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Autore: Inquisitor95    06/01/2016    1 recensioni
L'ultimo anno scolastico: il più memorabile, il più tormentato e difficile da affrontare. Nove ragazzi decidono di andare per il fine settimana nella baita di montagna sul Crow's Peak vicino Seattle. La notte di Halloween non è mai stata così divertente per loro, tuttavia qualcosa turberà la loro notte che si trasformerà in un incubo ad occhi aperti nel quale la paura sarà l'elemento base.
[Storia Interattiva]
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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12.

Follia



Blair
Sentiero ad ovest – 2.40



« Aspetta solo un attimo, non riesco più a correre... » dico lamentandomi, non vorrei farlo ma ho i polpacci che mi stanno esplodendo per il dolore; stringo i denti e cerco di massaggiarli inutilmente, James non si fa problemi però ad aspettarmi, ci fermiamo nel mezzo del sentiero.
« Stai bene? » mi chiede lui, alzo lo sguardo incrociando i suoi bellissimi occhi, annuisco con difficoltà; in verità sto male visto che qualcuno ha appena cercato di ucciderci. È tutto così assurdo che non riesco a crederci.
Stringo il pugno e mi rimetto in piedi stando con la schiena dritta: se c'è un pazzo assassino in questa montagna non abbiamo modo di opporci, però non è detto che non possiamo provarci in qualche modo. « Torniamo alla baita. Penso che là saremo al sicuro... » propongo io, James annuisce senza dire una parola ma sembra è evidente che concorda con me.
Vedo i suoi occhi puntati contro il nulla, chiaramente pensieroso. Mi sembra passata una vita da quando l'ho visto l'ultima volta: sto parlando di diverse ore fa, quando era uscito con Nicole per andare alle piste sciistiche. Sembra diverso, mi chiedo se tra i due non sia successo qualcosa e vorrei chiederglielo ma non sono nessuno per immischiarmi!
« Poi dicono a me che sono quello silenzioso... » dice lui scherzando un po', batte i denti per il freddo e nel frattempo si passa velocemente le mani sulle proprie braccia.
« Scusami, il fatto è che penso a tutta questa storia: le visioni e tutto il resto. Con Ben siamo andati da un indiano... non so se lo sai. » annuisce quando gli pongo quella sorta di domanda e posso continuare. « Pensavamo potesse avere una soluzione, ma ha praticamente detto che siamo destinati a morire tutti quanti e... » la mia voce subisce un'incrinatura, come uno specchio che riflette l'immagine distorta. « Sai, non ho mai pensato a come sarei morta e non vorrei farlo ora. »
È fatta: la mia voce esce distorta a causa delle lacrime che verso, rigano lentamente il mio viso e mi sento debole anche se non vorrei mostrarmi tale; sento i suoi occhi addosso a me e ci fermiamo nuovamente, con un semplice gesto lui mi stringe tra le sue braccia, mi avvolge in quella protezione così calda e piacevole e poggio la testa sul suo petto.
Non voglio piangere! Non posso farlo davanti a James, voglio essere forte perché se piangessi non risolverei nulla. Le mie labbra tremano violentemente nel tentativo di trattenere le lacrime che rigano lo stesso il volto. « Ci sono io con te, Blair. Non ti lascerò da sola di nuovo. Promesso! »
Il tono con cui lo dice è così rassicurante, vorrei sorridere e dirgli qualcosa per contraccambiare ma non ci riesco. Alzo il viso così da poterlo guardare negli occhi, i nostri volti sono così vicini, quasi si sfiorano e mi soffermo sui dettagli più semplici del suo viso come il mento, le labbra e il colore degli occhi; non è il momento di farlo eppure mi è di conforto.
« Blair volevo dirti che... » balbetta qualcosa ma non riesce a continuare la frase, lo sprono ad andare avanti.
« Cosa volevi dirmi? » i nostri sospiri si intrecciano tra di loro, mi sento diversa da prima: totalmente estranea alla situazione difficile che si è creata su questa montagna.
Le nostre labbra si avvicinano appena di pochi centimetri, poco prima che si sfiorino però sentiamo un'eco in tutta la montagna, urla di qualcuno che chiede aiuto; io e James ci separiamo cercando l'origine della richiesta ma è impossibile capirlo visto che l'eco si trova ovunque come se fosse neve.
« Andiamo alla baita, forse qualcuno dei nostri si trova lì! » lo propongo per la seconda volta come per spezzare quello strano momento di intimità che si era creato tra noi due, James però annuisce senza fare riferimento a quel mancato bacio e riprendiamo a camminare fino a che non riusciamo a scorgere il profilo della baita; la prima cosa che vedo è la porta di servizio del salotto in quanto arriviamo da quel lato.
Ci sono delle impronte sulla neve, qualcuno che dev'essere andato via da qui, suppongo si tratti di uno dei nostri anche se non ne sono tanto sicura: le impronte arrivano al bosco.
« Cerchiamo un modo per entrare... » come primo tentativo proviamo con la porta di servizio del salotto, è chiusa e non riusciamo ad aprirla quindi continuiamo a fare il giro arrivando alla porta principale, anche quella è chiusa. Passiamo quindi davanti la finestra di quella che so essere la stanza di Ingrid e Serena e avanzo mentre James si ferma.
« Che fai? » chiedo il perché si sia fermato e il perché stiamo cercando di aprire la finestra, prende qualcosa dal proprio giubbotto e mi fa tenere la torcia puntata contro il punto di apertura. « Stai forzando la finestra? » chiedo.
Lui mi risponde con un leggero sorriso ma non parla, sta di fatto che l'attimo seguente la finestra fa un clic e si apre un'anta, lui le da una leggera spinta e abbiamo l'ingresso per la baita. « Aspettami qui, vado prima io. » dice.
Annuisco continuando a puntare la torcia contro la stanza buia e con la porta della cucina spalancata, James entra all'interno urtando tutto ciò che si trova sulla scrivania, immagino sia la roba di Serena; a quel punto mi dà una mano per entrare insieme a lui e chiudo la finestra dall'interno.
Ci addentriamo finalmente all'interno della baita ed entrando nella cucina mi sento quasi al sicuro insieme al bel calduccio che aleggia in tutta la casa, qualcosa però colpisce la mia attenzione: si tratta di una macchiolina di sangue sul pavimento. Sento i brividi per la paura, non so perché penso che sia sangue, è rosso e scuro e non so a chi possa appartenere o se realmente è quello che penso.
« Tutto bene? » chiede James, scuoto il viso stravolta indicando con la torcia la macchia rossa che bagna il pavimento, sembra quasi seguire un percorso che porta all'esterno della baita attraverso la porta della cucina.
« Controlliamo di sopra? » chiedo io, non aspetto la sua risposta e mi sposto attraverso il corridoio per poi entrare nel salotto, sembra essere così strano, diverso rispetto a poche ore prima quando ero qui con Ben e Sam e le altre due.
Sto salendo già i primi gradini della scala quando James urta qualcosa, mi volto di scatto verso di lui perché sono terrorizzata; si è scontrato contro il mobiletto che c'era nel mezzo del corridoio facendone aprire un cassetto e facendo cadere la lampada che vi era su di esso; si china per riprenderla così da metterla nuovamente al suo posto quando resta fermo nel guardare qualcosa che punto con la torcia.
« Questa potrebbe esserci utile? » chiede mostrandomi l'oggetto, sento il sangue gelarmi nelle vene, suppongo però che potrebbe esserci utile. « È una Colt se non sbaglio... » una pistola con una rotella con dei proiettili dentro, ha la canna lunga; sembra un pezzo molto antico e non sono certa che possa realmente funzionare ma lo spero in un certo senso.
Saliamo le scale insieme, lui è proprio dietro di me e tiene la pistola levata in aria, chissà se ha mai sparato, chissà come mai sapeva forzare la finestra, mi chiedo alcune cose della sua vita e mi scopro più che interessata a lui.
Arriviamo davanti alla porta della stanza di Violet e Alex, capisco subito che qualcosa non va in quanto la porta sembra essere stata scardinata con la forza, entriamo all'interno e vedo una lampada da comodino a terra e distrutta, abbasso lo sguardo avanzando e vedo una larga macchia di sangue a terra, è secco però e sporca il tappetto. C'è poi un largo pezzo di legno, sembra quasi un ramo di un cespuglio.
« Penso che Violet sia stata qui... » non so perché, ho solo questa sensazione. « E penso che abbia combattuto. » arrivo a una semplice conclusione: dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno, dobbiamo trovare il modo di contattare chi è esterno alla montagna. « Dobbiamo cercare aiuto! »
Continuo a fissare i dettagli strani della stanza, punto la torcia contro il comodino e vedo il cellulare della ragazza. « Possiamo andare alla centrale elettrica: c'era una torre di controllo là; oppure alle piste sciistiche, la stazione della funivia avrà sicuramente un modo per contattare qualcuno di esterno, no? » James fa delle proposte interessanti.
Mi volto verso di lui e nell'attimo in cui lo faccio vedo la sua immagine distorta, il mio respiro si fa lento e so già cosa questo significa anche se ogni volta è come la prima: la testa mi gira, il calore mi avvolge e poi l'ambiente intorno cambia.
Guardo me stessa, sembro spaventata e non riesco a muovermi per la paura, lo capisco da come i miei muscoli sono tesi ma alla fine faccio un passo indietro sul pavimento che sembra riempito di trucioli di legno, purtroppo sento il rumore del mio spostamento e l'immagine cambia ancora: James corre contro di me e mi spinge via, a quel punto qualcosa di mostruoso compare davanti a lui, alto come un uomo ma deforme e più grande, la creatura prende James per il collo e lo alza in aria, l'attimo successivo il braccio del mostro passa attraverso il petto di James trapassandolo.
La visione termina qui... e voglio solo urlare!



Sam
Sentiero di ritorno – 2.55



Il lupo ringhia minacciosamente contro Alex e io resto immobile nel punto in cui mi trovo; non abbandonerò il ragazzo da solo col lupo, starò con lui com'è giusto che sia. Anche se questo potrebbe andare a discapito della mia vita.
« Sammy, vattene via ho detto! » mi urla Alex con rabbia, forse è anche la paura a lasciare che io resti immobile nel punto in cui mi trovo ma con la torcia che ho riesco ad illuminare l'area e Alex può vedere meglio il suo avversario.
E soprattutto l'attimo in cui quello spicca il salto.
Alex agita a casaccio il coltellaccio contro la creatura che però lo atterra lo stesso sul freddo manto di neve cercando di divorargli il viso con le sue fauci! Scatta qualcosa in me, forse mania di suicidio ma mi ripeto che è giusto: d'istinto tiro la torcia con tutta la forza che ho contro il lupo e riesco a prenderlo in testa, quello si distrae e i suoi occhi neri come il carbone puntano me così come i suoi denti famelici; quell'attimo di distrazione però gli è fatale: Alex usa il coltellaccio per infilzare l'arma nel collo dell'animale gettandolo di lato, più di metà della lama è all'interno del lupo e quando Alex lo tira via vedo il sangue dell'animale bagnare la neve, il bagliore di luce svanire e così muore.
Mi scambio uno sguardo col vincitore dello scontro, mi guarda pieno di risentimento, quasi come se avessi sbagliato a fare qualcosa. « Che c'è? » gli chiedo.
« Ti avevo detto di andare via! Avrebbe potuto farti del male, cazzo! Che ti passa per la testa? » dice lui alzando la voce, mi guardo intorno come se non credessi che si è realmente arrabbiato perché l'ho aiutato!
« La prossima volta ti lascio crepare allora, coglione! » gli dico avvicinandomi a lui e fronteggiandolo, è più alto di me ma non ho paura di questo, Alex fa più paura per molte altre delle sue qualità. « Ti ho salvato il culo poi! » aggiungo.
Lo vedo stringere la labbra, i suoi occhi scuri puntati contro di me e poi accade qualcosa in un istante: Alex muove le sue mani verso di me, mi prende il viso con forza tenendomi bloccato e immobile, non posso oppormi e penso mi voglia fare del male quando fa qualcosa di molto più destabilizzante, le sue labbra si uniscono alle mie voracemente cercando di spalancarle.
Non ho più la forza di oppormi: Alex mi ha appena baciato. Sembra durare un'eternità nel quale il cuore mi batte forte e le sue labbra continuano a muoversi con maestria, e mi piace cazzo! « Lasciami... andare! » riesco a dire separandomi dalla sua morsa, penso sia successo solo perché lui l'ha voluto.
Tutto il mondo mi gira intorno con confusione: Alex, il giocatore di football più stronzo che esista sul pianeta, mi ha appena baciato, e io sono certo di essere ancora un ragazzo. Quando si allontana da me si lecca le labbra con un certo piacere negli occhi, si volta per prendere la torcia che avevo lanciato contro il lupo e la prende in mano.
« Che cazzo hai fatto!? » chiedo.
« Non ce la facevo più! » mi zittisce, continua a non guardarmi in viso, la sua voce non è più sfrontata come prima ma... imbarazzata. « Se siamo vicini al morire tanto vale che ci abbia provato... » solo a quel punto si volta.
Capisco molto di lui, capisco che Alex non è quel ragazzo felice che fa finta di essere. Però mi sento confuso. Vorrei indagare, chiedergli cosa stia passando, farlo sfogare in qualche modo perché se è davvero intrappolato in una rete di bugie allora non sta bene. Socchiudo gli occhi cercando di restare lucido ma qualcosa di ben diverso mi accade.
Noto che la neve scompare dai miei piedi, al suo posto compare un grande nastro trasportatore chiaramente in funzione, ci sono due persone su di esso e riconosco Alex in piedi per i suoi vestiti, dall'altro lato c'è un qualcuno vestito con una divisa verde militare, l'immagine cambia per un istante e vedo la mano di qualcuno premere un pulsante, qualcuno che tiene un coltellaccio tra le mani; delle lame rotanti spuntano quasi dal nulla facendo a pezzi non solo l'assassino ma anche Alex che si trova con le spalle contro un macchinario che gli blocca la via di fuga.
Non so esattamente cosa sta succedendo, sento quasi un mancamento mentre ritorno alla realtà; sono con Alex in mezzo al sentiero. « Non mi sento bene... » sussurro.
Alex si fa guardingo avvicinandosi di più, a quel punto non riesco più a reggermi in piedi e mi vedo costretto a reggermi alle spalle del giocatore di football; Alex mi tiene con tutta la forza che ha, ma visto che sono leggero non fa il minimo sforzo per sostenermi. « Sammy, che ti prende? » chiede.
Forse è spaventato e la mia mancata risposta non gli è d'aiuto, mi prende semplicemente in braccio stringendomi con le braccia a sé e comincia a correre sulla neve; vedo le chiome degli alberi grigi e il cielo nero cosparso di fiocchi di neve che cadono verso di me. « Non preoccuparti siamo quasi arrivati alla baita! » mi rassicura Alex.
Sento il suono dei passi sul legno e immagino siamo arrivati al porticato; Alex riesce a bussare alla porta di legno col piede suppongo e chiede aiuto a qualcuno che è dentro.
« Mettimi giù... sto bene adesso, credo. » cerco di dirgli, a poco a poco sento di nuovo il mondo tornare come prima, anzi mi sento piuttosto bene e mi chiedo se il bacio di Alex non sia stato frutto della mia immaginazione.
« Sta' zitto! » dice in risposta, la porta a quel punto si apre e non vedo chi ci ha aperto, sento però delle voci familiari e sono felice di saperli sani e salvi.
« Sam! Alex, che cosa gli è successo!? » Blair è sempre stata protettiva nei miei confronti, spero che non pensi che il mio stato sia colpa di Alex visto che mi ha aiuto moltissimo.
Alex continua a tenermi in braccio ed entriamo nella cucina, sento il piacevole calore della baita e quasi mi riprendo del tutto dal mio stato di confusione. Il ragazzo che si trova con Blair al sicuro parla a quel punto.
« Ha una ferita alla gamba? » James, è quasi bello sentire pure la sua profonda voce! Alex continua a camminare senza rispondere agli altri due ed entriamo nel salotto, ci avviciniamo ai divani e sento qualcosa di soffice, riconosco il tocco del tessuto del divano e mi trovo accanto al camino visto il calore che mi investe. Sto già molto meglio!
« Se Violet non è con te allora penso le sia successo qualcosa di grave! » dice James, l'ultimo ricordo che hanno gli altri di me è che cercavo Alex e Violet quando quei due erano usciti dalla baita, non sanno che la ragazza potrebbe essere morta in mezzo al bosco; riesco a cogliere degli spezzoni della conversazione ma sono distratto e pensieroso riguardo il bacio e la visione che ho avuto; James e Alex parlano riguardo l'andare a chiedere aiuto.
Blair invece si butta praticamente davanti al mio viso e mi sposta i capelli dalla fronte, ha l'aria stanca, deve aver vissuto qualcosa di difficile. « Tutto bene, Sam? Sei stato con Alex per tutto questo tempo!? Cosa vi è successo? »
Cerco di mettermi seduto, i due ragazzi stanno parlando muovendo le braccia e le mani, Alex però sembra piuttosto distratto e mi fissa attentamente, immagino sia sconvolto per Violet sapendola in pericolo e una parte di lui probabilmente teme che io dica a qualcuno del bacio. « Niente, solo una brutta avventura con il pazzo assassino... » rispondo alla mia amica. « Siamo rimasti nascosti in un tunnel e poi siamo arrivati all'hotel abbandonato. C'era... qualcosa. » continuo a dirle, nei suoi occhi leggo una certa paura, forse ha avuto una visione e sa bene di cosa sto parlando.
« Cosa avete visto, Sam? È importante, per favore... »
« Credo di trattasse di una creatura... forse ci stava inseguendo. E poi siamo riusciti a scappare, è merito di Alex se sono vivo, ha rischiato nel cercare un kit di soccorso... » cerco solo di dire cose positive verso il giocatore di football in quanto in questa notte si è comportato da eroe. Il mio.
« Comunque penso dovreste stare qui, » comincia a dire James parlando con tutti stavolta. « non ha senso che usciamo in quattro per cercare aiuto. Qualcuno deve stare qui e capire cos'è successo mentre non c'eravamo, forse è capitato qualcosa a Violet, ci sono segni di lotta di sopra... »
« Ha ragione. » concorda Blair. « Inoltre non hai una bella cera, Sam e la tua ferita è brutta anche se siete riusciti a curarla, resta a riposo per un po'. » è preoccupata per me.
Eppure ora come ora sento che solo Alex è l'unico a potermi dire realmente cosa fare. « Sam? » chiede il ragazzo riportandomi alla realtà, mi volto verso di lui, c'è un lungo attimo di silenzio nella stanza; una parte di me pensa che sia giusto restare tutti uniti e andare insieme. Dall'altro lato però mi piacerebbe riposarmi ancora un po' e parlare con Alex... in questo momento è stravolto e devo aiutarlo a capire cosa è successo a Violet. Sento di doverlo aiutare.



Ingrid
Tana dell'assassino – 2.35



« Sarà meglio dare un'occhiata a questo posto, è la nostra occasione per scoprire cosa sta succedendo! » dice Nicole, non capisco il perché di questa voglia di suicidio visto che siamo nel posto più pericoloso della terra, l'assassino o uno dei due potrebbe tornare in qualunque momento e noi siamo qui, nel cuore del suo nascondiglio a curiosare in giro.
« Va bene, vediamo che riusciamo a trovare... » dico quasi sottovoce, non posso andarmene e non posso lasciarla da sola qua, inoltre non correrei mai nel bosco buio da sola, appena metterei il primo passo fuori dalla porta morirei di paura!
Lei se ne va dall'altro lato della stanza restando a leggere il quadernetto nel tentativo di scoprire qualcosa di utile, magari potremmo scoprire di chi si tratta anche se non credo che l'assassino lasci delle tracce di sé così facilmente.
Mi sposto verso dei mobili vecchi e rovinati e apro il cassetto di quella che sembra una scrivania in legno, trovo un foglietto bianco e lo prendo in mano per poi girarlo: si tratta di una foto in cui sono raffigurati quattro bambini: tre di loro sono biondi e belli, uno di loro invece è totalmente scuro, sia per i capelli che per il colore della pelle; sembrano tutti e quattro felici se non fosse per uno soltanto dei biondi che se ne sta in disparte come se fosse offeso con gli altri. Metto giù la foto e vedo solo adesso che tra la cenere e la polvere nel cassetto c'è anche un diario, lo prendo e ne sfoglio alcune pagine: sono di un bambino di dieci anni, è molto vecchio, probabilmente di trenta o quarant'anni.
Cerco di leggere quelle righe scolorite strizzando gli occhi e soffermandomi in alcuni punti. « Cinque gennaio del 1980; mamma e papà hanno deciso di adottare un bambino oggi, ormai sono così presi dai gemelli che neanche mi considerano più, cosa accadrà quando anche questo bambino arriverà? » leggo ad alta voce, mi volto verso Nicole che sembra interessata a ciò di cui parlo. « È il diario di un ragazzino... forse uno degli assassini! »
« Continua a leggere... » dice lei e sfoglio altre pagine.
« Quindici marzo del 1980; il bambino è arrivato a casa con un abiti bianchi, ma è nero! Dovrei chiamarlo fratello? Non voglio; i gemelli lo hanno già preso in simpatia, ci faranno una foto insieme hanno detto, non sorriderò! » guardo velocemente la foto, dev'essere la stessa che viene nominata nel diario, questo significa che il bambino che ha scritto è proprio quello imbronciato, passo quindi la foto a Nicole che la guarda in muto silenzio.
« Il diario si ferma per alcuni anni credo. Trenta ottobre del 1989; sono stanco di questa famiglia, odio i miei genitori e odio i miei fratelli! Spero che saranno felici senza di me. Andrò via da casa, andrò da mio zio a Seattle: diventerò un medico, un professore o qualunque cosa il cuore mi dirà. E non voglio più vedere la mia famiglia! » continuo a leggere.
« Tutto questo non ha senso... è offeso con la sua famiglia perciò ci ammazza? » chiede Nicole senza capire, non so cosa pensare e soprattutto perché l'assassino terrebbe questo diario proprio qui nel suo nascondiglio, sta di fatto che le seguenti pagine sono bianche con eccetto l'ultima in cui c'è una nota.
« Scusaci August, non volevamo ferirti. Speriamo di rivederti presto, tuo fratello Roy. » questo stile di scrittura è molto curato, decisamente non appartiene ad un bambino e mi è familiare; prendo una pagina a caso del diario che è in mano a Nicole e lo sfoglio, coincide perfettamente con uno dei due stili di scrittura!
« Non capisco davvero... » continua a dire lei, conserva il diario nel cassetto e starnutisce vista la polvere che lo ricopre, continuo ad analizzare la stanza girando intorno e arrivando davanti una piccola libreria.
Ci sono pochi libri, riguardano soprattutto la cucina, altri sono letteratura classica e grandi poemi che ho studiato nei miei anni scolastici, la Divina Commedia è quello che mi attira di più visto che al ritorno dalle vacanze avremo un compito di letteratura, se torneremo vivi però...
Scuoto il viso e decido di prendere il libro, non so perché lo faccio ma quando vi poggio le dita vedo un grande ragno sbucare tra le pagine e quasi urlo lasciando cadere il libro, questo fa cadere anche un giornale per terra e vedo che lo spazio creato rende visibile un pulsante nella libreria. Sono meravigliata da quel segreto ma la mia attenzione viene richiamata dal foglio di giornale che prendo e leggo.
« Terribile la tragedia che ha colpito la centrale fuori da Olympia: alcuni feriti gravi tra cui Norman Lewis. » faccio scorrere i miei occhi proprio nell'articolo. « ...gravi deformazioni a contatto con le radiazioni, condizioni vitali basse, cinque deceduti su sette.... »
Non so cosa questo possa significare, tutto questo è davvero assurdo, il nostro assassino è interessato alla cronaca locale! Sono così presa dalla rabbia che butto via il giornale, poi premo il pulsante nella libreria senza pensarci due volte.
Ciò comporta due reazioni: la libreria si sposta rivelando un passaggio nascosto e buio che sembra scendere nelle profondità della montagna; l'altra è una sensazione di calore inaspettata e la sensazione di essere sospesa nel vuoto.
Sbatto le palpebre e improvvisamente non sono più cosciente di nulla; mi trovo in un posto costruito in lamiera, sembra un grande capannone ma non è familiare, sento dei rumori e delle urla, una ragazza sale le scale di metallo e corre su una passerella, l'immagine cambia e vedo che si tratta di un nastro trasportatore in funzione e la ragazza vi sta correndo in contro senso perciò ha difficoltà nel superarlo.
C'è come una distorsione e per un attimo la ragazza diventa un ragazzo ma non capisco di chi si tratta in entrambi i casi; poi c'è un'esplosione e vedo qualcosa che si libra in aria, sono lunghe sbarre di metallo, vedo nuovamente la persona che sta correndo sul nastro, è terrorizzata e si accorge delle sbarre che le volano contro, la prendono in pieno e la scaraventano contro la parete inchiodandola in più parti del corpo, tale da restare appesa e flagellata, la figura ritorna femminina e vedo il volto di Blair chino mentre le esce sangue dalla bocca, poi muore per via delle ferite che la lasciano appesa come un quadro alla parete, infine ritorno nella tana nell'assassino.
« Nicole... » mi accorgo di chiamarla senza volerlo, la ragazza si appresta a venirmi contro cercando di capire cosa mi sia successo: ho visto la morte di Blair.
Nell'attimo in cui lei apre la bocca qualcuno bussa però. « FBI, chiunque ci sia all'interno deve subito aprire la porta o la sfonderò personalmente! » urla una donna, si tratta della poliziotta, riconosco la sua voce perché l'ho sentita più volte.
Un ricordo mi passa per la mente: voleva che ci incontrassimo alla baita e noi abbiamo deciso di andarle contro, ho ancora quel terribile sospetto su di lei perciò faccio segno a Nicole di non aprirle. Non mi fido di quella donna, l'alternativa all'aprire la porta sarebbe entrare nel passaggio che si annida verso l'interno della montagna.



Violet
Baita degli Williams – 2.15



Salgo nuovamente le scale correndo: ho preso la mia decisione ormai. Svolto l'angolo del corridoio passando davanti la porta della stanza nel quale è rinchiuso l'assassino, non starà là ancora per molto però, quindi ho i minuti contati: corro per il corridoio e mi trovo alla fine, non avrebbe senso nascondermi in una delle stanze, quindi non ho ripensamenti e abbasso la scaletta della soffitta, salgo in fretta i gradini e ciò fa davvero tanto rumore, una volta che sono in cima sono immersa nel buio anche se il velo di luce della luna funge da torcia, chiudo la scaletta alle mie spalle tirandola per uno dei pioli della scala e mi sento al sicuro nell'attimo in cui l'assassino sfonda la porta della stanza.
Per un attimo c'è silenzio, sono praticamente fottuta se non mi tolgo dall'ingresso della soffitta, faccio quindi un passo lateralmente e il legno scricchiola; mi mordo le labbra e continuo a muovermi allo stesso passo dell'assassino, quasi come se stessimo ballando un tango mortale! Mi rannicchio tra alcuni mobili scoprendo una scrivania e mi chino nell'incavo per le gambe, mi copro ulteriormente con la coperta che ricopriva il mobile, sono muta come un pesce.
Poi sento il suono della scaletta, mi mordo le labbra e tremo per la paura mentre l'assassino sale le scale di legno quasi con un passo indeciso, sta provando a caso a cercarmi, non ha la certezza che io sia qui!
Forse ho una possibilità, so di avercela e di riuscire a sopravvivere. Vedo le sue gambe passare davanti al mio nascondiglio, lo vedo dall'ombra che si riflette per terra e sul telo che mi copre, smetto di respirare così che non possa sentirmi, piuttosto muoio soffocata!
Passa oltre e ringrazio il cielo, i suoi passi percorrono la mansarda e li sento quasi lontani, poi vicini poi nuovamente lontani dal punto in cui sono nascosta; non ho più un'arma e non avrei come difendermi ma sono sicura che non mi troverà, è già passato dal punto in cui sono. I miei pensieri mi distraggono e non sento più i suoi passi né il suo respiro.
Non voglio ancora uscire perché per fuggire via dalla baita dovrei comunque rischiare di passargli vicino, sono al sicuro solo per ora finché sto nascosta.
Poi però il velo bianco scompare come per magia e vedo la mano col guanto nero afferrarmi per i capelli e solo allora urlo per il dolore vista la forza con la quale mi strattona, mi porta davanti al suo volto coperto e continuo a urlare, a quel punto mi trascina con sé tirandomi per i capelli che sento quasi strapparsi dalla testa; mi mette in piedi sempre tirandomi, poi con l'altra mano prendere il mio viso e mi stringe con forza, mi dà lo slancio e scontro una volta contro qualcosa di freddo: un dolore acuto mi colpisce le tempie che sembrano esplodere, la mia testa sbatte una seconda volta e il dolore aumenta che mi sembra di esplodere, sento qualcosa scorrere sul mio viso e bagnarmi la guancia, non è sudore ma sangue; una terza volta vengo sbattuta e stavolta il dolore si interrompe bruscamente, vengo scaraventata a terra e non riesco più a muovermi.
Vedo solo il sangue che dalle mie tempie bagna il legno, il mio cuore è fermo e i miei occhi quasi si pietrificano, non muovo più un muscolo e sento la vita scivolarmi via. Un cerchio scuro comincia ad annebbiare il mio campo visivo.
Dicevano che quando si muore ci sarebbe stata una luce bianca, ciò che vedo adesso però è solo il nero del nulla.
Poi perdo ogni cognizione e la sensazione stessa della vita.
  
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