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Autore: Trusciola    05/01/2016    4 recensioni
Già da tempo pensava a come sarebbe stata la sua vita, se avesse scelto e agito diversamente. Come sarebbe continuata la sua vita se avesse scelto il suo amato mezzo-demone, cercando un modo per tornare da lui, invece di assecondare il volere della sua famiglia? Ma... L' amore saprà ritrovare i cuori dei due giovani, che ormai da tempo, erano infelici e lontani?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1:  Passato e Sogni
 
Da quando la sfera dei quattro spiriti era stata cancellata, grazie all’ unico desiderio giusto, espresso da Kagome, lei non aveva più potuto rivedere i suoi amici che vivevano dall’ altra parte del pozzo mangia ossa. Non aveva potuto più incrociare lo sguardo con quelle pozze dorate che tanto adorava, che tanto sognava e che più di tutto e tutti le mancavano.

Molte volte sognava di rincontrarli e di vivere tutti insieme nel villaggio di Kaede, in pace e finalmente felici, ognuno con la propria metà e con la nuova famiglia che si erano costruiti. Ma la mattina arrivava fin troppo presto, e il magnifico sogno svaniva, lasciando il posto alla crudele realtà: non avrebbe più rivisto i suoi compagni d’ avventura.

I primi tempi la sua famiglia le era stata molto accanto, confortandola, ma con il passare delle settimane le avevano consigliato di continuare la sua vita nella propria Era. Alla fine la convinsero; così dovette iscriversi al liceo, dove sperava, almeno, di rincontrare le sue vecchie compagne di scuola, e di trovare un po’ di pace dal tormento provocatogli dai suoi stessi pensieri dolorosi, mettendoli a tacere con l’ impegno scolastico.
 
“Kagome” Quella voce. Quella che non sentiva da molto, troppo. Quella della persona che le mancava di più.

“Kagome” La richiamava con dolcezza e amore, ma non riusciva a vederlo.

- Inuyasha!- Disse lei con stupore. Appena parlò, lo vide, in tutta la sua bellezza: quell’ abito rosso fuoco, che all’ inizio trovava bizzarro, ma che con il tempo aveva amato perché lo caratterizzava; l’ amata Tessaiga, che più di una volta l’ aveva protetta, sempre disposta sulla cinta del ragazzo; i suoi capelli argentati e lunghi, così fluenti e belli; quelle morbide orecchie canine  che adorava massaggiare; quegli occhi dorati, dove più di una volta si era immersa, perdendosi nella loro profondità, e che adesso si fondevano con i suoi color cioccolato.

Gli corse incontro abbracciandolo, sperando che fosse reale.

Lui ricambiò l’ affettuoso abbraccio. “Kagome, finalmente sei tornata” Le sussurrò in un orecchio, per poi guardarla di nuovo negli occhi. Lei annuì.

Restarono a guardarsi per interminabili minuti, scambiandosi sguardi carichi di amore, per poi baciarsi sulle labbra con passione.

Ad un tratto, intorno a loro comparve una foresta dove riconobbe immediatamente l’ amato albero, da cui tutto ebbe inizio: il Goshinboku.

In seguito vide sbucare dalla vegetazione alcune figure. -Sango, Miroku, Shippo,  Kirara!- Urlò la ragazza estasiata. Loro l’ andarono ad abbracciare e salutare.

Era finalmente ritornata dai suoi amici e dal proprio amato. Non riusciva a crederci e continuava a sorridere, mentre qualche lacrima le rigava il viso per la troppa felicità.

Proprio nel momento più bello, in cui stava per tornare al villaggio con gli amici, venne disturbata da un rumore fastidioso. Tutto intorno sé tremò. Lei si strinse ad Inuyasha, ma pian piano, tutto sparì: prima i suoi amici, poi il bosco.

-Inuyasha, non te ne andare! Tienimi qui con te per sempre!- Gridò Kagome.

Lui la strinse più forte che poté, e quando iniziava a sparire anche lui, i due giovani innamorati si diedero un lungo bacio, pieno di tristezza e malinconia, ma allo stesso tempo amorevole e puro.

Kagome, triste per la perdita dell’ amato, veniva ancora disturbata da quel rumore che aveva portato via la sua temporanea felicità. All’ improvviso aprì gli occhi, capendo che quel fastidioso suono era la sua sveglia e che tutto ciò che aveva visto era stata solo un sogno. Questo la rendeva ancora più infelice.

Poco dopo, nella sua stanza entrò la madre –Su, Kagome! È ora di alzarsi! Devi andare a scuola!- Il tono era pacato e dolce come sempre.

Kagome si alzò e andò ad abbracciare la madre, mentre le lacrime iniziavano ad uscirle dagli occhi.

-Su, tesoro, non piangere. Hai ancora sognato i tuoi amici?- Le chiese abbracciando con amore la figlia, ormai in preda ai singhiozzi.

-Sì- Confermò lei, mentre altre lacrime continuavano a rigare il suo viso e molteplici singhiozzi la tormentavano.

La madre la tenne stretta a sé, continuando a rassicurarla. Poi appena Kagome si calmò, la staccò lievemente dal suo corpo, chiedendole –Ora và meglio?-

La figlia, ormai calma, annuì con la testa, per paura di ricominciare a piangere.

-Allora inizia a prepararti che la colazione è pronta. Ah, ricordati di accompagnare Sota a scuola. Sai non si ricorda ancora la strada per raggiungere la sua nuova scuola- Detto ciò, attraversò la porta per andare a svegliare il figlio.

Ora Sota andava in prima media e Kagome in prima superiore.

La ragazza dopo essersi guardata allo specchio, che rifletteva un volto molto simile a quello di uno zombie, prese la sua uniforme: giacca azzurrina, camicia bianca a maniche lunghe, gonna a scacchi delle diverse tonalità del blu e un nastrino blu per fare il fiocco sotto il colletto della camicetta. Fatto ciò, entrò in bagno per lavarsi e sistemarsi, poi scese le scale per andare in sala da pranzo e fare colazione insieme alla sua famiglia. Dopo di che, si lavò i denti in bagno.

-Ehi, Sota! Sbrigati o arriveremo tardi!- “come nostro solito” Disse Kagome al fratellino che era in bagno a prepararsi, mentre lei era sull’ uscio della porta a mettersi le scarpe.

-Arrivo sorellona!- Gridò l’ altro

Finalmente anche il fratello si stava mettendo le scarpe. Salutarono il nonno e la madre, scesero le scale del tempio di corsa e dovettero correre per non arrivare tardi a scuola. Per fortuna i due istituti erano vicino a casa.

Kagome dopo aver salutato il fratello, raccomandandogli di aspettarla alla fine delle lezioni per andare a casa insieme, gli diede un bacio sulla guancia e si avviò verso il suo liceo, che non era distante da lì.

-Ehi , Sota-kun, ma quella è la tua ragazza?- Gli chiese un suo compagno di classe.

-No, è mia sorella- Rispose il ragazzo

-Bhè, perché non me la presenti uno di questi giorni?-

-Ok…- Sospirò Sota. Non era la prima volta che un suo amico di scuola gli chiedeva qualcosa sulla sorella maggiore.

Kagome arrivata davanti ai cancelli dell’ istituto, si fermò ad aspettare Eri, Ayumi e Mei, insieme a Nodoka e Haruka, delle sue amiche e compagne.

Appena arrivarono tutte, le ragazze entrarono a scuola ed andarono in classe, dove si sedettero in banchi vicini, così da aiutarsi durante lezioni più dure.

Dopo il sogno di quella mattina, Kagome i sentiva molto depressa e svuotata, anche se non lo dava a vedere, per non far preoccupare le sue amiche, a cui voleva molto bene. Infatti durante la giornata scolastica non faceva altro che guardare fuori dalla finestra, fissando il ramo di un albero che arrivava all’ altezza della sua aula. Ad un tratto, proprio su quel ramo, vide il suo amato Inuyasha, con la sua faccia da seccato che muoveva le orecchie convulsamente, come quando litigavano e lui faceva l’ offeso. Lo vide, lì, stravaccato con una gamba piegata e l’ alta a penzoloni. Sgranò gli occhi. “Non posso crederci! Inuyasha è qui!” pensò. Poi, però si ricordò del sogno così reale che aveva fatto poche ore prima. Allora si stropicciò gli occhi, per avere la conferma che non stesse avendo un’ allucinazione, e si mise a guardare lo stesso punto, ma del suo amato mezzo-demone, non c’ era traccia. Quindi, amareggiata e delusa, decise di lasciare perdere l’albero e di ascoltare la lezione del Signor Matsumoto.

Alla fine delle lezioni uscì dal cancello della scuola e salutò Haruka, Eri e Nodoka, mentre andava verso la scuola del fratello con Ayumi e Mei. All’ uscita delle medie le tre ragazze videro Sota con alcuni ragazzi che parlavano, così si avvicinarono al gruppetto. Sota appena vide la sorella e le sue amiche salutò i suoi compagni, ma Keichiro seguì il ragazzo, così da presentarsi alla sorella maggiore del compagno di classe.

-Ciao Sota, come sei cresciuto!- Disse Ayumi, mentre le altre lo salutavano.

-Haru-chan ha ragione! Non sei più il fratellino piccolo e carino di Ka-chan! Ora sei proprio un bel ragazzino!- Continuò Mei.

Le guance del ragazzino divennero rosse, -Hai capito Sota-kun, ora fai colpo anche sulle ragazze più grandi! Non ti bastano tutte le ragazze della nostra scuola! Ora vuoi anche le amiche di tua sorella- Disse Keichiro mentre gli dava un spallata amichevole, facendo avvampare ancora di più il povero Sota, che farfugliò qualcosa tipo: -‘Sta zitto!-

Kagome che era rimasta in disparte a ridere, si avvicinò per soccorrere il fratellino, che era in evidente difficoltà.

-Ok, Ok, abbiamo capito che il mio fratellino è un CBCR! Cresci Bene, Che Ripasso! Però ora possiamo tornare a casa? Si sta facendo tardi.-

Tutti scoppiarono a ridere, mentre Sota ridacchiava ritornando a un colore più naturale, confronto al rosso pomodoro che aveva assunto qualche minuto prima.

-Allora tu devi essere la bellissima sorelle di Sota-kun? Piacere di conoscerti, io sono Keichiro Takano, un compagno di classe di tuo fratello. Comunque potevi dirmi che tua sorella aveva delle così stupende amiche! Mi sarei preparato adeguatamente!- Disse il ragazzo rivolto all’ amico. Tutte le ragazze si imbarazzarono e le loro gote si imporporarono, ma a Kagome quei tipi di complimenti non toccavano più di tanto, anche se divenne un po’ rossa. Quella situazione le fece ricordare delle milioni di volte che Miroku aveva usato parole simili con  lei o con altre ragazze, e ciò la fece un po’ rattristare.

-Oh, grazie Keichiro per i complimenti! Comunque sì, sono Kagome Higurashi, la sorella maggiore di Sota. Piacere di conoscerti- Rispose lei con un leggero sorriso.

Dopo le presentazioni, i cinque ragazzi si avviarono verso le rispettive case. Arrivati ad un bivio, si salutarono e ognuno andò a casa.

I due fratelli parlarono della loro giornata a scuola, in realtà quello che parlava era Sota, mentre la sorella annuiva ogni tanto.

Finalmente arrivarono a casa, lasciarono gli zaini in camera, si cambiarono e uscirono ad aiutare il nonno e la madre a curare il tempio. Kagome prese una scopa e pulì l’ ingresso del tempio e la parte che collegava il tempio stesso con la sua casetta. Così facendo, però, passò vicino all’ amato Goshinboku ed alla costruzione che proteggeva il pozzo dai visitatori del piccolo tempio di famiglia.

Quando passò davanti all’ albero, non poté fare a meno di ammirarlo, di pensare che grazie a lui, lei appena fu trasportata nell’ epoca Sengoku, la prima persona che vide fu Lui, il suo amato mezzo-demone addormentato, che grazie a quell’ albero millenario, aveva potuto conoscere e amare quel testardo e protettivo ragazzo, con due pozze di profondo oro fuso al posto degli occhi.

Quando poi passò vicino al pozzo, racchiuso all’ interno della sua ‘casetta’, pensò che lo avrebbe dovuto ringraziare, perché senza di lui, non avrebbe mai potuto andare in un’altra epoca, non avrebbe fatto amicizia con i contadini del villaggio, Kaede, Shippo, Miroku, Sango, Rin, Sesshomaru, tutti coloro che l’ avevano aiutata, e soprattutto Lui, il suo amato Inuyasha. Lui, sempre vestito di rosso, quel rosso che avrebbe, e che aveva riconosciuto fin da lontano, quel rosso che le ricordava tutte quelle volte, durante quelle notti fredde, in cui Lui le faceva mettere la sua casacca, del colore della passione e del fuoco, cosicché lei non prendesse freddo, quel rosso che amava tanto.

Qualche lacrima sfuggì al suo controllo, mentre pensava a quei due elementi che avevano fatto sì che la sua vita cambiasse radicalmente: da semplice quindicenne a sacerdotessa e rincarnazione di una miko molto potente. Sorrise amaramente, mentre ripensava alle sue innumerevoli avventure, ai suoi innumerevoli ‘quasi-baci’ tra lei ed Inuyasha, alle loro continue litigate e alle loro continue tregue, agli innumerevoli consigli che le dava la sua più grande amica Sango, alle innumerevoli schiaffi presi da Miroku da parte dell’ amica, le innumerevoli risate, alle innumerevoli volte in cui Kaede, la sua seconda madre e nonna, le rassicurava e le dava la forza di credere in se stessa dandole coraggio, alle innumerevoli volte in cui…. Non riuscì a frenare le lacrime che uscivano prepotenti dai suoi occhi mentre si inginocchiava davanti al pozzo mangia ossa, in quella costruzione vecchia e buia. Qui si lasciò andare ad un pianto pieno di ricordi dolorosi, ma anche divertenti e felici, dove a volte le scappava qualche sorriso un po’ amaro.

Dopo essersi liberata di tutte quelle gocce salate, che ormai le erano così familiari, decise di rimettere a posto la scopa e di farsi un bel bagno caldo per portar via la stanchezza e la pesantezza della giornata. Si addormentò e si abbandonò ad un sonno senza sogni, così finalmente poté rilassarsi e non pensare più all’ amaro e doloroso passato.



Note dell’ autrice:
Ecco il primo capitolo, spero vi piaccia. Non so come sia venuto, ed essendo la prima FanFiction che scrivo, non sono sicura del risultato ottenuto… Bando alle ciance! Spero di scrivere presto il secondo capitolo! ^-^
Non vedo l' ora di leggere le vostre recencioni! Spero mi diate delle dritte per migliorare, sia la trama che il modo di scrivere. Fatemi sapere se i capitoli devono essere più lunghi!   ;)
  
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