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Autore: piccolo_uragano_    06/01/2016    3 recensioni
(Missing Moments di 'ti amo più di ieri ...')
Come nacque l'amicizia tra James e Martha?
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“La tua amica è insopportabile, Padfoot.” Esordì James, sedendosi sul letto.
“Quale amica?” domandò Sirius, guardando Prongs esausto dopo solo mezz’ora di lezione.
“La Redfort!” esclamò. “Voglio dire, lo sai che tifa Puddlemore, vero?”
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“Dì al tuo orgoglio che il mio gli chiede scusa.”
“Il tuo orgoglio parla?” domandò Martha in risposta. “Che simpatico.”
James scosse la testa. “Io non ti piaccio, vero, Redfort?”
Martha si voltò, per squadrarlo. “Ehm, no: scusa, ma non sei proprio il mio tipo.” Rispose, storcendo il naso.
“Non ti stavo per chiedere di uscire, sai? Non penso solo a quello.”
“Oh, no: anche al Quidditch.” Rispose lei, secca.
“Pensavo che visto che stai diventando molto amica del mio migliore amico, potremmo provare ad andare d’accordo.”
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Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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"(...) Ma non si è mai pentito di nulla, perchè aveva scelto me, e senza saperlo aveva scelto anche te, Robert."
(Martha Redfort, capitolo 38 'ti amo più di ieri e meno di domani')


Venticinque settembre millenovecentosettantasei.
Martha, con la cravatta slacciata ma comunque al collo, se ne stava seduta a gambe incrociate sulla riva del lago nero, osservando la Foresta coprire la visuale di ogni suo orizzonte. Lasciò che l’aria pulita di quell’angolo di mondo le riempisse i polmoni, cercando di non pensare a niente, chiuse gli occhi.
“Remus una volta ha detto che questa cosa si chiama yoga.” Esordì una voce dietro di lei.
“Questo si chiama invadere gli spazi altrui.”  Rispose, voltandosi verso James Potter. “E tu dovresti essere ancora in Infermeria.”
“Madama Chips mi ama.” Rispose, sorridendo. “A che pensavi?”
“A niente.”
“Non è possibile non pensare a niente.”
“Certo che è possibile: io lo stavo facendo.”
James si sedette accanto a lei. “Quanto ci tieni a Sirius, da uno a dieci?”
“Ma guarda, sai contare!”  esclamò lei.
“Sono serio: non lo lascerò nelle mani di una ragazza che non ci tiene.”
“Non ti ruberò il ragazzo, Potter.”
“Sirius non è il mio ragazzo.”
“Sei geloso perché ha dormito con me?”
“Sirius è mio fratello, Redfort, e posso dirti con assoluta certezza che lui non dorme mai con nessuna.”
Martha si morse il labbro e ridusse gli occhi a due fessure. “Aspetta, dovrei esserne felice?”
“Dipende.”
“Da cosa?”
“Da quanto ci tieni a lui.”
Martha prese a giocare con un piccolo anello di metallo che portava al dito medio. “Siamo amici, è ovvio che ci tenga a lui.”
“Smettila, Redfort, voi non siete solo amici.”
“E che ne sai tu?” rispose, alzando la voce.
“Te l’ho detto: lui è mio fratello. So ciò che pensa ancora prima che lo sappia lui.”
“E quindi?”
“Quindi, lui ci tiene a te. Ci tiene in modo diverso rispetto a come tiene a chiunque altro. Ed è una bella cosa, per lui, per come è fatto, significa che sta cambiando modo di vedere il mondo che gli sta attorno, significa che sta imparando a pensare al bene di qualcun altro che vada al di fuori di lui o di noi quattro. È una bella cosa ma ci sei di mezzo anche tu: e io non ti conosco, non so come reagirai a tutto questo. Ma se lo farai stare male, ti giuro che ti farò rimpiangere di esistere.”
Martha non sembrò essere scossa da quella minaccia. “Che intendi dire?”
“Che Sirius, a suo modo, ti amerà.”
“E io che dovrei fare?”
“Amarlo, a tuo modo.”
“E come si fa ad amare?”
“Oh.” Rispose lui. “Questo temo proprio di non saperlo.”
Martha scosse la testa e si mordicchiò il labbro, nascondendo un sorriso.

James osservava il Boccino d’Oro che silenziosamente volava sopra la sua testa. Peter dormiva, Remus era impegnato in un disperato ripasso di Pozioni con la Evans in Sala Comune e Sirius era uscito con una certa Jess di Tassorosso. In sintesi, era solo. Di solito non gli pesava questa forma di solitudine, ma quella sera si sentiva la testa dannatamente piena di pensieri più disordinati di quella stessa stanza.
Scuotendo la testa, Appellò una sigaretta: Remus probabilmente avrebbe tirato l’alba o si sarebbe addormentato sul tavolo della Sala Comune, ma ad ogni modo lui sarebbe riuscito a coprire l’odore di tabacco e nicotina.
Stava per accenderla, quando sentì bussare. Il rumore, però, non sembrava provenire dalla porta, ma dalla finestra. Si sentì maledettamente idiota quando aprì la finestra della stanza dicendo “Sì?” Ma quando vide Martha Redfort arrampicata sul cornicione della finestra, capì di non essersi sbagliato.
PER L’AMOR DEL CIELO, REDFORT!” urlò allungando le braccia verso di lei.
“Hai detto che …”
“COSA DIAMINE STAI FACENDO?”
“Ti sto parlando.” Rispose lei, in piedi sul davanzale.
“TI STAI SUICIDANDO!”
“No, affatto! E smettila di urlare, o sveglierai anche i Serpeverde nei sotterranei!”
“Allora che cosa Merlino ci fai sul davanzale della stanza più alta della torre?!”
“Ti sto parlando, se solo mi lasciassi finire la frase, Potter!” ringhiò lei.
“E che mi dici delle considerevoli probabilità di cadere e spiattellarsi al suolo?”
Martha alzò le spalle. “Non mi spaventano un granché, le altezze.”
“E che mi dici della morte, Redfort?!”
Lei sorrise. “Neanche quella. E nemmeno tu dovresti preoccupartene.”
“Scherzi? Sarei l’ultima persona con cui hai parlato, il primo sospettato!”
“No, affatto: se cadessi ora, sembrerebbe un suicidio coi fiocchi, nessuno saprebbe mai da quale finestra sono caduta.”
“Si, va bene, ma io … io lo saprei!”
Lei scoppiò a ridere. “Oh, Potter: non ti sarai mica affezionato a me?”
James scosse la testa. “Non ho di certo detto questo. Sto dicendo che dobbiamo trovare un modo per metterti in salvo!”
“Ma io non sono in pericolo, razza di idiota.” Replicò lui. “L’ho fatto mille volte.”
CHE COSA?!” esclamò lui. “Ti sei arrampicata mille volte sul cornicione della nostra finestra?”
“Non ho detto di quale finestra si trattasse, attento. Comunque, io e mia sorella amavamo arrampicarci dappertutto, da bambine.”
“E hai deciso di raggiungere la Torre di Astronomia da qui?”
“No, ripeto: ti devo parlare.”
“Passare dalla porta era troppo difficile?!”
Lei storse il naso. “Diciamo troppo noioso.”
“Oh, perfetto: domani andiamo a Trasfigurazione passando dal tetto, che ne dici?”
“Perché non la smetti di urlare, James Charlus Potter?” esclamò lei, notando Peter in piedi dietro di lui.
“Perché ho come l’impressione che tu stia per morire!”
“E questo è un buon motivo per urlare, santo cielo?”
“Beh, si! Voglio dire, non potrei dormire sapendo che sei caduta dalla nostra finestra!”
“Oh ti prego, smettila di ripeterlo: penserò davvero che tu ti sia affezionato a me.”
James sbuffò e si passò una mano nei capelli. “Ti sarei grato se evitassi di ripeterlo.”
“Perché, è così?”
Prongs alzò gli occhi al cielo. “Diciamo che se cadessi, ne sarei dispiaciuto.”
“Beh, direi che è già qualcosa: ma non sono qui per questo.”
“Oh, giusto: vuoi un tè con dei biscotti?”
“No.”
“Vuoi entrare, per caso?”
“Nemmeno, è una cosa veloce.”
“E come farai a tornare indietro?”
“Perché credi che questo ti riguardi?”
James sbuffò. “Martha, ti prego, ragiona.” Il sorriso della ragazza sembrò illuminare la notte. “Che hai da ridere?”
“Mi hai chiamata per nome.”
“Cioè?”
“Hai detto ‘Martha’, di solito mi chiami ‘Redfort’.”
“Martha Redfort. Perché non entri e non ne parliamo con calma?”
“Non ce n’è bisogno. Hai detto che lui mi amerà.”
James alzò gli occhi al cielo. “Si, l’ho detto, e …”
“Ma lui è Sirius Black, insomma: i Black non amano! Si accoppiano tra loro, nascono per diventare importanti e non accettano che …”
“In questo hai ragione, ma dimentichi che lui è stato rinnegato.”
“Lui è stato che cosa?!”
“Rinnegato: è scappato di casa, la scorsa estate.”
“E dove vive?”
“Da me.”
Martha alzò gli occhi al cielo, ma, in quel momento, la porta alle spalle di James si spalancò. Prongs si girò di scatto, incrociando gli occhi grigi e stanchi di Sirius. “Che fai alla finestra?”
James si girò per indicargli Martha, accorgendosi che era sparita. “Io? niente. Prendevo un po’ d’aria.”
“Con la sigaretta spenta in mano?”
James si accorse di quanto tutto risultasse assurdo, così, decise di sorridere e pregare Merlino che Sirius non si facesse troppe domande sulla sua salute mentale. “Padfoot, tu pensi di essere in grado di amare?”
Sirius guardò l’amico con aria ancora più perplessa. “Beh, ho appena fatto ululare la cara Jess, quindi …”
“Non in quel senso, idiota.” Lo riprese James, lasciandosi cadere sul suo letto. “Amare nel senso ‘per sempre felici e contenti’.”
“Non mi piacciono le favole.” Replicò Sirius, slacciandosi la camicia. “Perché mi fai questa domanda?”
“Perché di solito i Black non amano.”
“E da quando mi paragoni a loro?”
“Beh, magari vai con le Tassorosso aspettando chi ti farà perdere la testa.”
Sirius sorrise e scosse la testa. “Ma?”
“Cosa ‘ma’?”
“C’era un ‘ma’, dopo quella frase.”
“Ma non ti accorgi che forse l’hai già trovata.”
il giovane Black si voltò a guardare l’amico. “Di chi parli?”
“Di Martha.” Rispose sinceramente James. “Non pensi che con lei potrebbe essere diverso?”
“Diverso da cosa?”
“Da tutto il resto.”
“Beh, Martha lo è.”
“Che cosa?”
“Diversa da tutto il resto.”

Martha, con la sua solita agilità, rientrò in camera dalla finestra, saltando a piè pari. Lily, che leggeva Il ritratto di Dorian Gray seduta sul suo letto, osservò l’amica con aria divertita. “Dove sei stata, questa volta?”
Martha la guardò. “Dovevo chiedere una cosa a James Potter.”
“E le scale ti facevano schifo?”
“Ho visto un topo, la scorsa settimana.” Rispose  Martha, sfilandosi i vecchi jeans. “
“Sulle scale?” domandò Lily con aria schifata.
“Si, scendeva le scale.”
“Che schifo!”
Martha annuì, gettando uno sguardo al libro di Lily. “Ma quello non è mio?”
“Può essere.”
“E non lo hai già letto?”
“Può essere anche quello.” Martha sorrise e scosse la testa. “Che dovevi dire a Potter?”
“Nulla di che.”
“E perché non hai aspettato domani mattina?”
“Perché è impossibile beccarlo lontano da Sirius.”
Lily sorrise. “Beh, è vero. Ma perché ti ostini ad arrampicarti?”
“Perché mi ricorda quando mio padre ci portava in montagna.”
“Hai nostalgia di Rose, ammettilo.” La stuzzicò Lily, mettendosi a sedere.
“No, affatto: ha detto cose troppo pesanti.”
Non era difficile ricordare la litigata delle sorelle Redfort avvenuta l’estate precedente: Martha aveva ancora la pelle d’oca all’idea di sua sorella Rose che con espressione furiosa sbatteva la porta dandole della poco di buono.
“Sai, esiste una cosa chiamata perdono.”
“Ah.” Rispose Martha, sistemandosi nel letto. “Che roba è? Si mangia?”
Lily rise e scosse la testa, seguendo Martha e sistemandosi nel letto. “Buonanotte.” Le disse.
“Notte!”

Martha e Sirius, stretti nei loro mantelli rossi e oro, passeggiavano sulla riva del Lago, prendendo in giro Remus e l’esplosione del suo calderone appena avvenuta. Martha stava ancora sorridendo, quando si fermò e guardò Sirius con occhi sinceri. “James ha detto che … che i tuoi ti hanno cacciato.”
Sirius si fermò e la guardò. “Tecnicamente, io me ne sono andato.”
“Non me lo hai mai detto.” Sussurrò lei.
“Si, beh … non mi sembrava importante.”
“Ah no?”
“Per me non lo è.”
“Forse per me si.”
“E che vuoi sapere?”
“Tutto.”
“È una storia lunga, Martha.”
“Io ho tempo.” Rispose lei.
Così, lui si guardò attorno e con eleganza si sedette nel prato, osservando il Lago Nero. “Siediti accanto a me.” La invitò. Lei, senza riuscire ad imitare la sua eleganza, si sedette accanto a lui, tenendosi le ginocchia tra le mani. Lui parlò e raccontò molte cose: la storia dei Black, la loro mania per il sangue puro, l’arazzo con l’albero genealogico, gli occhi pieni di ira di Walburga quando fu Smistato a Grifondoro, il rifiuto di Regulus di seguirlo nei suoi ideali perché troppo contrastanti con quelli del resto della famiglia, i lunghi esili in camera sua, lo studio di Orion in cui era stato invitato più volte per parlare, e quanto quelle parole troppo spesso si trasformassero in insulti. Raccontò di come, anno dopo anno, scoprì di sentirsi estraneo a loro, e di come un giorno di luglio, prese le sue cose, e se ne andò. Con voce leggermente tremante, le raccontò degli occhi lucidi di Regulus,appoggiato alla balaustra, e di come Orion lo avesse minacciato dicendo che, se fosse uscito da quella porta, non sarebbe mai potuto rientrare fino a quando lui e sua madre fossero stati in vita.
Esitò.
“Quindi te ne sei andato?”
“Esatto.”
“Te ne sei mai pentito?”
“No. Vedi, loro avevano progettato la mia vita prima ancora che io nascessi, ed era … fastidioso. Hai presente quando ti stringi troppo la cravatta?” Martha annuì, mordicchiandosi il labbro. Sirius sorrise.
“Perché sorridi?”
“Nulla, mi … mi piace quando ti mordi li labbro.”
Martha sorrise a trentadue denti e distolse lo sguardo. “Dicevi?”
“Era come se avessi addosso una cravatta sempre più stretta.” Sospirò. “Stavo per soffocare.”
“Avevano davvero programmato tutto al posto tuo?”
Sirius annuì. “Avevo anche … una futura fidanzata.”
Martha sorrise. “Ed era carina?”
Sirius sospirò. “Di una bellezza fredda e distaccata.”
“E ti lamenti pure? Avreste avuto dei figli bellissimi!” scherzò Martha.
“Nah, lei non era il mio tipo.” Poi, sorridendo, guardò Martha. “Preferisco le impiccione goffe con gli occhi verdi, io.”
“Oh, come darti torto? Sono personcine fantastiche.” Martha posò la testa sulle ginocchia e Sirius, ridendo le posò l’indice sul naso, schiacchianodolo leggermente.
“Magari un giorno avrò davvero dei figli bellissimi.”
“Si, beh, fammi sapere.” Sorrise lei.
Lui tornò a guardare il Lago: senza che nessuno dei due se ne accorgesse, era arrivato il tramonto. E loro due, seduto davanti al tramonto, era tutto ciò che in quel momento sembrava contare davvero. 
   
 
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