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Autore: Vika_I_Love    05/01/2016    2 recensioni
La vita di Molly Sue è una lotta continua, ha lottato nel Bronx, ha lottato in carcere, ha lottato per ricevere amore ed ora lotta per farsi spazio nella WTA.
Le sue convinzioni vacillano quando il suo percorso incrocia quello di una ragazza, Molly ha paura di Emily, ha paura di diventare “umana”, Emily è l’unica a non avere paura di Molly, l’unica che riuscirà a cambiarla.
Molly non sa che Emily per lei sarà un tornado.
Il tornado passa violentemente e prende tutto, tutto ciò che vuole.
“Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male
Storia rivisitata
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Baby sei troppo bella per non farti male

L’hai fatta soffrire e soffrendo è cresciuta

 
 
La cucina era in ordine,  i piatti erano puliti e riposati nell’apposito posto, il pavimento era lucido, era tutto pulito, non aveva più scusanti per trattenersi in cucina.
Salì le scale lentamente, sapeva che in camera sua ci fosse Molly, quella era l’unica certezza che aveva.
Non sapeva se Molly dormisse, non sapeva cosa sarebbe successo se non fosse stato così.
Aprì lentamente la porta, Molly non stava dormendo.
Era seduta sul letto e rideva come una matta, Tess e Carla le facevano compagnia e sembrava che si divertissero.
Emily stupefatta rimase sull’uscio della porta, non si aspettava di certo le sue amiche in camera a notte fonda, Carla le fece un gesto plateale indicando la porta, la mora capì e la richiuse alle sue spalle.
-Cosa cavolo state combinando in camera mia? Ma soprattutto cosa ci fate qui idiote?-
Carla si alzò dal letto e indicò Molly –C’è una persona famosa in camera tua, come potevamo restare a casa?-
Emily scosse il capo in modo rinunciatario –Fate come volete, ma io non ho dormito, ed ho bisogno di dormire-
Tess guardò l’amica sorpresa, non poteva credere alle sue orecchie, preferiva dormire anziché divertirsi in qualche pub della zona.
Molly sorrise maliziosa, si alzò lentamente dal letto e si tolse la maglia che le andava decisamente larga essendo di Vera, frugò nella sua valigia, e quando trovò quello che stava cercando la richiuse, indossò una camicia abbastanza lunga e si infilò le dr martens, le tre ragazze la guardarono con curiosità. Una volta vestita si voltò sorridendo –Allora qui dove si fa baldoria?-
-E’ così che si ragiona- Tess saltò giù dal letto, e abbracciò Molly, Emily era poggiata contro la porta, aveva le braccia incrociate, fissava Molly e il suo sguardo non lasciava molte interpretazioni, 
-Stai scherzando vero?-
-Voglio bere un cocktail con te, non fatto da te-
La mora guardò la ragazza, prese le chiavi della macchina –Ma non facciamo after-
Molly sorrise, prese la borsa e scese le scale attenta a non svegliare nessuno.
Carla sorrise guardando Tess, quest’ultima guardò l’amica divertita –Bastano due parole di Molly per farti cambiare idea, sei cotta- le due scoppiarono a ridere, mentre Emily era impassibile.
 
 
Arrivate al locale, dopo un tragitto interminabile per Emily, dato che le sue amiche avevano deciso di sentire l’ultimo cd di AJ, e cantavano a squarciagola mentre Molly si limitava a tenere il ritmo picchiettando le dita sulla borsa, si sedettero su un divanetto, molte persone si avvicinarono alle quattro ragazze, per avere un autografo o per farsi un selfie con Molly, la ragazza era molto  gentile e disponibile, quando riuscì ad accontentare tutti iniziò a sorseggiare il suo negroni.
-Da quanto tempo conoscete Emily?-
Tess sorrise –Da quando siamo nate, i nostri genitori sono amici di vecchia data, quindi siamo cresciute insieme-
Carla continuò divertita –Non puoi immaginare quante ne abbiamo combinate, una volta siamo rimaste chiuse in un supermercato io, Tess, Emily e … - la mora la bloccò dandole un calcio, Carla si passò una mano sulla zona colpita –Idiota, mi fai male-.
Tess capì la situazione e cercò di deviare il discorso –il prossimo slam è l’US Open, vero?-
Molly abbozzò un si con la testa, -Chi c’era al supermercato con voi? Sembra un segreto di stato-
Le tre ragazze si guardarono in faccia,  la bionda fece un paio di sorsi e ordinò il secondo negroni, continuò a parlare senza peli sulla lingua –C’era il tuo ex?- guardò Emily sorridendo, la mora sorrise di ricambio –La mia ex, non sono io quella confusa-.
Molly lesse tra le righe un rimprovero, sapeva che Emily non riuscisse a concepire il suo atteggiamento e le sue azioni, era fidanzata con AJ e non perdeva occasione per baciarla, scosse il capo divertita –Dovresti bere anche tu un secondo cocktail-
Ordinò stesso Molly un secondo alcolico per Emily, Tess e Carla capirono la situazione tesa e cercarono di calmare le acque.
Tess porse il bicchiere appena arrivato ad Emily, prese le chiavi della macchina –Bevi tutto d’un sorso, andiamo a ballare, ma guido io-
Emily ringraziò con un cenno l’amica e con un paio di lunghi sorsi finì il cocktail, si alzò dal divano e si avviò fuori dal pub.
Molly si alzò dal divano, rimase un paio di banconote sul tavolo per il conto e anche lei si avviò fuori dal locale.
 
 
Entrarono in macchina, Molly si accomodò nei seggiolini posteriori accanto ad Emily, mentre Tess si portò alla guida, decise di cambiare repertorio musicale, ascoltando Vasco Rossi, ma anche questa volta riuscì a cantare a squarciagola.
Emily era stanca, non dormiva da due giorni, in aereo non riuscì a dormire, faceva fatica a tenere gli occhi aperti, Molly se ne rese conto, guardò la ragazza intenerita, le strinse una mano e la tirò a sé, la mora lasciò i rancori del pub da parte, lasciandosi andare tra le braccia di Molly, si addormentò l’attimo dopo.
Carla si voltò dopo che la bionda catturò la sua attenzione dandole un colpetto sulla spalla, le indicò la giacca che aveva lasciato nel seggiolino anteriore, Carla gliela porse e Molly la usò come coperta per non far infreddolire Emily.
Tess capì che la discoteca dovesse attendere, parcheggiò nel vialetto di casa Vivaldi,  spense la macchina e si voltò rendendosi conto che le due ragazze stessero dormendo.
 
 
Vera dopo essersi svegliata e docciata, si prese cura di Stella, la lavò e la vestì, per poi accompagnarla in cucina dove avrebbero fatto colazione.
La tavola era bandita di cibo, la donna non era abituata ad un certo trattamento, era piacevolmente sorpresa, si sedette a tavola unendosi ai coniugi Vivaldi e Serena, aveva Stella sulle gambe, si rese subito conto della mancanza di Molly, ma le domande poste dal signor Vivaldi la fecero distrarre
-Dormito bene? Spero che Stella non abbia dato fastidio-
Vera sorrise amorevolmente, accarezzando i capelli della bambina –Assolutamente no, ho dormito benissimo grazie- sorseggiò il succo d’arancia –Dove sono le due ragazze?-
Serena scoppiò a ridere, era davvero divertita nel vedere la faccia preoccupata di Vera, Molly ogni sera faceva baldoria, ogni mattina non si trovava in camera, ed ogni volta Vera aveva la stessa faccia preoccupata, come se fosse sorpresa di non vederla dormire in camera
-Stanno in macchina, credo che siano scese e che si siano addormentate in macchina-
Vera guardò Stella, -Noi sai cosa facciamo? Andiamo al luna park- Serena si alzò di scatto dalla sedia –Voglio venire con voi-
 
 
Vera si avvicinò alla macchina, parcheggiata anche male, aprì la portiera e dando un colpo sul braccio della sua atleta, la svegliò.
Molly aprì gli occhi, era abbastanza confusa, non ricordava molto bene come fosse finita a dormire in macchina,  quando sentì il peso di Emily sul suo petto si ricordò, si voltò verso la sua coach
-Anche oggi hai trovato un modo per farmi incazzare, dormire in macchina non fa bene alla tua schiena, schiena che ti serve se vuoi vincere gli US Open-
Molly sorrise, cercando di intenerire Vera, ma non ci riuscì, in quel momento invidiò le fossette di Emily, sicuramente il suo sorriso avrebbe fatto più effetto.
-Hai ragione, ma ci siamo addormentate e … -
Vera con un cenno le fece capire di scendere dalla macchina
-Siamo migliorate però dai, sei vestita e non hai fumato erba, avanti scendi- ironizzò, ma il suo tono era sempre arrabbiato, scosse il capo e mentre si recava in casa urlò per farsi sentire –Io porto Stella e Serena al luna park, tu inizia l’allenamento-
 
Molly accarezzò delicatamente il viso di Emily per svegliarla, si rese conto che quella ragazza fosse davvero bella e mentre dormiva sembrava anche molto più docile.
La mora si svegliò poco dopo, si mise composta in macchina mentre cercava qualcosa, la più piccola le porse il pacchetto di sigarette –Cercavi queste?-
Emily sorrise, ne sfilò una e l’accese poco dopo –Ho bisogno di un caffè-,  Molly scese dalla macchina prima di parlare –In cucina ci sarà sicuramente del caffè, io vado a fare la doccia e poi andrò ad allenarmi-
La mora era sorpresa, scese anche lei dalla macchina con molta più fatica rispetto all’altra
-Allenarti? Il campo da tennis dista 25 km più o meno, e ti sei appena svegliata, dove la prendi tutta questa energia?-
Molly alzò le spalle ovvia –Sono una professionista- si guardò intorno e poi continuò –dove posso fittare un motorino? Mi serve per i miei spostamenti-
Emily scoppiò a ridere –Fittare un motorino? La tua patente qui non è valida, ti accompagno io, ma devi aspettare, devo prendere un caffè-
Molly abbozzò un si con la testa, entrò in casa ed iniziò a prepararsi.
 
 
Emily entrò in cucina, sua madre era ancora seduta a tavola, spostò la sedia affianco a lei
-Tua padre è uscito con Vera e le tue sorelle, ora che siamo sole, posso sapere cosa sta succedendo?-
La ragazza si accomodò, si versò del caffè, cercava di perdere più tempo possibile, tempo che le serviva per formulare una risposta che non potesse preoccupare la madre
-e’ tutto ok mamma, non so a cosa ti stia riferendo-
Addentò un cornetto poco dopo, ma sua madre riconosceva una bugia detta da sua figlia
-Emily Vivaldi, guardami, cosa ti sta succedendo?-
La ragazza eseguì gli ordini, guardò la madre e sorrise, le strinse una mano
-Te l’ho detto mamma, va tutto bene, tranquilla-
Si alzò dalla sedia, ma la signora Vivaldi, strinse più forte la mano della figlia
-Dov’è la mia Emily? Sei cambiata, non parli più, non ridi più con le tue sorelle, cosa ti tormenta? La tua faccia può mentire a tutti, ma non può mentire a me, non può mentire a tua madre-
La ragazza era di spalle, non ebbe il coraggio di voltarsi –E’ tutto ok, te l’ho detto- strinse i denti, ma la rabbia non riuscì a placarla, così la sua voce si alzò e si fece rauca –Come te lo devo far capire?-
Molly scese le scale e si ritrovò Emily urlare e la madre piangere, era immobile non riusciva ad andare via da lì, il suo corpo era piantato su quella mattonella.
La mora lasciò la mano della madre, ed uscì di casa e con lo sguardo fece capire all’altra ragazza di seguirla.
 
 
Emily come promesso, accompagnò Molly al campo, cosicché potesse allenarsi.
Il tragitto era lungo, ma nessuna delle due proferì parola. Molly non sapeva cosa dire ed Emily non aveva intenzione di parlare. Arrivate a destinazione, la mora spense la macchina dopo averla parcheggiata
-Scusa per prima, con mia madre non vado molto d’accordo, la distanza non ha aiutato il rapporto-
Molly sorrise dolcemente –Tranquilla, ho assistito a peggio, non mi scandalizzo-
-La tua faccia invece era scandalizzata, non mentire-
La bionda scese dalla macchina, caricò il borsone sulla spalle, cercò di ignorare le parole di Emily, non le andava di rispondere, fece qualche passo per allontanarsi e andare verso il campo, ma il rumore assordante dello sportello chiuso con fin troppa forza, la fece voltare
-Cazzo non devi dirmi puttanate- Emily si avvicinò a lei e la spinse con forza –Tu menti continuamente, lo fai sempre, ti rendi conto che sei un mostro travestito da angelo? Ti pesa tanto essere sincera per un secondo-
Molly era spaventata, le urla di Emily erano assordanti, non l’aveva mai vista così arrabbiata, non capiva neanche perché fosse così incazzata, ma non sapeva che tra qualche momento avrebbe avuto tutte le sue risposte
-Se sei incazzata non prendertela con me, ti fa stare meglio? Stai meglio quando mi urli contro?-
Emily scosse il capo, i suoi occhi erano diversi, non avevano nulla di docile, traspariva solo rabbia
-Puoi dirmi che cazzo stai facendo? tu ti diverti a rovinarti la vita, ma io non voglio entrare nei tuoi casini-
La bionda era sconvolta, cercò di placare la situazione inutilmente, -Nessuno vuole farti entrare nei miei casini, tranquilla- guardò la ragazza di fronte a lei, notò dalla sua espressione che si stava calmando o rassegnando,  Emily le porse lo smartphone, Molly lesse lo schermo, erano i messaggi scambiati con AJ la notte precedente, capì, strinse i denti e rialzò lo sguardo
-Li ho letti quando sei andata via, hai lasciato il tuo telefono in macchina-
La bionda non parlò, si limitava a respirare, guardava la mora e cercava di capire cosa fare per non peggiorare la situazione
-Pensarti con lui mi fa rivoltare lo stomaco, pensarti con lui mi manda fuori di me, tu mi hai fatto entrare nei tuoi casini, ed ora non riesco più a uscirne- la mora si prese qualche momento, non voleva urlare, ma era più forte, -Io non ci sto più con la testa-.
Quello che successe dopo fu veloce, Emily portò le mani sul viso della bionda, sovrastò l’altra portandola contro il muro, la baciò un attimo dopo, non era un bacio dolce come i precedenti, era un bacio desideroso, non c’era nulla di romantico. Nonostante questo Molly ricambiò il bacio, socchiuse le labbra un momento dopo aver sfiorato quelle di Emily.
La bionda non riusciva a dirle di no, a lei piaceva tanto Emily, e questo la preoccupava, un attimo primo ad urlare una contro l’altra e l’attimo dopo con le labbra incollate, le mani dell’altra le avevano bloccato i polsi, non lasciando a lei l’iniziativa.
 
Emily si staccò quando capì che la situazione stava degenerando, a momenti non si sarebbe più riuscita a contenere, guardò Molly, le passò un dito sulle labbra –Mi dispiace-
Velocemente si recò verso la macchina, aprì la portiera, voleva sparire, aveva caldo, era bollente, una mano di Molly sulla spalla la fece voltare, deglutì prima di voltarsi
-Non dovresti dispiacerti- la bionda la baciò con la stessa passione, strinse i bordi della maglia della mora per poi sfilarla poco dopo.
Riuscì a sovrastarla portandola all’interno della macchina, mentre le sue labbra si portarono sul collo della mora lasciandole una scia di baci.
Emily era tremendamente confusa e allo stesso tempo era desiderosa di Molly, non capiva cosa stesse succedendo, si era scagliata verso la bionda, ma Molly non era fuggita, era lì con lei in macchina, e nessuna delle due sapeva cosa sarebbe potuto succedere.
La mora si allontanò leggermente, guardò Molly, aveva davvero troppo caldo ma lei non era una ragazza istintiva, l’istinto non faceva parte di lei, -Cosa stiamo facendo?-, la bionda sorrise accarezzò Emily dolcemente per poi baciarla nuovamente, in modo tenero con estrema calma, -Io faccio quello che mi va di fare- la mora la guardò, voleva capire cosa stesse succedendo, cercò di captare qualcosa dallo sguardo e dagli occhi di Molly, ma come sempre era apatica, cogliere una smorfia in quel viso perfetto era un impresa.
Emily allora decise che forse doveva lasciarsi andare, doveva capire cosa provava per Molly, e anche Molly doveva capire.
La mora velocemente sfilò il camicione scozzese della bionda, lei l’aiuto alzando le braccia per poi tuffarsi nuovamente sulle labbra di Emily.
Non parlarono più, non c’era bisogno di alcuna parola. Era una lotta continua per prendere il comando della situazione, nessuna delle due era intenzionata a lasciare la situazione in mano dell’altra.
I loro corpi combaciavano perfettamente dopo che Emily aveva preso il comando della situazione.
 
 
Vera arrivò al campo e non si sorprese quando notò l’assenza di Molly, prese il telefono cosicché potesse chiamarla, ma il cellulare risultava occupato, una voce familiare la fece sussultare –Ci sto provando io, avrà dimenticato il telefono, lo dimentica sempre-
Vera guardò AJ con stupore, odiava quell’uomo, sapeva che stava levando tutto a Molly, le aveva rubato l’adolescenza, le aveva rubato l’innocenza, le aveva rubato Wimbledon ma non sarebbe mai riuscito a rubarle il cuore, Vera lo sapeva, lei osservava molto, Molly guardava Emily come voleva essere guardato AJ.
-E tu cosa ci fai qui?- incrociò le braccia mentre lo guardava fisso senza distogliere lo sguardo
-A dire il vero, sono io che dovrei chiedervi, cosa ci fate qui? In Sicilia? Dove cazzo sta Molly? E chi cazzo è quella ragazza del party?-
Vera si sedette su una panca, allargò le braccia rassegnata –Sono cose che non devi chiedere a me, non sono io la diretta interessata-
Aj si accomodò affianco la coach –so che mi odi, ma credimi Molly per me è davvero importante, io la amo, non voglio perderla- Vera sorrise sarcastica, guardò AJ, gli strinse una mano quasi intenerita –Non puoi perdere qualcosa che non è mai stato tuo, lei è una mina vagante, non te ne sei reso conto? Lei non è mai stata tua-
AJ guardò la donna al suo fianco, si alzò dalla panca, lui era convinto che Molly fosse sua, lui avrebbe voluto una vita con lei affianco –Non dire stronzate, lei mi ama, lei vuole stare con me, io e lei un giorno ci sposeremo e avremo dei figli, tu stai solo dicendo puttanate-
Vera scosse il capo, si alzò dalla panca e si diresse al bar, non avrebbe sprecato altro fiato, una volta uscita dal campo la vide.
 
Molly si stava abbottonando la camicia, mentre Emily le stava dicendo qualcosa, la donna si avvicinò alle due ragazze. Porse una bottiglia d’acqua alla sua atleta, e appena fu arrivata a pochi passi da loro, le due ragazze si ammutolirono.
-Cosa sta succedendo? Perché non sei al campo ad allenarti? Stamattina ti ho detto di iniziare l’allenamento senza di me, sono le 4 del pomeriggio, cosa hai fatto tutto questo tempo Molly?-
La ragazza guardò la coach e non sapeva cosa inventare, Vera avrebbe riconosciuta una bugia.
-Colpa mia, le ho fatto vedere la città e l’ho portata a pranzo fuori, non succederà più- Vera guardò Emily, sapeva che fosse una bugia, le guancie arrossate della sua atleta e il rossore sul collo di Emily le avevano fatto capire cosa fosse successo –Non deve capitare più- guardò Molly e le fece cenno di entrare al campo.
 
Emily mise in moto la macchina, ma lo sguardo puntato su di lei da parte della coach, le impedì di andare via, spense la macchina e scese dalla stessa.
-Cosa vuoi dirmi? La tua faccia mi consiglia di stare attenta-
Vera aprì la portiera, raccolse un bracciale e una cintura –Questi serviranno a Molly, li avrà persi mentre stavate degustando le pietanze del posto, giusto?-
Emily abbassò la testa imbarazzata, -Non voglio distrazioni, Molly non può distrarsi, ha bisogno di vincere gli US Open, tu sei l’ennesima distrazione, sei una brava ragazza Emily, non entrare nei suoi casini, ti farai del male, anzi vi farete del male-
-Credo sia troppo tardi- la ragazza rientrò in macchina, guardò la donna di fronte a lei –Non succederà più, non mancherà più un allenamento per colpa mia se è questo quello che ti preoccupa-
Vera scosse il capo, posò una mano sulla spalla della ragazza –Non mi preoccupa un allenamento saltato, mi preoccupa il casino in cui vi state mettendo-
 
 
 
Molly dopo un quarto d’ora di riscaldamento si decise ad andare al campo, impugnò la racchetta per poi farla ricadere poco dopo, dopo aver visto AJ, il suo AJ, era sconvolto, non lo aveva mai visto in quelle condizioni, raccolse la racchetta da terra.
Passo dopo passo raggiunse il suo fidanzato,non sapeva cosa fare, era in difficoltà anche se dalla sua espressione sembrava tranquilla dentro di lei c’era il delirio.
-Questa freddezza è dovuta alla stessa ragazza che ti ha fatto arrivare fin qui?-
La ragazza si passò una mano sul collo, alzò lo sguardo verso l’uomo davanti a lei –Cosa vuoi sapere?-
AJ non fiatò, gli occhi di ghiaccio e apatici di quella ragazzina spocchiosa lo mandavano fuori di testa, non riusciva a capire cosa le stesse passando per la testa.
-Come non detto- la ragazza arrivò a bordo campo ed iniziò ad allenare il servizio, sfogava la sua rabbia su quelle palline, non aveva mai servito così tanto bene, era precisa, era violenta, era semplicemente arrabbiata.
Vera osservava tutto da bordo campo, leggeva il km\h in cui viaggiava ogni pallina, aveva sotto controllo tutto, ogni pallina era buona, non aveva lanciato alcun out.
AJ era stupefatto, Molly si allenava come se nulla fosse e Vera osservava tutto in silenzio, come se la stesse studiando, era tutto come sempre, si voltò verso la ragazza e si scagliò contro di lei
-Lo sai che ti dico? – attese che il suo sguardo venne ricambiato, quando i suoi occhi incrociarono quelli grandi e senza nulla da dire della ragazzina, fece un lungo respiro prima di continuare –Vorrei strapparti gli occhi dal cranio e sostituirli con i miei, così capiresti, capiresti come ti guardo e capiresti come mi guardi, tu non capisci, non vuoi capire, sei solo una ragazzina viziata ed egoista, ti diverte far male le persone? Il tuo gioco non si limita al perimetro del campo, tu giochi sempre, giochi con i giornalisti, con i ragazzi, con quella ragazza e anche con me, io non ho più voglia di essere una tua pedina-
 
Vera guardò la sua atleta, capì che in quel momento volesse sparire, -AJ credo che ora devi andare via-
-Lo credo anche io- l’uomo sorrise amaro, guardò Vera e per la prima volta si sentì capito da lei.
 
 
Dopo 8 ore di allenamento, Vera e Molly si accomodarono come tradizione al baretto più vicino, la loro tradizione era sorseggiare un The freddo e parlare dell’allenamento e dove poter migliorare, ma quella volta Vera non aveva alcuna voglia di parlare di tennis, sapeva che in quel momento Molly avesse bisogno di una guida di vita non di una coach.
Vera dalla sua borsa sfilò delle carte e le porse alla ragazzina al sua fianco
-Ho firmato le carte- Molly sorrise, guardò le carte, non riusciva a crederci, si accertò che tutte le firme fossero leggibili, la voce della sua coach, distolse la sua attenzione verso quelle carte
-Non le ho firmate per allenarti 16 ore al giorno, non le ho firmate perché credo che vincerai uno slam, io le ho firmate perché tu hai bisogno di una persona che possa compensare anche se minimamente l’assenza dei tuoi genitori, io le ho firmate perché hai bisogno di me ed io ho bisogno di te, quindi quando torneremo a Los Angeles tu verrai a vivere da me-
La ragazza finalmente si lasciò andare alle emozioni, i suoi occhi esprimevano gioia, si gettò tra le braccia della sua coach –Grazie-, la donna strinse tra le braccia la ragazzina.
-Dobbiamo parlare Molly, ti stai mettendo in un enorme casino- Molly sorseggiò velocemente la bevanda,
-Lo so, è un enorme casino, non so cosa sto facendo-
Vera sistemò le carte e le ripose in borse, ordinò altri due bicchieri di The  
-Non incasinare la vita di quella ragazza, è una brava ragazza-
Molly sorrise amara, sapeva che ormai l’aveva coinvolta, era riuscita ad incasinare la vita di Emily, era stato più forte di lei, a lei piaceva Emily e non se ne spiegava i motivi.
-Siete andate a letto insieme, l’ho capito, cerca di non farlo capitare nuovamente- la ragazzina abbozzò un si poco convinto prima che Vera continuasse a parlare
-Ora noi prendiamo le nostre cose e andiamo via, ho lasciato un assegno alla famiglia Vivaldi per le cure di Stella e quando starà abbastanza bene, Emily la porterà a casa nostra per continuare le terapie-
Molly si alzò dalla sedia, d’istinto uscì fuori dal bar, ormai era sera inoltrata, l’allenamento era stato duro,la giornata stressante e l’unica cosa che l’aveva fatta star bene, avrebbe dovuto dimenticarla.
Vera la seguì, conosceva Molly, sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa prima di andare via,
-Vado da Emily, almeno per dirle che stiamo andando via-
Vera entrò in macchina, guardò Molly, provava tenerezza per lei, aveva solo 17 anni e ne aveva passate tante, nonostante questo combatteva ancora per un po’ d’amore
-Entra, ti accompagno io-
 
Arrivarono a destinazione, scesero entrambe dalla macchina, Vera avrebbe dovuto portare le valigie in macchina, mentre Molly era entrata in modo incerto in casa Vivaldi.
Salì le scale una alla volta, con estrema lentezza, cercava di capire cosa poter dire ad Emily, ma le scale erano finite e la porta della cameretta era di fronte a lei, non aveva più tempo di pensare.
Bussò un paio di volte prima di entrare, Emily era con Tess e Carla, guardavano la tv, in quel momento lo spot pubblicitario del profumo in cui Molly aveva dato il volto stava catturando l’attenzione delle tre ragazze.
Tess si voltò verso Molly sorridendo –Sai che sei proprio figa, dal vivo ancora di più- la bionda sorrise, guardò Emily e quest’ultima capì, lo sguardo di Molly non dava spazio all’immaginazione
-Ragazze perché non scendete giù, vi raggiungo tra due minuti-
Le due amiche capirono, sorrisero maliziose e scesero borbottando qualcosa divertite.
Emily guardò l’altra ragazza, incrociò le braccia e attese ciò che Molly volesse dirle.
La ragazza si morse un labbro, era tesa e si notava –Io sto andando via, ritorno a Los Angeles-
La mora si accomodò sul letto e continuò a guardare la tv, la voce di Molly non le fece distogliere lo sguardo
-E’ meglio per entrambe, non so cosa sia successo, ma non voglio metterti nei casini-
Emily spense la tv, si avvicinò alla ragazza portandosi a pochi centimetri da lei –Posso sapere se sai qualcosa? Non sai mai nulla, puoi cacciare le palle e fare chiarezza, sei stata tu oggi a spogliarmi in macchina o era qualcun’altra? Sei stata tu a lasciarmi un succhiotto sul collo? Sei stata tu a baciarmi? Posso sapere cosa ti passa per la testa Molly? Merito una spiegazione?-
La bionda deglutì, non sapeva cosa dire, voleva essere diplomatica, ma la diplomazia non faceva parte di lei, scosse il capo nervosamente, -Ero io Emily, non mi sono pentita, lo rifarei, lo rifarei ogni volta che posso, proprio per questo devo andare via, proprio perché mi piaci devo andare via-
La mora era incredula, accarezzò il viso della ragazza di fronte a lei, -Io non capisco-, Molly le strinse una mano, ricacciò le lacrime prepotenti che volevano prendere vita –Io mi sto innamorando di te, per questo vado via, non posso affrontare questo, tu mi metti in soggezione, mi fai uscire fuori di testa, non riesco a concentrarmi sul tennis, non riesco a pensare qualcos’altro che non sia tu, non posso permettermi distrazioni, non in questo momento della mia vita-
Emily indietreggiò di qualche passo, portò le mani ai fianchi mentre cercava di capire il mistero Molly Sue
-Sai che se vai via ora, al tuo ritorno io non ci sarò più-
Molly abbozzò un si con la testa, recuperò lo spazio che Emily aveva creato tra di loro, annullandolo.
Portò le mani dolcemente sul viso della mora, la baciò delicatamente prima di andar via.
Si lasciò la casa Vivaldi alle spalle, si lasciò la Sicilia alle spalle e si lasciò Emily alle spalle.
 
 
Angolo autrice:
scusate il ritardo, ma studio e lavoro mi impediscono una costanza nel pubblicare.
La storia ha una forma ora, spero di essere riuscita a far capire bene la situazione opposta delle due ragazze.
Aspetto dei vostri commenti, sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensiate 
  
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