Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: shonen_girls    05/01/2016    5 recensioni
Medioevo: un'epoca di conflitti e dolori
Medioevo: un'epoca di tradimenti e spargimenti di sangue
Medioevo: un'epoca oscura che nasconde nella sua ombra le più tragiche storie d'amore
Medioevo: un'eterna lotta tra ricchi e poveri
Medioevo: un'età monotona in cui tutto può cambiare
******
Jerza-Gruvia-Gale-Nalu e molte altre
[Scritto a quattro mani da Pink sweet & Kirishima Ayato]
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza/Gerard, Gajil/Levy, Gerard, Gray/Lluvia, Lluvia, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Change 
Capitolo terzo



Alzi lo sguardo.
Le stelle ti sorridono.

Dieci, nove, otto

Sei stanco.
Fa niente.
Hai sonno, hai fame.

Apri la porta.
Un sorriso dolce, una treccia bianca.

< Buonasera Natsu >
< 'sera Mira-sama, ho una fameeeee >

Il tuo stomaco brontola.

< Non aspetti tuo padre Natsu? >

Sette, sei, cinque

< Umh... Va bene, tanto dovrebbe arrivare tra poco >
< Già >

Quattro, tre, due

tock tock

< Visto? Sarà lui, vado io >

Uno

< Come sei lento pap... >

Un pugno.
Ti accasci a terra.
Una figura sconosciuta vola in casa tua e afferra Mira.

Sangue.
Sangue per terra.
Il tuo.

< Natsu Dragneel, per ordine del re abbiamo il dovere di arrestarla e portarla al castello >

Occhi colmi di terrore.
Sguardi stupiti.
Crimini non commessi.

< COSA HO FATTO?! >
< Hai rapito mia moglie >

Giri la testa verso la terza persona.
Quella che ha afferrato Mira.
Laxus.
È alto e ti sovrasta, ti guarda con sguardo folle.

< Non mi ha rapito, lo giuro, lasciatelo andare ve ne prego! >

Inutili sono le urla della ragazza.
Laxus la spinge verso il suo cavallo.
Inutili sono i tuoi tentativi di fuggire.
I cavalieri hanno delle lame affilate.
Inutili sono le tue proteste.
Nessuno ascolterebbe le parole di un povero contadino.

< Bastardino, la prossima volta che ci rincontreremo sarà all'Inferno >

Tutto inutile.
Anche la tua paura é inutile.
Tutto finito.
Morirai ingiustamente.
Vieni picchiato da due cavalieri.
Vieni legato al destriero bianco di una delle guardie.

Tutto inutile

Inutile anche la corsa disperata di tuo padre, che ti ha visto dal campo.
Inutili i suoi pugni nel vuoto.
I suoi calci.
Le sue grida.
Le sue lacrime.

Qualche centimetro e le vostre mani si toccheranno.
Il cavallo però s'impenna e corre all'impazzata.
Tuo padre è solo un uomo.
La sua velocità è inutile in confronto a quella del destriero bianco.

È tutto inutile e tu morirai.

< Met riunisci Fairy Tail, andiamo a salvare mio figlio >

Tutto inutile.

O forse no.
Image and video hosting by TinyPic
Pov Mira

Questo mondo...è crudele

Respiro affannosamente.
La vista si annebbia.

É maledettamente ingiusto

Con mano tremante afferro il pugnale conficcato nel mio fianco destro.

È un mondo corrotto.
Un mondo in cui i deboli vengono soppressi.

Non badando al dolore lo estraggo digrignando i denti.

Un mondo che deve cambiare

Un'improvvisa fitta di dolore mi colpisce.
Mi strappo un pezzo di vestito cercando di fermare il sangue che esce dal mio corpo.

Un mondo oscuro

Con passi lenti e trascinati mi dirigo verso una casa lí vicino, magari sarò fortunata

Ma é un mondo che ha ancora una speranza

Finalmente arrivo alla piccola casa e mi appoggio alla porta d'ingresso come se fosse la mia unica ancora di salvezza.
Chiedo permesso, ma non ricevo riposta quindi spingo delicatamente la porta.
Ad attendermi c'è solo il buio.
Approfitto dell'assenza dei proprietari per cercare una candela che accendo con un fiammifero.
La fioca luce illumina la mia faccia cadaverica e lentamente me la porto alla ferita per constatare il danno.
Il sangue sembra essersi fermato quasi del tutto, ma ho bisogno di pulirla se non voglio prendere un'infezione.
Cerco qualche erba ma con scarso successo ed esasperata mi affloscio al pavimento mentre la mia mente ritorna agli avvenimenti appena successi, cercando di rielaborare il tutto.

Inizio flashback
Poco prima nel palazzo di Laxus:

Ho trascorso fin troppi giorni in questa casa maledetta.
Fino ad ora ho continuato ad avere un pessimo rapporto Laxus e ho continuato ha dormire per terra come la peggiore delle bestie.
Non sopporto piú tutto questo, avrei voluto sposare l'uomo che amavo, non un folle torturatore!
Con questi pensieri nel pieno della notte mi alzo dal mio giaciglio e mi sposto verso la porta cercando di non far rumore.
Laxus dorme come un sasso, ma nonostante questo non riesco a non trattenere il fiato mentre passo davanti a lui.
A tentoni cerco la maniglia dorata e lentamente apro la porta.
Solo quando sono fuori dalla stanza mi concedo un sospiro di sollievo.
Ma la vera sfida inizia ora.
Mi stringo nel misero mantello che ho preso per ripararmi dal freddo.
Sotto di esso ho una vestaglia appartenente ad una serva, in questo modo là fuori non penseranno che sia una benestante.
So che la mia idea è folle e che non ho un posto dove andare, ma dovunque è meglio di qui.
Lentamente e con una strana inquietudine addosso attraverso i lunghi corridoi debolmente illuminati dalla luce lunare.
Non posso di certo uscire dall'ingresso principale perché so che ci sono due guardie appostate che non mi farebbero uscire e perché il ponte levatoio è chiuso.
Fortunatamente in questi gironi ho studiato una via di fuga e ho scoperto un'uscita laterale nascosta dalla vegetazione.
Per arrivare a destinazione sono costretta ad attraversare i sotterranei e non è che la cosa mi faccia impazzire.
Arrivo davanti alla porta che conduce ai piani sottostanti e dopo aver preso luna torcia appesa al muro la spingo.
La porta si chiude dietro di me con un sinistro cigolio.
Mi si forma un groppo alla gola quindi faccio dei respiri profondi cercando di calmarmi.
Andiamo Mira, sono gli stessi corridoi che hai attraversato ieri mattina.
Si ma era giorno e non c'erano queste tetre ombre a farmi compagnia.
Nonostante i pensieri poco rassicuranti mi faccio forza e proseguo stringendomi nel mantello e ignorando gli squittii di sottofondo.
Il corridoi che sto attraversando sembra infinito e l'angoscia sale.
Inizio ad accelerare il passo, ignorando i mostri d'ombra che mi circondano.
Voglio uscire il prima possibile da questo postaccio.
Per fortuna arrivo ad una porta che apro violentemente.
L'attraverso velocemente senza vedere dove mettere i perdi e con un calcetto la richiudo.
Mi appoggio con la schiena alla porta cercando di riprendere il normale battito cardiaco.
Faccio un bel respiro che sa di aria pulita e libertà.
Mi sistemo una ciocca dietro l'orecchio destro e solo ora mi concedo un'occhiata circospetta.
Come previsto sono sul retro del castello e intorno a me ci sono varie piante che mi aprono il passaggio ad un sentiero.
Inizio a camminare proseguendo sul quel sentiero ciottoloso fino a che mi arresto perplessa.
Davanti a me il sentiero si dirama in tre strade.
Una evidentemente porta al bosco, l'altra so che porta in città e l'altra dovrebbe portare ai campi di Laxus dove vicino vi sono le case dei contadini.
Escludo a priori la città.
Lì non sono ben vista, qualcuno mi considera un demone, e comunque dovrei essere a casa di Laxus, se i miei genitori o qualcuno che conosco dovessero vedermi finirei nei guai.
Rimango lì ancora per qualche minuto indecisa sul da farsi.
Andare verso i campi equivarrebbe andare nelle fauci del leone, ma avventurarsi da sola nel bosco sarebbe pari al suicidio.
Maledicendomi per non aver elaborato un buon piano di fuga decido di costeggiare il bosco senza avventurarmi dentro, magari trovo qualche casa abbandonata dove posso trascorrere la notte.
E poi al futuro ci penserò domani.
Mi stringo nel mio mantello mentre inizio a camminare, c'è un venticello per nulla piacevole che mi provoca brividi di freddo.
I sotterranei che ho attraversato poco prima a confronto di questa strada sembrano una passeggiata.
Il piccolo vicolo che sto attraversando è fangoso a causa della pioggia che c'è stata poc'anzi; alla mia destra, dalla foresta, provengono inquietanti ululati e rumori di passi, che probabilmente apparterranno a delle bestie selvatiche.
Gli alberi sembrano esseri maligni che cercano di prendermi ad ogni passo.
Il mio respiro è irregolare, inizio a sudare freddo pentendomi della mia scelta.
Sono sola e senza casa.
Non ho un posto dove andare, non sono nemmeno armata. Questa potrebbe essere l'ultima notte della mia vita.
Cerco di scacciare questi pensieri pessimisti dalla mia testa mentre proseguo il viaggio verso l'ignoto.
Improvvisamente dal bosco proviene un rumore più forte, mi giro di scatto allarmata.
I miei occhi vagano preoccupati per la selva alla ricerca di un qualche pericolo.
Non riesco a vedere nulla e questo mi mette addosso ancora più agitazione.
Faccio qualche passo indietro portando le mani a pugno davanti e mandando giù un groppo alla gola.
Sono stata una stupida a non portare con me nemmeno un misero coltello.
Passano dei minuti, o forse delle ore non saprei dire.
Sto per tirare un sospiro di sollievo, probabilmente è solo il mio subconscio che mi gioca qualche brutto scherzo, però all'improvviso vedo sfrecciare qualcosa nell'aria.
I miei riflessi sono troppo lenti e senza rendermene conto un pugnale è conficcato nel mio fianco destro e una figura nera mi è addosso.
Sto per lanciare un urlo pieno di terrore, ma una mano callosa mi tappa la bocca.
Un'ombra scura e fetida cerca di togliermi il mantello.
Io scalcio cercando di non badare al dolore lancinante dovuto alla pugnalata.
Ecco che sta succedendo di nuovo.
La mia debolezza sta venendo a galla nuovamente.

Sono debole, insicura.
Morirò oggi, molestata da un uomo fetido, dimenticata da tutti.

Mio odio
Mi odio profondamente

Se solo non fossi...così debole

Poi non so bene cosa sta succedendo, so solo che fin da quando ho nove anni accade sempre la stessa cosa.
È come se tutto l'odio che provo per il mondo e per me stessa esplodesse e mi donasse un potere spaventosamente forte.
È come se rinascessi.
E così questa sera lei è tornata a farmi visita.

Improvvisamente tutto ciò che è intorno a me cessa di esistere.

Il bosco
Laxus
Il dolore

Ci siamo solo io e il mio nemico.
Con una forza che non credevo mi appartenesse ribalto le posizioni mettendomi a cavalcioni sul fuorilegge.
Inizio a prenderlo violentemente a pugni, spaccandogli il naso e sporcandomi del suo sangue.
Mi inebrio del terrore che fuoriesce dai suoi occhi mentre con spaventosa potenza continuo a colpire il suo volto deformandolo.

< B-basta, smettila >

Smetterla? Ma se il divertimento è appena iniziato!

Continuo a prenderlo a pugni ancora per qualche minuto fino a quando la sua domanda mi blocca.

< Chi s-sei tu? >

Con un ghigno in volto mi alzo, premendo un piede sulla sua pancia magra.
Lo guardo con occhi folli mentre mi pulisco la pelle diafana macchiata del sangue dell'avversario.

< Mirajane, il demone >

Egli grida terrorizzato mentre io inizio a ridere, lo lascio scappare nel bosco mentre sento qualcosa del tipo “Aiuto, sono stato attaccato da satana!”

Poi come se la magia finisse il mio sorriso si spegne e mi accascio a terra.
La testa mi pulsa violentemente e mi ricordo solo adesso di avere un pugnale conficcato nel fianco...

Fine flashback

Sospiro davvero addolorata per quello che è successo.
Io non avrei voluto fare così male a quell'uomo, ma qualcosa in me è scattato trasformandomi in una bestia priva di ragione umana con solo il cinico desiderio di sentire l'odore del sangue.
Ora come ora sono peggio di Laxus e non faccio che chiedermi chi è davvero il mostro tra noi due.
Faccio in tempo a formulare questi pensieri quando sento la porta venire aperta.
Sono stanca di combattere e nascondermi e sono stanca di sorprese.
Non mi importa più nulla.
Mi giro verso la fonte del rumore cercando di individuare i proprietari della casa quando vedo sei figure nascoste dalle ombre della notte.
Un uomo dal volto un po' sciupato, ma comunque attivo viene verso di me guardandomi sorpreso.
Io affronto il suo sguardo.

< Mira-sama?! Cosa ci fa qui? >
< Eh? >

Mi sporgo oltre l'uomo che ho davanti mettendo a tacere i dubbi che ho.
Quello che ho davanti è davvero...

< Natsu?! >
< La conosci figliolo? >
< Si! È la donna di cui ti parlavo, la nobile che mi ha curato! >
< Eeeh? Cosa ci fa qui allora?! >

Osservo stupita i due uomini parlare tra di loro.
Possibile che tra tutte le case sia finita proprio in quella di Natsu? Forse la fortuna sta girando dalla mia parte.

Mi concedo un grande sorriso che purtroppo viene sostituito subito da una smorfia di dolore.
Mi tengo il fianco che continua a farmi un male atroce.

< Mira-sama è ferita?! >
< N-non è nulla tranquillo >
< Oh no, quella ferita deve essere assolutamente curata! >

Mi giro verso la voce che ha appena parlato, è una bella ragazza dai capelli viola.

< Ecco... >
< Non si preoccupi, sono un'apprendista medico >

Mi sorride dolcemente mentre con occhi seriosi mi osserva la ferita.

In sottofondo sento Natsu parlare ad una quarta voce dicendo cose tipo “Meno male che Kinana è venuta con noi, ed è venuta pure Grandine. Se ci fossimo stati solo noi sarebbe morta dissanguata” “Sta' zitto Salamander, io la so curare una ferita” “Eeeeeh, e quando avresti imparato ferraglia?!”

Sorrido diverita a quelle scenetta per me così inusuale.

< La ferita non è molto profonda, anzi chi te l'ha fatta non deve aver avuto una buona mira >
< Era buio >
< Beh sei stata fortunata, Igneel-san avete delle erbe? >
< Si, si, non sono molte, ma per sta notte dovrebbero riuscire a farti fare sogni tranquilli. Domani poi Kinana potrà prenderne altre >
< Certo >

< Aspettate un attimo >

Un uomo dai capelli brizzolati si intromette nel discorso.

< Chi ci assicura che possiamo fidarci di lei? >
< Pff... Il solito scontroso non è vero Met? Beh ha curato mio figlio, questo dovrebbe essere sufficiente no? >
< Igneel e se fosse una spia? Magari ha fatto la santarellina solo per entrare in contatto con noi e per riferire le nostre mosse a non-so-chi? >
< Hahahahaha, amico viaggi un bel po' di fantasia. Come fa una bella ragazza come lei a essere una spia? >

Arrossisco al suo ultimo commento.

< Sei troppo incauto Ig. Tsk fa come ti pare, ma poi non venire da me a piagnucolare >
< Si sì >
< Met >
< Che c'è Natsu? >
< Non ti preoccupare, possiamo fidarci di lei, ne sono sicuro! >

Natsu riserva a quel Met un sorriso così contagioso che per qualche attimo mi fa dimenticare tutti i mali.

< Tsk che noiosi che siete tutti, vi siete dimenticati che abbiamo una ferita? >

Tutti si girano improvvisamente verso di me guardandomi in modo strano.

< Già che sbadati >

L'uomo dai capelli rossi si avvicina a me prendendomi dolcemente la mano e facendomi un baciamano.
Io lo guardo stupita davanti a tutta questa galanteria, non tipica di un contadino.

< Signora io sono Igneel Dragneel, il padre di quella testa calda di Natsu, la ringrazio infinitamente per aver aiutato mio figlio >
< Oh, emh...non c'è di che, era un mio dovere! >

Mentre parliamo la ragazza dai capelli viola si siede vicino a me con delle erbe tritate e delle bende e inizia a curarmi.

< Io invece sono Gajeel Redfox, il figlio del burbero >
< PORTA RISPETTO BAMBOCCIO! >

L'uomo si gira di spalle incrociando le braccia al petto.

< Metallikana Redfox >

Non aggiunge nient'altro e io mi appresto a presentarmi a mia volta.

< G-grazie a tutti io sono Mirajane St... Dreyar...> digrigno i denti pronunciando quel cognome < Anzi no, sono Mirajane Strauss! Ma potete chiamarmi Mira >
< Io invece sono Kinana > dice la ragazza che mi sta medicando.
< E io Juvia, Juvia è molto felice di conoscerla Mirajane-sama >

Sorrido alle due ragazze e agli altri presenti, sembrano davvero delle persone gentili.

< Mira-sama che ci fai a casa nostra? >

Natsu mi guarda con sguardo innocente e io entro in panico non sapendo bene cosa rispondere, alla fine decido di dirgli la verità, in fondo mi capiranno.

< Stavo scappando da Laxus, ma poi sono stata attaccata da un malvivente e quindi mi sono rifugiata nella prima casa che ho trovato >

Intanto che tutti mi fissano con sguardi seri Kinana afferma un “Finito” e si alza da terra.

< Grazie per la medicazione >
< Di niente Mira-sama >
< Ghihih quindi la principessina è un'albina-ribelle>
< A-albina...ribelle? >

Guardo Gajeel con sguardo interrogativo quando lo vedo venir piegato da un pugno inflittogli dal padre.

< MA TI SEMBRA IL MODO DI RIVOLGERSI ALLA MOGLIE DEL TUO PADRONE RAZZA DI IDIOTA? >
< MA È VERO PA' È UN'ALBINA RIBELLE! >
< NON CENTRA NULLA, E NON URLARE! >
< MA SE STAI URLANDO ANCHE TU >

< Sono impossibili...>

Igneel si siede stancamente vicino a me passandosi una mano tra i capelli color del fuoco.

< Devi scusarli fanno sempre così, vedrai che tutto si risolverà con una sana rissa, ecco vedi...si ora si menano...ora va anche Natsu...già quell'idiota... EHI NATSU SEI FERITO NON PUOI MUOVERTI! >
< Cazzo la ferita, che male! >

Emh...sono finita in un branco di pazzi

< Ah, nonostante siano passati tanti anni Gajeel e Natsu rimangono sempre dei bambini >
< Hai ragione Juvia... >

Ridacchio nuovamente, seriamente stupita.

Qualche minuto dopo e con dei lividi in più gli “uomini” sono seduti davanti a me con sguardo pensoso.

< Juvia è molto delusa, voi ragazzi dovreste andare d'accordo e non fare risse altrimenti Juvia si arrabbierà >

É quasi comico vedere quattro uomini grandi e grossi venire sgridati da una dolce fanciulla.

Deve pensare lo stesso anche Kinana perché nonostante cerchi di mantenere uno sguardo serio si vede benissimo che sta facendo uno sforzo immane per trattenersi dal ridere.

< Avete capito Juvia? >
< Si... > rispondono i quattro in modo sconsolato.
< Comunque > inizia Metallikana-san < Starai qui per un po', fino a quando sarai guarita, poi sparirai sono stato chiaro?! >
< Certo! Vi ringrazio >
< Ohi Met che modi sono questi >
< Tsk >
< In ogni caso Mira-sama, domani andremo tutti a lavorare quindi per sicurezza è meglio che vada da una nostra amica, tanto lei lavora solo di sera... In questo modo saremo più tranquilli >
< Oh ma non si preoccupi Igneel-san, non c'è bisogno di scomodarsi tanto per me... >
< Nessun problema, davvero! >
< Si Mira-sama stia tranquilla, è una ragazza a posto, vi troverete bene insieme >
< Emh...ok, allora grazie >
< Nulla >

Dopo un po' Juvia e Kinana se ne vanno, accompagnate da Igneel e Natsu, con la promessa che domani sarebbero venute la prima per portarmi del pesce fresco e la seconda con delle erbe mediche specifiche per la mia ferita.
Sembrano così delle brave ragazze!
Quando escono sento altre due persone parlare con loro, un uomo e una donna, credo.

< Grandine-sama, perché non siete entrata anche voi? >
< Che domande, Kinana. Lo sai che non sopporto la puzza degli uomini, specie se fanno rissa. Dopo la giornata di oggi, non me la sentivo proprio >
< E tu papà? >
< Non potevo di certo lasciare una donna da sola all'aperto! Di notte per giunta! Comunque ora andiamo a casa, Juvia. La mamma e Wendy ci stanno aspettando >

Sorrido addolcita da quei discorsi così affettuosi.
Gajeel intanto toglie un po' di paglia dai loro giacigli e la sistema in mezzo alla sala in modo da darmi un posto più o meno confortevole dove dormire.

< Gajeel >
< Che c'è vecchio? >
< Dove eri sparito poco prima? >

Incurisita ascolto la conversazione senza dare nell'occhio.

< Ah per quello è un segreto >

Metallikana-san inarca un sopracciglio mentre osserva profondamente suo figlio.

< Ghihihi vecchio sei più curioso di una vecchia pettegola >
< Tsk, io una vecchia pettegola? Vorrei solo capire se mio figlio si sta immischiando in cose che gli farebbero spezzare l'osso del collo >
< Tranquillo vecchio, è una cosa...molto più piacevole ghihihi >

Metallikana-san sbuffa mentre Gajeel continua a ghignare in quel modo particolare che solo lui sa fare.

< Oh, siamo tornati! >
< Non ce ne fotte un cazzo Salamander >
< Prova a ripeterlo ferro marcio >

Sgrano gli occhi mentre quei due si prendono nuovamente a pugni.

< Mira-sama non ci faccia caso, è il loro modo per augurarsi la buonanotte >
< Oh, si... >

Nonostante questo rimango ancora un po' stupita, credo che ci metterò un po' ad abituarmi a questo, sempre che non mi trovino prima...
Dopo la “buonanotte” si accovacciano sui loro giacigli mentre il silenzio si impossessa della casa.
Silenzio che ben presto viene sostituito dal russare dei quattro.
La mia vita non è mai stata rose e fiori, anche prima del matrimonio, ma se c'è una cosa che rimpiango è il mio letto caldo e il silenzio della mia camera da letto.
So che è un pensiero egoista visto che questi poveretti fanno fatica ad arrivare a fine giornata, però non riesco a non pensarci...
Ed è così che cado tra le braccia di Morfeo, ripensando ai vecchi ricordi del passato illuminata dalla luce delle stelle

***

Pov Metallikana

Io e Igneel usciamo fuori, Gajeel e gli altri sono fin troppo rumorosi per i miei gusti.
Ci sdraiamo sull'erba mentre osserviamo le stelle nel cielo.
Sono davvero affascinanti.

< Sai...credo che possiamo fidarci di quella Mira >
< Umh? >

Mi giro verso il mio compare, guardandolo stupito.

< Mi ricorda una persona che per me è stata molto importante, è come un sesto senso. So che possiamo fidarci >

È da tanto che non vedo Igneel con quell'espressione.
Lui è quel tipo di persona che sa fare un sorriso di circostanza in ogni situazione, ma questa volta è diverso, è un sorriso sincero.
Ha un'espressione beata come se fosse in pace con il mondo intero.

< Ghihihi sappi che se il tuo sesto senso ci farà uccidere tutti ti perseguiterò anche nell'Inferno >
< Puoi contarci socio >

Facciamo pugno contro pugno sorridendo come degli ebeti.

< Comunque Met, quando oggi Gajeel ha parlato...ehm... >
< Va tutto bene. È una ferita che mai si riparerà, ma sto imparando a sopportarlo.
Ig è anche per lei che devo portare a termine questa rivoluzione, lo devo alla mia piccola Belno >
< Vedrai che ce la faremo Met >
< Lo spero ghihihi >

***

Pov Mira

< Elf-nii-chan! Igneel e Natsu sono arrivati, sbrigati! >
< Yo Lisanna >
< N-Natsu, come stai? >
< Al solito, comunque lei è Mira-sama >
< Sisi, Kinana mi ha già raccontato tutto ieri sera, non si preoccupi Mira-sama, può restare qui durante il giorno, non c'è problema! >

La ragazza davanti a me mi sorride dolcemente.
Devo ammettere che mi assomiglia un po' abbiamo lo stesso colore dei capelli e degli occhi, ma il suo corpo è molto più esile e magro e il volto più bambinesco.

< Mira-sama > mi sussurra Natsu nell'orecchio destro < Questa è la ragazza di cui ti parlavo ieri, non allontanarti da lei. >
< Ho capito tranquillo >

Intanto dalla casa della ragazza esce un omone grande e grosso, suo fratello da quanto ho capito, che mi saluta gentilmente e si allontana verso i campi con Natsu e Igneel-san.

< Mira-samaaa ci vediamo sta seraaa >
< Siii, buon lavoro >
< Grazieee >

Agito la mano salutando Natsu e gli altri mentre diventano sempre più piccoli data la lontananza.

< Temo di non essermi presentata come si deve, io sono Lisanna Aguria, è un piacere conoscerla >
< Il piacere è tutto mio >
< Si, ora entriamo, non è un bene che lei sia così esposta >

Entriamo nella casetta, poco più di piccola di quella di Natsu.

< Emh, quindi tu vivi con tuo fratello Lisanna?>
< Si, anche se ho pure una sorella gemella, ora si trova a corte perché è una dama della principessa, non torna spesso a casa in effetti... >
< Ah capisco... >
< Beh io ed Elf-nii-chan cerchiamo di tirare avanti come possiamo... >
< Già... >

Cala un silenzio un po' imbarazzante, tengo gli occhi bassi rendendomi conto solo ora che probabilmente davanti a queste persone sembro una ricca viziata, e forse da una parte è vero....

< Mira-sama sa cucire? >
< Sisi, posso darti una mano? >
< Se per lei non è un problema >
< Ma figurati! >

Io e Lisanna iniziano a rattoppare qualche vestito nel più completo silenzio.

< In questi mesi abbiamo messo da parte un po' di soldi così sono riuscita a comparare questo filo, non è fantastico? >

Annuisco lievemente non sapendo bene cosa dire, ritrovandomi nuovamente in disagio.

< Emh, se c'è qualcosa che posso fare per rendermi utile sarebbe un piacere per me! >
< Oh, ecco... Beh in effetti avrei un favore da chiederle... >

Afferro le mani di Lisanna con una luce di determinazione negli occhi.

< Dimmi tutto cara, non ti vergognare! >
< Ecco...beh...mi piacerebbe imparare a scrivere, almeno qualche parola...e il mio nome >

Rimango un attimo stupita davanti a questa richiesta per me insolita, ma poi le labbra si piegano in un sorriso dolce e annuisco.

Esco fuori dalla casa sedendomi all'ombra di un albero seguita a ruota da Lisanna.
Prendo due bastoncini di legno e uno lo porto alla ragazza di fianco a me.

< Ecco > inizio < questa è una L > dico dopo averla disegnata per terra < ed è la prima lettera del tuo nome >

Lisanna mi guarda interessata mentre scrive anche lei la lettera.

< Poi c'è la I >

Andiamo avanti così per un bel po'.
Le insegno l'alfabeto sotto i suoi occhi attenti e tra una chiacchiera e l'altra il tempo passa velocemente.
Rimango soprendemente stupita dalla naturalezza con cui questa ragazza mi si rivolge.
Quando il sole è ormai alto nel cielo veniamo raggiunti da Kinana la quale, oltre ad essere fradicia, ha anche uno strano sorriso sul volto.
Nonostante le mie domande rimane sul vago e come mi aveva promesso ieri sera mi medica con le erbe appena raccolte donandomi un inevitabile sollievo.
La ferita fa meno male di ieri, ma comunque non si è ancora chiusa quindi sarà meglio non fare movimenti bruschi.
Quando Kinana se ne va io e Lisanna rientriamo in casa dove mangiamo un misero pasto a base di legumi.
La mia pancia brontola e inizio a comprendere il malcontento della popolazione.

< Beh Lisanna, tu fai qualche lavoretto? >

Lisanna, che in questo momento sta bevendo, si strozza con l'acqua sputandola in parte per terra.
Mi alzo subito piuttosto preoccupata mentre le do delle potenti pacche sulla schiena.

< T-tutto bene? >
< Sisi, ora sto bene >
< Meno male, scusami >
< Non si preoccupi >

Tiro un sospiro di sollievo mentre il volto della ragazza al mio fianco si fa sempre più scuro.
Io mi mordo le labbra, intimidita dal fatto di averle procurato un qualche dispiacere.

< E-ecco, noi...noi siamo molto poveri, abbiamo bisogno di soldi, a qualunque costo >

Si stringe le mani sul grembo mentre con lo sguardo vaga per la casa, senza voler mai incontrare il mio.

< Qualunque costo Mira-sama...il mio lavoretto è del tipo notturno >

Arrosisco immediatamente capendo solo ora a cosa si stia riferendo.

< Oh, emh...ecco, d'accordo ceh...voglio dire.. >
< Hahahaha Mira-sama si rilassi >
< Emh si...scusa non volevo farti una domanda tanto personale non pensavo fossi una...emh, ecco... >
< Prostituta? >
< Si... >
< Mira-sama, non, non mi giudichi la prego >
< N-non lo farei mai! Credo di capirti, almeno un pochino >
< Hahahaah non credo propria Mira-sama, non credo... >

Ed eccolo di nuovo qui, quel silenzio carico di tensione, la differenza che questo è molto più assordante.

< Ehm, ecco, ti va se ti insegno qualche altra parola? >
< Oh si la prego >

A Lisanna sembra tornare il buon umore e io mi concedo il lusso di tranquillizzarmi.

Parliamo di tante cose, del più e del meno.
Mi riscopro ad avere alcune cose in comune con lei, il modo di vedere il mondo forse, il sogno del principe azzurro...

< E quindi ti piace Natsu? >
< Già ma per lui sono solo un'amica, non credo se ne sia mai accorto... >
< Troppo ingenuo! >
< Già ha ragione! >

Scoppiamo in una fragorosa risata interrotta dal suono delle nocche sul legno.
Lisanna si alza di scatto, incerta, mentre io mi nascondo.

< Ciao Lisanna, Juvia disturba? >

Mi alzo tranquilla dal mio nascondiglio vedendo che fortunamente la persona che mi sta davanti non è né Laxus né un soldato bensì la mia nuova amica.

< Juvia, che bello vederti! >
< Lo stesso vale per Juvia Mira-sama. Juvia le ha portato il pesce fresco >
< Oh grazie, ma non c'era bisogno >
< Si figuri >

Trascorriamo i minuti successivi in compagnia mentre puliamo il pesce.

< Kinana ha detto a Juvia che oggi c'erano dei soldati nel bosco >
< Probabilmente saranno venuti a cercare Mira-sama >
< Anche Juvia l'ha pensato, sarà sicura qui? >
< Lo spero... >

< Ragazze > intervengo io < Grazie per tutto quello che state facendo per me >
< Nulla! >
< Juvia è contenta di aiutare! >

Vedere i loro sorrisi luminosi mi rassicura, spero solo che non succeda nulla di brutto...

Poco dopo Juvia ritorna a casa e verso sera arrivano anche Natsu ed Elfman.
Dopo aver salutato Lisanna mi dirigo a casa di Natsu che mi parla entusiasta di questo e di quell'altro.
Sorrido divertita.
Quando varchiamo la soglia sento qualcosa smuovere il mio petto.
È come se fossi a casa.

***

La mattina dopo ritorno da Lisanna e così per i cinque giorni successivi.
Se c'è una cosa che sto imparando stando con loro è lo stato di assoluta povertà in cui vivono.
La pancia è sempre piuttosto vuota, i miei capelli sciupati, le mie unghie sono piene di terra.
Mi sento sporca.
Ma il cuore è pieno di sentimenti mai provati.
Gioia, affetto, fraternità.
Ma poi c'è qualcosa che conosco molto bene.
Dolore, sofferenza, rabbia.
Un bambino l'altro giorno è morto di fame, un vecchio è stato picchiato per il pezzo di pane che aveva in mano, una ragazza è stata stuprata, un uomo ha visto sua moglie morire nell'intento di far nascere il loro quinto figlio.
Finalmente non sono più cieca, vedo ciò che mi circonda e capisco che non mi piace.
Ora capisco quando Natsu parla di cambiamento.
Capisco il perché dei loro volti stanchi e affamati.
Capisco qual'é il fuoco che gli alimenta.
Li capisco e gli voglio aiutare.
Ma si sa, le cose non vanno mai come si vuole.

***

Sono passati sette giorni dalla mia fuga.
Mi sono fatta tanti nuovi amici, Lisanna è come se fosse una sorella e lo stesso vale per Natsu.

Sono una persona nuova ormai.

Questa sera decido di tornare a casa un po' prima, senza aspettare Natsu.
Voglio preparargli un pasto decente.

Quando arriva infatti sta morendo di fame, però insisto di aspettare almeno Ingeel-san, è tanto buono con me.

Peró quando alla porta bussano chi entra non è un uomo dai capelli rossi e la barba malfatta.

È un mostro.
Un mostro dai capelli biondi e gli occhi verdi.

Siamo circondati dai soldati del re.
Natsu si accascia a terra a causa di vari pugni.

Io vengo presa per i fianchi da Laxus.

Blatera qualcosa sul aver rapito sua moglie.

Bugie.

Mi dimeno, mordo, tiro calci.

< Non mi ha rapito, ascoltatemi, nessuno mi ha rapito! È innocente! Lasciatelo andare! >

Ovviamente non mi danno ascolto.

Laxus mi lega al suo cavallo dicendo che mi aspetta una punizione esemplare.
Quel bastardo sa che sono scappata di mia spontanea volontà, non è stupido.
Nonostante questo fa picchiare Natsu e probabilmente verrà condannato a morte.

È tutta colpa mia.

Inzio a piangere.

Solo mia.

In lontananza vedo Ingneel-san correre a perdifiato.

Perché?

Laxus stringe le corde intorno ai miei polsi e fa partire il cavallo.
La mia vista è offuscata dalle lacrime.
Vedo i due lottare inutilmente.

Cazzo se è colpa mia...

< NATSUUUUUUUU!! > urlo

Maledizione

I cavalieri lo portano via
Igneel corre.
Io piango.
Laxus ghigna.

Il cielo si fa buio.
Mi mordo a sangue le labbra mentre cerco di trattenere i singhiozzi.

Sono stufa di questo mondo crudele

Laxus inizia a ridere

Svegliati maledizione, demone svegliati!

I grilli cantano.
I gufi volano.
I roditori si nascondono.

< Lasciami ti odio, ti odio! >
< Non sei l'unica agnellino, 'fa la brava >
< Natsu non c'entra nulla, lascialo andare! >

Lo stronzo sbuffa

< Stai diventando noiosa, taci stupida puttana >
< Brucia all'Inferno Laxus! >

E senza sapere né come né quando mi ritrovo sbattuta al terreno freddo mentre il mio fiato non riesce ad uscire dai polmoni.

Quel bastardo mi ha buttata dal cavallo, che continua a girare in tondo tranquillamente, mentre lui mi sovrasta con tutto il suo peso.

< Agnellino, l'Inferno è qui >
Image and video hosting by TinyPic

Pov Kinana

La mattina dopo la fuga di Mira

Ieri ho promesso a Mira-sama che le avrei preso delle nuove erbe medicinali perciò eccomi qui, tutto a sola soletta in questo bosco.
È un posto meraviglioso, anche se alquanto spaventoso dove puoi trovare di tutto, ma di certo non mi sarei aspettata quello.

Spalanco gli occhi

< E-Erik? >

Sudo freddo

< Erik chi? Sparisci >

Calmati, Kinana calmati

< È sicuro di non essere Erik? Lei assomiglia molto al mio...amico >

Sarà solo una coincidenza...

< Tsk, come te lo devo dire ragazzina? Non conosco nessun Erik, ora se non vuoi farti male vattene, sono stato chiaro? >

Però, peró è così...

< M-ma >
< Uff...lo sento, sento il suono della tua paura, vogliamo rendere le tue paure reali, Cuberios? >

Idiota, è davvero un idiota

< Cuberios? Cosa sarebbe? Chiama così tutte le ragazze? >
< E-ecco io, io...! >

Ha gli stessi capelli bordó

< Tsk, esatto > si gira con fare stizzito

La stessa aura di superiorità

< Ah, vattene via, mi dai sui nervi >

E anche se ora è più alto.
Più grande.
Più robusto.
Ha un timbro di voce diverso.
Ha la faccia più allungata.
Ha delle mani grandi.
Ha solo un occhio.
Però...
Non dimenticherò mai quegli occhi porpora.
Nonostante siano passati tanti anni.
Nonostante entrambi siamo cambiati molto.
Lui era e rimarrà.

< ERIK! >

Il silenzio squarcia quel grande bosco, il ragazzo si gira verso di me sgranando il suo unico occhio porpora.
Io lo fisso in modo serioso.
Mette le mani nella tasca del lungo cappotto e alza la testa verso il cielo, osservando il volo di una colomba.

< Erik è morto >
< SMETTILA DI DIRE ASSURDITÀ! Lo so che sei tu, pensi forse che mi sia dimenticata di te?! >

Non riesco a impedire a delle lacrime di solcarmi le guancia.
Stringo convulsamente il mio vestito accecata dalla rabbia.
Perché deve rendere tutto così difficile?!

< Io sono Cobra, un malfattore, l'Erik di cui parli è morto >
< Non mi interessa! >

Lui si gira verso di me guardandomi un po' stupito.

< Non mi interessa come si chiami, so solo una cosa >

Mi avvicino a grandi passi verso il ragazzo che mi sta di fronte.
A separarci è poco più che un metro.

Gli punto il braccio contro arrivando a sfiorare con la mano il petto, all'altezza del cuore.

< So che questo ragazzo che mi sta davanti, che si chiami Erik o Cobra, è una delle persone più importanti della mia vita >

Erik alza lentamente lo sguardo dal suo petto fino a puntarlo nei miei occhi smeraldo.

< È il mio migliore amico, e lo credevo morto >

Non ce la faccio più e scoppio in lacrime.
Probabilmente sono patetica, ma non mi importa.
Sono la ragazza più felice di questo mondo.
Afferro i lembi della sua maglia e appoggio la testa sul suo petto mentre continuo a piangere in silenzio, cercando di trattenere i singhiozzi.
Solo quando una mano calda mi accarezza la testa inizio a calmarmi.

< Tsk, non sei cambiata per niente Kinana >

Alzo lo sguardo, guardandolo con labbro tremolante.

< S-sei cattivo Erik >
< Si lo so >
< Ti ho cercato per tanto tempo >
< Lo immagino >
< Quelle brutte persone ti hanno fatto tanto male? >
< Solo un po', lo sai vero? Erik è...?>
< Si, si lo so... Erik è il più forte, Erik proteggerà Kinana >
< Umh...sei sicura che erano queste le parole giuste? >
< Beh più o meno... >
< Fammele sentire >
< Eh? >
< Fammi sentire le parole giuste >

Mi allontano un po' da lui, asciugando gli ultimi residui di lacrime.
Il mio sguardo ritorna fiero.

< Giuro solennemente...> inizio io
< Di proteggerti > continua lui
< Di aiutarti > mi alterno a lui
< Di non farti morire di fame >
< Di non abbandonarti >
< Di non odiarti mai >
< E se dovessi perderti... >
< ... Girerò il mondo per ritrovarti! >

Prendo il suo mignolo e lo incrocio con il mio.

< Lo giuro solennemente e possano... >
<... Mille aghi trapassarmi il cuore... >
< ... Se non manterrò questa promessa! > gridiamo all'unisono

Sorrido addolcita di fronte ai ricordi dell'infanzia.
Avevamo fatto questa promessa pochi giorni dopo esserci conosciuti e ora, in un anonimo bosco, siamo l'una di fronte all'altro, di nuovo insieme per ribadire quell'impegno che ci eravamo presi più di 10 anni fa.

< Era una promessa... > dico con sguardo vacuo
< Infatti non l'ho infranta, ho dovuto girare parecchio per ritrovare una lucertola piccola come te >

Detto questo mi dà un buffetto sulla guancia mentre io arrossisco e sussurro un “idiota”.

< Non sono una lucertola! Sono un bel serpente e anche tanto velenoso >
< Oooh, allora siamo della stessa specie...potremmo procreare >

Arrossisco all'istante mettendomi le mani sulle guance.

< M-ma che dici? >
< Hahahah scherzo, è fantastico vederti arrossire >

Guardo di sottecchi il suo ghigno strafottente trovandolo comunque alquanto...attraente

Ma cosa dici Kinana?! Lui è Erik! Il tuo migliore amico, togliti certi pensieri dalla mente!

Rimaniamo ancora per un po' in questa strana posizione a fissarci negli occhi, quando Erik gira la testa visibilmente turbato.

< Erik cosa sta suc- >
< Shh, lo sento >
< Cosa?>

Lo guardo allarmata non capendo bene cosa sta succedendo, ha sempre avuto un udito sopraffino, quindi se sente qualcosa non sarà nulla di buono.

< Vieni >

Si copre il volto con il cappuccio del mantello nero e aggiusta il mio copricapo in modo tale da nascondermi il viso.
Senza darmi il tempo di protestare mi prende la mano e inizia a correre.

< Che succede Erik? >
< Qualcuno ci insegue >
< Qualcuno chi? >
< Non lo so...ma non è di certo un amico >

Continuo a correre preoccupata mentre il rumore dei passi si fa sempre più forte.
Giro la testa e dietro di me vedo un cavaliere che ci insegue.
Non capisco.
Perché?

Lentamente giro la testa verso Erik.

Per lui

Mi mordo il labbro guardando per terra.
Mi aveva avvertita, ma io non l'ho voluto ascoltare.
Che mi aspettavo?
Non è più come una volta, ora Erik è un criminale, un ricercato.
Solo adesso mi rendo conto che probabilmente ha ucciso.
O fatto altre cose brutte.
Lui non è Erik, lui è Cobra.

Mentre formulo questi pensieri inciampo in una radice che non avevo visto.
Mi giro spaventata vedendo il guerriero sempre più vicino.
Probabilmente mi crede una sua complice e mi ucciderà.

< Vattene, ti rallenterò e basta... >
< Cazzo dici Kinana >

Senza pensarci due volte mi afferra sotto le ginocchia e intorno al busto e rinizia a correre.

< Cobra...perché? >

Lui mi guardava stupito, non so se per il nome che ho usato o per la domanda.

< Perché...anf..sei mia amica, anf...hai bisogno di altri motivi? >

Lo guardo mentre il suo respiro è affannato, mentre si morde le labbra per trattenere la fatica, mentre ordina ai suoi muscoli di non mollare.

< No, non ho bisogno di altri motivi...Erik >
< Bene >

Erik continua a correre quando improvvisamente si ferma su una roccia.
Io guardo indietro, non vedo il cavaliere, ma sento che ci sta seguendo, e forse non è da solo.

< Cuberios sai nuotare? >
< Eh? >
< Sai...anf...nuotare? >
< Beh più o meno >
< Bene...allora nuotiamo >
< Ma cos...AAAAAAAAAAAH >

Giusto il tempo di urlare che i miei vestiti diventano pesanti e freddi.
Mi sento il respiro mozzare.
È come se qualcosa mi facesse sprofondare, senza darmi possibilitá di respirare.
Improvvisamente mi sento afferrare e i miei piedi toccano la terraferma.

Inizio a tossire per espellere l'acqua che ho ingoiato volando giù per un dirupo.
Alzo gli occhi arrossati e vedo il cavaliere fermarsi un attimo prima che cada anche lui.
Spalanco la bocca guardando Erik che non sembra minimamente turbato da quanto è accaduto.

< ERIK! >
< Dimmi >
< Dimmi? Dimmi? Abbiamo fatto un salto di tipo 50 e più metri per finire in un...coso... >
< Fiume >
< Con la possibilità di morire >
< È troppo profondo >
< E non fa nemmeno tanto caldo >
< Ma se si muore dal caldo?! >
< Etchiù! >
< Umh... >
< Hai visto? Mi sto ammalando, potrei morire! >

Spalanco gli occhi guardando la cascata alla nostra destra, perché ovviamente ci siamo buttati da una cascata.
Va tutto bene.
Tutto perfettamente bene.
Inizio a camminare avanti e indietro mettendomi le mani nei capelli, un raffreddore adesso potrebbe essermi fatale.

< Non stavi mica cercando delle erbe mediche tu? >
< Non l'ho mai detto >
< Ti stavo guardando da un po' >
< Mi stavi spiando! >

Sbuffa spazientito girando gli occhi verso l'alto.

< Quello che voglio dire è... >

Dice intanto che mi riprende in braccio come prima

< ...che se sei un medico allora puoi curarti >
< Sono un apprendista medico, è diverso e poi posso camminare >
< Sei lenta e mi rallenteresti >
< Uff...comunque dove stiamo andando? >
< In un mio rifugio >
< In tuo rifugio? >
< Si, problemi? >
< Nessun problema! >

Dico incrociando le braccia sotto al petto e assumendo una posa offesa che ahimè credo risulti solo infantile.
Nonostante tutto mi aggiusto il copricapo verde che nel salto si era spostato rivelando i miei capelli viola.
Erik si muove con eleganza e dimostra di conoscere perfettamente il territorio, mentre io non saprei mai orientarmi così e di certo mi sarei già persa.
Camminiamo un po' in mezzo ad arbusti di ogni tipo, evitando i pericoli che il bosco ci riserva.

< Siamo arrivati! > dice appogiandomi per terra.

Faccio qualche passo, notando che la caviglia mi fa un po' male, ma non è nulla di che, e vedo che davanti a noi c'è una grotta coperta da un masso di medie dimensioni.
Intanto Erik ha dato fuoco, con due pietre, ad un bastone creando una specie di torcia.

< Tieni>

Prendo in mano il lume mentre lui prende un altro ramo, questa volta più grosso, e sposta il sasso all'entrata della grotta.
Riprende il ramo infuocato e mi incita a seguirlo.
La caverna è piuttosto profonda e anche piuttosto fredda.
Ad un certo punto Erik si inginocchia e tasta il pavimento alla ricerca di qualcosa.
Quando lo trova gli dà fuoco e in pochi istanti un grosso fuoco illumina la grotta.

< Ti eri già portato avanti >
< Un uccellino mi aveva detto che oggi avrei incontrato una ragazza sbadata >
< Idiota... >

Nonostante questo sorrido e mi avvicino il più possibile al fuoco cercandodi riscaldarmi.

< Farai prima ad asciugarti qui, è più sicuro... >

Annuisco guardandomi intorno.
Devo dire che questa grotta è molto meglio di tante altre case che sono abituata a vedere.
É perfino ammobiliata, c'è un tavolo e una credenza e un bel mucchio di paglia.
Sulla credenza vedo delle carcasse di animali e altri cibi, soprattutto verdura e frutta.
Alzo un po' lo sguardo e vedo in alto un foro, che sicuramente serve per espellere il fumo del fuoco.

< Tieni >
< Che roba è? >

Guardo il pacco che Erik tiene in mano, dubbiosa.

< È un veleno, così morirai in fretta senza soffrire >

Alzo entrambe le sopracciglia non sapendo bene cosa dire.

< Tsk, stavo scherzando, sono vestiti >
< Erik...non farlo mai più, non sei fatto per scherzare >

Mi alzo di colpo, come se fossi un messaggero divino e quasi sentendomi in dovere di dirglielo.

< Davvero, davvero non farlo, non tutte le persone possono scherzare, sembravi serio, eri inquietante! > dico mentre lo scuoto violentemente su e giù.
< Ok, ok, calma. Ora cambiati >
< C-cambiati? >

Resto un attimo immobile, rielaborando le parole che il ragazzo mi sta dicendo.

< CHE COOOSA? Se pensi che mi cambierò davanti a te ti sbagli fortemente! Io non sono quel tipo di ragaz... >

Sto ancora sclerando quando lo vedo salutarmi mentre se ne va fuori dalla grotta.
E io rimango così, come un'idiota e una figuraccia in più da aggiungere alla lista.
Mi cambio velocemente ancora rossa come un peperone per le sbagliate insinuazioni che ho urlato a Erik.

< Ooooooohi, hai finito? >
< Ah, si, si, vieni pure >

Erik rientra nella grotta, anche lui si è cambiato.

Ha in mano i vestiti bagnati che appoggia vicino ai miei accanto al fuoco.

Mi guarda con uno strano ghigno.

< C-che c'è? >
< Stavo pensando che stai bene vestita da uomo, tanto non sei quel tipo di ragazza >
< Daiii, che fai prendi in giro?! >
< Erik no, non sono ancora pronta > dice in un assurdo falsetto che non assomiglia nemmeno lontanamente alla mia voce.
< Smettila immediatamente brutto idiota! >

Gli tiro una serie di pugnetti più o meno gentili sul petto mentre lui inizia a ridere come un idiota.

< Non sei divertente e nemmeno gentile, ti sembra questo il modo di trattare gli ospiti? >
< Oh, io invece credo di essere stato fin troppo gentile, con quel vestito chiaro e bagnato ti si vedeva tutto, qualsiasi altro uomo avrebbe approfittato della situazione, non credi? > dice ghignando.

Io intanto mi giro, rossa come la più matura delle mele, non sapendo bene cosa pensare.

Che vergogna.

< Cuberios dai, non fare così >

Erik mi prende un polso e mi gira verso di lui, ma io non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.

< Adesso non mi guardi neanche? >

Io mi ostino a tenere lo sguardo fisso sui miei piedi.
Lo sento sbuffare mentre un tocco gentile mi alza il mento.
Erik mi guarda fisso negli occhi mentre si piega in modo tale da essere alla mia stessa altezza.
Trattengo il fiato non osando rompere quella magica atmosfera che si è creata.
Il suo occhio é qualcosa di straordinario, ad un primo impatto può sembrare nero, ma se lo si osserva bene si capisce il suo vero colore: porpora.
Non è come i miei capelli, è più chiaro, più caldo, più bello.
Si sposa perfettamente con lo smeraldo.

< Non dovresti vergognarti > sussurra sulle mie labbra.

Il mio corpo è attraversato da un brivido, nonostante indossi dei vestiti caldi mi sento come immersa in un lago ghiacciato, ma al contempo sento caldo.
Un caldo che parte dal petto e si diffonde in tutto il corpo.
Un caldo così vivo che vorrebbe uscire dal mio corpo e bruciare tutto ciò che mi sta intorno.

< Ci conosciamo da tanto, non vergognarti > continua lui.

Io vengo come ammaliata dalle sue parole.
Il tono roco e profondo mi dà un senso di sicurezza immensa.

< Non vergognarti di me >

Lentamente chiudo gli occhi.
Sento il suo respiro sempre più vicino a me.

< Di noi >

Le nostre labbra si uniscono in un bacio dolce che sa di amore.
Ci stringiamo di più, i nostri corpi combaciano perfettamente.
All'improvviso è come se intorno a me non esistesse più niente, non c'è il mondo, la mia povertà, la sua criminalità.
Poveri o ricchi.
Nulla, ci siamo solo noi due e sento che il mio fuoco si espande e va ad abbracciare anche Erik.

Sembrano passati anni, ma probabilmente sono trascorsi appena pochi secondi.
Mi sorprendo a desiderare quel contatto di nuovo.
Per la prima volta dopo tanto mi sento viva.
Purtroppo però lui si allontana da me e io lo guardo con una luce nuova.
I miei occhi illuminati da qualcosa che mi sembra speranza.
Lui lentamente si mette dritto e solo adesso noto la differenza di altezza che c'è tra di noi.
Continuiamo a guardarci in silenzio.
Non me la sento di spezzare questo silenzio irreale, ma ho bisogno di...certezze.

< E questo? >
< Questo...questo cosa? >

Erik, mi fissa in un modo strano, come incredulo, come se fosse in trance.

< Questo, beh questo bacio > continuo io

Improvvisamente si gira di scatto dandomi le spalle.
Sento freddo.

< E-Erik >

Li tocco una spalla ma lu mi scaccia malamente.
Io arretro, fissandolo intensamente.

< Questo è stato un errore >
< Un...errore? >
< Si, prendi i tuoi vestiti e torna in città, se proseguirai dritta arriverai al palazzo di un signore, da lì conosci la strada >

Io lo guardo con bocca spalancata mentre si passa la mano tra i capelli e appoggia stancamente la testa alla roccia fredda.

< Errore... >
< DIAMINE KININA NON MI HAI SENTITO? VATTENE VIA! >

Non si degna nemmeno di girarsi verso di me.
Io digrigno i denti.
Stringo le mani a pugno.

< Mi-mi stai dicendo che il mio amore è un errore? >
< Si... >
< GIRATI QUANDO TI PARLO!! >

Continua a rimanere immobile.

< GIRATI! Girati, per...per favore... >

Nonostante stia cercando di trattenermi proprio non ce la faccio, ecco che mi rimetto a singhiozzare come una bambina viziata.
Mi strofino violentemente gli occhi, come a voler cacciare per sempre le lacrime dalla mia vita.

Finalmente quello lì si gira verso di me e mi guarda con aria afflitta.

< Perché Erik? Cosa sono io? Un giocattolo? Dimmelo perché non capisco, volevi divertirti? Volevi provare “nuove emozioni”? Oppure volevi farmela pagare perché quella volta mi facesti scappare e io non riuscii a liberarti? Dimmelo perché proprio non capisco >
< Non è per quello è che... >

Faccio un respiro profondo.

< Cosa? >
< ... >
< Che cosa? >
< ... >
< CAZZO ERIK COSA? >
< TI MACCHIEREI, va bene? Va bene? >
< M-macchierei... Cosa, cosa vuol dire? >

Sbuffa rumorosamente mentre si avvicina al fuoco e aggiunge altri rami per alimentarlo.
Visto così, illuminato dalle deboli fiammelle, sembra così...così solo, ispira quasi tenerezza.

< Tu...io...io sono così, così... un criminale. Se tu vorresti stare con me ti esporrei a continui pericoli e non voglio. Piuttosto che saperti ferita o in pericolo preferisco... >

Si gira verso di me, fissandomi profondamente.
Abbassa lentamente la palpebra per poi risollevarla.

< ...perderti >

Mi mordo il labbro.
Come al solito il più maturo tra noi è lui, lui che è mosso da un pensiero tanto nobile quanto...

< EGOISTA >
< Egoista? Io? >
< Esatto, in questa storia stai pensando solo a te stesso, “io non mi perdonerei mai”, “io non ce la farei” >
< Ma ti senti? Ti sto dicendo che lo faccio per proteggerti! Non capisci quanto cazzo stia soffrendo in questo momento? Non c'è stato giorno in cui non ti abbia pensata, ti davo per morta! >
< Bene >
< PERFETTO! >
< Allora perché la fai tanto difficile?! >
< Perché È DIFFICILE! >
< Non per forza >
< E invece si, sveglia, questo è il mondo, e fa cagare. Se sto ad osservarlo un altro po' mi uccido >
< Beh perché allora non l'hai ancora fatto >
< PERCHÉ...Perché sei tu che mi tieni in vita, la piccola speranza di rivederti mi ha fatto andare avanti per tutti questi anni, ma adesso... >
< Adesso sarà il nostro amore a farti andare avanti >

Senza dire nient'altro mi butto su di lui e faccio ricongiungere le nostre labbra.
È un bacio completamente diverso da prima.
È possessivo, passionale, quasi violento.
Appoggio le mie mani sulla sua testa avvicinandolo sempre di più a me quasi a volerlo mangiare.

Le nostre lacrime si uniscono, così come le nostre lingue che iniziano una danza vecchia come il mondo.

É un bacio focoso che sa di disperazione e di voglia di amare.
È un bacio che descrive la nostra voglia di vivere.
È un bacio che sa di noi.

Mi aggrappo alla sua schiena come un'ancora.
Ho un'incredibile voglia di graffiarlo, di consumarlo fino all'ultimo respiro.

Questa volta sono io quella che mai stacca per prima, appoggio la mia fronte alla sua e riprendo a respirare.

< Wow, ti facevo più pudica >
< 'sta zitto >
< Comunque resto della mia idea >

Sbuffo sonoramente mettendomi le mani sui fianchi.

< Cosa posso fare per farti cambiare idea? >
< Assolutamente nulla e per favore Kinana, non rendere le cose ancora piú complicate >
< Sei tu che le complichi! >
< Tsk, ascolta >
< Umh che c'è? >
< Noi siamo solo amici >

Alzo un sopraciglio

< Scusa? >
< Si perché vedi, sei stata la mia unica amica femmina per tanto tempo, ho confuso i sentimenti che provavo per te, pensavo che la nostra amicizia fosse qualcosa di più, ma mi sbagliavo... >

Alzo il secondo sopraciglio

< Ah. E quando avresti capito tutto questo? >
< Mentre ci baciavamo >
< Mentre ci baciavamo >
< Esatto, mi è sembrato di baciare una sorella, mi ha fatto quasi... >
< Schifo >
< No! Non schifo, emh... >
< Erik >
< Si? >
< Taci >
< Eh >
< Hai parlato abbastanza, ho capito. Basta così >

Ci guardiamo per altri interminabili minuti, quando inizio sbottonarmi la camicia.

< C-CHE COSA STAI FACENDO?! >
< Non vedi? Mi sto cambiando, non posso andare in giro con questi vestiti >
< Ma qui? Davanti a me?! >

Mi blocco un attimo per poi guardarlo con aria innocente.

< Che c'è, ti vergogni di vedere la tua sorellina nuda? >
< Diamine Kinana, sei impossibile >

Sorrido sotto i baffi mentre cerca di coprirsi gli occhi con una mano.

< Io vado, la strada la sai >
< Umh >
< Addio >
< Addio >

...

< Beh perché sei ancora qui? > dico mentre manca solo un ultimo bottone.

Improvvisamente vedo qualcosa di meraviglioso: Erik arrossisce e dopo avermi guardato malissimo se ne esce borbottando cose come “questa ragazza vuole morire”

Sorellina dici? Beh questa sorellina non ti renderà la vita semplice

Penso ghignando mentre, con i miei vestiti ancora piuttosto bagnati, me ne esco dalla grotta.
Di Erik non c'è traccia.
Mi giro a riguardare la grotta promettendomi che non sarà l'ultima volta che ci entro.

In fondo Erik non è mai stato un bravo bugiardo con me.


***


< Oh Kinana sei tornata, ma va tutto bene? Perché sei bagnata? >
< Oh non si preoccupi Mira-sama, sono inciampata >
< Oh no, mi dispiace tantissimo è solo colpa mia >
< Non lo dica neanche per scherzo, e ora si sdrai. Ho recuperato quelle erbe così ora posso medicarla >
< Si, certo >

Inizio la mia medicazione in silenzio, mentre Mira-sama mi guarda di sottecchi.

< C'è qualche problema? >
< Hai uno strano sorriso Kinana...é successo qualcosa nel bosco? >
< Nulla di che, ho avuto solo uno scontro con un serpente...un serpente alquanto pestifero >
Image and video hosting by TinyPic

Pov Juvia

Decreto di Magnolia numero 157
  • Le donne non possono svolgere i lavori prettamente maschili, quali quelli di contadino, pastore, soldato, pescatore ecc... Qualora una donna venisse scoperta a violare la legge soprascritta, si passerà immediatamente all'arresto della rea e alla sanzione a livello economico.


< Onee-chan... >
< Stai tranquilla, Wendy. Onee-chan questa sera ti porterà tanti bei pesciolini per cena. Cosa preferiresti? Trota o branzino? >
< Onee-chan... posso anche non mangiare pesce ogni giorno, mi basterebbe anche solo un pezzo di pane. Non voglio che ti sforzi per me, è troppo pericoloso... >
La mia dolce sorellina...come si fa a non volerle bene?
Le schiocco un bacio sulla fronte, rimboccandole la coperta che mamma ha ricavato cucendo insieme due lenzuola.
< Onee-chan non si sforza affatto > le dico, accarezzandole una guancia < onee-chan per te farebbe di tutto e di più. Mangia tanto e non preoccuparti di niente. Non potrai certo guarire, se il tuo stomaco è sempre vuoto >
< Però... >
Poggio un dito sulle sue labbra, impedendole di continuare a parlare.
< Onee-chan te l'ha appena detto no? Non preoccuparti di niente. Essere troppo ansiosi fa male alla salute, lo sai? >
Mi alzo dal letto e apro l'armadio, tirando fuori il mio “completo” da pesca: maglia spessa e larga, cintura di stoffa, pantaloni, sandali e cappello. Mi infilo la maglia e la stringo alla vita con la cintura, poi indosso i pantaloni e i sandali. Raccolgo i capelli in una grossa treccia e la nascondo nel cappello, facendo spuntare solo qualche ciuffo che mi incornicia il volto.
< Ta-dan! Onee-chan sembra o non sembra un grosso pescatore? > chiedo, facendo una giravolta.
< Sei bellissima, onee-chan! >
< Non dovresti dirmi così quando sono vestita da uomo... >
Mi guardo un po', assicurandomi che le mie curve siano ben coperte.
< Bene! Ci vediamo questa sera, Wendy >
< Stai attenta, onee-chan >
Le sorrido con calore e la saluto allegramente con una mano, poi chiudo la porta senza far rumore e vado nella stanza adiacente, dove mamma ha già preparato le reti e ora sta mettendo una fetta di pane in un sacchetto.
< Ah, sei pronta, Juvia? Per quando tornerai? >
< Juvia pensa non più tardi di mezzogiorno. Porterà il pesce da vendere al mercato e poi andrà a fare una visita a Natsu e Gajeel >
< Ah, vuoi portare il pesce a quella nobile? >
< Si. Juvia è molto grata a Mira-sama per aver salvato Natsu. È il minimo che può fare per ringraziarla. Sono passati cinque giorni ormai, da quando l'abbiamo trovata a casa di Natsu. È pure arrivata ora di portarle dell'altro pesce fresco! >
< Cerca di fare attenzione però. Kinana ha detto che i soldati sono già alla sua ricerca, giusto? >
< Si...anche se Juvia crede che non cercheranno nella campagna. La scorsa volta non ne ha visto nemmeno uno in giro. Ah, Juvia pensa di fare un salto anche da Grandine e Kinana, già che passa di lì >
< Cerca comunque di essere prudente. Stai già lavorando il doppio del solito, ora che tuo padre è partito per una commissione. La stanchezza non porta mai a niente di buono, dovresti saperlo >
< Ahaha non preoccuparti, mamma! Il corpo di Juvia è fatto di acqua! > le dico, mostrandole il muscolo del braccio.
< E cosa vorrebbe dire, scusa? >
< L'acqua non può mai essere distrutta! Anche Juvia non crollerà per così poco! >
< Ok... >
< Allora Juvia va! Ci vediamo a mezzogiorno, mamma! >
Agguanto le reti e il sacchetto ed esco di casa, dirigendomi verso la spiaggia.
Raggiungo l'insenatura dove ho lasciato la barca e la spingo verso il mare, salendovi su.
Certo che oggi c'è un tempo bellissimo...penso mentre muovo la barca con i remi, portandomi là dove il mare è un po' più profondo. Il cielo è limpidissimo, e non si scorge nemmeno una nuvola. Il sole è ancora un disco pallido poco sopra la superficie del mare, ma è già abbastanza tiepido da scacciare le fresche brezze mattutine e sostituirle con il suo dolce calore.
Getto la rete in acqua, sistemandola in modo che possa prendere più pesci possibili alla volta. A quest'ora di solito passano vari banchi di pesci in questa zona del mare, quindi non dovrò aspettare molto prima che la rete si riempia. Infatti, dopo pochi minuti sento la rete muoversi, e tiro su il primo bottino.
Sorrido. Questo è il luogo segreto che abbiamo trovato io e papà, qualche anno fa mentre stavamo pescando insieme. Nessun altro pescatore osa spingersi così lontano, ma qualche rischio non è niente in confronto alle notti insonni passate nell'angoscia più totale per un crollo o una febbre di Wendy. È grazie a questo posto che siamo riusciti a mantenere la nostra famiglia.
Il tempo passa, e presto il debole calore del sole diventa una fiammata ardente. Mi siedo, sfinita dopo l'ennesima rete, e mi appoggio al bordo della barca. Di solito io e papà lavoriamo a turni, io di mattina, quando c'era meno gente in giro, e lui di pomeriggio. Però due giorni fa ha ricevuto una commissione importante da svolgere in un'altra città, quindi ora devo svolgere anche la sua parte di lavoro, poiché il guadagno di ciò che peschiamo io e lui insieme riesce a malapena a coprire le spese quotidiane.
Il mercato è davvero spietato...se la nostra medica non fosse Grandine, dovremmo pure pagare le medicine. Non riusciremo mai a sdebitarci con lei.
Calcolo approssimativamente la quantità di pesce che ho sulla barca. È molto più del solito, ma dal momento che questo pomeriggio non lavoro, è più che che sufficiente.
Mi stiracchio, per poi accasciarmi sulla barca. Osservo il cielo, di un azzurro così intenso che sembra quasi dipinto, mentre le onde del mare mi cullano dolcemente con il loro infinito movimento. Il calore del sole è leggermente temperato da un fresco venticello, e nel complesso è molto piacevole.
Chiudo gli occhi, godendomi questa giornata così bella.

Che pace...


***

Il mare è arrabbiato.
Lo vedo.
Lo sento.
Il suo azzurro è scomparso.
Il cielo è cupo.
È triste.
Sta per piangere.
Si lamenta.
Grida.
Grida.

Il vento ulula.
Ho paura.
Sono sola.



...Uh?
Un uomo?
Che ci fai lì?
Perché ti trovi fra le onde?
Perché stai perdendo sangue?

Mi butto.
Nuoto, nuoto.
Voglio avvicinarmi a te.

Il mare è arrabbiato.
Non vuole aiutarmi.

Ti allontani, ti allontani.
Chiudi gli occhi, forse per sempre.
Piango.
Piango.



È buio.
Non ti vedo.
Te ne sei forse andato?

< ...non morire...ti prego... >

Sento la tua mano.
È gentile.
È calda sulla mia guancia.
Sento le tue labbra.
Mi sfiorano la fronte.

< Sono qui >

Guardo il tuo volto.
Il sangue è scomparso.
C'è solo una cicatrice.
Piango.
Per la gioia.
Per il sollievo.
Piango.
Mi asciughi le lacrime, con dolcezza.

< Sono vivo >



Apro lentamente gli occhi. La luce del sole entra prepotentemente dalle grandi finestre di vetro, picchiando il maestoso lampadario che scende dal soffitto e creando dei riflessi abbaglianti e pungenti.
Sbuffo, tirando le leggere coperte fin sopra la testa per ripararmi dalla luce e affondo la testa nel soffice cuscino.
Devo dire a papà di smantellare quel lampadario...
Un momento.
Lampadario?
Quale lampadario?!
Mi sollevo di scatto, fissando incredula quell'immenso aggeggio dorato.
Sto sognando? Mi stropiccio gli occhi, ma il lampadario rimane lì. Mi dò un pizzicotto alla mano, tirando con forza la pelle. Niente. Il lampadario non dà segno di voler sparire.

Ok.
Non è un sogno.
Dove sono finita?!

Mi lascio cadere pesantemente indietro, e noto solo adesso che mi trovo su un letto così grande e morbido che al confronto il mio piccolo giaciglio non sembra altro che un semplice mucchio di paglia ammuffita. Afferro un lembo della coperta, e la strofino un po' con le dita.
È di seta.
Alla mamma ogni tanto veniva commissionato qualche lavoro con questo tipo di stoffa pregiata, prima che avessimo dovuto vendere il telaio per ricavare i soldi necessari per sfamarci. Io e Wendy la guardavamo rapite mentre dalle sue mani nascevano coperte, lenzuola, tappeti, tende o vestiti ricamati con precisione e impegno, ma provavamo anche una grande invidia nei confronti di quelli che potevano permettersi dei manufatti così belli e morbidi.
Sorrido tristemente. La vita a volte è davvero ingiusta...
Mi guardo un po' intorno, cercando di capire dove mi trovo.
È una camera immensa...sembra quasi di stare in un castello. I muri, alti e ampli, sono così candidi da sembrare lucenti, con la luce del sole che li illumina dalle due grandi finestre ai lati della stanza. Davanti al letto c'è un grosso tavolo in legno minuziosamente intagliato, sulla quale sono poggiati un candelabro e un paio di libri. Vicino al tavolo ci sono delle sedie, anche quelle molto lavorate.
Questo posto è bellissimo...Ma il problema è...

< Perché Juvia si trova qui?! >

Poggio la fronte su una mano. Ricordo vagamente il sole accecante di mezzogiorno e il dolce movimento delle onde...ero molto stanca, credo. Probabilmente mi sono addormentata. Qualcuno deve avermi trovata sulla barca ancora nel mondo dei sogni e mi ha portata qui.
Oddio.
Se davvero è andata così, allora vuol dire che chiunque sia stato a trovarmi mi ha visto su una barca circondata da tanti bei pesciolini. E questo vorrebbe dire che sa che pesco illegalmente...vestendomi da uomo peraltro...
Un brivido mi percorre la schiena, facendomi tremare.
Papà mi ha parlato spesso delle punizioni che il tribunale affligge alle donne che svolgono i lavori 'maschili' e che si vestono da uomo...ci sono stati casi in cui venivano perfino bruciate sul rogo, condannate per stregoneria o tentativi di ribellione verso le leggi sacre del paese.
E se chi mi ha trovata mi avesse denunciata? E se mi volesse ricattare?
Scuoto con forza la testa, picchiandomi le guance con le mani.
Scendo dal letto e afferro i miei sandali, che si trovano vicino alla finestra, e me li infilo in fretta e furia.

Non hai tempo per pensare a queste cose, Juvia.
Devi scappare da qui. Questa è la casa di un nobile. È il covo del nemico.

Appoggio una mano sul vetro, cercando di capire a che altezza mi trovo. Stupita, noto che da qui si può vedere il mare. Sono pochi i palazzi vicino alla costa...a dire la verità, non ne ho mai visto uno.
Comunque, a quanto pare mi trovo al secondo piano.
Beh, dovrei farcela a saltare da qui...
Cosa cavolo dici Juvia?! Così ti ammazzi!!
Però, se uscissi dalla porta rischierei di incappare in qualcuno, e sarebbe un rischio troppo grande...se saltassi probabilmente non incontrerei nessuno, ma perderei una o entrambe le gambe...
< Aaaaaarghhhhh!!!! Cosa deve fare Juvia?!?! >
< Ehm...ti sei svegliata, signorina? >
Mi blocco, le mani ancora nei capelli, pietrificata dall'orrore. Mi volto, molto lentamente, e vedo che un uomo è apparso sulla soglia della porta.
È alto e muscoloso, ha i capelli neri come la pece e gli occhi del medesimo colore. Il mento e i lati del volto sono leggermente coperti da una barba rada, e sopra l'occhio sinistro spicca una vistosa cicatrice. Indossa una camicia bianca coperta da un maglioncino grigio senza maniche, e dalle orecchie pendono due orecchini a forma di croce. Assottiglio gli occhi. Sono d'argento.
Mi sento mancare.
Ah, perché il destino deve essere così avverso a Juvia? Di tutte le persone, perché proprio il padrone di casa doveva venire?
< Signorina...? > fa lui, titubante.
< Juvia vuole morireeee >
< Ma che diavolo...che stai dicendo? Ti senti bene? Hai ancora la febbre, per caso? >
Mi corre velocemente incontro, poggiando una mano sulla mia fronte e l'altra sulla sua.
Rimango immobile, incapace di reagire.
Ma che cosa...?
Sorride, sollevato.
< Meno male, stai bene ora. Avevi una febbre terribile ieri sera, lo sapevi? >
Perché è così gentile con me? Ma lo sa che sono povera?
< Perché? >
< Hm? Cosa? >
< Perché è così gentile con Juvia? Lei è un nobile, vero? Avrà di sicuro capito che Juvia è una povera, no? > mi stringo nelle braccia. Una povera che sta infrangendo un sacco di leggi, peraltro. < E allora perché la tratta ancora così bene? >
< Perché, mi chiedi? Da come lo dici tu, sembra che noi nobili siamo tutti dei sacchi di merda >
< L'unico nobile di cui Juvia ha sentito parlare ha quasi ucciso il suo migliore amico e ha violentato la sorella dell'altro suo migliore amico >
< Ah, capisco allora perché sei così diffidente. Però vorrei che tu non mi accomunassi a certa gente. Non siamo tutti così, lo sai? >
Mi giro, distogliendo lo sguardo.
< Comunque non ha ancora risposto a Juvia. È stata lei a salvare Juvia vero? Juvia non pensa che un servo possa portare persone a caso nella casa del proprio padrone, quindi deve essere stato lei per forza. Addormentarsi in mare è pericoloso, Juvia lo sa e per questo la ringrazia, ma avrebbe potuto semplicemente portarla alla spiaggia. Perché l'ha portata fin qui? >
< Perché non sapevo dove abitavi, e abbandonare una ragazza addormentata sulla spiaggia ti pare logico da fare? Anche se lei è una povera > aggiunge veloce, vedendo che ho aperto bocca per ribattere < è pur sempre una ragazza. Inoltre, avevi una febbre altissima. Secondo te ti lasciavo lì da sola? >
Lo guardo negli occhi.
È serissimo. Non c'è una traccia di menzogna nel suo sguardo. Non mi ha salvata per un proprio tornaconto, l'ha fatto solo per il mio bene.
Rimango spiazzata. Non ci avevo mai pensato prima. Anche se Laxus-sama è il peggiore degli scarti della società, non è detto che gli altri nobili sono come lui. È un pregiudizio infondato.
Mi sento improvvisamente molto stupida.
< Juvia...Juvia non sa cosa dire. Gr-grazie, ojii-sama >
< Ojii-sama? Sembro così vecchio? > fa lui, un po' offeso < Chiamami pure Silver, Juvia. Suona molto meglio >
< Silver-sama? >
< Vedo che la tua formalità rimane...pazienza, va bene anche così >
< Ecco...Silver-sama? >
< Che c'è, Juvia? >
< Ecco...lei l'ha capito, vero? >
< Che cosa? >
< Prima che si addormentasse, Juvia...Juvia stava pescando. Illegalmente. Inoltre > mi guardo i vestiti, amareggiata < sta pure indossando questi vestiti. Sono due infrazioni molto pesanti della legge, lo sa, no? >
< Non capisco a dove vuoi arrivare, Juvia >
< Silver-sama...è molto rischioso aiutare persone come Juvia >
< E secondo te ti avrei portata a casa mia se avessi avuto paura di finire sulla forca? Dannazione, Juvia, sei fin troppo apprensiva! Ti preoccupi di troppo. Anche sette anni fa lo facevi, no? Perché ti stai facendo tutti questi problemi adesso? >
< Sette anni fa...? Come fa a sapere che Juvia pescava anche allora, Silver-sama?!? >
Questo è inquietante...non è che è mi spia?!
< Ma come? Non te lo ricordi? > si gratta la nuca, pensieroso < Però, in effetti, eri ancora abbastanza piccola...però ieri sera sembrava che mi stessi chiamando...>
< Ma di che cosa sta parlando, Silver-sama? >
< Ah, non ti ricordi nemmeno di questo, vero? Ieri sera avevi una febbre terribile, te l'ho detto, no? > annuisco < Deliravi. Le serve mi hanno chiesto di scendere a vederti, e quando sono entrato in camera non facevi altro che mormorare qualcosa come 'ho paura' 'il mare è arrabbiato' 'non morire' e 'non andartene'. Pensavo che stessi avendo un incubo su quel giorno... >
Mi porto una mano alla fronte, cercando di rievocare i ricordi di ieri sera.
Il mare, ha detto...?
La tempesta.
Un uomo.
Alzo la testa di scatto. Mi sorride.
< Ti è tornato in mente, adesso? Sai, in realtà avevo un altro motivo in particolare per trattarti con tanta cura. Questo >
Si indica la cicatrice sopra l'occhio con un dito. Mi ritrovo a fissarlo, stupefatta.
Come...come è possibile? Di tutte le persone, proprio lui...
Calde lacrime cominciano a rigarmi il volto, e lo abbraccio di slancio, facendolo barcollare.
< J-Juvia! Che ti prende? > fa, allarmato.
Singhiozzo, piangendo e gridando allo stesso tempo.
< Non pensavo di poterla incontrare di nuovo, Silver-samaaaa! Juvia era così spaventata, e...e... >
< Su, su...non c'è bisogno che piangi così tanto, sto bene, vedi? Sono ancora qui...Oh cazzo, sto facendo piangere una ragazza...dovrei vergognarmi... >
Cerco di fermarmi, ma non faccio altro che piangere ancora più forte. Silver-sama mi circonda la testa e le spalle con le braccia, e comincia a darmi delle pacche impacciate cercando di consolarmi.
Rimaniamo così per un po' e finalmente riesco a calmarmi.
< Ti sei ripresa, adesso? >
< Uhm, si, Silver-sama. Juvia è molto spiacente... >
< Ah, non preoccuparti. Un po' di lacrime si lavano via facilmente >
< Pfft...ahaha >
Scoppio a ridere. È strano. Due minuti fa stavo ancora piangendo.
Un frastuono proveniente dalla porta ci fa sobbalzare. Una ragazza ci guarda, a bocca aperta, sconvolta, con i resti di quello che doveva essere un vaso ai piedi. Sposta lo sguardo da me e Silver-sama, puntando un dito tremante contro di noi.
Mi rendo conto solo ora che sono ancora tra le braccia di Silver-sama. Mi sposto velocemente, e Silver-sama mi si parla davanti, cercando di nascondere i miei vestiti.
< P-papà... > balbetta la ragazza, incredula.
Oh, cacchio...
< Ur! Che ci fai qua? >
< No papà che stai facendo tu! Chi è lei?! Perché la stai abbracciando? La mamma è in viaggio per delle commissioni e tu porti a casa una ragazza sconosciuta? E la abbracci pure? E non chiamarmi Ur, mica sono la mamma! > sbraita furibonda, venendo verso di noi.
< Calmati, Ultear! >
< No io non mi calmo! Esigo delle spiegazioni! Se stai tradendo la mamma, giuro che... >
< Ultear ti ho detto di calmarti! Non è come la pensi tu! Lei è... >
< Lei è...? >
< Lei è la figlia di mia sorella Mika. Ti ricordi di zia Mika? Voleva venire a trovarci ma era troppo occupata, quindi è venuta sua figlia, Juvia. Si è sentita male a causa del lungo viaggio ed ha dormito fino ad adesso. Così ti va bene? >
Ultear mi squadra con sospetto, stringendo gli occhi rossi come il sangue. Mi sento incredibilmente a disagio.
< Hmph! >
< Ultear... >
< Ho capito ho capito! Scusa, va bene? >
Si volta, sprezzante, facendo mulinare i lunghi capelli neri ed uscendo con stizza.
Silver-sama tira un sospiro fra l'elsa sperato e il sollevato.
< Ehm...Silver-sama... >
< Scusala, Juvia. È un po' aggressiva verso le donne che non fanno parte della famiglia >
< No, quello riesco a capirlo ma...Silver-sama, lei ha una figlia?! E lei non sa che io sono qui?! >
< Beh, ho una certa età, sai? E ieri sera sono tornati tardi, quindi sono direttamente saliti in camera. Questo è il piano per gli ospiti. Noi dormiamo di sopra >
< Aspetti, ha detto sono? >
< Uh? Ah sì. Ho due figli. Lei è la sorella maggiore, Ultear >
Sorella maggiore...
< WENDY! > grido, facendolo sobbalzare.
< Cosa? >
< Oddio! Silver-sama, devo assolutamente tornare a casa! La mia famiglia sarà preoccupatissima! >
Mi alzo e faccio per dirigermi verso alla porta, ma Silver-sama mi afferra un braccio, fermandomi.
< Aspetta Juvia! Almeno sai come tornare a casa? >
Ah. È vero. Dove mi trovo adesso?!
< Cerca di mantenere la calma, Juvia. Ieri quando ti ho trovata in mare stavo tornando con un carico di mercanzia, quindi siamo venuti qui con un carretto. Ho già detto al cocchiere di passare oggi, in caso ti fossi svegliata. Dovrebbe arrivare a mezzogiorno, riesci ad aspettare fino ad allora? È un mio amico fidato, ti porterà a casa lui >
Altro che nobili di merda! Esiste qualcuno di più gentile di lui in questo regno?!
< Juvia la ringrazia infinitamente, Silver-sama! >
< Ahahah prego > mi dice, alzandosi e porgendomi la mano.
La afferro, alzandomi a mia volta.
< Però sarebbe meglio che ti mettessi addosso un abito femminile, in caso qualcuno ti vedesse. Ieri eri sdraiata quindi era difficile scorgerti, ma oggi... >
< Oh, Juvia non si permetterebbe mai di prendere i vostri vestiti, Silver-sama! >
< Non è una questione di educazione o meno. Se vieni beccata, saranno guai seri, lo sai no? >
Mi mordo un labbro. Ha ragione...
< Vieni, dirò a una serva di prenderti degli abiti. Vuoi mangiare qualcosa, intanto? >
< Ah, no, non serve, Juvia non ha... >
Uno strano rumore gutturale ci interrompe. Ci metto un po' di secondi a capire che è stata la mia pancia.
< Ok... > dice Silver-sama, sorridendo divertito mentre avvampo imbarazzatissima < andiamo, Juvia? >

***

Cammino sotto al porticato, sorseggiando di tanto in tanto un po' di latte. Il morbido vestito di seta che sto indossando è fin troppo sfarzoso per i miei gusti, però Silver-sama ha insistito che mettessi proprio questo.

< Stai benissimo, Juvia! >
< G-grazie, Silver-sama >
< E tieni questo, già che ci sei. È latte caldo. Non hai voluto il pane, almeno questo bevilo. È ancora presto, che ne dici di farti un giro in cortile? Ti assicuro che il panorama non è niente male, qui >

Silver-sama non stava scherzando. Questo posto è splendido. Essendo affacciato al mare può essere raggiunto dalla fresca brezza marina, ma alle sue spalle si stagliano le grandi montagne dei confini del regno, creando un paesaggio così bello che sembra surreale.
È il luogo ideale per trovare l'ispirazione.
Ora che ci penso, Silver-sama aveva detto che la sua era una famiglia di artisti...l'edificio accanto al palazzo e vicino alla quale sto camminando adesso è il luogo dove sua moglie crea le sue opere insieme ai figli e ai discepoli, a quanto ho capito.
Sospiro. Chissà come saranno preoccupate la mamma e Wendy...le avevo pure promesso di tornare con la cena. Sono in pratica due giorni che non vendo pesce, così. I nostri risparmi ne risentiranno.
Mi mordo un labbro, nervosa, quando sento dei tonfi provenire dalla stanza accanto a me. Apro leggermente la porta, curiosa, e rimango a bocca aperta.
È una sala enorme, piena di scaffali, armadi, ceste e contenitori di ogni genere straripanti di pergamene, pennelli, tele, barattoli e molte altre cose di cui non so nemmeno il nome. Ma non è la sala in sè che mi ha stupito.
È la statua che si trova al suo centro.
Mi avvicino lentamente, senza riuscire a smettere di fissarla. Rappresenta una sirena seduta su uno scoglio intenta a pettinarsi i lunghi capelli lisci con una conchiglia intarsiata di gemme; la sua espressione è rilassata, tranquilla, e ha la bocca socchiusa, come se stesse cantando. Fra i capelli sono incastonati conchiglie, piccoli coralli e stelle marine, e una sottile fila di perle forma un diadema sul capo della fanciulla. Anche il corpo è agghindato con gioielli creati dai tesori del mare, e la coda presenta delle sottili squame scolpite con precisione e cura.
È una statua bellissima. Papà mi ha detto che la sirena rappresenta il peccato della lussuria, che è una creatura malevola e seduttrice, eppure questa statua sembra emanare un'aura completamente opposta. Trasmette pace e serenità a guardarla. Chi l'ha fatta deve essere davvero una persona incredibile.
Un leggero spiffero entra nella camera, facendomi rabbrividire. Alzo lo sguardo. La finestrella in cima al muro è spalancata, e il vento ha mosso alcune pergamene, scostandole e facendo di conseguenza cadere dei barattoli pieni di polvere.
Ecco cosa ha provocato il rumore di prima.
Appoggio la tazza su una mensola, poi mi accovaccio e comincio a raccogliere i vari barattoli caduti, mettendoli dove c'è spazio sugli scaffali.
< Sarà un genio, ma certo che è disordinato, questo scultore... >
Prendo le varie pergamene per raggrupparle in un plico compatto, e nel mentre il mio sguardo si sofferma su alcuni disegni fatti con il carboncino. Li separo dal resto dei fogli, osservandoli curiosa. Sono gli schizzi del volto della sirena, rappresentati con varie angolazioni ed espressioni. Alcuni la rappresentano con una una capigliatura semplice, con i capelli sciolti, quella che alla fine ha scelto per la statua, altre con i capelli sciolti e una codina a destra, con due code basse o con un'unica lunga coda laterale. Anche se sono solo degli schizzi si nota subito che sono stati fatti con grande cura e impegno.
Chiunque sia l'autore, deve proprio amare profondamente l'arte...
Raddrizzo le pergamene e le appoggio su una mensola, poi salgo su uno sgabello e chiudo la finestra per evitare che cadano di nuovo degli oggetti.
Mi riprendo la tazza ed esco dalla sala, stiracchiandomi e sbadigliando.
Che sonno...eppure ho dormito per due giorni di fila.
Proseguo lungo il porticato, ma non faccio molti passi che sento dei tonfi provenire da un'altra stanza, questa volta ancora più i rumorosi di quelli di prima.
Di nuovo...?
Mi dirigo verso la porta dalla quale provengono ancora dei rumori inquietanti, buttando giù l'ultimo sorso di latte. La scosto leggermente, facendo capolino nella stanza, e, per la seconda volta in una giornata, rimango a bocca aperta per lo stupore.
È una sala più grande di quella in cui mi trovavo prima, e, se possibile, ancora più incasinata. Se prima gli oggetti erano riposti secondo una sottospecie di 'ordine' sui vari scaffali e armadi, qui sono in pratica ficcati con la forza nelle fessure fra i vari materiali.
Anche qui la finestra è aperta, e infatti a terra ci sono un sacco di oggetti che il vento ha voluto malamente gettare sul pavimento.
Sospiro, poggiando il bicchiere per terra e mettendomi a raccogliere pergamene, pennelli e altre cose e raggrupparle in un unico mucchietto a terra.
Più di così non posso fare...non c'è proprio spazio da nessuna parte.
Mi alzo, battendo le mani sulla gonna per togliere la polvere e guardandomi intorno. Posizionati in giro per la stanza ci sono numerose statue. Le osservo avvicinandomi un po', e noto che sono quasi tutte incomplete: ad alcune mancano i dettagli del viso, altre hanno degli scudi ancora dentro al blocco di marmo, altre ancora sono proprio degli abbozzi. Molte di loro inoltre sono creature mitologiche, come per esempio i draghi, altre sono invece dei semplici animali..
Sfioro con una mano il muso di una tigre dai denti a sciabola.
Queste statue sono stupende. Sembrano quasi vere.
Sono così presa a contemplarle che non mi accorgo che qualcun'altro è appena entrato nella stanza, cogliendomi di sorpresa quando mi tira per un braccio e mi costringe a girarmi.
I miei occhi incrociano i suoi, e dopo questo incontro non riesco più a staccarli. Il cuore comincia a martellarmi nel petto, impazzito, e sento le guance scaldarsi improvvisamente.
È un ragazzo, identico in tutto e per tutto a Silver-sama, solo che è più giovane di almeno vent'anni.
Suo figlio?
Ha i capelli più folti, ribelli, che gli coprono la fronte con ciocche scompigliate, e non ha né la barba né la cicatrice sull'occhio sinistro. Anche se, un piccolo graffio sulla fronte ce l'ha...
Lo guardo a bocca aperta.
È...bellissimo!!!
Scuoto la testa violentemente, cercando di distogliere lo sguardo, ma i miei occhi finiscono per posarsi si nuovo su di lui, inesorabilmente.
< Hai finito di fissarmi come se avessi un calamaro sulla faccia? > sbotta, infastidito < Chi sei? Che ci fai qui? >
Mi risveglio dallo stato di trance, rendendomi conto della situazione.
Oddio! E ora cosa gli dico?
< Eh? Ah ecco...Juvia... >
< Juvia? È così che ti chiami? >
Oddio! Ha pronunciato il mio nome!
Ah, anche la sua voce è così attraente...no no svegliati Juvia! Cerca di avere autocontrollo!
< E perché sei in questa sala? Piuttosto, che ci fai a casa mia? Sei una nuova serva? >
Casa mia? Quindi è davvero il figlio di Silver-sama!
< Come? No no, Juvia non è una serva...ehm, ecco... >
Panico. Cos'aveva detto Silver-sama?!
< Ah sì! La mamma non aveva tempo libero, quindi ha mandato Juvia a fare una visita. Juvia è vostra cugina, è la figlia di Mika Fullbuster >
< Hm? Di zia Mika? >
Mi lascia andare il braccio, portandosi la mano alla nuca.
< Non sapevo che zia Mika avesse dei figli...non ci siamo mai incontrati prima vero? >
< Ehm no...questa è la prima volta che la vedo...ehm...onii-sama >
< Onii-sama è un po' strano da sentire, chiamami pure Gray >
Gray...allora si chiama Gray? Che nome paradisiaco...
< Gray-sama... > sospiro, sognante.
< È un piacere fare la tua conoscenza, Juvia. Mi spiace di essere stato scortese con te prima. Comunque come mai sei in questa stanza? >
< Ah! Juvia aveva sentito dei strani rumori quindi... >
< Quel dannato Lyon...quante volte gli ho detto di chiudere la finestra quando finiamo di lavorare? >
< Queste statue le ha fatte lei, Gray-sama?! >
< Hm? Sì. Beh, più o meno. Io scolpisco solo oggetti. È Lyon che si occupa delle creature viventi >
< Quindi queste armature sono state fatte da lei? È fantastico, Gray-sama! >
Mi sorride. Il mio cuore perde un battito, mentre le guance tornano a colorarsi di rosso.
Insomma Juvia che ti prende? Senti che batticuore...
< Grazie. Vuoi vedermi mentre lavoro, Juvia? >
< Oh sì! Juvia ne sarebbe lietissima! >
< Ok, allora... >
Si toglie l'ampio vestito nero che indossa e me lo lancia, rimanendo in pratica a busto nudo.
< Kyaaaaaaa!!!! Che sta facendo Gray-sama?!?! >
< Come...? Gah! Di nuovo?! >
< Di nuovo?! >
< È una maledizione...scusami Juvia >
Scusami? Juvia?
Il mio cuore non reggerà a lungo...
< È una specie di abitudine...per qualche motivo spesso mi spoglio all'improvviso senza rendermene conto. Credo che sia colpa di mia madre, ora che ci penso >
< A-ad ogni modo si rimetta il suo vestito, Gray-sama! >
< Oh, fa niente, Juvia. Una volta che mi spoglio mi sento più a mio agio così. Anzi, indossalo tu. Non vorrei che ti si impolverassero i vestiti, di solito quando scolpisco tiro giù un sacco di polvere >
Indossare i vestiti di Gray-sama?
< Juvia! Stai bene? Sei rossa come un pomodoro, non è che hai la febbre? >
< Eh? No no Gray-sama, Juvia sta benissimo! Comunque non c'è bisogno che Juvia indossi i suoi abiti, Gray-sama. Un po' di polvere non è nulla >
< Se lo dici tu... >
Gray-sama si dirige verso una mensola e afferra due oggetti, un martello e un grosso bastoncino metallico, piatto da un lato.
< Hm? Che c'è Juvia? > gli indico l'utensile d'acciaio che ha in mano < Oh questo? È uno scalpello. Serve per incidere e intagliare materiali duri e compatti come il marmo o il legno. Non ne hai mai visto uno? >
Scuoto la testa.
< Si usa così. Guarda >
Gray-sama si sposta verso una statua a forma di drago e appoggia la punta dello scalpello sulla superficie liscia del marmo, poi comincia a picchiettarlo con il martello.
< In pratica posizioni lo scalpello e lo picchi con il martello, in modo da creare delle incisioni più o meno profonde nella statua in base a cosa vuoi rappresentare. Puoi anche staccare i pezzi superflui in questo modo. Vedi? >
Annuisco. Gray-sama borbotta un < Ok > e si volta verso la scultura, mettendosi a lavorare senza più proferire parola.
Stringo fra le braccia il suo vestito e lo guardo, sorridendo felice.
Quanto vorrei rimanere così per sempre, ad osservare le sue braccia tanto muscolose quanto attente impegnate a modellare la statua, senza dover pensare a nient'altro ma dedicandomi a lui e solo a lui...sarebbe il paradiso.
Questo dolce sentimento l'ho provato solo nei confronti della mia famiglia, ma con Gray-sama sembra essere ancora più forte.
È così gentile, e così indiscutibilmente bello...mi sa che sto perdendo la testa!
Toc toc
Una serva bussa alla porta, interrompendo il mio flusso di pensieri.
< Juvia-sama? > Juvia-sama? Che strano sentirmi chiamare così... < Il padrone mi ha detto di avvertirla che la carrozza è già arrivata e che è pronta a partire >
< Ah ok...Juvia arriva subito! >
La serva si inchina e si ritira.
< Oh! Devi già tornare a casa? >
Mi volto verso Gray-sama.
< Si... > appoggio il suo vestito su alcune pergamene, separandomene a malincuore < Juvia glielo lascia qui, Gray-sama? >
< Si, grazie mille. Salutami zia Mika, ok? >
< Zia Mika...? Ah sì sì certo! La prossima volta Juvia la obbligherà a venire con la forza, dovesse intrappolarla in una rete per pesci! >
Ma che cavolo stai dicendo Juvia?!
< Ahaha! Sei simpatica, lo sai? Quando hai tempo vieni di nuovo a trovarci! >
Vieni di nuovo a trovarci? Mi sta invitando a tornare?
< O-ok! Juvia verrà di sicuro! >
< Ci vediamo, cuginetta! >
Corro fuori dalla stanza, il cuore che batte a mille e il volto luminoso per la felicità. In pochi secondi raggiungo Silver-sama, che mi sta aspettando davanti al portone e mi fa un cenno non appena mi vede.
< Oh, eccoti Juvia! Ho fatto mettere i tuoi vestiti in una borsa, sono già sul carretto. Il cocchiere ti lascerà vicino al villaggio di pescatori, perché non riuscirà ad andare oltre, con la sabbia e...Juvia? Juvia? Mi senti? >
< Si...grazie mille, Silver-sama > rispondo, sognante < i vestiti Juvia glieli restituirà non appena potrà, Silver-sama >
< Non preoccuparti, Juvia, tieniteli pure. Considerali un regalo da parte mia >
Gli sorrido con calore. Mi ha davvero aiutato moltissimo, in questo poco tempo.
< Grazie di tutto, Silver-sama >
< Di nulla. Ci vediamo, Juvia >

***

Passeggio allegramente sulla spiaggia, affondando i piedi nella sabbia bagnata e sorridendo beata.
Ah, Gray-sama...
Il solo pensare a lui mi manda in tilt il cervello, facendomi sentire al settimo cielo.
Raggiungo felice il piccolo villaggio di pescatori, ma noto subito che c'è qualcosa che non va.
Per strada, nelle case, non si sente volare una mosca. Il mio sorriso si affievolisce fino a spegnersi.
Dove sono tutti...?
Di solito a quest'ora ci sono un sacco di bambini e donne che passeggiano per le vialetti fra le case, andando ad accogliere il marito o uscendo per sgranchirsi le gambe.
Uno strano senso di inquietudine mi assale, e accelero il passo per arrivare a casa il più in fretta possibile. Appena giungo alla soglia di casa però caccio un urlo, terrorizzata, facendo cadere la borsa.
< JUVIA! Sei tornata, grazie al cielo! Stai bene? Dove sei stata? Qualcuno ti ha fatto qualcosa, per caso? >
< M-mamma...perché c'è una pozza di sangue per terra? >

***

Corro a perdifiato per i campi, ignorando il dolore lacerante dei miei muscoli che mi implorano pietà.
Più veloce...più veloce...
Juvia deve andare ad avvertirli...altrimenti...

< Ah, quello. Ho provato a buttarci su della sabbia, ma nulla. Non vuole andarsene, quel sporco sangue. Ieri i soldati sono passati di qui >
< Sulla spiaggia? Ma perché? Abbiamo sempre pagato le tasse, non hanno motivo per farci del male! >
< Loro non hanno bisogno di un motivo per fare quello che gli pare e piace. Ho ringraziato tutti gli dei perché tu non eri tornata. Non oso immaginare cosa ti avrebbero fatto, con la scusa della tua trasgressione delle leggi. Quei cani rognosi...hanno osato toccare Wendy... >
< WENDY?! Le è successo qualcosa?! >
< No, per fortuna. Il sangue è di uno dei soldati. Non erano venuti per opprimere con i più deboli, questa volta >
< E allora per cosa? >
< Erano alla ricerca della contessa Mira >

Dannazione...siamo stati troppo incauti!
Kinana qualche giorno fa ha detto di aver visto i soldati nel bosco. Se hanno spostato la loro ricerca nella spiaggia, allora vuol dire che hanno capito che la contessa non si trovava lì. E ovviamente la contessa non si nasconde nemmeno nella spiaggia. Gli unici luoghi non ancora setacciati sono la campagna e la città, ma di sicuro le ricerche in città sono state le prime ad essere state effettuate.
Così, quella che rimane è solo la campagna.
Sono stati fin troppo veloci, cavolo!
Juvia deve muoversi...vai più in fretta, vai più in fretta!
Scorgo in lontananza la casa di Natsu e Gajeel. Sorrido, sollevata, e impongo ai miei muscoli di fare un ultimo sforzo, aumentando ancora la velocità.
Raggiungo l'ampio terreno di fronte alla loro casa e faccio per aprire bocca, ma le parole mi muoiono nella gola non appena vedo lo spettacolo che si apre di fronte a me.
Igneel-san è inginocchiato per terra, piangente. Metallikana gli ha circondato le spalle con un braccio, il volto contorto dalla rabbia e dalla disperazione. Gajeel è in piedi dietro di loro, il pugno serrato che picchia il tronco di un albero.
La porta della casa è spalancata, e si sente ancora il buon profumo del cibo provenire dal focolare. Ma di Mira-sama e Natsu non c'è nessuna traccia.
< No...non è possibile... >
Le gambe mi cedono, e crollo a terra, tremante.
< Mira-sama...Natsu... >
Image and video hosting by TinyPic

Pov Gerard

Guardo di sottecchi il cavaliere che cavalca tranquillo davanti a me, tirando ogni tanto le redini per far prendere a Siegrain la giusta direzione. Anche se è solo mattina nel bosco l'aria è quasi irrespirabile, tanta è l'afa che aleggia fra gli alberi. Andare in giro con l'armatura è un suicidio...ho buttato l'elmo in un angolo remoto della borsa dopo la prima mezz'ora di ricerca.
Dannazione...possibile che le ragazze di oggi siano così problematiche?
È da due giorni ormai che la stiamo cercando, la contessa Mira Dreyar scomparsa per circostanze sconosciute la notte di tre giorni fa. Un indemoniato Laxus Dreyar si è fiondato al castello veloce come un fulmine, chiedendo aiuto ai sovrani per ritrovare la moglie in quanto vassallo del re e facendo leva al giuramento di aiuto reciproco in caso di difficoltà che imponeva il vassallaggio. E il re, scocciatissimo, ha incaricato il drappello di cavalieri che al momento non erano impegnati in nessuna missione di andare alla ricerca della ragazza, e dal momento che sono stato arruolato da nemmeno una settimana direi che è stata quasi inevitabile la pergamena che ho ricevuto la mattina di qualche giorno fa.
Quello a cui non ero arrivato era il fatto che di sicuro anche lui sarebbe stato convocato, essendo stato arruolato nell'esercito il mio stesso giorno. Ho sentito un tuffo al cuore quando l'ho scorto fra gli altri cavalieri e quando siamo stati entrambi scelti per far parte del gruppo che avrebbe setacciato le zone che circondano le mura della città. E anche adesso, osservandolo mentre cavalchiamo fra gli alberi del bosco limitrofo al contado, non riesco a fare a meno di avere mille dubbi.
Non ci sto capendo più niente. Sono sicuro che, in realtà, sotto all'armatura del Cavaliere Scarlatto c'è la bambina che ho incontrato tanti anni fa. La sua tecnica è inconfondibile. È la stessa che ha usato contro di me quella notte, quando abbiamo saccheggiato la sua villa. È la stessa che mi ha ammaliato tanto, che mi ha fatto desiderare di incontrarla di nuovo, quella bellissima bambina dai capelli scarlatti.
Erza.
Solo che il Cavaliere Scarlatto non si leva mai l'elmo dalla testa, e non ha parlato con nessuno sin dall'inizio della missione. Ora che ci penso, non ha fiatato nemmeno durante il torneo...come diavolo si fa a capire se è una donna o meno?
< Dannazione... >
Sono così assorto nei miei pensieri che non mi accorgo di una grossa radice sporgente e finisco per andarci addosso con il cavallo, che si impenna nitrendo. Digrigno i denti, tirando con forza le redini per farlo calmare.
< Buono! Buono, Siegrain! > grido, dandogli delle pacche sul collo. Siegrain si tranquillizza, tornando sui suoi passi, anche se ancora un po' irrequieto.
< Gerard! Non distrarti! Nel bosco è difficile muoversi a cavallo, se inciampasse saremmo costretti ad abbatterlo! >
< Ricevuto comandante! >
Afferro degli zuccherini dalla borsa legata alla groppa di Siegrain, sporgendomi in avanti e porgendoglieli. Quello li ingoia tutto contento, e torna a trotterellare allegro.
< Scusa amico > gli dico, accarezzandogli la criniera.
Non posso fare a meno di provare affetto per questo cavallo. È di gran lunga molto più intelligente di un sacco di persone di mia conoscenza.
< Siamo davvero teneri, eh, Gerard? >
Per esempio di lui.
Un cavaliere che non conosco ma che mi si avvicina e comincia a blaterare cose senza senso.
< È un buon cavallo. Non è colpa sua se siamo obbligati a cavalcare nel bosco >
< Beh, non puoi farci niente se sei stato scelto per il gruppo sfigato. Speriamo che la ragazza si trovi in città...di sicuro è più facile cercare una persona fra le case che in mezzo agli alberi. Il gruppo che si trova lì ci metterebbe poco tempo e ci libererebbe da questa tortura >
< Non hanno ancora inviato nessun segnale? >
< No. Credo che sarà un'impresa lunga... >
Setacciamo ancora per qualche ora il bosco, scendendo ogni tanto dai cavalli per i tratti troppo intricati, fino a giungere presso le rive di un fiume.
< Facciamo una sosta qui! Rinfrescatevi un po' e fate bere i cavalli. Andando più avanti si giunge alla cascata. Di sicuro non sarà scappata oltre. Ci spingeremo fino a lì, controllando le zone circostanti, poi torneremo indietro. Disperdetevi! >
Smonto da cavallo e porto Siegrain vicino al fiume, togliendo la morsa per farlo brucare più comodamente. Mi sporgo verso il fiume e immergo la testa nell'acqua, sentendo un incredibile sollievo propagarsi in tutto il corpo. Almeno il fiume ha l'acqua fresca, penso riemergendo e afferrando un drappo di stoffa dalla borsa di pelle.
Lancio un'occhiata al resto dei cavalieri mentre mi asciugo i capelli, cercandone uno in particolare, e lo trovo seduto ai piedi di un albero, sotto l'ombra delle fronde.
Mi acciglio.
Ma nemmeno adesso si leva quel maledetto elmo?
Abbandono il panno, incredibilmente irritato, e mi reco a grandi passi da lui.
Basta. Non ne posso più. È da una settimana che mi sto facendo delle seghe mentali su chi sia in realtà, non provando mai veramente a scoprirlo. Sono patetico.
Ignoro il cavaliere che mi ha chiamato per qualche motivo sconosciuto, cercando di avvicinarmi al Cavaliere Scarlatto il più presto possibile e sfilargli quel casco di latta dalla testa, ma non faccio in tempo ad arrivare da lui che all'improvviso si alza, guardando qualcosa alle sue spalle, e corre via, sparendo fra gli alberi.
< Ma che cazzo..?! Capitano!! > grido, dopo aver superato il primo momento di shock, all'uomo che sta seduto a terra leggendo placidamente una pergamena < Un cavaliere è appena scappato! >
< Come?! >
< Lo vado a recuperare io! Voi continuate a riposarvi! >
< Ricordati di ucciderlo almeno una volta prima di riportarlo qui, Gerard! > sbraita il comandante < Oppure puniscilo! Che sia una cosa molto dolorosa però! >
Ghigno, lanciandomi all'inseguimento del Cavaliere Scarlatto.
Il terreno ricoperto di erba fresca attutisce ogni mio passo, ed è anche un po' umido a causa della vicinanza con il fiume. Ci sono pure parecchi ramoscelli caduti e radici sporgenti, che rendono abbastanza difficile il percorso. Certo, camminando non si avrebbero problemi, ma correre è una faccenda completamente diversa. Nonostante ciò, quel maledetto è riuscito ad allontanarsi di mezzo miglio nel tempo che ho impiegato a rendermi conto della situazione, e diventa un punto sempre più lontano nel fogliame del bosco. Imprecando, accelero il passo per non perderlo di vista, ma lui continua a svoltare e a imboccare vie impossibili, come se stesse cercando di seminarmi.
Ma perché cavolo si è messo a correre?!
Molto seccato, cerco di avvicinarmi il più possibile a lui. Non per vantarmi, ma per quanto possa essere veloce io non sono certo da meno.
Le notti passate a scappare dagli uomini armati hanno portato i loro frutti...
Scuoto la testa, scacciando quei brutti ricordi dalla mente e scattando in avanti. Il Cavaliere Scarlatto ora dista solo un centinaio di piedi da me. Sorrido soddisfatto, ma la mia attenzione viene attirata da qualcos'altro.

Ora capisco.
Non siamo soli.
Il Cavaliere Scarlatto non si è messo a correre perché è stato attaccato da una crisi di pazzia.

Un uomo e una donna, o meglio dire, un ragazzo e una ragazza, stanno correndo davanti a lui. Più precisamente, stanno scappando da lui. Sono entrambi incappucciati, e la ragazza indossa un lungo vestito verde, uno di quelli della borghesia cittadina.
Laxus aveva riferito alle autorità che quando la contessa era scomparsa era sparita anche una delle vesti delle serve, e poiché le serve avevano confermato che tutti i vestiti della contessa erano ancora al castello, di sicuro quell'abito ce l'aveva indosso la contessa.
Non dirmi che...
La ragazza nel frattempo è caduta, inciampando in qualche ramo presumo, e il ragazzo l'ha presa in braccio, rallentando così il passo. Sembra in difficoltà...ma, un momento, chi è lui? Sembra muoversi a suo agio, in questo bosco, quindi deve essere un bandito. Come fa una contessa del rango di Mira Dreyar a conoscere della gente così?
Sento un rumore sordo provenire da lontano. Acuisco l'udito, cercando di distinguere il suono. Sembra qualcosa che scroscia...la cascata! Più avanti c'è la cascata!
Il ragazzo si dà una spinta in più, distanziandoci di nuovo e sparendo alla mia vista, tallonati sempre dal Cavaliere Scarlatto.
Dove pensano di andare quelli?!
< Cazzo! >
Ho i muscoli delle gambe doloranti, il respiro affannato. Il rumore della cascata diventa sempre più forte, ormai si riesce a scorgere il fiume da cui si getta l'acqua.
È un fiume troppo impetuoso per essere guadato...e a sinistra c'è solo la cascata. A meno che non prenda la via lunga e ripercorre l'intero tragitto, il nostro bandito è in trappola.
Probabilmente se n'è reso conto pure lui. Il Cavaliere Scarlatto gli è alle calcagna, pronto a balzargli addosso e a strappargli dalle braccia la contessa. Lui si guarda a destra e a sinistra, poi si dirige verso la cascata e salta su una roccia che emerge dal fiume.
Non vorrà farlo, spero...
Invece sì.
Il bandito si getta nel vuoto, accompagnato dalle grida atterrite della contessa.
Il Cavaliere Scarlatto, che non è riuscito a muovere un muscolo da quando sono saliti su quel roccia, si riprende e sale velocemente su un cumulo di massi vicino al fiume, cercando di vedere dove sono caduti o, più probabilmente, se sono ancora vivi. Si sporge leggermente, allungando il collo, e sembra realizzare qualcosa. Si raddrizza, scuotendo la testa, ma poggia male il piede e scivola sulle pietre bagnate. Cerca di aggrapparsi a una delle rocce, ma le trascina giù con sè e fa franare l'intero cumulo, cadendo nel dirupo.
Mi fiondo immediatamente verso di lui, afferrandogli il braccio prima che cada giù, ma non riesco a evitare che alcuni massi gli vadano addosso, colpendolo duramente.
< Tch! >
Richiamando tutte le forze che ho in corpo lo tiro su, trascinandolo un po' e allontanandolo dalla cascata. Quando siamo abbastanza lontani da evitare pericoli mollo il suo braccio e mi butto a terra, ansimante.
Dopo la corsa e questo, sono proprio allo stremo delle forze.
Mi asciugo il sudore che gronda dal mio volto, anche se con l'armatura non riesco a fare molto.
Il Cavaliere Scarlatto è sdraiato a terra supino e tiene le braccia aperte, anche lui ansimante ma probabilmente più per lo spavento che per la fatica.
Quando non ho più la gola impastata dalla saliva decido di prender parola, sperando di non venire completamente ignorato.
< Ehi. Stai bene? >
Si alza di scatto, mettendosi seduto e girandosi verso di me, e annuisce con forza.
Wow, che entusiasmo...
Sorrido divertito e, come dire, sollevato. Non immaginavo di potergli parlare così normalmente ed essere preso in considerazione.
< Considerando il fatto che non ti sei messo a picchiare la terra per la disperazione, devo dedurre che la contessa e il bandito sono ancora vivi...giusto? >
Annuisce di nuovo.
< Hai visto dove hanno raggiunto la riva? Così informiamo il capitano e gli diciamo dove cercare >
Lui scuote la testa vigorosamente, agitando le braccia davanti a sè. La mia espressione deve essere di sconcerto allo stato puro, perché sfodera la katana e la afferra per la lama, cominciando a scribacchiare sul terreno umido con la punta. Mi avvicino curioso, leggendo le parole che ha appena tracciato.
Non era la contessa.
Aveva i capelli corti e viola.
La contessa ce li ha lunghi e bianchi.
< Ah, capisco...quindi in pratica li hai costretti a saltare da un dirupo rischiando l'osso del collo per un malinteso >
Lui si offende, e molto per giunta. Si gira tenendo le braccia conserte, non degnandomi più di uno sguardo.
< Dai dai scherzavo... > rido, per poi tornare più serio < Tu...non puoi parlare? >
Si gira, lentamente, poi scuote la testa. Tiene le spalle abbassate, le braccia abbandonate lungo i fianchi. È, come dire...amareggiato?
< Scusa, non volevo dire niente di offensivo...ehm, ecco...potrei sapere il tuo nome? È abbastanza difficile chiamarti Cavaliere Scarlatto >
Di nuovo. Sembra voler sprofondare nel terreno, tanto è depresso. Forse non è qualcosa che decide lui.
< Se non puoi dirmelo, non preoccuparti. Ma rimane comunque un problema...Cavaliere Scarlatto...Scarlatto...che ne dici di Scarlet? È un'idea abbastanza assurda, affibbiare un nome a qualcuno così, a caso, però sarà sempre più comodo che chiamarti Cavaliere Scarlatto >
Lui riprende la spada, e traccia di nuovo delle lettere sul terreno. Allungo il collo.
Scarlet?
< Si, Scarlet > ripeto, sorridendo < Se per te va bene, ovvio. Comunque, in questo modo potrò chiamarti quando voglio, e non sarà nemmeno così imbarazzante >
Riscrive la parola un sacco di volte, con vari stili e grandezze.
Scarlet
Scarlet
Scarlet
Devo dedurre che gli piace.
< Quindi è deciso? > gli chiedo, accovacciandomi accanto al suo volto per catturare la sua attenzione. Si gira sobbalzando, ma si afferra subito una spalla, gemendo dolorante.
< Ah! I massi di prima! Ti hanno colpito? >
Annuisce lentamente.
< È una cosa grave? Fammi vedere. Togliti l'armatura, forza >
Mi stacco la corazza e mi tolgo la maglia, poi afferro la spada e ne strappo una lunga striscia di stoffa. Mi rimetto l'armatura e gli tendo la benda improvvisata, ma lui non si muove di un millimetro. Accigliato, mi avvicino, ma si ritrae, stringendosi l'armatura.
È imbarazzato?
Perché un uomo dovrebbe sentirsi imbarazzato a mostrare il suo corpo a un altro uomo?
< Ohi. Non voglio mica violentarti. Voglio solo fasciarti il livido. Togliti quell'armatura >
Scuote con forza la testa.
Ora sono abbastanza irritato.
< Ti ho detto di toglierti quell'armatura! Che sei, una donna? >
Per tutta risposta lui afferra la katana con la mano della spalla sana, puntandomela contro. Si alza tremante, ma emana un'aura omicida da far venire i brividi.
< Ehi > soppeso le parole attentamente < guarda che stavo scherzando. Perché ti agiti tanto? Non dirmi che sei veramente... >
Mi si lancia addosso, menando la spada. Paro il colpo per un soffio, e lo agguanto per il braccio ferito, bloccandoglielo dietro alla schiena. Se gli fa male, di certo non lo dà a vedere. Lascia cadere la spada e cerca di liberarsi dalla mia presa, ma con la mano libera gli afferro l'elmo.
Ora devo saperlo.
Non potrebbe avere nessun altro motivo per reagire così.
Prima che possa muovere un muscolo, però, si gira su se stesso e mi assesta una poderosa ginocchiata all'altezza dello stomaco, facendomi perdere l'equilibrio. Ruzzolo a terra, con il fiato mozzato, ma si è mosso così velocemente che non sono riuscito a mollare la presa in tempo e così lo trascino giù con me. Rotoliamo sul terreno, e mi ritrovo carponi su di lui.
Rimaniamo immobili, proprio come quando, alla fine del torneo, avevamo l'uno la spada sul collo dell'altro.
Ansimo, fissandolo intensamente.
Basta.
Non ne posso più, non ne posso proprio più.
Ora scoppio.
< Erza... > sussurro.
Non so cosa mi prende.
Sto impazzendo. Si, sto sicuramente impazzendo.
Mi sono pure messo a invocare il suo nome.

< AHEM >
Sussulto, voltandomi verso il capitano, e non solo verso di lui. Tutto il gruppo di cavalieri è alle sue spalle, e si vede benissimo che stanno cercando di trattenersi dal ridere.
Mi sento sprofondare.
< Ehm...Gerard, ti avevo detto di punirlo, ma non intendevo di certo in questo modo...Però, non pensavo che tu avessi dei gusti del genere... >
Tre giorni.
Tre giorni nell'esercito, e la prospettiva di gettarsi nel vuoto da una cascata è diventata più allettante di venire incoronato re di Magnolia.

***

< Siete sicuri di non averla vista? È una ragazza giovane, che indossa degli abiti semplici, dai lunghi capelli albini e gli occhi celesti. Sicuri? >
< S-si...una ragazza così non ha mai messo piede sulla spiaggia...ora per piacere se ne vada da questa casa! >
Il gracile ometto a cui ho chiesto informazioni sulla contessa trema come una foglia esposta al vento autunnale, cercando di proteggere la figlia e la nipotina nascondendole dietro alle sue braccia.
Lo guardo freddamente.
< Non accomunarmi a quella gentaglia, vecchio. Non ho e non ho mai avuto intenzione di fare niente alla tua famiglia. Ma faresti meglio a non usare più quel tono con un soldato. Non tutti sono clementi come me, e un uomo della tua età non sarà mai in grado di proteggere nessuno >
Non gli lascio il tempo di replicare e gli volto le spalle, uscendo dalla sua catapecchia senza aggiungere un'altra parola.
Sospiro stancamente mentre mi dirigo a passi pesanti verso un gruppetto di soldati, radunati di fronte a una piccola casetta di legno. Abbiamo perlustrato il bosco per quattro giorni infruttuosamente, e quando è stato confermato che la contessa non si trovava lì siamo stati divisi per cercare lungo la costa. Le ricerche in città stanno ancora continuando, ma della contessa non c'è proprio nessuna traccia. Sembra essere svanita.
Dopo quell'incidente, inoltre, non ho più avuto occasione per parlare con Scarlet, che è stato inserito nell'altro gruppo, quello destinato a setacciare la zona opposta della spiaggia, per ordine stesso del capitano.
< Così proteggiamo la sua purezza da certi > ha detto, lanciandomi una strana occhiata mentre sottolineava la parola certi < loschi individui >
Devo muovermi a spiegare questo malinteso...la mia testa non resisterà a lungo a questa ridicola situazione.
Chiamo i miei compagni con voce fiacca mentre penso ad una possibile soluzione, ma, dal momento che non mi rispondono, provo a richiamarli, alzando la voce.
< Ragazzi, avete avuto notizie da... >
< Lasciatela andare!! >
Sussulto. Una donna si trova in mezzo ai soldati, con entrambe le braccia bloccate da due cavalieri. Non sembra curarsi tanto di loro, però, perché grida come una forsennata al resto del gruppo, cercando di sovrastare i loro schiamazzi e le loro risate e dimenandosi furiosamente.
< Non toccatela! Togliete quelle sudicie mani da mia figlia, razza di cani! >
< Ahahaha ma stai un po' zitta, vecchia! La tua bambina è un bocconcino delizioso e...Ahahaha guardatela! Si è messa a piangere! Non sai che sembri ancora più adorabile, così indifesa? >
< Ahahaha così sembri un maniaco! Cerca almeno di non spaventarla! >
< Ahahaha dite? Rilassati, piccola! Vieni, andiamo a divertirci un po' insieme... >
< Sembra divertente...vi dispiace se mi unisco a voi? >
< Eh? Cazzo vuo-AAAARGHHH!! >
Il soldato cade a terra, ululando per il dolore. Sfilo la spada dal suo torace e la pulisco dal sangue, poi con calma la avvicino al suo collo.
< Non dovresti approfittartene quando non c'è il capitano > gli suggerisco, laconico, senza togliere la spada della sua gola < finiresti col rimanere ucciso. Comunque non preoccuparti. Non ho colpito i tuoi organi vitali. Ma non potrai muoverti per un po': qualche settimana, forse? >
< Tu! Dannato... >
< Denunciami, se vuoi. Ma il capitano ha ordinato espressamente di non sfiorare nessuna delle persone che perquisiamo. Fossi in te ci penserei due volte, se tieni cara la pelle. E voi > mi rivolgo agli altri soldati < se osate comportarvi come lui, ve la vedrete tutti con me >
< Ma chi ti credi di essere?! Sei appena entrato nell'esercito e credi di poter dare ordini ai tuoi superiori?! >
< Io non credo di essere nessuno. Ma, se voi non avete intenzione di fermare qualcuno che sta apertamente sfidando l'autorità del capitano, io prenderò volentieri quella posizione >
< Stai forse insinuando che... >
< Non mi sembravate tanto intenzionati a bloccarlo, poco fa. Anzi, mi sembravate piuttosto divertiti. O sbaglio? >
Nessuno osa replicare. Rinfodero la spada, e mi avvicino alla ragazza-anzi, alla bambina-che era stata presa da quel soldato e che ora si trova seduta a terra, tremante.
È conciata malissimo. I lunghi capelli blu sono scompigliati e coprono con ciocche irregolari il suo volto, che è contorto in un'unica emozione.
Terrore.
Terrore per quello che le stava per succedere, terrore per quello che gli è successo.
Terrore che traspare dai suoi enormi occhi castani, così sgranati ma allo stesso tempo vuoti.
Deve essere stata un'esperienza terribile. Non avrà più di dodici anni.
Cerco di assumere un'espressione tranquillizzante, inginocchiandomi accanto a lei.
< Come stai? > le chiedo con il mio tono più gentile < Ti ha fatto qualcosa? >
Scuote impercettibilmente la testa, evitando il mio sguardo. Allungo la mano per accarezzarle i capelli, ma sua madre-che, in qualche modo, si è liberato dai due cavalieri-si frappone fra di noi, allontanando la mia mano con uno schiaffo.
< Non toccarla! Siete tutti uguali, voi soldati! Non osare sfiorare mia figlia con una mano macchiata di sangue! >
Rimango sbigottito.
Ma ha capito quello che è successo, questa qui?
Apro la bocca per ribattere, ma colgo lo sguardo atterrito della bambina. Non farei altro che spaventarla ancora di più, se litigassi con sua madre .
Mi alzo e giro sui tacchi, ignorando sia i cavalieri che i vari abitanti della spiaggia che mi seguono ammutoliti con lo sguardo.
Alla fine è sempre così, eh? penso con sarcasmo, avviandomi verso la baia dove ho lasciato Siegrain. Non importa quello che fai. Se gli altri si comportano come feccia, allora sei feccia anche tu.
Siegrain nitrisce entusiasta non appena mi vede tornare. Gli do delle pacche affettuose, tirando fuori i suoi zuccherini.
< Ti ho lasciato da solo, eh? Scusa, ma non potevo di certo portarti nel villaggio dei pescatori. È troppo piccolo, se fossimo andati a cavallo avremmo distrutto tutto >
Sbuffa, sputacchiando un po' di saliva sulla sabbia. Scoppio a ridere.
< Cos'è, ti sei offeso? >
< Ehm...e-ecco...signor cavaliere? >
Mi volto di scatto, ma dietro di me vedo solo una bambina.
Una bambina dai lunghi capelli blu.
Mi ha seguito fin qui?
Indietreggia spaventata, e solo adesso mi rendo conto di aver circondato l'elsa della spada con il guanto metallico.
< Scusa, non intendevo spaventarti! È stata una reazione automatica... >
< N-no...sono io, che devo s-scusarmi... >
< Hm? E per cosa? >
< Per...per prima... >
< Era lui quello in colpa! Tu non hai fatto niente di male >
< Non è per quello...ecco...io...io non ti ho... >
< Non mi hai? >
< Non ti ho ancora...ringraziato...per avermi...salvata... >
Sorrido intenerito. È davvero timida, questa bambina. Ha lo sguardo perennemente puntato sui suoi piedi, e il suo viso è così rosso che sembra sul punto di fumare dalle orecchie. Mi abbasso in modo da poterla guardare dritta negli occhi e appoggio la mano sulla sua testa, accarezzandola gentilmente. Alza lo sguardo, sorpresa.
< È stato un piacere. Non potevo certo permettergli di fare del male a una bambina così bella, non trovi? >
Forse ho esagerato. Avvampa e diventa, se possibile, ancora più rossa, arrivando all'orlo dello svenimento.
< N-non è vero, signor cavaliere... >
< Gerard. Gerard Fernandez. E tu? Come ti chiami? >
< Wendy...Loxar. Anche se mia madre preferirebbe che mi chiamassi Marvel... >
< È una donna altamente femminista, eh? Faresti meglio a tornare da lei. Se ti vedesse con me sarebbero guai seri >
< S-si...grazie ancora, Fernandez-san >
< Chiamami Gerard. È meno imbarazzante >
< O-ok. Ci rivedremo ancora...ecco...G-Gerard? >
< Contaci. Al massimo verrò a trovarti >
< N-no...se la mamma ti scopre ti ammazza! >
< Non sono così facile da uccidere sai? Non sembra ma sono molto forte! >
< Pfft...ahahah >
Si allontana, salutandomi allegramente con una mano, ma a metà tragitto barcolla, inciampando e cadendo sulla sabbia.
< Ehi! Ti sei fatta male? > corro velocemente a soccorrerla.
< N-no, sono solo caduta. È tutto a posto >
No. Non è tutto a posto. È rossa come un peperone, e sta sudando parecchio. Mi tolgo un guanto e le tocco la fronte. È bollente.
< Hai la febbre! Presto, devo portarti da un medico! >
< N-non serve...a casa abbiamo...le medicine... >
Medicine? Possono permettersele?
< Allora ti porto subito a casa tua. Dai, aggrappati al mio collo >
< WENDY! >
La madre di Wendy corre trafelata verso di noi, incespicando sulla sabbia. Non appena ci raggiunge strappa Wendy dalle mie braccia e le tocca la fronte, preoccupatissima.
< Perché sei venuta qui? Lo sai che non puoi stare troppo tempo all'aperto! E perché ti trovi con lui? >
< M-mamma...lui non ha fatto niente, sta cercando di aiutarmi... >
La madre ignora Wendy e se la carica sulla schiena, portandola velocemente verso il villaggio, ma non prima di girarsi e lanciarmi un'occhiata carica di odio.
< TU! Sta alla larga da mia figlia! >
E sparisce fra i vicoli del villaggio, lasciando solo l'eco delle sue parole a regnare sulla spiaggia insieme allo scroscio infinito delle onde del mare.

***

Le spighe dorate del campo di grano sono un'immensa distesa gialla che si espande in tutta la campagna intorno alla città, estendendosi dalle mura di Magnolia e arrivando perfino vicino al mare. Il sole del tramonto colora di arancio le acque salmastre, creando un unico oceano giallo che sembra avere i propri confini sull'ultima linea dell'orizzonte.
Nonostante questo splendido spettacolo, però, il mio umore non potrebbe essere più nero di quello che ho in questo momento. Un incredibile misto di rabbia e frustrazione imperversa dentro di me, impedendo a tutti gli altri soldati di avvicinarmisi o anche solo di provare a rivolgermi la parola. Non che mi dispiaccia, ovviamente. Anzi, sento che se qualcuno mi parlasse gli insulterei contro.
Sono semplicemente incazzato. Non so se è per Wendy, o se è per Scarlet. So solo che preferisco rimanere solo con il mio malumore.
La ricerca sulla spiaggia si è rivelata vana: la contessa non si trovava nemmeno lì. I soldati hanno riportato la completa assenza della contessa anche in città, e quindi non è rimasto che un posto: a meno che la contessa sia scappata via mare, l'unica zona rimasta ancora non perlustrata è la campagna. Il capitano ha deciso di cercare per prima proprio nella campagna di Laxus Dreyar, che è la più vicina al suo castello, dopotutto, e il gruppo è stato riunito.
Mi sono sentito incredibilmente felice quando l'ho saputo: avrei rincontrato Scarlet e gli avrei chiarito il malinteso, cosicché tutto sarebbe tornato normale. Scarlet, però, non appena mi ha visto è scappato in mezzo agli altri soldati, e mi ha evitato per tutta la giornata. E il mio umore, già pessimo per la storia di Wendy, non ha fatto altro che diventare ancora più nero.
Ho cavalcato per tutto il tempo separato dal resto del gruppo, anche per evitare di ascoltare il continuo blaterio di Laxus.
Cazzo, quell'uomo è insopportabile.
Siamo già in troppi, dieci soldati che cavalcano vicino ai campi rischiando di farsi beccare in ogni momento, e dobbiamo pure sorbirci questo essere tronfio e petulante. Non capisco perché il capitano abbia acconsentito a portarcelo dietro. Forse perché conosce bene questo posto...

< COSA?! Nel mio campo?! È impossibile! Sarebbe un rifugio troppo palese!! >
< Anche noi la pensavamo così, per questo non abbiamo cercato prima lì. Ma come le abbiamo già detto, Dreyar-sama, la contessa non si trova né in città, né nel bosco e né sulla spiaggia. L'unico posto rimasto sono le campagne >
< Ma dove si sarà nascosta?! Mica può dormire nei campi aperti! >
< Beh, è una supposizione, ma ci sono le case dei contadini e i magazzini... >
< Ma chi oserebbe nascondere la contessa e sfidarmi così apertamente? Chi- >
Laxus si era bloccato, realizzando qualcosa. Il suo volto era diventato torvo, assumendo un'espressione quasi folle.
< Dreyar-sama? >
< Oh, non preoccupatevi. Credo di aver capito cos'è successo alla contessa >
< Davvero? >
< Si, certo. Anzi, ora so anche dove si trova. Vi accompagno io insieme al mio vassallo, se non vi dispiace. Ho intenzione di picchiare personalmente quel bastardino >

Mentre cavalcavamo nei campi, Laxus ci ha raccontato la sua complicata situazione con la moglie. A quanto pare, la contessa qualche settimana fa ha salvato un contadino pigro che stava venendo punito da Laxus, e quel contadino, invaghitosi di lei, l'ha rapita e portata a casa sua. È una storia abbastanza inverosimile, ma nella vita non si sa mai cosa può succedere. Il capitano, però, ha comunque esposto i suoi dubbi a Laxus.
< Ma siete sicuro, Dreyar-sama? Non sarebbe stato un gesto troppo avventato, infiltrarsi nel castello e portare la contessa nei campi? E la contessa perché non avrebbe cercato di tornare al castello, se veramente si trovasse lì? >
< Probabilmente quel bastardino l'ha minacciata con la forza. Oppure l'ha sedotta. Il nostro era un matrimonio combinato, dopotutto. Non sarebbe strano se si fosse innamorata di lui >
< Capisco...Ma non siamo ancora sicuri di questo. Ci apposteremo nelle vicinanze della casa, e se vedremo la contessa arresteremo quel contadino >
Laxus non sembrava molto contento, ma alla fine, dopo che il suo cavaliere, Freed, ha affermato che quella era la soluzione migliore, ha accettato, seppur di malavoglia.

Laxus ci ferma indicandoci una recinzione dove legare i cavalli, dicendoci di proseguire a piedi per non essere scoperti dai contadini. Raggiungiamo i pressi di una delle case dei braccianti e ci nascondiamo dietro a degli alberi, abbastanza distanti da non essere visti.
Cerco con lo sguardo Scarlet: si è appostato dietro a un cespuglio, quello, noto con disappunto, più distante da me.
Mi avvicino e mi abbasso dietro al cespuglio accanto a lui. Se mi ha visto, non dà segno di averlo fatto.
Che situazione di merda.
< Mi spiace > borbotto, infinitamente a disagio.
Sussulta.
< Tutti credono che io ti corra dietro, e di certo questa non è una bella situazione neanche per te. Vedrò di risolvere questo problema il prima possibile, te lo prometto >
Non risponde. Beh, almeno ho chiarito le cose con lui.
Ormai ho deciso. Non mi importa più che lui sia o non sia Erza. Voglio solo vivere la mia vita in santa pace.
< Sst! Fate silenzio! Sta arrivando qualcuno! > la voce del capitano è un bisbiglio, ma è comunque intimidatoria come sempre.
Aguzzo lo sguardo. Un ragazzo, di probabilmente non più di diciotto anni, si sta trascinando a fatica fino alla casa. Ha dei capelli rosa ribelli, e nonostante faccia un caldo infernale, si tiene al collo una lunga sciarpa bianca.
Nel campo non vola una mosca, e ogni rumore risuona limpido e cristallino.
Il ragazzo raggiunge la casa, poi apre la porta e sorride raggiante a qualcuno.
Chi...?

< Buonasera Natsu >
< 'sera Mira-sama, ho una fameeeee >

La porta si richiude sbattendo con forza, inghiottendo con il suo eco le parole dei due, senza però impedire a noi di sentirle chiaramente. Laxus, con le vene pulsanti, si alza, seguito a ruota dai soldati.
< Voi! > grida il capitano a quattro cavalieri < andate a prendere i cavalli! Gli altri, con me! >
Ci dirigiamo a grandi passi verso la casa, ma nessuno è veloce quanto Laxus, che è già arrivato alla porta e ora sta bussando rabbiosamente.
La porta si apre, scoprendo la esile figura del ragazzo rosato.
< Come sei lento pap... >
Laxus gli sferra un pugno in faccia, troncando a metà la sua frase, e si getta come una furia nella casa afferrando per un braccio la contessa.
Il ragazzo si accascia, sputando sangue.
Il comandante raggiunge l'ingresso della casa e si rivolge al giovane che, se non sbaglio, Laxus aveva detto chiamarsi...
< Natsu Dragneel > proclama, in tono grave e severo < per ordine del re abbiamo il dovere di arrestarla e portarla al castello >
Gli occhi del ragazzo si spalancano per il terrore e la sorpresa.
< COSA HO FATTO?! >
< Hai rapito mia moglie >
Natsu si gira verso Laxus, che, essendo più alto, lo sovrasta e lo guarda con sguardo folle.
Mira comincia a divincolarsi, urlando disperata.
< Non mi ha rapito, lo giuro, lasciatelo andare ve ne prego! >
Osservo la scena da dietro ai soldati, con occhi duri e freddi.
Le sue urla sono inutili, dovrebbe saperlo. Il ragazzo è stato colto sul fatto: anche se non l'avesse rapita, l'ha comunque nascosta dal suo padrone.
Probabilmente verrà appeso alla forca.
Questa è la legge di sto paese.
Questo paese di merda.
Laxus spinge la contessa verso il suo cavallo, rendendo vani i suoi tentativi di fuga.
< Bastardino, la prossima volta che ci rincontreremo sarà all'Inferno > ghigna Laxus, sparendo con la contessa fuori dalla porta.
Natsu protesta gridando di essere innocente, opponendosi con forza ai soldati, che sfoderano le spade.
Se continuiamo così finirà con l'essere massacrato.
Preferirei evitarlo.
Mi faccio largo fra i soldati e con un colpo deciso lo atterro, ma mi accorgo di non essere solo.
Scarlet si è fiondato su Natsu nello stesso istante in cui mi sono avvicinato io, e abbiamo finito con l'attaccarlo allo stesso tempo, stramazzandolo al suolo.
< Ottimo lavoro, Gerard, Cavaliere Scarlatto! Uomini! Legatelo! >
Natsu viene legato ai polsi e alle caviglie con delle robuste corde e viene sollevato con la forza da un cavaliere, per poi essere gettato come un sacco di patate su un cavallo bianco.
Montiamo sui cavalli e partiamo per la volta del castello, quando sentiamo delle urla disperate provenire dai campi.
Mi volto per vedere un uomo sulla quarantina, dai capelli rossi come il cielo alle sue spalle, correre nella nostra direzione tendendo un braccio verso Natsu.
< NATSU!! >
< P...PAPÀ!! >
L'uomo sta piangendo, ma non demorde e continua correre, raggiungendoci. Natsu, per quanto legato, tende le mani al padre, rischiando quasi di cadere dal cavallo. Il cavaliere reagisce prontamente, afferrando Natsu e colpendo i fianchi del suo destriero, che si impenna e comincia a correre impazzito. Tutti gli altri cavalli lo seguono e in pochi secondi la figura dell'uomo dai capelli di fuoco sparisce fra le spighe di grano, mentre le sue grida si affievoliscono sempre di più.
Natsu smette di gridare non appena non vede più il padre, e non fiata per tutto il resto del viaggio, nemmeno quando, ormai avvolti dalle tenebre, raggiungiamo le mura imponenti del castello.
Image and video hosting by TinyPic

Angolo autrici

ATTENZIONE PER TUTTE LE FAN NALU!!
Siamo desolate per la mancata comparsa della vostra coppia preferita, ma cercate di capirci!! Non è che non vogliamo, è che proprio il loro incontro è un problema dal punto di vista fisico e materiale!
Nel senso: un contadino non va certo a fare irruzione nel castello senza motivo e una principessa non va certo a farsi passeggiate nei campi di grano appartenenti a un signore feudale! Dovevamo creare una situazione per la quale potevano incontrarsi indipendentemente dalla loro volontà (anche perché peraltro non si conoscono ancora)! Quindi rilassatevi! Come avete letto, Natsu è stato portato al castello! E chi c'è, nel castello😏? Come e perché si incontreranno lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Quindi nel prossimo capitolo ci sarà la nalu, state calme xD
Ora invece cercheremo di spiegarvi un po' il casino delle famiglie xD

FAMIGLIA LOXAR
  • Happy Loxar (padre)
  • Charla Marvel (madre)
  • Juvia Loxar (primogenita)
  • Wendy Loxar (secondogenita)
FAMIGLIA REDFOX
  • Metallikana Redfox (padre)
  • Belno Redfox (primogenita, deceduta)
  • Gajeel Redfox (secondogenito)
FAMIGLIA REGALE
  • Zeref (padre)
  • Mavis Vermillion (madre)
  • Lucy Vermillion (primogenita)
  • Sting Vermillion (secondogenito, gemello maggiore)
  • Rogue Vermillion (terzogenito, gemello minore)
FAMIGLIA AGURIA
  • Elfman Aguria (primogenito)
  • Yukino Aguria (secondogenita, gemella maggiore)
  • Lisanna Aguria (terzogenita, gemella minore)
FAMIGLIA FULLBUSTER
  • Silver Fullbuster (padre)
  • Ur Fullbuster (madre)
  • Mika Fullbuster (sorella di Silver, zia)
  • Ultear Fullbuster (primogenita)
  • Gray Fullbuster (secondogenito)


Pink-chan:

Buon salve popolo di efp che ci vuole morto u.u
Eh sì, lo sappiamo u.u lente come al solito...
Perdonateci *implora pietà * voi non potete capire la fatica che ho fatto a scrivere questi pezzi, l'ispirazione mi faceva “ciao, ciao” insieme alle caprette di Heidi!
Quindi scusate, non ho la più pallida idea di come siano venuti i miei pezzi-cosi XD quindi ditemelo voi per favore u.u
Comunque la NALU ci sarà nel prossimo capitolo!
Io lo ripeto che non fa mai male hahahaha prima che qualche fan accanita ci uccida XD
*si dissolve in una nuvoletta di zucchero filato*

baci
Pink-chan :)

Kirishima Ayato:
Allora...che posso dire? Ah sì, ho capito, cosa posso, anzi cosa devo dire a tutti voi...SONO ASSOLUTAMENTE DESOLATA! Come al solito è colpa mia se postiamo con dei ritardi assurdi, ma veramente uno dei miei pov mi ha fatto sudare così tanto per scriverlo che quasi quasi la mia OTP diventava la mia NOTP...no scherzo quello è impossibile, comunque veramente mi spiace tantissimo! La prossima volta cercherò di essere più veloce, promesso!

Bacioni (che nessuno vorrà)
Ayato-sama




 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: shonen_girls