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Autore: Sli_felix    05/01/2016    0 recensioni
Rose perde la capacità di sorridere, ma qualcuno è dell'idea che non si debba mai smettere di farlo, e tenterà di farlo capire anche a lei.
Storia classificata al contest "Senza la musica la vita sarebbe un errore" indetto da Sam_Hp sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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 Erano settimane ormai che il mio sorriso non era sincero e il mio viso era sempre ricoperto di lacrime, anche se il mio orgoglio mi impediva di farmi vedere in quelle condizioni da chiunque.
Lysander, il mio primo grande amore, il ragazzo per cui avevo perso la testa, colui a cui avevo donato la mia verginità, mi aveva tradita. Come se non bastasse, la ragazza con cui era andato a letto era Alice Paciock, quella che consideravo la mia migliore amica. Quel giorno Lys era ammalato, o meglio, così mi aveva detto, e per questo aveva deciso di rimanere tutto il giorno in camera sua, situata al piano più alto della Torre di Grifondoro. Avrebbe potuto andare in Infermeria, certo, ma si trattava di una semplice febbre e temeva che Madama Chips lo avrebbe esonerato dal Quidditch. Io però non volevo stare senza vederlo un giorno, e decisi, purtroppo direi, di andare a fargli una sorpresa. Mi feci dare la parola d’ordine da mia cugina Lily, percorsi la Sala Comune dei Grifondoro senza che nessuno mi dicesse nulla, salii lentamente le scale che portano al dormitorio dei ragazzi del settimo anno, e entraii. La prima cosa che vidi furono una massa di lunghi capelli lisci castano scuro che si agitavano sotto le coperte del letto del mio ragazzo. Misi a fuoco meglio e notai, con grande incredulità, che sotto di lei stava un ragazzo dai capelli biondo platino e la pelle chiara. Nonostante lo sconcerto, non ci misi molto a realizzare quanto stesse succedendo. Quando li scoprii rimasi calma, anche il mio cuore stava andando in pezzi. Dissi ad entrambi una semplice frase, con il sorriso stampato in faccia e la voce ferma “sparite dalla mia vita”. Sono state le parole più difficili che io abbia mai dovuto pronunciare, ma i miei geni Granger mi permisero di rimanere con il sangue freddo e non apparire debole.
La calma però durò poco.
Appena sparii dalla loro vista iniziai a correre fino ad arrivare in cima alla torre di Corvonero, bussai e immediatamente mi apparve il batacchio incantato in bronzo, a forma di aquila. Il batacchio mi porse un indovinello, e, per la prima volta da quando ero ad Hogwarts, odiai profondamente la mia Casata.
Per quale assurda ragione non possiamo entrare direttamente nella nostra Sala Comune, esattamente come fanno tutti gli altri? Il batacchio iniziò a parlare “Se un gallo fa un uovo in cima ad una montagna, da che parte cadrà l’uovo?” fortunatamente l’indovinello era facile, e, con un ultimo enorme sforzo mormorai “i galli non fanno le uova”. Percorsi la mia Sala Comune con la stessa velocità con cui mio padre si arrabbia se viene nominato Victor Krum, e, senza pensarci troppo, mi rinchiusi in camera. Non uscii dalla mia camera per tutto il giorno, non volevo vedere nessuno, volevo solo sparire dalla faccia della Terra. Fortunatamente, era un sabato e le mie compagne di stanza si trovavano tutte ad Hogsmeade, non avrei sopportato che qualcuno mi vedesse così. La mia fortuna durò poco, mia cugina Dominique, Corvonero come me ma al settimo anno, era venuta a cercarmi per la cena e mi trovò in quelle condizioni. Dominque è probabilmente l’unica persona che è sempre riuscita a capirmi veramente e, anche in quel momento, trovò le parole giuste per darmi la forza di vivere ancora. Riuscii a farmi capire che non potevo dargliela vinta così, che dovevo dimostrare loro che potevo continuare a sorridere nonostante tutto. Mi disse che ero una debole se mollavo tutto così. Fece la cosa giusta. Colpì il mio orgoglio, e io non permetto a nessuno di colpire il mio orgoglio. Mi rialzai, mi feci una doccia veloce, mi truccai e scesi in Sala Grande. Avrei fatto vedere loro che la mia vita continuava, nonostante tutto.
Anche se stavo veramente male, non riuscii mai a piangere. Io odio piangere, è da deboli.
Tenni sempre il dolore dentro di me, sorridendo falsamente ogni giorno.
 
 
Stamattina mi alzai prima del solito. Sentivo il rumore di un ramo che sbatteva continuamente sull’unica finestra della nostra stanza, piccola e per niente accogliente, ma non era stato quello a farmi svegliare. Avevo fatto un brutto sogno, il sogno che ormai facevo da anni, a dir la verità. Giravo per le strade di Diagon Alley, solo, e le persone intorno a me continuavano a ripetere che non sarei mai stato felice, non avrei mai avuto una famiglia o degli amici,  dovevo pagare per gli errori di mio padre e di mio nonno. È il sogno che faccio da quando sono bambino, da quando iniziai a capire cosa fosse successo prima della mia nascita, sogno, o meglio, incubo che mi perseguita da sempre e, probabilmente, per sempre. Al si arrabbia sempre quando glielo racconto. Dice che lui è il figlio del Salvatore del Mondo Magico eppure non gli interessa nulla, perché diavolo dovrebbe interessare a qualcun altro? Purtroppo però, sappiamo entrambi che molti non provano nemmeno ad avvicinarsi a me per colpa del mio cognome. Anche lui ha un cognome importante, anzi, forse ha il più importante. Potter. Non esiste nessuno nel Mondo Magico che non conosca il suo cognome, a pari passo con Weasley e Granger. I Salvatori del Mondo Magico. Tutti adorano Al, i suoi fratelli e i suoi cugini. Tutti. Quando girano per i corridoi di Hogwarts sono fissati da ogni studente, ma fissati in maniera positiva. La gente ama i loro genitori e di conseguenza ama loro. Con me il discorso è lo stesso, ma al contrario. Nel senso, tutti conoscono il mio cognome, tutti sanno cosa ha fatto la famiglia Malfoy, ma nessuno mi ama, nessuno mi guarda con ammirazione. Le persone stanno lontane da me con la stessa facilità con cui cercano di farsi amico Al o un qualche suo parente. Farmi degli amici ad Hogwarts, però, era stato più semplice del previsto. Con grande sorpresa di tutti, Albus Severus Potter è un Serpeverde, e io, senza sorprendere nessuno, faccio parte della sua Casata. È così che siamo diventati amici, eravamo entrambi preoccupati per colpa dei pregiudizi. Lui aveva, e ha tutt’ora, anche se non lo ammette, paura di non essere all’altezza del padre. Io, invece, ho paura di essere paragonato e scambiato per lui. Come Harry Potter e Albus Severus Potter sono due persone diverse, io e Draco Lucius Malfoy siamo diversi. La gente dovrebbe veramente iniziare a capirlo. Fu questo il pensiero che accomunava, e continua ad accomunare, entrambi. Fu questa la chiave dell’inizio della nostra amicizia.
Questi pensieri mi affollavano la mente e ormai mancava un’ora alla sveglia. Non aveva senso cercare di dormire di nuovo. Mi vestii con abiti comodi e uscii dalla stanza. Volevo andare a fare una corsa nel parco di Hogwarts, in queste situazioni l’unica cosa che mi distrae è correre.
Stavo correndo intorno al Lago Nero, convinto di essere solo, quando una figura catturò la mia attenzione. Una ragazza, dai capelli ricci, stava stesa vicino ad un albero. Mi avvicinai cercando di non far rumore, e la riconobbi. O meglio, capii che era una cugina di Al. Aveva i capelli rossi fuoco e gli occhi azzurri, segni che la classificavano inevitabilmente come una Weasley. Purtroppo, io non sono mai stato in grado di ricordare i nomi di tutti i cugini e le cugine di Al. Sono troppi, riesco a malapena a ricordare i nomi dei suoi fratelli! (James e Lily, giusto?!). Avvicinandomi capii presto che la ragazza era triste. Aveva gli occhi vuoti e fissava il nulla, stesa in posizione fetale. Per tutti i Basilischi, perché cavolo era triste? Non mi piace vedere le persone essere tristi! Dovevo assolutamente fare in modo che le passasse. Cercai di avvicinarmi ancora, sperando che lei non mi respingesse. Inutile sperare, appena mi vide si mise addosso un Mantello e non la vidi più. Ci misi qualche secondo a capire che probabilmente il Mantello in questione era quello dell’Invisibilità e che lei era ormai lontana da me. Nonostante ciò, decisi che l’avrei ritrovata e le avrei fatto spuntare un sorriso. Non importa quanto tempo ci avrei messo, volevo farla ridere.
Si erano fatte le 7 e Albus probabilmente si stava svegliando in quel momento, così decisi di tornare nel mio dormitorio.
Percorsi velocemente i corridoi di Hogwarts, raggiunsi presto i Sotterranei della mia Casata e mormorai “Serpentese” alla porta, che scivolò di lato. Salii velocemente la scala a chiocciola in mogano, percorsi il corridoio che porta al mio dormitorio e spalancai la porta. Lo spettacolo che mi si parò davanti non era esattamente dei migliori. C’era David Nott in mutande davanti alla porta, Lucas Zabini che urlava il nome del suo topo ovunque, senza accorgersi che lo stava tenendo in mano e anzi, se non avesse allentato la presa sarebbe morto nel giro di pochi secondi, e Albus che russava sonoramente, con le lenzuola sparse ovunque. Decisi che la cosa migliore era svegliare il mio migliore amico.
“Ei amico, ho visto tua cugina!” gli urlai nelle orecchie. Al cadde dal letto facendo un rumore così grande che i passi di Grop sono niente in confronto. Iniziò ad urlarmi qualche malaugurio a caso del tipo “confondi la Felix Felicis con il Distillato della Morte Vivente” oppure “ finisci nel Bagno di Mirtilla Malcontenta e dimenticati dov’ è l’uscita”, e altre cavolate varie. Sì, effettivamente aveva fatto un bel volo. Quando si fu finalmente calmato ricevetti una sua risposta “Hai visto  mia cugina?  Che cosa strana! Pensa che in giro per la scuola ce ne sono solo 5!”. Il sarcasmo nella voce era palese, ma decisi di ignorarlo.
“Sì ho visto una delle tue cugine e volevo sapere quale delle tante era, sai che non mi ricordo i loro nomi”.
“Va bene. Descrivimela che ti dico chi è” continuò lui.
“ Dunque.. Ha gli occhi azzurri” iniziai.
“ Ah sì? Raro, davvero molto raro, sono solo tutte così!”.
“Oh ma ti sei svegliato simpatico stamattina eh”.
“Sì, non vedi? Chissà come mai oggi sono così girato bene, d’altronde nessuno mi ha buttato giù dal letto..” la voglia di lanciargli una Cruciatus era forte, ma quella di scoprire il nome della ragazza di più.
“Piantala. I  capelli sono rossi” ok, lo ammetto, forse stavo dicendo un po’ di cose ovvie. Ma che ci potevo fare? Erano le uniche cose che sapevo di lei!
“Perfetto, possiamo escludere Dominique! Ne restano in gara 4, ci siamo quasi eh” quell’idiota del mio migliore amico continuava a scherzare.
“Mh, sì … era riccia”.
“ E anche Molly fuori! Rimangono Lucy, Roxanne e Rose! Dimmi un po’, hai visto lo stemma della Casa?”.
“Sì, Corvonero”.
“E ora siamo a quota due! Non può essere nemmeno Lucy! Era mulatta?” mi domandò di nuovo.
“ No, quindi chi era?”.
“ Biiingo! Lascia stare, cose babbane … Rose! La figlia di mio zio Ron e mia zia Hermione!”  concluse infine, con faccia soddisfatta.
La figlia di Ronald Weasley e Hermione Granger. Perfetto, non si sarebbe mai fatta avvicinare da me. Però avevo fatto una promessa a me stesso e dovevo mantenerla.
“E dimmi, simpaticone, sai per caso perché era triste?” chiesi.
“Immagino sia perché si è lasciata con Lysander qualche settimana fa, sai, lui l’ha tradita … ma non è triste. Ride sempre, non parla più con lui o con Alice, la sua vecchia migliore amica, ma sorride a tutti in continuazione”.
Forse davanti a voi, pensai.
Dunque era diventata cornuta per colpa di quel verme e la ragazza complice di tale infedeltà era la sua migliore amica. Ecco perché stava male. Aveva subìto un doppio tradimento.  Soffriva per colpa di persone che non meritavano nulla. Dovevo farle tornare il sorriso.

 
 
“Rose, tutto ok?” la voce di mia cugina Dominique mi riscosse dai miei pensieri. Non riuscivo a smettere di pensare al ragazzo che avevo incontrato quella mattina. Mi aveva vista? Mi aveva riconosciuta? Avevo fatto in tempo a  nascondermi sotto il Mantello dell’Invisibilità?  Sapevo già le risposte a tutte le domande, ma cercavo in ogni modo di non ammetterlo a me stessa. Non volevo che nessuno vedesse che stavo male, nessuno! E invece lui, il migliore amico di mio cugino, con cui non ho mai parlato, ha visto la parte più debole di me! Non doveva vedermi così, non doveva farlo.
“Sì Dom sto bene, sono solo stanca. Sai, ho passato la notte a fare il compito di Pozioni … ”. Dominique capì subito che stavo mentendo, ma decise di non farmi più domande. Sapeva che se volevo raccontarle qualcosa, lo avrei fatto io di mia spontanea volontà. Ma in quel momento l’unica cosa che volevo  fare era trovare Scorpius Malfoy e minacciarlo di morte in caso avesse detto a qualcuno ciò che aveva visto.
Lo vidi solcare la soglia della Sala Grande quando ormai la colazione era finita, così decisi di aspettarlo. Quando lo vidi alzarsi dal tavolo dei Serpeverde mi alzai anche io, lo raggiunsi con qualche falciata e, con tono secco, dissi “Malfoy vieni un attimo”. Lo stupore del biondino era palese, ma mai quanto quello di mio cugino. Decisi di ignorarli entrambi e trascinai Scorpius in un angolo buio.
“Ciao anche a te eh, piacere, il mio nome è Scorpius, sì sto bene, grazie per avermelo chiesto. No, non mi ha dato fastidio il fatto che tu mi abbia trascinato qui a forza, tranquilla. E dimmi, tu come stai?” la strafottenza nel suo tono di voce era qualcosa di troppo ovvio. Come si permetteva di trattarmi così? Già mi aveva visto in un momento molto critico, e ora faceva pure il simpatico! La mia calma ormai aveva raggiunto il livello di Voldemort quando zio Harry distruggeva un Horcrux.
“Senti, fai poco lo spiritoso con me. Stamattina tu mi hai visto in un momento in cui ero fragile, e io non voglio che nessuno sappia che sto male per colpa di quell’idiota del mio ex, chiaro? Quindi, o stai zitto da solo, o troverò il modo di farti stare zitto io. Spero di essere stata chiara”.
“Chiarissima, ma non vedo dove sta il problema anche se eri un pochino giù di morale. Capita a tutti di avere un momento ‘no’, non stavi nemmeno piangendo” perché diavolo non stava zitto e basta?
“Certo che non stavo piangendo! Piangere è da deboli!” continuai.
“Ecco, questa è la cosa più sbagliata che potessi dirmi. Piangere è umano, hai sopportato tante cose, non puoi tenerti tutto dentro, prima o poi esplodi. Hai bisogno di sfogarti, e posso assicurarti  che piangere aiuta molto. Chi piange si rende conto dei propri limiti e cerca di superarli, oltre al fatto che si sfoga. È piangendo che si diventa più forti, non trattenendo tutto” a quelle parole scoppiai a piangere. Non potevo più farcela, era troppo tempo che andavo avanti così. Lui, inaspettatamente, allargò le braccia e mi strinse forte.
Restammo così diversi minuti, poi mi prese per mano e mi portò fuori.
“Senti, posso capire  che tu non riesca a sfogarti con le persone che conosci. Ma dicono che parlare con un perfetto estraneo a volte aiuta, quindi, se vuoi, io posso ascoltarti”. Non potevo sentirmi dire di meglio. Così iniziai a dire tutto ciò che mi tenevo dentro da troppo tempo.
“Io mi fidavo di lui. Mi fidavo di lei. Mi fidavo di loro. Lei era la mia migliore amica, l’unica persona che sapeva veramente tutto di me e riusciva a capirmi … Mi è sempre stata vicino, sempre, da quando siamo piccole. Io non le avrei mai fatto un torto del genere, veramente, mai, e invece lei ha fatto così. E lui … Beh lui era il ragazzo perfetto per me. Riusciva a tenermi testa, e ti assicuro che in pochi ne sono capaci, mi faceva sempre ridere, era in grado di farmi sentire bellissima anche da struccata, sudata o appena sveglia. Mi portava a fare dei giri con la scopa perché sa che non mi piace guidarla ma amo stare dietro, veniva a casa mia presto per portarmi i biscotti alla zucca, che sono i miei preferiti. Mi abbracciava quando ero più insopportabile e mi dava i baci a sorpresa. Era il mio tutto” dissi queste parole con la voce tremante e il viso completamente bagnato di lacrime. Sentii un peso enorme andarsene dal mio petto e capii che Scorpius aveva ragione. A volte vale la pena piangere e sfogarsi. Non mi disse nulla, continuò ad abbracciarmi fino all’ora di pranzo, senza dire parola. Poi mi accompagnò in Sala Grande e lì ci dividemmo. Lui al tavolo dei Serpeverde, io a quello dei Corvonero.
 
 
Ok, mi serviva un piano. Lei si era aperta con me e io avevo il dovere di tornare a farla sorridere. Sì, ma come? Anche se non lo aveva detto esplicitamente era ovvio che voleva che quello fosse il nostro primo e ultimo dialogo. Ero immerso nei miei pensieri quando vidi arrivare il mio migliore amico con un sorriso stampato in faccia e una lettera tra le mani.
“Scooor indovina! Verrai con noi alla Tana quest’estate per almeno un mese!” esclamò.
“Cosa? Che significa?” chiesi. Cosa cavolo stava dicendo?
“Sì, tu mi avevi detto che eri costretto a stare dai tuoi nonni tutta l’estate perché i tuoi genitori devono andare a trovare tua sorella in Australia, no? E allora  ho deciso di chiedere ai miei genitori  se potevi rimanere con noi, solo che loro mi hanno risposto che entrambi avranno le ferie solo a luglio e non saresti potuto rimanere a Villa Marauders perché noi andremo alla Tana. Così ho scritto a nonna Molly e ha detto che non c’è problema, verrai anche tu alla Tana! E sai, ci saranno anche i figli di Ron e quelli di George, poi verso fine giugno dovrebbero arrivare anche quelli di Percy e quelli di Bill … Non sei contento?” aveva parlato con una velocità di 10 parole al secondo, ma ero comunque riuscito a capire il senso del discorso. Non poteva darmi notizia migliore.
 
 
Cari Rose e Hugo,

Vi scriviamo per avvertirvi che in questo momento al Ministero c’è un po’ di caos e noi non possiamo proprio prenderci le ferie ora, anche se sapete che moriamo dalla voglia di rivedervi. Dunque, per tutto giugno rimarrete entrambi alla Tana, ovviamente verremo a trovarvi, ma non ha senso che torniate a casa perché siamo veramente indaffarati. Vostro padre ha molti turni anche di notte e io vado al Ministero molto presto, quindi non potrete venire nemmeno per la notte. Probabilmente vi abbiamo incuriositi ed è giusto che sappiate cosa è successo: voci fidate ci hanno detto che  Bellatrix Lestrange aveva una figlia. Ora, noi non abbiamo nessun tipo di pregiudizio, a parte forse vostro padre, ma capite anche voi che è strano che non si sia mai saputo nulla di lei, nessuno sappia dove sia ora, che scuola abbia frequentato … Nulla. Quindi è nostro dovere rintracciarla e farle qualche semplice domanda, giusto per controllare che sia tutto a posto. Come potete notare, nulla di grave. Ci rivedremo a luglio.

P.S. ci sarà anche il figlio di Draco Malfoy alla Tana. Siate gentili con lui.
P.P.S. potete anche non esserlo (papà)


Un abbraccio,
Mamma e papà.
 
 
BENE. BENISSIMO. PERFETTO. Avevo appena rivelato ad un perfetto estraneo i miei segreti più profondi  e poi venni a sapere che avrei trascorso un mese con lui. Ottimo, veramente ottimo.


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15 giugno


 
 
 
E le notti passate
A fare cazzate
Un film dell’ orrore
E quattro risate
Non sai che fortuna poterle passare con te



“Rose, vuoi venire a fare una partita a Quidditch con noi?”.
“Al, sai benissimo che odio volare”.
“Sì, giusto. Scusa”.
Erano tre giorni che ero alla Tana con Al, i suoi fratelli e i suoi cugini, eppure Rose non mi aveva ancora rivolto la parola.
“Dai Rose, non puoi stare tutto il giorno chiusa in casa! È estate, fuori c’è il sole, vieni almeno a vederci!” provai a dire.
“Taci Malfoy. Non vengo” mi rispose, acida.
Per tutta la giornata provai a pensare ad un modo per tirarle su il morale. Stavo facendo questi pensieri quando vidi la sorella di Al mangiare una specie di biscotti gommosi enormi bianchi e, incuriosito, mi avvicinai a lei.
“Lily, cosa sono questi cosi?” chiesi.
“Questi ‘cosi’ si chiamano Marshmallow e sono delle caramelle babbane. Vuoi sentire?”
“Sì, grazie”.
“Sai, i Babbani, di solito ragazzi però, fanno anche delle gare con questi. In pratica se ne mettono in bocca il più possibile e vince chi vomita per ultimo!” esclamò.
“Cosa? Ma che schifo!” che diavolo di gare fanno questi Babbani?
“Sì abbastanza, però da vedere è divertente!”
Divertente. Non capivo come una cosa del genere potesse essere divertente, ma se serviva a fare ridere Rose potevo almeno provarci.
“Lily, che ne dici di accompagnarmi a prendere questi Masallow?” domandai.
“Marshmallow Scorpius, Marshmallow! Comunque va bene, mi cambio e ci sono!”.
Comprammo 3 pacchi dei dolci dal nome impronunciabile e tornammo alla Tana.
“Rose” chiamai.
“Che vuoi?” mi rispose, sempre acida.
“Ho trovato un modo per addolcirti un po’!” esclamai.
“Non ho bisogno di addolcirmi”.
“Chissà perché mi aspettavo una risposta del genere … Allora facciamo una scommessa. Se vinco io tu smetti di evitarmi o di rispondermi da acida, se vinci tu ti lascerò in pace”.
“In cosa consiste la scommessa?”
“Devo riuscire a farti ridere”.
“Non ci riuscirai, accetto”.
Aprii il pacchetto di Marshmallow e me ne misi in bocca uno.
“Che stai facendo?” chiese. Le feci segno di stare zitta con un dito, e ne misi in bocca un altro. Poi un altro e un altro ancora. La mia faccia iniziava a gonfiarsi e, anche se involontariamente, facevo delle smorfie strane. Rose cercava di trattenere le risate. Un altro Marshmallow, ancora uno … Ero arrivato a quota 6, e sentivo già che stavo per esplodere. Continuai, doveva ridere. Con fatica immensa e facce buffissime riuscii a infilarne 10 e alla fine scoppiai, vomitando tutto in un bidone. Rose non riusciva più a smettere di ridere, aveva le lacrime agli occhi e continuava a ripetere che ero troppo buffo. Per la prima volta in vita mia ero felice di essermi messo in ridicolo. Ero riuscita a farla ridere.
“Va bene … ahahhahah … hai vinto! Non ti … ahahahhaahah … eviterò più!” diceva. Lei era felice, e io lo ero con lei, nonostante il vomito.
 
 
25 giugno
 


 
 
“Scooor! Vieni giù!” urlai.
“Rose? Volevo andare a letto, cosa c’è?”
“Ma che letto! Guardi con me ‘Il racconto della Prima Guerra Magica’?”
“Ma … Non è un horror?”
“ Appunto! Non posso vederlo da sola!” esclamai.
Dall’episodio dei Marshmallow avevo legato molto con Scorpius, non pensavo più a Lysander o ad Alice e cominciavo a sentirmi meglio, anche se non lo avrei mai ammesso davanti a lui.
Scorpius si sedette vicino a me, sorridendomi, e iniziammo a guardare il film.
“Dunque, questa è la storia della Prima Guerra Magica. Se siete lì, ora, a guardare questo film, sappiate che è anche grazie a loro. In tanti, troppi, sono morti per poter avere un mondo migliore. Non dimentichiamoci di loro, e soprattutto, pensate al fatto che alcuni di loro non hanno potuto vedere i loro figli crescere o non hanno potuto dire ‘ti amo’ all’amore della loro vira, per mancanza di tempo. Pensateci, non dimenticatevi mai cosa è successo, in modo tale che non capiti mai più. E vivete, gente, vivete veramente. Non sprecate nemmeno un secondo della vostra vita. Se litigate con qualcuno risolvete subito, se amate qualcuno diteglielo. Fatelo ora perché la morte non si sa quando arriva, e nessuno vuole morire con dei rimorsi”.
A parlare, alla fine del film, era mio nonna Molly.
Mi girai verso Scorpius e vidi che aveva le lacrime agli occhi.
“Scor … Tutto ok?” chiesi.
“ Rose … Io ti amo”.
La sua affermazione così inaspettata inizialmente mi turbò. Poi, dopo qualche secondo di silenzio, mi buttai su di lui e lo baciai appassionatamente.

Non ci mettemmo molto a metterci insieme. Passammo anche il resto dell’estate insieme, l’estate migliore della mia vita, un’estate di noi. Era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Scorpius è stato per me il sole dopo la tempesta, la discesa dopo la salita.
Ogni tanto ripenso ancora a quando mi disse “Fuori c’è il sole” e ora capisco che aveva ragione, fuori c’era il sole. Ma non solo nel senso letterale del termine, c’era il sole anche nella mia vita, ed aveva un nome e un cognome. Scorpius Malfoy. 
   
 
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