sua generazione, sono sicuro che gli farà
piacere.”
Chrona sollevò le sopracciglia,
sorpresa.
“Sai cosa sono i Grandi
Dominatori?”
“Certo, ci mancherebbe. Sono la
sua arma, lui e Excalibur mi hanno fatto una testa così con
questa storia.”
“Ma… non pensi che vorrebbe
imprigionarmi…?”
“…e perché, scusa? Sei innocente,
no?”
“Sì ma…tutto il resto?”
“Pfff… andiamo, hai salvato il
mondo, tre anni fa. Conterà pur qualcosa, no?”
Soul le fece l’occhiolino e si allontanò,
borbottando fra sé e sé qualcosa
riguardo allo salvare il mondo e alla conseguente attrattiva sulle
ragazze,
lasciando la figlia della strega da sola con il suo bicchiere di
tè in mano,
appoggiata sulla parete del soggiorno.
Chrona sospirò, con quelle parole
nella mente. Sarebbe davvero stata accettata dal nuovo Shinigami? E da
tutti
gli altri? Le tornarono in mente alcune frasi che aveva letto nel libro
di
Eibon, ma erano cose complicate e lei al momento era troppo stanca e
stressata
per mettersi a pensare ai grandi sistemi; non era più
isolata, nel nero,
lontanissima da qualsiasi forma di vita e in uno stato di stasi
spirituale, in
quella solitudine assordante che era stata costretta a riempire con le
parole
del libro e i ricordi delle anime che aveva assorbito nella sua.
No, era sulla Terra, ora, nel
regno dei vivi, doveva concentrarsi sui fatti.
Guardò verso Maka e la vide con
la testa appoggiata fra le mani, tutta storta, assopita sul suo
angolino di
divano di fronte al televisore nonostante il chiasso della truppa.
Chrona
sorrise, intenerita: povera Maka, le avevano appena rubato una meritata
notte
di sonno, chissà se avrebbero avuto il tempo di recuperare
prima che Blair
chiamasse con qualche informazione incriminante.
Chissà se Cariddi era davvero la
colpevole, poi. In fondo, l’opprimente forza negativa che
Chrona aveva
percepito fin dalla Luna non era così facilmente
identificabile, e poteva
trattarsi di una strega come di qualsiasi altra cosa.
All’improvviso la televisione si
accese, con un gracchiante suono elettronico, svegliando di soprassalto
Maka e
generando un silenzio tombale nel soggiorno.
Il viso pallido di Blair apparve
sullo schermo, segnato da urgenza e preoccupazione:
“E’ terribile!”
urlò la
gatta.
“Dovete venire subito! Cariddi
ha rapito FJ!”
Spazio Autrice
Buongiorno
ragazzi e buon anno! Passate bene le vacanze?
Eccoci qui, con un pochino di ritardo. Oh già, lo ammetto:
questa immagine non l'ho tratta dal manga nè l'ho disegnata
io, ma l'ho spudoratamente presa dall'internet. Non so, in qualche
mondo mi sembrava inerente... XD
Passiamo a qualche curiosità, e si parla di nuovo di musica:
per facilitarmi la caratterizzazione dei personaggi tendo ad associarli
a canzoni o gruppi musicali, giusto per capire un po' come suona la
loro anima, e per i tre grandi protagonisti di questo capitolo abbiamo:
Maka, la quattordicenne perfettina ma in fondo un po' ribelle che
ascolta i Green Day
(anche se non escludo un periodo di Avril
Lavigne) e - ahinoi - i Vocaloid -lei stessa
nell'anime ammette imbarazzata di ascoltare la "Pompoco" Dance, che
somiglia moltissimo a una cosa che suona più o meno così,
e sì, l'hanno rifatta anche i Vocaloid. Abbiamo poi Soul,
quel ragazzo raffinato e amante dei Jazz
che però si vergogna a darlo a vedere e che io associo
(essendo incapace di tollerare il Jazz per più di
venticinque secondi) a gente come Einaudi,
Amy Winehouse,
e magari a qualche gruppo rock datato, che però non ho
voglia di stare a elencare perché me ne vengono in mente
troppi XD. Passiamo ora al secondo Kishin - eh già,
sapevatelo che la tenevo per ultima: oltre ai già citati Warmer, trovo che
lei sia una dea del Goth
Metal: praticamente sembra che ogni
canzone scritta dai Within
Temptation parli di lei (prendiamone una a caso, tipo
questa) e anche gli Epica
non scherzano, per esempio provate a rivedervi la scena di lei da bimba
nel deserto con Blank
Infinity come sottofondo, e poi ditemi l'effetto che fa XD.
Tirerei in mezzo anche i Nightwish,
ma solo il loro periodo d'oro con la vecchia Tarja, chi è un
po' appassionato capirà di che parlo.
Ho scritto molto più del solito e quindi vi saluto,
ovviamente ci rivedremo lunedì, con il prossimo capitolo!
Buon proseguimento!