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Autore: Rei Murai    11/03/2009    1 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato usare il tag b, se non in casi particolari.
Rinoa81, assistente amministratrice.

Si lasciò cadere sull’erba umida fissando le proprie mani imbrattate di sangue.
Era stato un atto barbarico, i corpi delle guardie erano stati squartati.
Probabilmente non c’era un solo superstite a parte lui.
L’Uchiha gli si era avvicinato poggiandogli una mano sulla spalla prima di alzargli il viso.
Sotto la luna piena nella sperduta terra della sua famiglia l’uomo l’aveva morso dandogli l’immortalità.
Spin Off di Three Night's [non bisogna aver letto per forza la fic per capirla]
Genere: Dark, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neji Hyuuga
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Night's vampire

Three night’s Spinoff

A Neji Hyuuga story

 

 

1.

 

La sua era una di quelle ricche ed importanti famiglie che vivevano alle spese dei villaggi in loro possesso in un grande castello poco fuori dalla zona abitata.

Era composta da pochi elementi, nessuno dei quali era visto di buon occhio né dall’alta società di cui facevano parte, ne dai “sudditi” dei villaggi che avevano sotto la loro protezione.

Suo padre e suo zio regnavano incontrastati su tutto il territorio, sua cugina più grande era promessa sposa al figlio minore di un casato importante, quella più piccola, invece, a lui, in modo da riunire, in una sola, le due casate che da generazioni avevano contraddistinto la loro famiglia.

Personalmente non gli interessava.

Non gli piaceva la sua vita, anzi, a dirla tutta, la odiava.

Odiava suo padre, odiava sua madre…non aveva chiesto lui di venire al mondo, di nascere in quell’orribile famiglia.

Suo padre non era mai stato orgoglioso di lui nonostante per tutta la vita no avesse fatto che cercare di crescere come lui desiderava  o per lo meno di fare tutto ciò che gli veniva chiesto.

Sua madre non aveva mai abbastanza tempo da dedicargli sempre presa dall’organizzare balli per fare bella figura nell’alta società

Suo zio, dall’altra parte, non lo vedeva di buon occhio nonostante il matrimonio precedentemente concordato.

Se non fosse mai nato la prossima a succedere suo padre sarebbe stata sua cugina maggiore e, con la salita al potere della figlia, quelle terre sarebbero cadute definitivamente in mano a lui.

Era una famiglia infida quella in cui era cresciuto, dove tutti aspettavano il momento buono per liberarsi degli altri per arrivare ad avere tutto quello che si poteva arrivare a possedere e difenderlo anche al costo della vita.

Materialisti senza vergogna che si rubavano il cibo dal piatto pur di avere sempre più degli altri, costantemente.

In una famiglia così, lui, aveva cercato di vivere la sua vita serenamente smettendo di fare ciò che gli altri si aspettavano da lui appena superata la soglia dei sedici anni e cercando di fare solo ciò che gli piaceva.

Amava suonare il violino.

Passava giornate intere nel cortile, lontano dalle orecchie indiscrete dei famigliari, a suonare e suonare fino a farsi uscire sangue dalle dita.

Voleva andarsene da quel posto ma, per farlo, aveva bisogno di soldi e non aveva alcuna intenzione di prendere quelli che le persone con cui condivideva giornalmente ogni spazio vivibile di quella casa potevano offrirgli (o sbattergli in faccia come se fosse un pezzente, per allontanarlo da lì).

Amava cacciare.

Ricordava spesso le giornate in passate nel silenzio della foresta, accompagnato solo dal rumore della ghiaia e del sottobosco che si infrangeva sotto i suoi passi e del frusciare del vento tra gli alberi.

Potava gli animali che aveva ucciso giù al villaggio vicino al suo e da quelli ne ricavava giornalmente un gruzzoletto che teneva da parte in attesa che diventasse abbastanza grande da permettergli di andarsene da lì.

Era stato proprio una sera, durante una delle sue sessioni di caccia tirate fino a tardi e comunque mal andate che l’aveva incontrato.

Lui era una creatura estremamente silenziosa, sempre vestita di nero.

Una figura di una bellezza eterea, dalla pelle chiara, lunghi capelli corvini che ricadevano liberi sulle spalle e le labbra incrinate in un mezzo ghigno sbeffeggiante.

Proveniva da una casata molto antica e potente che, si vociferava, fosse sparita da qualche anno, probabilmente sterminata da dei barbari.

Non aveva mai conosciuto il suo nome, gli aveva detto che l’aveva raggiunto perché l’aveva cercato per anni, che voleva espressamente lui.

Gli aveva chiesto di mantenere sempre un tono formale durante le loro conversazioni, di parlare poco e godere della compagnia reciproca, cosa che non gli riusciva poi così complicata data la sua poca attinenza a parlare.

L’altra richiesta che gli aveva fatto era quella di non chiedergli chi fosse,di accontentarsi di chiamarlo Uchihasama quando gli si rivolgeva e di non parlare di lui ad anima viva.

I loro incontri avvenivano sempre dopo il tramonto e solo quando andava a cacciare.

Avevano un rapporto strano.

Chiacchieravano poco, cacciavano assieme, poi si sedevano ai piedi di una grande quercia, arrostivano e mangiavano ciò che avevano cacciato assieme.

Spesso Uchihasama gli dava dei soldi pretendendo che lui li accettasse.

Sembrava che lo conoscesse nel profondo, che sapesse tutto di lui.

A lungo andare, durante i loro incontri, aveva cominciato a sfogarsi lentamente.

Da prima solo piccoli racconti per poi sfociare in vere e proprie sfuriate verso una famiglia che non lo apprezzava abbastanza e non lo riteneva importante.

L’uomo lo ascoltava, fissandolo con quegli occhi neri e magnetici poi gli poggiava una mano sulla guancia sussurrando un “presto Neji, molto presto” senza aggiungere niente altro.

 

Si ricordava anche bene la notte in cui era stato trasformato.

Era sceso per andare a caccia ed incontrarlo ma, una volta raggiunto il loro solito luogo, non lo aveva trovato.

Una volta rientrato a casa l’aria che vi tirava all’interno l’aveva trovata pesante, quasi irrespirabile.

Aveva mosso qualche passo per poi abbassare lo sguardo sul pavimento trovandolo macchiato di rosso.

C’era sangue versato sulle piastrelle in marmo come vernice che si espandeva lentamente fino all’uscita.

Non ci aveva dato troppo peso, forse sotto l’ipnosi indotta dal moro anche se al tempo non sapeva ancora di esserne succube.

Aveva tirato dritto, camminando con passo lento, fino al grande salone dove generalmente si riuniva la famiglia e dove era certo suo padre lo stesse aspettando pronto per la solita ramanzina.

Rivedeva la scena come in un film in cui la pellicola girava a rallentatore.

Poggiava la mano sulla maniglia spingendo piano la porta, incurante delle due guardie stese sul pavimento in una pozza rossa che macchiava anche la parete, entrava all’interno della stanza e si fissava attorno.

Il corpo di suo padre stava seduto a capotavola , il capo e il busto poggiati sull’enorme tavolo che prendeva tutto il centro della sala da pranzo, la faccia dentro il piatto in cui stava mangiando.

Dalla schiena, tra le stoffe pregiate che componevano i suoi abiti, spuntava l’elsa di una spada in oro giallo, impreziosita con gemme rosse – o schizzate di sangue – e opali.

Sua madre stava seduta accanto a lui, le sue condizioni, però, erano migliori di quelle dell’uomo.

Nemmeno la morte le aveva tolto a sua bellezza.

Gli occhi azzurri erano nascosti dalle palpebre chiuse in un espressione rilassata, i capelli, sempre portati legati, le ricadevano morbidi ed ondulati lungo i lati del viso e sul seno prosperoso, ricoprendo la ferita mortale che le era stata fatta sul collo in un taglio orizzontale, netto. Il colore scarlatto del sangue aveva imbrattato i pizzi bianchi  e rosati dell’abito che portava indosso.

I corpi di suo zio e sua cugina Hanabi erano buttati sul pavimento, accatastati l’uno sopra l’altro in un bagno di sangue.

Sorrise.

Avevano avuto quello che si meritavano, era ciò che gli veniva naturale pensare.

Alzò lo sguardo sugli arazzi  sporchi e schizzati di sangue per poi riabbassarlo sulla figura che si era appena materializzata all’interno della stanza – o forse era già lì da tempo – poggiata contro una delle grandi finestre che illuminavano il salone altrimenti buio.

Uchihasama lo fissava senza un’appartente espressione aspettando solo la sua prossima mossa.

Gli sorrise avvicinandosi a grande falcata verso di lui fermandoglisi di fronte

- Non sei stato tu –

Esordì convinto puntando gli occhi azzurri nelle pozze nere dell’altro, non era una domanda ma un affermazione pienamente convinta.

- Non sono stato io – L’Uchiha annuì concedendoglielo. – sono arrivato che erano già così. Un complotto di tua cugina maggiore per evitare il matrimonio organizzato dai suoi, suppongo – aggiunse dicendogli solo ciò che il moro, in quel momento, voleva sentirsi dire.

Neji annuì piano girando lo sguardo un ultima volta verso la sala, ogni ombra di sorriso sparita momentaneamente dalle labbra

- usciamo, ho la nausea –

Aggiunse prima di ritornare sui propri passi.

 

Una volta fuori aveva respirato a grandi polmoni l’aria della notte chiudendo gli occhi.

Non aveva più nessuno ora, era libero. Nessun legame da dover onorare, nessuno a cui rendere conto…

Per la prima volta si era lasciato andare ad una risata di quelle potenti e liberatorie, uno scoppio di ilarità che aveva come unico spettatore la figura silenziosa alle sue spalle.

Si lasciò cadere sull’erba umida fissando le proprie mani imbrattate di sangue.

Era stato un atto barbarico, i corpi delle guardie erano stati squartati.

Probabilmente non c’era un solo superstite a parte lui.

L’Uchiha gli si era avvicinato poggiandogli una mano sulla spalla prima di alzargli il viso.

Sotto la luna piena nella sperduta terra della sua famiglia l’uomo l’aveva morso dandogli l’immortalità.

Con il senno di poi non era tato nemmeno così sicuro che la morte dei suoi genitori non fosse stato merito suo.

Ricordava di un uomo che aveva sterminato nello stesso modo la sua intera famiglia decretandone così la scomparsa. Un uomo che assomigliava fedelmente allo stesso che l’aveva preso con se quella lontana notte di anni e anni prima…il suo nome era Itachi Uchiha.

 

 

Yay!

Ed eccomi qui con l’ennesima longfic che tanto longfic non dovrebbe essere.

Che dire?

Sta mattina cercavo qualcosa da scrivere e mi sono ritrovata a pensare a Three Night’s e all’idea di scrivere una spin off dedicata a Neji Hyuuga e al come era diventato vampiro più qualche strascico della sua vita.

Sinceramente non so cosa ne uscirà, staremo a vedere, intanto questo è il primo chappo *w* e ne ho già scritti altri due XD
che dire? Commentate. Ù.ù

 

Baci rei

 

   
 
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