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Autore: Ilarya Kiki    05/01/2016    3 recensioni
Stavano appunto per uscire, quando Maka e Kid sentirono qualcosa.
Un lieve cambiamento, una leggera presenza.
Si voltarono entrambi, insieme, e accanto alla scalinata deforme del silos più vicino videro un’alta figura vestita di nero.
Li guardava, mesta. La disordinata chioma rosata si muoveva nel vento libera e leggera come i fiocchi di neve.
Maka la riconobbe, e il suo cuore perse un battito. Poi chiamò il suo nome.
“Chrona!?”
Non fecero nemmeno in tempo a sbattere le ciglia, che la figura era già svanita nel vento, come un fantasma.

Ambientata dopo la fine del manga.
Se qualcuno per caso mi segue da un po', può considerare questa storia come il seguito spirituale (e soprattutto ufficiale) di Just A Simple Story About A Crazy Little Girl, ma può tranquillamente essere letta così com'è, per conto suo.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Crona, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Kurona, the Dark One.'
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Reunions. 

 

 

 

Soul stava seduto con i gomiti appoggiati al tavolo, la lampada che pendeva dal soffitto e lo illuminava dall’alto rendeva la sua figura vagamente irreale. Era bagnato fradicio.
Non aveva protestato quando Maka gli aveva chiesto di entrare, aveva semplicemente fatto quello che gli era stato chiesto senza porre domande.
Chissà che gli passava per la testa, si chiese Maka. Lui era convinto che la mente della sua meister fosse stata plagiata, ma evidentemente aveva scelto un approccio cauto.
Soul stava aspettando che la ragazza iniziasse a parlare, come gli aveva anticipato.
“Soul. – disse Maka – Sei riuscito a trovare questa casa grazie all’onda dell’anima di Chrona?”
“No. – rispose il ragazzo, serio – Io non sono un sensitivo. Ho riconosciuto la tua, di anima, per arrivare fin qui. Sarà che sono la tua arma. Mi è parso un richiamo d’aiuto, e sono arrivato più in fretta che ho potuto.”
“Ah.” Disse Maka. Chrona aveva avuto ragione, dopotutto, a fare quel tentativo di risonanza a due.
Soul era stato molto eloquente con quelle parole, ed il suo sguardo tradiva la sua preoccupazione.
“Beh, era volutamente una richiesta d’aiuto. Io e Chrona abbiamo deciso di renderci visibili per chiamare te o qualcun altro delle squadre della DWMA, perché abbiamo bisogno di una mano. Forse abbiamo trovato il vero colpevole.”
“Ah, sì? – chiese Soul, atono – Chi sarebbe?”
Maka sospirò, prima di rispondere: “Cariddi Gorgon.”
Soul sollevò un sopracciglio, ma non disse nulla. No, non era persuaso, non riteneva vera nemmeno una delle parole uscite dalla bocca della sua meister. Ma andava bene così, era già tanto che fosse riuscito arrivare fin lì così in fretta, il convincerlo della verità era solo un’aggiunta.
Forse era anche meglio che la compagna di Maka non si fosse svegliata, così le cose potevano essere gestite in modo più semplice.
“Dunque, – cominciò Maka – tu sei convinto che Chrona mi stia usando perché vuole prendere gli artefatti che custodisce Kid, ma prova a prescindere un secondo da questa convinzione e ascolta quello che è successo, davvero, da quando la pietra di Milano è scomparsa. E capirai perché sospettiamo di Cariddi.”
Maka iniziò a raccontare, con abbondanza di dettagli, tutto quello che lei e Chrona avevano passato in quegli ultimi tempi, le preoccupazioni sulle reazioni di Kid, la proposta d’aiuto della Gorgon e infine i loro sospetti. Censurò tutta la questione sentimentale, ovviamente, non le pareva proprio né il luogo né il momento per rivelare a Soul che lei era finalmente riuscita a superare del tutto i loro tira e molla passati.
Il ragazzo la ascoltava in silenzio, senza aggiungere commenti.
Quando Maka ebbe finito, Soul si passò le mani sul viso livido, con un lungo sospiro stanco, e la ragazza percepì le lotte all’interno della sua testa: evidentemente era stata molto convincente e il suo discorso cozzava con le convinzioni preconcette che si era fatta la falce.
“Non è necessario che tu creda a tutto quello che ti ho detto, Soul… mi basta che resti al mio fianco finché tutta questa storia non sarà finita. Ho davvero bisogno di te.”
Il ragazzo scosse la testa:
“…no, no… quello che hai detto sembra davvero avere senso… anche io ho sempre avuto delle pessime sensazioni riguardo a Cariddi, no… il discorso è un altro.”
Maka sollevò un sopracciglio, mentre la sua falce della morte le lanciava uno sguardo penetrante.
“…è che sinceramente, visceralmente, non riesco a spiegarmi perché fai tutto questo affidamento sul nuovo Kishin. Tutto avrebbe senso, se non fosse per il fatto che ti sei messa a proteggerla come una completa stupida. È questo che continua a farmi sospettare che sei posseduta.”
Soul aveva una faccia scurissima e Maka sollevò gli occhi al cielo, maledicendo la maledetta testaccia del suo ex-ragazzo per essersi andato a ficcare proprio nell’argomento più complicato.
“Oh che palle, Soul! È che sono stupida, ok? Divento stupida se si parla di Chrona. Prendila per buona.”
“Aspetta… che vuoi dire?”
Soul diventava sempre più livido, e Maka iniziò a imbarazzarsi così tanto da fomentare una certa stizza insieme al rossore sulle guance.
“E’ così e basta! Non è davvero il momento di parlarne, ok?”
“Ma perché non me lo vuoi dire? – Soul si alzò dalla sedia, alzando la voce – Non stai rendendo le cose più facili, Maka! È ovvio che sono preoccupato per te, quello è un Demone!”
“Il fatto che io sia un Demone ti causa qualche problema?”
Maka e Soul si girarono simultaneamente verso la porta della cucina e videro Chrona sulla soglia, pallidissima, emergere dalle ombre che avvolgevano il resto della casa. Avrebbero dovuto tenere la voce bassa. Chrona aveva una faccia che avrebbe convinto a correre a nascondersi persino Excalibur…
Soul digrignò i denti e Maka si passò il palmo della mano sugli occhi. Che situazione del cavolo.
“Sì, mi causa dei problemi. Cosa hai fatto a Maka?”
“Smettila Soul!” cercò di intervenire la meister.
“Sicuramente cose molto migliori di quelle che le avreste fatto voi della DWMA!”
“Ah, allora lo ammetti, eh!?”
“Tu sei il primo di quelli che non hanno capito niente!”
“Beh ti avverto! – il tono di voce di Soul si fece minaccioso, mentre con un gesto indicava le mura della residenza – Questa casa è circondata da agenti della DWMA! Non avete nessuno scampo, se ti viene la pessima idea di fare qualche brutto scherzo!”
Ci siamo messe insieme, Soul! Smettila di dire cazzate!”
Soul si voltò verso Maka a bocca aperta, mentre la ragazza lo fissava con la faccia più paonazza e incazzata che la falce della morte le avesse mai visto in volto. Chrona, sbigottita, arretrò leggermente fra le sue rassicuranti ombre oltre la soglia della cucina.
“…che?” biascicò il ragazzo, dopo una lunga pausa.
Maka si era davvero spazientita, avrebbe voluto affrontare il discorso in modo più delicato davanti ad una bella tazza di tè, ma… tanto valeva, ormai. Che imbarazzo, fra l’altro.
“Ci – siamo – messe – insieme.” Sillabò la ragazza, rossa come un pomodoro.
Soul continuò a fissarla con espressione beota e lei proseguì: “Hai ragione, da quando è iniziato questo caso mi sono comportata come una completa deficiente. Sono cotta come una quindicenne, ok? Non il massimo della professionalità, ma qui nessuno ha tentato di ipnotizzare nessun’altro o… che so io.”
“Cosa? Cioè, tu stai insieme a… Chrona? Quindi è davvero così? Sono stato scaricato per una…”
Problemi…?” si intromise una vocina resa terribilmente acuta dall’imbarazzo, giungendo dalle ombre oltre la porta della cucina.
Maka scosse la testa, esasperata. Soul la osservò mentre si immergeva nel buio oltre la porta, allungava la mano e recuperava il secondo Kishin, che si stava rintanando sempre di più verso gli invisibili meandri del soggiorno. Quando finalmente furono alla luce della lampada tutte e due, tenendosi per mano, il ragazzo poté osservare come Chrona stesse tremando, e quale vulnerabilità esprimessero i suoi occhi neri piantati al pavimento.
Soul sospirò, mettendosi le mani nei capelli.
“…e quindi, alla fine, è proprio vero.”
“Sì, Soul. Chrona è la mia ragazza, ora. Così stanno le cose. La verità…”
Maka lanciò al Demone uno sguardo dolce, dandole un po’ di conforto in quella situazione di disagio che lei faticava a sopportare molto più di qualunque altra persona che fosse cresciuta in mezzo a rapporti interpersonali sani.
“…la verità è che ho perso proprio la testa. E’ per questo che sono stata così male quando ho avuto il sospetto che la colpevole fosse lei, solo che l’ho capito un po’ in ritardo.”
Chrona divenne ancora più violacea di quello che era prima, mentre Soul cacciava un sospiro nervoso.
Mannaggia! “ borbottò fra i denti, contrariato, voltandosi dalla parte opposta.
Maka scoppiò in una risatina ironica e Chrona trattenne un sorriso divertito, ma il ragazzo sembrava aver acquistato un pessimo umore, mentre apriva l’imposta della finestra verso l’esterno tempestoso.
“C’è poco da ridere. – mugugnò, mentre faceva cenni agli agenti all’esterno - Alla fine me l’hai soffiata sul serio la ragazza, Chrona. Accidenti a te.”
Chrona era troppo imbarazzata per rispondere, ma Maka non poté evitare di notare un certo sorrisetto che le era spuntato sulle labbra.
“Fai pure entrare tutta la squadra. – tagliò corto la ragazza bionda – Tanto dobbiamo aspettare comunicazioni da Blair.”
“Sì sì, stiamo tutti dentro. Questa tempesta è davvero una spina nel fianco…”

 

Molto lontano dalla Sicilia, parecchie ore prima, il cielo dell’Arizona era aperto e pulito.
Il sole calava aranciato fra i tetti dando una strana tinta cangiante alla pelliccia nera di Blair, la gatta spiona, e riscaldando la città di Death City con le sue ultime energie prima del tramonto.
La micia stava ancora svolgendo il compito affidatole da Maka quella mattina, stravaccata sulle tegole tiepide del tetto di fronte al dormitorio degli studenti della DWMA.
Ancora non era successo nulla di interessante, la strega Cariddi e FJ avevano passato tutto il tempo a disegnare e a raccontarsi storielle, poi avevano fatto merenda con un pezzo di torta e poi avevano iniziato di nuovo a scrivere su fogli di carta con i pastelli.
Una vera barba.
Cariddi, oltre il vetro della sua finestra, stava dicendo qualcosa indicando la porta e FJ pareva dire di “sì” con la sua testolina bionda. Ecco, pensò Blair, forse era la volta buona che uscivano, si sarebbe potuta sgranchire le zampe! La strega si alzò e sparì momentaneamente dalla vista offerta dalla cornice della finestra, mentre la gatta si preparava all’inseguimento, sollevandosi e stiracchiando la schiena indolenzita. Eccoli che aprivano la porta ed uscivano. Finalmente!
Sbucarono presto fuori, sulla strada, e iniziarono a camminare lungo la via, mentre la gatta stava loro dietro atteggiando la più totale indifferenza: nessuno si sarebbe accorto di lei, i gatti fanno sempre quello che gli pare e piace senza dover rendere conto a nessuno. FJ aveva qualcosa fra le mani, che sembrava un grosso libro rilegato. La passeggiata proseguì fino a oltrepassare i confini del centro di Death City, protraendosi molto più lontano di quello che Blair poteva aspettarsi: dove diavolo stavano andando? Abbandonarono le vie attorniate da case, uscirono dal perimetro della città, si avventurarono sullo stradone desolato all’inizio del deserto, illuminato solo da qualche lampione. La gatta era allibita, era una pessima idea portarsi un bambino di tre anni dietro nel deserto, a quell’ora di sera, poi! Oltretutto, ora che erano usciti dalla città, lei doveva fare molta più attenzione nel non farsi scoprire, dato che non c’era più nulla che potesse nasconderla se non le ombre del crepuscolo. La strega e il bambino camminavano mano nella mano sulla strada, come se nulla fosse, tirando calci ai sassi che per caso gli capitavano fra i piedi. Maka aveva ragione, persino una micia come Blair poteva capire che quello che stava accadendo non era affatto normale, anzi, molto sospetto!
All’improvviso lasciarono la strada e si inoltrarono sul terreno sabbioso e polveroso, fuori dalla luce dei lampioni. Era buio, ormai. Blair li seguì.
Era piuttosto inquietante, l’immagine della strega col bambino che si inoltrava nel deserto notturno. Chissà cosa diavolo volevano fare.
C’era qualche cespuglio secco sulla via e la strana coppia raccolse rami e foglie, deponendoli in uno zainetto che Cariddi si era portata dietro. FJ la seguiva tutto contento, come se stessero andando a fare un picnic. Avanzavano e avanzavano, sempre più lontani dalla strada.
Era da un po’ di tempo che Blair aveva la strana sensazione di non essere del tutto sola, mentre inseguiva il duo, come se si sentisse osservata, ma non era stata in grado di capire come mai: il presentimento era nato da quando avevano lasciato le mura cittadine, non appena le case avevano lasciato aria agli spazi aperti del deserto. In effetti, la gatta era rimasta concentrata solo sui suoi obiettivi senza guardarsi troppo attorno, ma ormai quella fastidiosa sensazione aveva iniziato a darle decisamente sui nervi e decise di staccare per un secondo gli occhi dalla strega e dal bambino, in un momento in cui i due si erano fermati a raccogliere altri rametti.
Ah ecco, chi c’era: era Stein. Che ci faceva lì Stein? Forse li stava pedinando anche lui, dopotutto quello per mano alla strega era suo figlio. Il dottore, accovacciato al suolo poco lontano, volse lo sguardo verso la gatta non appena lei lo intercettò e sorrise di nuovo in modo vagamente sornione, poco prima di portarsi un dito sulle labbra per invitarla al silenzio.
Ma certo che sarebbe rimasta in silenzio, non era mica scema.
Tornò a guardare i suoi inseguiti e notò che si erano fermati: stavano ammonticchiando i rametti che avevano raccolto in una piccola catasta, aiutandosi con la luce pallida della Luna.
Poi Cariddi prese il libro che FJ portava in braccio, e lo appoggiò sulla pira improvvisata.

 

La casa in periferia di Messina ora era piena di gente.
Gli stivali sporchi di fango degli agenti della DWMA avevano insozzato tutto il pavimento e il tappetino del soggiorno, mentre fuori continuava ad infuriare la tempesta. Uomini e donne in divisa militare si ristoravano con una pentola piena di tè bollente – preparato all’occasione da Chrona -, scottandosi le dita perché i bicchieri di plastica sottile trasmettevano il calore troppo facilmente. I vetri delle finestre erano offuscati di condensa.
“Siamo venuti per ucciderti e tu ci fai il tè. Missione compiuta?” ironizzò Soul, soffiando sul liquido bollente. Chrona alzò le spalle, ammirando il macello che c’era sul pavimento.
Maka si era ritagliata un angolino sul divano, di fronte al televisore, perché oramai era inutile pensare di andare a dormire e tanto valeva aspettare che Blair comunicasse qualcosa.
Chissà quanto tempo avrebbero dovuto attendere, e chissà quanto tempo ci avrebbe messo Cariddi a reagire a quell’intrusione nel territorio di casa sua. La squadra di agenti era stata informata della realtà dei fatti e dei dettagli del piano escogitato da Maka Albarn e Chrona Gorgon, ed ora erano tutti in attesa.
“…mi era sembrato un po’ strano Kid, comunque, negli ultimi tempi.” Disse Soul, sorseggiando il tè.
“…io e Maka ci sorprendevamo di come nessuno di voi ci facesse troppo caso.” Rispose il Kishin, con voce atona.
Soul si corrucciò: “Lo facevamo, invece. Inizialmente, prima che tu apparissi di fronte alla scuola, eravamo convinti che fosse colpa tua. Non l’abbiamo detto a Maka perché consideravamo anche lei sotto la tua influenza, – il ragazzo sospirò – poi però abbiamo visto che la nostra idea non aveva senso. Semplicemente la faccenda è passata in secondo piano, e la priorità è subito diventata quella di salvare Maka.”
Chrona rimase in silenzio qualche secondo. La stanza era ripiena del chiacchiericcio dei soldati.
“…mi chiedo se il vostro errore sia stato guidato da quello che ho fatto in passato, oppure dal pregiudizio che io sia il Kishin, e che quindi in ogni caso io sia un nemico. Non vi biasimo, ma ci saremmo risparmiati un bel po’ di problemi.”
“Personalmente, – Soul buttò giù gli ultimi sorsi di tè tutti in una volta – ritenevo improbabile che Maka potesse fidarsi di te come una cretina senza una qualche forma di ipnosi. Evidentemente sbagliavo.”
Chrona sorrise, convinta fermamente che Maka fosse l’ultima persona al mondo a meritarsi l’appellativo “cretina”, ma che piuttosto qualcun altro potesse essere chiamato “sono-così-geloso-che-non-accetterò-mai-che-la-mia-ex-è-lesbica”.
“Piuttosto, – aggiunse Soul – una volta che avremo imprigionato Cariddi e questa storia sarà finita, Kid andrà fuori di testa a sapere che sei sana. Era convinto di essere l’unico Grande Dominatore della sua generazione, sono sicuro che gli farà piacere.”
Chrona sollevò le sopracciglia, sorpresa.
“Sai cosa sono i Grandi Dominatori?”
“Certo, ci mancherebbe. Sono la sua arma, lui e Excalibur mi hanno fatto una testa così con questa storia.”
“Ma… non pensi che vorrebbe imprigionarmi…?”
“…e perché, scusa? Sei innocente, no?”
“Sì ma…tutto il resto?”
“Pfff… andiamo, hai salvato il mondo, tre anni fa. Conterà pur qualcosa, no?”
Soul le fece l’occhiolino e si allontanò, borbottando fra sé e sé qualcosa riguardo allo salvare il mondo e alla conseguente attrattiva sulle ragazze, lasciando la figlia della strega da sola con il suo bicchiere di tè in mano, appoggiata sulla parete del soggiorno.
Chrona sospirò, con quelle parole nella mente. Sarebbe davvero stata accettata dal nuovo Shinigami? E da tutti gli altri? Le tornarono in mente alcune frasi che aveva letto nel libro di Eibon, ma erano cose complicate e lei al momento era troppo stanca e stressata per mettersi a pensare ai grandi sistemi; non era più isolata, nel nero, lontanissima da qualsiasi forma di vita e in uno stato di stasi spirituale, in quella solitudine assordante che era stata costretta a riempire con le parole del libro e i ricordi delle anime che aveva assorbito nella sua.
No, era sulla Terra, ora, nel regno dei vivi, doveva concentrarsi sui fatti.
Guardò verso Maka e la vide con la testa appoggiata fra le mani, tutta storta, assopita sul suo angolino di divano di fronte al televisore nonostante il chiasso della truppa. Chrona sorrise, intenerita: povera Maka, le avevano appena rubato una meritata notte di sonno, chissà se avrebbero avuto il tempo di recuperare prima che Blair chiamasse con qualche informazione incriminante.
Chissà se Cariddi era davvero la colpevole, poi. In fondo, l’opprimente forza negativa che Chrona aveva percepito fin dalla Luna non era così facilmente identificabile, e poteva trattarsi di una strega come di qualsiasi altra cosa.
All’improvviso la televisione si accese, con un gracchiante suono elettronico, svegliando di soprassalto Maka e generando un silenzio tombale nel soggiorno.
Il viso pallido di Blair apparve sullo schermo, segnato da urgenza e preoccupazione:
E’ terribile!” urlò la gatta.
Dovete venire subito! Cariddi ha rapito FJ!

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Spazio Autrice

Buongiorno ragazzi e buon anno! Passate bene le vacanze?
Eccoci qui, con un pochino di ritardo. Oh già, lo ammetto: questa immagine non l'ho tratta dal manga nè l'ho disegnata io, ma l'ho spudoratamente presa dall'internet. Non so, in qualche mondo mi sembrava inerente... XD
Passiamo a qualche curiosità, e si parla di nuovo di musica: per facilitarmi la caratterizzazione dei personaggi tendo ad associarli a canzoni o gruppi musicali, giusto per capire un po' come suona la loro anima, e per i tre grandi protagonisti di questo capitolo abbiamo: Maka, la quattordicenne perfettina ma in fondo un po' ribelle che ascolta i Green Day (anche se non escludo un periodo di Avril Lavigne) e - ahinoi - i Vocaloid -lei stessa nell'anime ammette imbarazzata di ascoltare la "Pompoco" Dance, che somiglia moltissimo a una cosa che suona più o meno così, e sì, l'hanno rifatta anche i Vocaloid. Abbiamo poi Soul, quel ragazzo raffinato e amante dei Jazz che però si vergogna a darlo a vedere e che io associo (essendo incapace di tollerare il Jazz per più di venticinque secondi) a gente come Einaudi, Amy Winehouse, e magari a qualche gruppo rock datato, che però non ho voglia di stare a elencare perché me ne vengono in mente troppi XD. Passiamo ora al secondo Kishin - eh già, sapevatelo che la tenevo per ultima: oltre ai già citati Warmer, trovo che lei sia una dea del Goth Metal: praticamente sembra che ogni canzone scritta dai Within Temptation parli di lei (prendiamone una a caso, tipo questa) e anche gli Epica non scherzano, per esempio provate a rivedervi la scena di lei da bimba nel deserto con Blank Infinity come sottofondo, e poi ditemi l'effetto che fa XD. Tirerei in mezzo anche i Nightwish, ma solo il loro periodo d'oro con la vecchia Tarja, chi è un po' appassionato capirà di che parlo.
Ho scritto molto più del solito e quindi vi saluto, ovviamente ci rivedremo lunedì, con il prossimo capitolo!
Buon proseguimento!

 

  
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