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Autore: Tefnuth    06/01/2016    1 recensioni
Georg è sempre stato diverso dagli altri: ha potenti poteri psichici che ha dovuto imparare a controllare sin da piccolo. Come lui anche suo fratello minore, Gustav, ha una capacità particolare: il suo corpo genera elettricità. Sarebbe stato tutto perfetto se una sera un mostro non fosse entrato nella loro casa e non avesse ucciso i loro genitori,una rigida sera d'inverno in cui le loro vite si incrociano con quelle di Bill e Tom, due gemelli dotati anche loro di capacità particolari (per di più sono figli del leggendario Hellboy). Da quella sera la vita di Georg e Gustav non sarà più la stessa, si popolerà di cacce ai demoni in un mondo in cui loro non sono i personaggi più strani e nemmeno i più pericolosi.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Come aveva detto Nahila  Manning stava aspettando i ragazzi nell’hangar, come sempre aveva le braccia conserte mentre faceva avanti e indietro quasi scavando un fossato nella piccola porzione di pavimento occupata dai suoi piedi

“Giusto te cercavo! Ma una missione più movimentata no?” domandò Tom a Manning facendogli venire la pelle d’oca sulla nuca

“Modera i termini giovanotto! IO comando e IO decido” rispose Manning agitando l’indice sinistro davanti alla faccia del pirocineta

“Se crederci può contribuire a mantenerti abbastanza sano di mente, possiamo far finta  che sia vero” aggiunse Bill dal retro dei suoi occhiali da sole

“Con te non ci parlo!- Manning si rivolse a Georg – Allora, Nahila vi avrà già detto di cosa si tratta, non è così?” domandò il pelato

“Ci ha detto che sono stati rilevati degli eccessivi spostamenti di troll delle fondamenta, e che tu vuoi saperne il perché” rispose Georg, il quale cercava sempre di essere gentile con Manning

“Esatto, alcuni nostri informatori ci hanno detto che oggi ci sarà in programma un nuovo arrivo, a New York. Io vorrei che lo interrogaste: penso che voi saprete essere molto persuasivi, ma non esagerate!” disse Manning rivolgendosi soprattutto a Gustav, dal momento che l’ultima volta aveva carbonizzato un demone senza averne reale motivo

“Tranquillo, non alzeremo un dito” promisero in coro tutti i ragazzi prima di salire in tutta fretta sul camion, anche se il pelato sapeva che almeno due di loro avevano incrociato le dita dietro la schiena.
 

Appena arrivati a New York  Georg si appostò all’interno della metro, la sua posa del tutto naturale che prevedeva che stesse seduto su di una panchina, non destava alcun sospetto. Il bruttissimo orologio analogico il cui vetro era stato rotto chissà come e quando, e che era affisso sulla parete di fronte a lui, gli diceva che era passata circa mezz’ora da quando si era messo di vedetta; trenta minuti in cui il suo cervello era sempre stato all’erta, in attesa di percepire l’aura del demone che stava cercando. A poca distanza da lui, seduto anch’esso su una panchina che non nascondeva i vari strati di vernice che le erano state date, Bill fingeva di giocare col cellulare; il cappuccio nero ben calato sulla testa e gli occhiali da sole nascondevano la reale direzione del suo sguardo: totalmente rivolto verso Georg, in attesa di un segnale.

Georg si era quasi stancato di sondare le menti dei pendolari che scendevano dai treni, aveva già cambiato tre volte la posizione delle sue gambe e se si fosse prolungata la sua presenza avrebbe di sicuro attirato l’attenzione dei poliziotti di pattuglia; quando il suo sonar captò ciò che stava cercando (l’aura putrida di un troll), la sua testa fece immediatamente cenno a Bill che il loro bersaglio era arrivato: un uomo basso, tarchiato, con un trench logoro e una camminata molto nervosa (segnale tipico dei demoni che non sono abituati a camminare tra gli umani). Gli ignari passeggeri, a causa dell’effetto glamour (ciò che permette a demoni e ad altre creature di nascondere il proprio reale aspetto agli umani), non potevano certo rendersi conto che vicino a loro c’era una creatura che solitamente vive sottoterra; ciò non valeva per Georg che, con i suoi poteri, poteva vederlo per quello che era: un bruttissimo troll a quattro braccia, pieno di bitorzoli e con un occhio cieco.
Non appena la creatura passò davanti alla panchina su cui era seduto Bill, il ragazzo alzò i suoi occhi di ghiaccio per permettere a Tom, fuori in attesa con Gustav, di avere un’immagine nitida del soggetto. In seguito lo tallonò per tutto il percorso divertendosi a soffiargli aria fredda sul collo dimodoché lui, sentendosi minacciato, andasse esattamente dove voleva lui: l’uscita più vicino.


Fuori dalla galleria, come in una staffetta, il compito di inseguirlo passò a Gustav e Tom che lo pedinarono fino al parco pubblico, pieno di bambini che giocavano con i genitori; in realtà i suoi passi furono guidati da Tom, il quale emanava un’onda di calore ogni qualvolta che il troll tentava di prendere una nuova strada. Nel parco il troll si sedette sull’erba, sembrava essersi rilassato ora che non percepiva più il soffio gelido di Bill o l’aura minacciosa di Tom, era il momento giusto per venire allo scoperto

“Bella giornata, vero?” gli domandò Tom sedendosi vicino a lui, il troll tentò di scappare con lo scatto più veloce consentito dalla sua stazza, tuttavia la mano di Gustav si posò rapidamente sulla sua spalla e si ritrovò paralizzato
“Non vorrai rovinare questa bell’atmosfera, vero?” domandò Gustav sedendosi anch’esso accanto al troll, ormai in mano loro.

Due ombre alle loro spalle gli dissero che Georg e Bill li avevano raggiunti, per qualunque evenienza erano rimasti in piedi (la creatura poteva non essere sola)

“Cosa volete da me?” chiese il troll, la paralisi gli rendeva difficile parlare

“Sapere perché, ultimamente, tu e i tuoi amichetti puzzolenti vi state facendo vedere in giro così spesso; non è la stagione giusta per le formiche” gli sussurrò il pirocineta, la sua voce fece venire i brividi al troll

“Lasciatemi andare, io non so nulla” rispose il troll che si beccò una scarica elettrica nel cervello, cosa che gli fece un male tremendo oltre a provocargli degli spasmi incontrollati alle dita

“Non ho sentito bene, puoi ripetere?” ripetè Tom, però il troll continuò a negare di avere qualunque informazione a riguardo.

Indispettito dal comportamento dell’essere, Georg si posizionò davanti ad esso e cominciò a minacciarlo “Sai che posso ucciderti col pensiero, vero? Potei cavarti il cuore senza muovere un dito; potresti morire carbonizzato o congelato da uno dei gemelli, oppure fulminato da mio fratello. A meno che tu non preferisca rispondere alla nostra domanda, a te la scelta” per il troll quelle opzioni, eccetto una, rappresentavano i modi peggiori per cui morire e così decise di cedere

“STIAMO SCAPPANDO! Nei bassifondi si mormora di strani esseri che durante la notte uccidono tutto ciò che incontrano; la settimana scorsa sono stati sterminati due clan: sono stati squartati e macellati, i loro organi erano dappertutto” piagnucolò il troll

“I soliti fifoni, vi riproducete come gli scarafaggi e riuscite lo stesso a farvi metter sotto da un paio di topi di fogna” lo rimproverò Gustav

“VACCI TU LA PROSSIMA VOLTA!” una nuova scarica attraversò la materia grigia del troll, bloccandogli temporaneamente la parte sinistra del corpo

“Sta tranquillo, se servirà andremo, e ora smamma forza” lo congedò Georg; subito dopo l’aver ripreso il controllo dei proprio muscoli il troll scattò in piedi e se ne andò a gambe levate, quasi rischiando di finire sotto un’auto

“Sarà davvero il caso di andare a controllare?” chiese Bill mentre col cellulare avvertiva l’autista del furgone che li aveva portati fin lì di tornare a prenderli

“Non credo, solo se ci saranno altri coinvolgimenti, non mi dispiace che qualcuno si mangi quei troll. Almeno tiene sotto controllo il loro numero” rispose Georg.
 
Attenzione, entrata mezzi nell’hangar” la voce metallica dell’altoparlante annunciò il ritorno del furgone su cui stavano i fratelli; odiavano dover usare un camion che somigliava a quelli che portano la spazzatura, ma tutti gli sforzi fatti per ottenere il permesso di muoversi con mezzi propri (tutti e quattro avevano sia una moto che una macchina personale) non erano valsi a niente. Ad aspettarli nell’hangar c’era Elizabeth, bellissima nella sua divisa da lavoro che così tanto le donava, tuttavia nella sua espressione si poteva scorgere un’ombra che offendeva la sua luce

“Ciao mamma, come stai?” le domandò Tom subito dopo che l’ebbe abbracciata, la differenza d’altezza la faceva sembrare una ragazzina

“Io sto bene” rispose Lyz, ma il suo tono di voce fece scattare un campanello d’allarme nella testa del pirocineta e, di conseguenza, in quella di Bill il quale chiese subito alla madre cos’era accaduto mente loro non c’erano

“Siamo stati attaccati da una strana creatura, io non ho riportato ferite ma vostro padre…” Lyz si corrucciò ancora di più

“Cosa gli è successo?” domandò Georg interrompendola prima ancora di sentire il resto della frase

“Per difendermi da quel demone, qualunque cosa fosse, è stato morso al braccio; Abe lo sta curando in infermeria” l’ombra della preoccupazione invase totalmente il suo viso, non era un bel segno.

Tutti e quattro si precipitarono immediatamente in infermeria, dove Abraham e Nahila, sotto la supervisione di Johann, stavano curando il braccio sinistro di Hellboy: sull’arto del demone rosso c’erano i segni di due morsi, l’uno in verticale e l’altro (che conteneva il primo) in orizzontale; nonostante la dimensione ridotta dei fori, questi erano talmente in profondità che i due medici furono costretti a mettere i punti per richiuderli dopo aver ripulito la zona circostante dai residui di saliva che già avevano iniziato ad intaccare lo strato superiore dell’epidermide.

“Guten tag” li salutò il medium spirituale, come al suo solito

“Che diavolo è successo?” domandarono in coro i gemelli, visibilmente turbati alla vista della brutta lacerazione che deturpava il braccio del padre; non era certo la prima volta che Hellboy tornava da una missione con delle ferite, ma una cosa del genere loro non l’avevano mai vista

“Il mostriciattolo ha pensato che fossi buono da mangiare. Tranquilli ragazzi, ne ho passate di peggio. Quando lo rivedo lo faccio secco” rispose il gigante rosso cercando, nella voce, di non far sentire il proprio dolore

“Il morso è arrivato molto in profondità, fortuna vuole che tu non abbia cercato di liberartene con degli strattoni o ti avrebbe strappato il muscolo; già alcune fibre muscolari si sono rotte, ti verrà un bell’ematoma” spiegò Nahila mentre aiutava Abraham a mettere i punti

“Com’era fatto, questo demone?” domandò Georg che voleva sapere il più possibile su quel mostro

“Di base sembrava un gorilla, o almeno così mi è sembrato, ma aveva tre code lunghe e sottili tempestate di aculei ossei che muoveva come fruste; la pelliccia copriva solo alcune zone del corpo e dove non c’era aveva una specie di pelle dura e squamata” Hellboy si fermò qualche istante a riflettere altri possibili particolari, poi continuò “La bocca… oh si, quella era proprio strana: era messa in verticale, e quando l’ha aperta dentro ce n’era un’altra in orizzontale” il diavolo rosso indicò, con il dito della mano sana, una linea verticale che dal prolabio andava giù fino alla bocca dello stomaco

“Che?” domandò Gustav, stupito come tutti gli altri

“Ho cercato informazioni, ma sfortunatamente non ho trovato nulla a riguardo” disse Johann, quasi scusandosi per il suo insuccesso; era visibilmente turbato dalla cosa

“Comincio a pensare che sia il risultato di un qualche incrocio genetico; sarebbe l’unica spiegazione plausibile alla mancanza di dati nei nostri archivi” ipotizzò Abraham che, terminato di mettere i punti, aveva iniziato a mettere le bende

“Dove lo avete incontrato?” domandò Tom, stava tenendo stretta a sé la madre con il braccio destro

“Allo sbocco di un tunnel della vecchia ferrovia: c’erano state segnalazioni di strani movimenti e siamo andati a controllare. Quel bastardo è spuntato fuori dal nulla, perlomeno ho preso io il colpo e non tu, Lyz” il gigante rosso osservò Abraham che terminava la bendatura.

In quell’istante, lo squillo della sirena rimbombò in tutto l’edificio.
 

 
  
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