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Autore: En Sev En    06/01/2016    0 recensioni
“Ti conosco? Chi sei?” era questo che sembrava dirsi da sola, anzi che le sembrava dire quella sconosciuta di fronte a lei nello specchio. Il fisico ed il volto non erano cambiati per nulla, ma lo spirito era quello di un estraneo. Del fuoco infernale che le ardeva da dopo Mindoir non restava neanche una brace coperta dalla cenere, dello spirito guerriero che l'aveva condotta contro ogni possibilità a battere i razziatori solo qualche resoconto dell'alleanza o di qualche pazzo sognatore che si definiva suo amico. Solo riflessi di uno specchio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Diario personale, 6 Agosto 2203.

Sotto consiglio del mio medico sto continuando nello scrivere le mie sensazioni su questo diario. Se non altro posso utilizzarne uno antico con carta e penna, mi piacciono di più anche se devo lavarmi continuamente le mani. Non sono convinta del tutto però, penso sia una perdita di tempo ma lui è certo che mi aiuti a focalizzare la mente e i miei pensieri, perciò continuiamo. Anche Alex ha insistito.

Alex è davvero strano: nonostante lo maltratti ogni santo giorno continua a restarmi affianco. Lui spererebbe sempre che io...ma non accadrà. Almeno di questo sono sicura. Però un po' mi dispiace, è carino ed è gentile con me: non mi sarei mai aspettata di sentirmi tranquilla con lui. Mi sento come quando ero una sedicenne timida ed impacciata.”

Viola osservava nel frattempo lui sulla spiaggia intento ad esercitarsi un po' con la sua lama preferita, sembrava come un bambino con il suo giocattolo.

Si, finalmente un po' di tranquillità: erano secoli forse che non provavo questa sensazione. Ma questa al momento è l'unica cosa che mi fa sentire bene. Ogni tanto ho delle amnesie e temo siano più frequenti mano a mano che proseguiamo con l'estrazione dei miei vecchi chip. Non ce n'è sono molti ancora, Karin aveva fatto un bel lavoro.

Karin, chissà come sta e se è ancora viva. E chissà cosa penserà di me. Mi vergogno all'idea che possa leggere ciò che ho fatto di terribile. Mi ripugna terribilmente, ma ormai non posso più porvi rimedio. E non voglio.

Ho ancora problemi ad avere pensieri coerenti a lungo ma almeno la confusione delle realtà è diminuita o così mi sembra. Adesso è come un giramento di testa ma le immagini non mutano davanti a me. E perlomeno interiormente ho più capacità di controllo. E' evidente che se invece è peggiorata non me ne accorgo. Che cosa buffa questa! Ma sogno molto meno e vedo molte meno scene del mio passato. Adesso posso quasi abbandonare questa scatoletta. Jana, o povera Jana, davvero non sono stata buona con te. Forse te lo meritavi, ma in realtà adesso lo meriterei anche io. Suppongo che ti dovrei chiedere scusa se ci rivedremo, ma non lo farò. E non ci rivedremo.

Diamine, rileggendo queste righe e rileggendo le pagine passate mi rendo conto che forse non sto migliorando, forse sono un po' più pazza, ma almeno di una pazzia meno pericolosa per gli altri o mi piace pensare che sia così. Alex non mi ha mai detto se l'ho aggredito qualche volta ed io non sono in grado di ricordarlo. Ogni tanto ha dei segni è vero, ma non è detto che sia io viste tutte le lame che usa.

Ma che diavolo sto scrivendo? E' veramente una follia, non c'è una riga coerente con un'altra! Quel medico deve averla comprata la sua abilitazione, altro che focalizzare la mente! Però è divertente, credo che continuerò. E forse proverò alla fine a stendere un resoconto della mia esistenza, un riepilogo della mia vita, di quello che è stata ma anche di quello che sarebbe potuta essere. Da quel maledetto giorno su Mindoir, perchè non sono morta lì?

Avrei evitato tante sofferenze. Si non avrei conosciuto nessuno, non avrei fatto le esperienze incredibili di dopo ma ripensandoci adesso avrei preferito fosse stato così: un breve momento di terrore, una lama che lacerava la mia tenera pelle ma sarebbe stato un solo ed unico momento e non un'eterna sofferenza. Sarei dovuta morire anche io quel giorno. Mamma, papà ci rivedremo ancora? E che direte di me, quanto vi ho deluso?

Rimpianto, questa è la parola che meglio mi descrive. Wrex mi diceva sempre che ero brava a parlare e trovare le parole giuste, forse aveva ragione. Ma chi è quello là fuori con quella spada? Eppure...

Ah giusto è Alex, che stupida.

Dicevo, rimpianto: è la parola che descrive meglio la mia vita. Inutile fare la lista delle cose che avrei voluto, delle situazioni che avrei desiderato vivere in maniera diversa. E' inutile perchè ci vorrebbe troppo tempo e troppo sforzo. E mi farebbero ricordare il dolore provato mentre io non voglio sentire più nulla. Che vigliacca che sono diventata, anzi che egoista.

Chissà Garrus e Tali come staranno ora. Chissà se staranno ancora insieme ora. Chissà se mi avranno cercata, ma qui non mi troverà nessuno a meno che Alex non parli. E non lo farà.

Beh almeno non uso filosofia spicciola e banale in queste pagine. Magari diverrà come quel libro che leggevo sulla Normandy, aspetta come si chiamava? Quello rosso grande e assurdo, dai Viola! Niente non me lo ricordo, significa che forse non era importante infine. Ma se paragonata alla mia vita cosa ci può essere di altrettanto importante?

Rimpianto, che parola terribile anche da scritta. A volte sono tentata di andare lì in quel campo dove lei giace ormai inerme. Ma ho paura, ho paura che se andassi lì il dolore tornerebbe fortissimo ad impossessarsi di me e che non sarei più in grado di tollerarlo, proprio ora che ho un minimo di equilibrio e di serenità. Pace no, sarebbe una parola troppo grossa. Si sono una vigliacca, è di mia figlia che sto parlando mica di un estraneo. Quanti nella galassia penserebbero questa cosa di una loro figlia? Non riesco neanche più a dirne il nome o a scriverlo. Eppure le voglio così bene, perchè non riesco ad accettare l'idea che non ci sia più? Perchè non riesco ad andare da lei?

Ma c'è anche un altro nome che non riesco più a dire, un altro nome che non posso scrivere o ricordare; un altro grande rimpianto, forse il peggiore...

E com'era quella filastrocca sulla sfortuna che recitavamo da piccole io e...e...come si chiamava...uffa non mi ricordo più nulla! Che scema che sono!”


 


 


 

Therum, sito archeologico Prothean anno 2263.

Il sole era alto ma non particolarmente intenso in quella giornata, il caldo opprimente era dovuto solo alla configurazione vulcanica di quel territorio. Eppure lei si trovava decisamente a suo agio lì, lontana da altri esseri e svolgendo un'attività che le piaceva.

“Guarda madre, ho trovato questo manufatto. E' sicuramente di origine prothean a giudicare dalla lavorazione e dai materiali.”

“Brava Nish'ala, forse hai rinvenuto uno dei siti più grandi di questa zona; prima qui sotto c'era un vecchio complesso minerario pieno di reperti e strutture antiche, prima che crollasse tutto perlomeno.”

Liara era lì con sua figlia che si dilettava di archeologia, la sua più grande passione forse ripresa dalla madre. Era timida e riservata Nish'ala, amava la compagnia della pur giovane madre ma spesso preferiva eseguire da sola le sue esplorazioni. Ma Liara provava estremo piacere dalla sua vicinanza ed era estremamente orgogliosa della sua bravura in quel campo.

“Conosci bene questo posto a quanto pare, madre.”

Liara era appoggiata ad una grande roccia con lo sguardo perso in un punto preciso. Sospirò in maniera forte e evidente:

“Si Nish'ala, eh si. E' qui che...” un leggero sussulto ma subito si interruppe. “scava più in profondità o rischierai di non trovare i reperti più interessanti.”

La giovane si voltò concentrata serenamente con i suoi attrezzi a scoprire quali meraviglie nascondesse quel terreno. Ma non le era sfuggita quella vampata di emozioni della madre.

"Ha a che fare con mio padre, vero?” glielo aveva chiesto senza neanche girare la testa, quasi sperando di coglierla di sorpresa. Ma Liara non le rispose.

“Perchè non mi parli di lui?”

Liara sospirò nuovamente.

“No, Nish'ala non ti parlerò di lei.

Finalmente un primo indizio dopo tanto tempo, ma non c'era malizia nella domanda della giovane.

“Sai madre, mi piacerebbe che mi parlassi di lei finalmente, chi è, com'era. E di che specie. Anche se ho solo 60 anni penso di poter gestire...”

ma Liara la interruppe subito.

“No.”

“Se pensi che sia troppo giovane puoi...”

“No Nish'ala non si tratta di te. Sono io che non sono ancora pronta. Il dolore mi strazia l'animo ancora. Forse tra due o trecento anni ne parleremo ma non mi sento ancora pronta.”

La giovane continuava serena a scavare con il suo laser da lavoro:

“Dovevi amarla intensamente...”

“Non immagini nemmeno quanto.”

Durante lo scavo Nish'ala si alzò per andare a prendere altre attrezzature ma nella fretta di muoversi rimase impigliata in un ramo di un vecchio albero rinsecchito a causa di un ciondolo che le era stato regalato da Liara stessa quando era più piccola. Il ciondolo si staccò cadendo per terra aprendosi e proiettando nell'aria l'immagine sorridente di Rila.

“Com'era mia sorella?”

“Era una bambina straordinaria, così vitale, così intelligente. Era estroversa ma aveva una dolcezza ed un'uman...una sensibilità unica. Sai, sareste andate d'accordo.”

Nish'ala aveva interrotto il suo lavoro e fissava solo quell'immagine, come d'altronde Liara.

“Siamo simili?”

“Oh no! Tutt'altro. Lei era completamente fuori controllo. Le piaceva ballare di continuo e fare tutto ciò che potesse essere energetico. Amava la compagnia e la confusione. Era la prediletta di Tuchanka. Sai Grunt era stata la sua tata per molto tempo e le voleva un bene incredibile.”

Nish'ala si girò stupita verso la madre:

“Urdnot Grunt? Il capo di Tuchanka? Lui era la tata di mia sorella?!”

Liara sorrise divertita:

“Si Nisa è tutto vero. Ed avreste litigato in continuazione. Lei ti avrebbe fatto ogni dispetto possibile. Come farebbe una buona sorella. E ti avrebbe amato e protetta come nessun'altra, anche più di me. Sono sicura che non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi a te senza il suo consenso.”

Nish'ala fissò ancora un po' il ciondolo salvo richiuderlo e cingerlo nuovamente intorno al suo collo.

“Mi sarebbe piaciuto conoscerla.”

“E lei avrebbe tanto voluto conoscere te. Mi chiedeva sempre una sorellina.”

“E...papà?”

Liara la guardò sorpresa ma ancora sorridente:

“Forse non eravate così diverse tu e Rila, avete la stessa intelligenza per certe cose...”

“Mi parlerai di lei allora?”

Liara girò nuovamente i suoi occhioni blu verso di lei mostrando un gran sorriso ed allungando un braccio verso una direzione:

“Lì, prova lì in quella zona. Vedi quelle collinette? Non sono naturali, sono sicura che lì sotto troveremo qualcosa. Occorre scavare in profondità per ottenere certi risultati nelle cose. E' un piccolo trucco che ho imparato a quei tempi.”

La giovane si alzò e si diresse nella direzione indicata

“Si madre.”

Le due asari passarono serenamente quella giornata in quel vecchio sito archeologico, lì dove la storia della più anziana era stata inevitabilmente segnata per sempre. Dal rimpianto? No, per ciò che aveva davanti e perciò che aveva appena visto in olo-foto assolutamente no. Dal rimpianto di lei e di ciò che era successo? Impossibile dirlo, ma oggi Liara aveva uno splendido sorriso e le era apparso da quel piccolo discorso. Forse non avrebbe atteso due o tre secoli alla fine per parlarle di lei.

 

 

 

FINE
 



Note finali: e così è terminata anche questa seconda long dai toni direi molto cupi. Ma prima di tutto devo fare un paio di ringraziamenti:
a Johnee e Nadshepcr85 che mi hanno consigliato o che mi hanno permesso citazioni da alcuni racconti ("The last of Cowboys" di Johnee che purtroppo per voi lettori non vedo più in sezione in particolare ma vorrei citare anche "A life in pain" che merita abbondantemente di essere letta in attesa che Nad la concluda) e lo hanno fatto sempre con molta disponibilità decisamente non dovuta perciò... grazie.
Dopodichè: storia cupa dicevo di cui sono solo parzialmente soddisfatto per via di molti capitoli (diciamo fino alla metà inoltrata) che non mi piacciono per niente rileggendoli.  Spero che alla fine risulti però più interessante. I dialoghi sono molto più presenti rispetto alla prima long per scelta preventiva: volevo raccontare sensazioni ed emozioni essenzialmente attraverso le parole dei protagonisti che non con una "voce fuoricampo" anche se alla fine ho parzialmente cambiato atteggiamente.
Mi critico da solo una Shepard OOC ma spero che la spiegazione e la nuova reintepretazione del finale di Mass Effect 3 possano in parte giustificare il curioso punto di vista. Ho provato anche a esplicitare le due situazioni dramma della sua vita (Mindoir e Akuze) spero in maniera interessante ed utilizzando uno di essi per legarla profondamente a Anderson di cui riprendo volutamente l'ultima battuta in gioco come prima battuta nel loro primo incontro. Di episodi citati al contrario come questo ve ne sono parecchi, rinuncio ad elencarli sperando che invece siano visibili: se si, significa che tutto sommato è un lavoro sufficiente; se no, ok vi chiedo scusa!
Piccola nota su Casey Stoner: la prima volta che pubblicai finì con il dirgli "Casey we miss you"; ebbene lui ha sicuramente letto la storia ed è tornato in rosso (rinnegato fino al midollo!) perciò: "Welcome back!"
Rinnegati anche i giocatori della squadra di h0ckey sul ghiaccio della NHL dei Ducks of Anaheim che faccio morire un pò qui un po lì: premio meritato per non aver ancora rivinto la Stanley cup! Sostanzialmente un buon 90% dei nomi che leggete sono loro (su Akuze la mitica squadra del '97 con il mitico capitano Teemu Selanne).
Mi autoflagello per la morte di Wrex, il mio pg preferito in assoluto. Idem per Samara, la mia milf... cioè la mia Justicar preferita....ok muoiono un pò tutti ma sempre meno di quello che avevo in mente, vero Liara?
E con queste indegne note, in cui non dico niente, finisco, ringraziandovi per la lettura ed il tempo dedicatomi.

 
   
 
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