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Autore: afiree_love    06/01/2016    1 recensioni
Irene è una ragazza come tante: adora passare del tempo con i suoi amici, ascoltare musica, guardare telefilm e correre. La sua vita,però, ha un totale cambiamento quando i suoi genitori decidono di trasferirsi in America, paese completamente diverso dall'Italia. Irene è costretta a cominciare una nuova vita e ad abbandonare il suo migliore amico Gabriele. Riuscirà a trovare la felicità lontana da lui?
Questa è la prima storia che scrivo, spero di non essere troppo ridicola :)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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È passato un mese da quando ci siamo trasferiti. Un mese senza Gabriele. Nel corso di questo tempo ci siamo sentiti molto spesso e abbiamo fatto molte videochiamate, ma sento troppo la sua mancanza. Lui dice che in Italia non è successo niente di entusiasmante e che farebbe subito le valigie per raggiungermi in America, ma in verità sono io quella che vorrebbe partire e tornare alla mia vecchia realtà. Davanti ai miei genitori fingo di essere,non felice, ma almeno contenta di essere qui; voglio che loro non si preoccupino di me e del mio stato d'animo, devono pensato alla loro felicità. Mia madre e Sofia sono uscite a fare spesa così scendo in salotto e vedo papà seduto sul divano intento a leggere un libro "ehi che libro leggi?" Chiedo sedendomi accanto a lui. Mio padre si toglie gli occhiali da lettura e mi risponde:"oggi tocca a 'il buio oltre la siepe'" "papà, ma l'hai letto almeno dieci volte" comincio a ridere e lo stesso fa mio padre; mi dicono spesso che io abbia una risata contagiosa. Mio padre, Alberto, ama leggere; ho sempre pensato che fosse nato con un libro in mano. È un appassionato di letteratura, per questo è un insegnante di italiano che per caso ha trovato lavoro in America. 'Il buoi oltre la siepe' è uno di quei libri che ormai sa a memoria, ma nonostante questo nulla gli impedisce di leggerlo da capo una volta ancora. Lo guardo e il suo sorriso scompare, sostituito da un'espressione triste, che ormai conosco troppo bene. Mi stringe la mano e mi guarda con gli occhi lucidi: "Credi che a Michele sarebbe piaciuto trasferirsi qui in America?" A queste parole vengo investita da un senso di malinconia e guardo verso le nostre mani strette. Michele era mio fratello maggiore; dico 'era' perché è da ben due anni che è morto a causa di una malattia rara che nessuno aveva previsto. Mio fratello era l'anima della famiglia, l'unico che riusciva a trovare un lato positivo in qualsiasi cosa, ad apprezzare ogni cosa che la vita gli offrisse. Anche nel periodo più brutto della malattia aveva la forza di sorridere e di rendere felici tutti noi. Con la sua sola presenza era capace di trasformare le giornate più difficili in momenti spensierati e indimenticabili, da ricordare per tutta la vita. Smetto di fissare le nostre mani e rivolgo lo sguardo a mio padre, cercando di sorridere: "Considerando l'alta percentuale delle belle ragazze che ci sono qui, penso che sarebbe stato proprio felice." Papà mi sorride e stringe ancora di più la mia mano; io smetto di scherzare e gli dico quello che penso: "Lui amava i cambiamenti, quindi vivere qui non sarebbe stato un problema". Mio padre annuisce e toglie la presa dalla mia mano "Hai ragione." Si rimette gli occhiali da lettura e così penso che voglia continuare a leggere ma riprende a parlare: "Allora, sei pronta per domani?" All'inizio non capisco cosa voglia dire, poi mi ricordo che domani sarà il mio primo giorno di scuola, in una nuova scuola, in cui non conosco nessuno e l'unica cosa che so è che sarà una giornata orrenda. "Lo sai che non lo sono." gli rispondo, sperando che riesca a consolarmi con uno dei suoi discorsi pieni di speranza. Lui sorride e si toglie di nuovo gli occhiali "L'importante è che tu sia te stessa, in questo modo tutti vedranno che persona splendida sei e vorranno essere tuoi amici" Non riesco a credere che abbia veramente detto quelle cose, visto che sono famosa per la mia asocialità e per la difficoltà a fare amicizia. "Papà, non fare lo spiritoso. Sai bene che se domani parlerò anche solo con una persona sarà un miracolo." Lui comincia a ridere e io non riesco a non fare lo stesso; mi fa troppo piacere sentire la sua risata. Sentiamo la porta aprirsi e subito entra Sofia urlando: "Siamo tornate!". La mamma la segue con i pacchi della spesa in mano e mi alzo per aiutarla a sistemare tutto. Una volta arrivate in cucina la mamma poggia le buste sull'isola della cucina, mi bacia sulla fronte e dice: "Non essere preoccupata per domani, vedrai che andrà tutto bene." Non so come faccia a sapere che ho l'ansia per la giornata di domani, ma con lei è sempre così: capisce quello che provo guardandomi semplicemente negli occhi; credo che sia il suo superpotere. "Grazie mamma." Le rispondo, dandole un forte abbraccio. Lei ricambia abbracciandomi ancora più forte e dicendomi: "Per tirarti su di morale, ho deciso di preparare una bella pizza, tutta italiana." Mi stacco dall'abbraccio e la guardo con occhi pieni d'amore; la pizza è l'unica cosa in grado di farmi felice.
   
 
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