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Autore: alaskha    07/01/2016    2 recensioni
“No, aspetta – fui lui a fermarmi, quella volta – non ti va un caffè?”
“Io non bevo caffè”
“Sei davvero newyorkese o bluffi? Non mi piace la gente che bluffa”
Avevamo usato lo stesso verbo, quindi probabilmente Luke Hemmings non era un bugiardo bluffatore.
“Sono newyorkese e non bluffo, semplicemente non mi piace il caffè ed io e te non ci dobbiamo piacere, non dobbiamo neanche mai più rivederci, quindi non importa”
“Giusto”
Rimanemmo a guardarci per qualche istante.
Istanti nei quali lui non si tolse mai dalle labbra quel sorrisino sfacciato.
“Quindi?” mi riscosse lui, dal mio stato pietoso di trance.
“Quindi addio, Luke Hemmings”
“Mi dici addio perché New York è grande ed è facile sbagliarsi?”
Annuii.
“Esatto”
“Speriamo non sia così grande come dicono, allora”.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chapter fifteen

hey angel






Al diavolo Luke Hemmings, al diavolo i jeans strappati, al diavolo i piercing ed al diavolo anche e soprattutto il caffè solubile, che dio quanto mi faceva schifo. Mi buttai a peso morto sul divano, desiderando di sprofondare in un mondo parallelo fatto di zucchero filato e soffici gattini pelosi.
“Jenelle!”
La voce di Maribel arrivò dritta alle mie orecchie, ma non avevo voglia di parlare nemmeno con lei. Così, mi coprii il viso con uno dei cuscini del divano.
“Non ci sono per nessuno! – urlai – sono morta, oggi!”
I passi pesanti della messicana si fecero sempre più vicini, ed io capii che mi stava fissando quando la sentii sbuffare.
“Piantala di reagire così e rispondi al telefono, questo coso non la vuole smettere di suonare! - si lamentò, porgendomi l’iPhone -  si può sapere che ha?”
Mi raddrizzai, e lei si sedette affianco a me.
“Qualcuno mi sta chiamando in FaceTime” le spiegai.
“FaceChe?” mi chiese Mari, rubandomi un sorriso.
Cliccai sulla cornetta verde con l’indice, ed i visi rinati di Zayn e Louis comparvero sullo schermo del mio telefono. Sembravano due persone diverse, e sullo sfondo albergava Londra.
“Ciao sfigati!”
“Oddio Jenelle, perché sei in pigiama? – cominciò Zayn – sono le due del pomeriggio, che cazzo ti è successo?”
Roteai gli occhi al cielo, mentre Maribel mi lasciava sola con i due casi umani.
“Non ci vediamo da due settimane e tutto quello che sai dirmi è questo? Vai a farti fottere, Zayn Malik”
“E dai bimba, lo sai che ti amo, e per questo non vedo l’ora che ci raggiungerai qui – disse – sai, il nostro coinquilino ti piacerà molto, è irlandese e..”
“E hai rotto il cazzo – interviene Louis – come stai, piccola? Tutto bene lì in America?”
 “Tutto prosegue” dissi, con un sospiro.
“Sì, come no – continuò – conosco quello sguardo, cos’è successo?”
“Perché dovete fare i vostri pigiama party anche oltre oceano?” chiese Zayn, infastidito, mentre si accendeva una sigaretta.
Ne avevo voglia anche io, ma fumare implicava dover uscire di casa e non ne avevo per niente intenzione.
“Io e Luke abbiamo litigato, ancora” marcai sull’ultima parola.
“Hemmings sta iniziando a tornare a starmi sul cazzo” bercia Zayn.
“E perché avete litigato?”
“Per Daniel, ma non ho voglia di parlarne, avete trovato lavoro voi scansafatiche?”
“Io lavoro in un night club” mi fece l’occhiolino, Zayn.
“Non è vero – lo smentì subito Louis – Malik lavora da Tesco e io, beh, non per vantarmi ma sto facendo il Dj al Koko”
“Al Koko? – gli chiesi, meravigliata – Lou ma è fantastico!”
“Ehi! – s’indignò Zayn – perché non hai reagito così anche per Tesco?”
Ci fu un momento di silenzio, in cui Louis soffocò una risata ed io trovai un diversivo.
“Arrivo Maribel!”
“Ma io non ti ho chiamata, piccolo fiore” urlò lei, di rimando.
Zayn alzò un sopracciglio, scettico ed incazzato, mentre Louis scoppiava a ridere, incapace di trattenersi ulteriormente.
“Devo andare ragazzi, divertitevi anche per me, vi amo da impazzire!”
“Anche noi e chiarisci con Luke” disse Louis.
Chiusi prima che Zayn potesse insultarmi in qualche modo. Parlare con quei due casinisti mi metteva sempre di buonumore, che svanì, quando mio padre e Dan fecero il loro ingresso in casa.
“Ah, siete arrivati presto” dissi io, alzandomi dal divano per salutare Daniel.
“Sei contenta, amore?” fece lui.
Dan era felice, perché credeva di aver vinto una guerra contro Luke.
“In realtà Jenelle stiamo per andare ad una conferenza molto importante che ci terrà occupati per tutta la giornata” m’informò mio padre, cambiandosi la giacca.
Infilò quella delle buone occasioni, forse quella era una conferenza diversa dalle altre milleottocento a cui partecipavano otto giorni su sette a settimana.
“Terrò una conferenza tutta mia – disse Dan, orgoglioso – mi piacerebbe che ci fossi anche tu ma, sei ancora in pigiama a quanto vedo”
Mi squadrò anche papà, esibendo una smorfia quasi di disgusto.
“Sì, sono in pigiama, e allora?” sbottai.
“Allora, va’ a cambiarti, andrai tu a prendere Jai a scuola oggi – mi ordinò mio padre – e ricordati di comportarti in modo consono a chi sei – disse, comunque disinteressato - noi andiamo, passa una buona giornata, tesoro”
Sbattei la porta dietro di loro e andai da Maribel.
“Odio mio padre” dissi, lasciandomi cadere su di una sedia.
“Per questo ti sto preparando una sorpresa – fece lei, voltandosi verso di me, con un sorriso sulle labbra – molto dolce, aggiungerei”
“Di che parli?” mi feci curiosa.
“Guarda qua”
Mi mostrò una grossa ciotola gialla, che di solito usava per Jai.
“È quello che penso io?”
Mari annuì vigorosamente, ed io l’abbracciai stretta. Quando Maribel Diaz tirava fuori la ciotola gialla, poteva significare solo una cosa: gelato alla fragola per Jai, alla cannella per John e alla stracciatella per me.
“Sei la migliore!”
“E tu hai litigato con Luke, non è vero?” mi chiese di rimando.
“È così evidente?” domandai io.
“In realtà ho sentito che lo dicevi a Zayn e Louis” mi chiarì.
Sospirai, alzandomi dalla sedia.
“Sì, abbiamo litigato, ma adesso non ho voglia di..”
“Non hai voglia di parlarne, certo – concluse lei per me – è sempre così, Jen”
“E non ho tempo neanche per le tue sedute di psicanalisi, devo andare a prendere Jai”
“Magari prima vestiti, però”.
 
 
 
 
 
 
Jai stava stringendo la mia mano, mentre insieme prendevamo l’ascensore per arrivare al nostro attico. Avevamo fatto un viaggio in limousine, anche se non ce n’era bisogno, mio padre aveva tanto insistito per affidarne una ad ognuno di noi.
“E quindi oggi avete fatto un laboratorio di arte?” gli chiesi.
Il mio fratellino aveva tutte le mani sporche di vernice colorata.
“Sì! – urlettò lui, ancora entusiasta – la maestra Mary Jane ha detto che sono stato il più bravo” si pavoneggiò.
Aveva preso tutto dal fratello maggiore, persino la presunzione.
“Lo credo bene!” dissi, mentre uscivamo dall’ascensore.
Suonai il campanello, aspettando Maribel.
“E me lo fai vedere il tuo disegno?” gli chiesi.
Jai annuì e la porta si aprì.
“Ciao Maribel!” la salutò lui, catapultandosi in casa.
Mari sorrise, ed io chiusi la porta.
“E cos’hai disegnato di bello, Jai? Scommetto che..”
Non riuscii a finire la frase, quando lo vidi seduto sul mio divano. Ero confusa, sconvolta, sorpresa e, maledizione, anche felice.
“Che ci fai qui?”
Ma recitai comunque la parte di quella dura, tanto ormai mi veniva bene.
Luke si alzò, stringendosi poi nelle spalle.
“Sono venuto a cercarti, ma tu non c’eri – cominciò – così Maribel mi ha fatto salire”
Annuii, e lo guardai: portava i suoi skinny jeans neri, quelli strappati sulle ginocchia, ed una maglietta a maniche lunghe nera, con un beanie grigio sui capelli chiari.
“Luke!”
La vocina di Jai s’insinuò tra di noi, e la figura del mio fratellino che gli si gettava addosso non tardò ad arrivare.
“Ehi, ometto, come stai? – lo prese in braccio – hai disegnato, oggi?”
Jai annuì, guardandolo dritto negli occhi. Jai non era un bambino timido, ma non guardava mai nessuno negli occhi, doveva fidarsi, prima di farlo. Ed evidentemente di Luke si fidava.
“Vuoi vedere il mio disegno?”
“Ma certo!”
Luke lo posò a terra e mi guardò, avvicinandosi un po’, mentre Jai correva in cucina da Maribel, a recuperare dalla sua cartella il disegno che aveva fatto a scuola.
“Che ci fai qui?” ripetei.
“Te l’ho detto, ero venuto a cercarti ma..”
“L’ho capito, questo – lo interruppi – ma perché sei venuto a cercarmi?”
Luke si strinse ancora nelle spalle, allargando poi le braccia.
“Non lo so neanche io – disse, sincero – so solo che sono qui”
Lo guardai, senza dire nulla, con la voglia di baciarlo e non lasciarlo mai più.
“Luke! Jen! Venite qui!”
Luke mi sorrise impercettibilmente e si diresse verso la cucina, per raggiungere Jai, che ci aspettava seduto malamente.
“Non sederti così – gli ricordò Maribel – o cadrai”
“Allora, vediamo un po’ questo disegno..” dissi io.
“Preparati, piccolo fiore”
Aggrottai le sopracciglia, confusa.
“Perché?  -domandai – che intendi, Mari?”
Lei non disse nulla, si limitò a sorridere ed indicare il disegno con un cenno del capo. Luke era chinato su Jai, con le mani appoggiate al tavolo, ed io rimasi di sasso, quando guardai ciò che il mio fratellino aveva ritratto.
“Ma questi..”
“Siamo io e te”
Concluse Luke.
Ci guardammo per lunghi istanti, senza sapere cosa dire, ma per fortuna ci pensò Jai.
“Siete tu e la mia sorellina – disse, a Luke – siete fuori dalla mia scuola, alla fontana, io sto giocando con il tuo skate e voi vi tenete per mano, ma non litigate”
Mi portai una mano alla bocca, ricacciando le lacrime indietro, perché quando si parlava di Jai ero molto più sensibile di quanto volessi.
Luke se ne accorse e mi afferrò la mano, sorridendo. Ricambiai il sorriso e strinsi forte la presa, lasciandomi sorreggere da lui.
Maribel ci guardava di sottecchi, senza trattenere un sorriso.
“Ehi, voi due – ci disse – potreste lasciare soli me e Jai? Dobbiamo discutere di cose che voi non potete assolutamente sentire!”
Incuriosì Jai e trovò un perfetto escamotage per lasciare soli noi due. Così condussi Luke in camera mia e chiusi la porta.
“Carina” disse, guardandosi intorno.
“È la classica camera di una signorina per bene – ribattei io – ma non mi lamento, passo qui dentro gran parte del mio tempo”
Luke annuì e ci ritrovammo a pochi centimetri di distanza.
“Mi dispiace per ieri sera – cominciò, abbracciandomi alla vita – so come stanno le cose, e sono stato un cretino a credere di poterle cambiare”
Mi affrettai a scuotere la testa, non volevo starlo a sentire mentre si sminuiva così. Allora gli presi il viso tra le mani, esibendo il mio sorriso più dolce.
“Tu hai fatto tanto, forse anche troppo, per me – cominciai – e stai cambiando tutta la mia vita, Luke, e sei la cosa più bella della vita di Jai, ora come ora”
Luke sorrise.
“Parlavo di Daniel”
Mi scostai lentamente da lui, ma non me lo lasciò fare. Mi afferrò per il polso e mi attirò a sé, con forza.
“Mi piaci, Luke” gli confessai, ancora.
Lui annuì, accarezzandomi le labbra con le sue. Erano screpolate e morbide, insieme. Erano dolci, e sapevano di tabacco. Erano quelle di un angelo, ma lui non lo sapeva, che era il mio angelo custode.
“E mi piaci anche tu, Jenelle Stratford”
Ci lasciammo andare ad un bacio furioso, colmo di passione e di voglia di appartenersi.
“Significa che sono perdonato?”
“Ed io?”
Luke scosse la testa, sorridendo appena ed avvicinandomi ancora di più a lui, facendo sì che i nostri corpi formassero un’unica persona.
“Non è colpa tua – mi disse – sei incastrata in questa realtà, ed io ti ci voglio tirare fuori, ma piano piano, lentamente, non posso farlo tutto in una volta”
“Lo so - dissi, appoggiando le mani al suo petto – ma non sei costretto a farlo”
“Lo so” rispose a sua volta.
Le nostre labbra si aprirono in un grande sorriso, e qualsiasi cosa stesse accadendo, venne interrotto dall’aprirsi della porta di camera mia.
“Viva le persone che bussano prima di entrare! – esclamai, allontanandomi da Luke – quindi non tu, Maribel”
Luke rise, grattandosi una guancia, forse un po’ in imbarazzo. Non credevo che Luke Hemmings fosse in grado di sentirsi a disagio.
“Non sapevo che steste facendo cose vietate ai minori di 18 anni – ghignò lei – comunque, il minorenne in cucina, vorrebbe fare merenda con voi due, che ne dite?”
Luke fu il primo a muoversi verso la cucina, lasciandoci sole, mentre Maribel mi guardava di sottecchi, con un sorriso furbo.
“Mari, metti ansia”
“Mi piace Luke – cominciò – è gentile, educato, Jai è pazzo di lui..”
Annuii, sorridendo come una scema.
“..ed anche tu lo sei”
La fulminai, e lei scoppiò in una risata, cingendomi le spalle con un braccio, mentre insieme camminavamo verso la cucina.
“Lo sai, non dirò nulla a Dan”
Quando entrammo in cucina, Luke stava aiutando Jai a mettere il gelato in delle piccole ciotole di vetro. Erano adorabili, ed io mi innamorai di quella scena.
“Gelato per tutti!” urlettò il piccolo, su di giri.
Luke mi consegnò la mia ciotola di gelato, ed io lo ringraziai con un sorriso, a cui lui rispose con lo stesso.
“Perché non vi tenete per mano come nel mio disegno?” domandò Jai, con la sua vocina acuta e la bocca sporca.
Io quasi mi strozzai, mentre Luke continuava a mangiare tranquillo il suo gelato. Maribel intanto sbuffava.
“Oh, andiamo ragazzi, via quei bronci! – esclamò – so io cosa ci vuole, per tirarvi su, chiamate tutti i vostri amici ed avvisateli che stasera vi porto io, in un posto!”
“Sarebbe?” le chiesi, stranita.
“Vedrai!”.
 
 
 
 
 
E così ci trovammo ad una serata latino americana in compagnia di Maribel Diaz, l’idolo delle folle messicane. I ragazzi erano, come al solito, la brutta copia degli Oasis ed io, beh, Maribel mi aveva costretta ad indossare un suo vestito azzurro, che: “Ti sta divinamente, piccolo fiore!”. Io avevo imprecato ed eravamo usciti di casa, con Jai su di giri perché avrebbe passato un’intera serata con John e Sabine ed Ashton che non finiva più di fare i complimenti a Mari, e Luke che: “Ash, piantala, porca puttana”.
“Ecco! – Mike era già ubriaco – mojitos per i miei amici con i musi lunghi!”
Si riferiva a me e Luke, che non so che ci prendesse. Io ero seduta al nostro tavolo, in mezzo a Cal e Cherrie, che avevano già fatto fuori i loro cocktail a base di cocco e qualcos’altro di esotico, mentre Luke se ne stava vicino all’area fumatori, con una sigaretta perennemente tra le labbra. Michael e Maribel ballavano, ed Ashton rimorchiava anche le sedie.
“Ehi piccola, ci lanciamo?”
Cherrie sorrise a Calum, ma prima di sparire in pista, si fermò a guardare me.
“Jen, vieni anche tu, dai!”
Scossi la testa, accavallando le gambe.
“No, grazie Cher, magari dopo – dissi – adesso non mi va”
“Pretendo un ballo!” fece Cal.
Gli sorrisi ed i due innamorati pazzi si lanciarono in una bachata. Io guardai scettica il mio mojito, e ne presi un sorso. Storsi il naso e percepii la risatina di Luke, così alzai lo sguardo e lo trovai di fronte a me.
“Neanche io ci vado pazzo – disse – ma è il preferito di Mike”
Annuii, e la conversazione sembrò morta lì. Ma poi Luke mi porse la mano ed io lo guardai, scettica.
“Balli?”
Aggrottai le sopracciglia, confusa.
“Sai ballare il latino americano?”
“Credi che Clifford o Irwin lo sappiano ballare?”
Mi rubò una risata, ed accettai la sua mano e la sua proposta.
“Non ho la minima idea di come si faccia”
Luke si strinse nelle spalle, e portò le mie mani intorno al suo collo.
“Nemmeno io – disse, guardandosi i piedi – ma chissenefrega, no?”
Scoppiai a ridere ed insieme ci lasciammo andare a balli e risate, a non finire.
“Perché mi hai tenuto nascosto questo tuo talento, Hemmings? – scherzai – potresti fare i casting per Dirty Dancing 2”
“Guarda che Dirty Dancing 2 l’hanno già girato” mi mise al corrente lui.
“E io che ne so?”
Luke si morse l’anellino nero, avvicinando poi le labbra al mio collo.
“Luke, ma che diavolo..”
“Sei sexy stasera, Jenelle Stratford”
Mi lasciai andare ad una risata, mentre Luke lasciava dei baci languidi lungo il mio collo.
“Scambio coppie!” urlò Cherrie, afferrando le mani di Luke.
Mi sentii afferrare dalle braccia di Calum, ed insieme improvvisammo una salsa.
“Non sapevo che i rockers sapessero anche ballare su questa musica” iniziai.
Cal rise.
“I rockers sanno fare un sacco di cose, piccola Stratford”
“L’ho imparato”
“Come va con Hemmings?” sparò a freddo, cogliendomi totalmente di sorpresa.
“In che senso?”
“So che con Luke può essere difficile, lui è uno un po’ particolare – cominciò – ma quando ti dico che non l’ho mai visto così preso da una persona, non sono stronzate, Jen”
Annuii, sorridendo.
“Lo so, Cal”
“Sigaretta?”
La voce di Mike arrivò alle orecchie di tutti, e fummo lieti di accompagnarlo. Eravamo tutti lì, tranne Maribel che stava ballando con Miguel, il suo caro amico istruttore di latino. Io, con un evidente disagio ai piedi e per questo seduta sulle gambe di Luke, Mike, Cherrie, Ashton ed una ragazza di cui non sapevo assolutamente nulla.
“Ehi, ciao! – mi feci avanti – non credo che ci conosciamo, piacere, sono Jenelle”
La ragazza mi mostrò un sorriso meraviglioso, con le sue labbra colorate di un rosso sgargiante, in perfetta linea con il suo abitino di pelle nera ed i tacchi vertiginosi.
“Piacere mio! – mi strinse con prepotenza la mano, forse urlando un po’ troppo – sono Juliet Mars!”
Juliet Mars mi faceva ridere, e dal modo in cui Ashton stava dando di gomito a Calum, che lo guardava con un’espressione vagamente divertita, capii che cosa stesse succedendo.
“Il ragazzo su cui sono seduta è Luke, quello con i capelli verdi è Michael, il morettone con le labbra enormi è Calum e la bella donzella affianco a lui è la sua ragazza, Cherrie – mi soffermai su Ash, facendogli un occhiolino – ed Ashton, beh, credo tu lo conosca già!”
Juliet rise di gusto ed estrasse dalla piccola pochette rossa esattamente come le sue labbra, una piccola cipria nera su cui albergava la scritta MAC.
“Io vado ad incipriarmi il naso! – esclamò – ci vediamo dopo?” disse, poggiando una mano sul petto di Ash.
“Puoi giurarci”
Quando Juliet sparì, non ci astenemmo dallo scoppiare a ridere, in faccia ad Ashton.
“Irwin te lo devo dire – cominciò Mike – questa volta hai fatto proprio un ottimo lavoro”
“Ti ringrazio, amico mio” disse, con un inchino, di cui Cherrie rise.
Cherrie, che rideva ad una cosa fatta da Ashton: fantascienza o alcool?
“Sei il solito ninfomane! – fece Cal, senza trattenere una risata sguaiata ed un cinque al suo amico – ma ben fatto!”
“Ehi! - Cherrie picchiò il suo ragazzo, e lui la abbracciò, ridendo, insieme ad Ash – ti ricordo che io, la tua ragazza, sono ancora qui!”
Ash, che rideva di una cosa in cui c’entrava Cherrie? Alcool, decisamente alcool.
Io mi voltai verso Luke, che abbozzò un sorrisino, rilassato.
“Non dici nulla?”
“Hanno già detto tutto loro – si strinse nelle spalle – e poi che bisogno ne avrei? Hai visto che schianto di ragazza ho sulle mie ginocchia? Dio, scommetto che Irwin se la sogna una così!”
Gli tirai uno schiaffo sulla spalla, gettandogli poi le braccia al collo, fermandomi a pochi centimetri dal suo volto.
“Sì, Irwin se la sogna”
Gli schioccai un bacio sulle labbra, dopodichè sentii una mano fare pressione sulla mia spalla.
“Quando Jenelle e Luke avranno finito di risucchiarsi la lingua a vicenda – iniziò Ashton, con una sigaretta tra le labbra – dovrei porvi un quesito”
“Poni pure, testa di cazzo” fece Luke.
“Ho disperatamente bisogno di un posto dove andare” disse, disperato.
“I tuoi ti hanno sfrattato?” domandò Calum, ridendo.
“No, coglione – lo liquidò – ma non è che sia nella mia lista di cose da fare, scoparmi una ragazza nella stanza affianco a quella dove dormono i miei”
Mike scoppiò a ridere e: “Giusta osservazione”
“Idee?” buttò lì, Ash.
Silenzio.
“Io ne avrei una” continuò proprio lui.
“Sentiamo” lo invitò Cal.
“Che ne dite dell’appartamento di Brooklyn? – fece, riferendosi alla casa di Michael e Luke – sarebbe solo per una notte”
“Non ci pensare neanche, Irwin – disse Mike – è fuori discussione, e dove dovremmo andare io e Luke? A dormire con i tuoi?”
Ash si strinse nelle spalle e: “Ho qui le chiavi, se vuoi”
“Io potrei ospitare Luke” dissi.
“Sicura?” mi chiese.
“Certo – annuii, convinta – non se ne accorgerà nessuno, vedrai, e poi il mio letto è abbastanza grande per entrambi” conclusi, citandolo.
“Okay, io sono a posto, vedetevela voi due, mi chiamo fuori”     
“Vaffanculo, Hemmings” bercià Mike.
“E dai Cliff! Non ti chiedo mai niente!” cominciò a supplicare Ashton.
“Questa è una stronzata - sostenne Michael – e tu lo sai”
Ashton sbuffò e si inginocchiò, davanti al suo amico dai capelli verdi, sotto le nostre risate a non finire, davanti a quella scena.
“Andiamo Irwin, alzati! Sei davvero così disperato?”
“Lo sono! – urlò – quando mi ricapita una tipa come lei? Ma l’hai vista?”
Mike sbuffò, mostrando il primo segno di cedimento.
“Giuro che poi non ti romperò più il cazzo per minimo un mese”
“L’hai detto, Irwin” fece Mike, lanciandogli le chiavi dell’appartamento, che Ashton prese al volo.
“Sei il migliore!”
“Sì okay, frena gli entusiasmi e tienili tutti per la tua Juliet Mars”
E proprio in quel momento, la mora tornò da noi.
“Allora, dove hai detto che abiti?” fece, lasciandosi cingere la vita da Ash.
“A Brooklyn, piccola, non badare troppo al disordine – disse – ogni tanto questi cafoni vengono a trovarmi”
E la serata finì così: con Calum che tentava di trattenere Mike dal prendere a pugni uno dei suoi migliori amici ed Ashton che se ne andava, in compagnia di Juliet Mars.

 
 
 
 
 
 
 
sounds good feels good!
ciao bimbe
non scriverò molto perchè, anche se non so perchè, sono un sacco scoglionata oggi.
quindi, vi è piaciuto questo capitolo? ho pronti i capitoli fino al diciassette, dovrei darmi una mossa e scrivere..
a proposito, se vi andasse, ho iniziato una nuova storia: should envy us.
e nulla, vi lascio. grazie di tutto.
simo, genn, ben, giulia <3

 
 
 
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