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Autore: piccolo_uragano_    07/01/2016    3 recensioni
“Sei una Serpeverde, Dorcas: potresti mentire su qualsiasi cosa.”
“Sei un Grifondoro, Sirius: potresti credere a qualsiasi cosa.”
“Crederei a qualsiasi cosa, purché esca dalle tue labbra di fata.”
(738 parole-DorcasxSirius)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Sorelle Black | Coppie: Dorcas/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Chissà per quale azzurra volontà 
in quell’istante hai detto alla mia anima 
che volevi la luna come me.
E con il suo infinito andare via 
il tempo ci ha concesso solo un attimo 
per fermare la corsa e per scendere qui, 
da questa malinconia, regina di un falso vivere. 
Abbracciami, lascia che il cielo s'innamori un po' di noi, 
riscaldami, stanotte è freddo come non è stato mai. 

Sirius Black, in tutto il suo splendore, gioca con una ciocca dei miei capelli. Non è la prima volta che giochiamo a fare gli amanti segreti, non è la prima volta che fa l’amore con me, ma nelle due ore appena trascorse è stato come se volessimo quasi mangiarci la pelle, le ossa e le anime. La camera attorno ancora sa del sesso appena finito ed il mio respiro è ancora irregolare, ma accovacciata qui, sul suo petto, sento il suo cuore. Il cuore dei Black, un cuore non abituato a tutte queste emozioni, sta battendo all’impazzata.
“Dorcas. Dorcas, Dorcas, Dorcas.” Ripete il mio nome in un sospiro. 
“Sono qui.” Gli sussurro. “Ne vuoi parlare?” 
Lo sento scuotere la testa. “Mi pareva non servissero le parole, poco fa.” 
Io sorrido. “No, stupido ragazzino: parlavo dei Potter.”
Tutti ne parlavano al Quartier Generale: Dorea e Charlus Potter sono morti in battaglia, uccisi dallo stesso Voldemort. I genitori di due ragazzi fantastici come James Potter e Sirius Black sono morti con la testa alta e la bacchetta stretta in mano. È la fine che faremo anche noi.
Sirius sospira. “Allora no, non mi va di parlarne.”
Io annuisco. “Anche i miei genitori sono morti, sai?”
Lui fa una faccia stranita. “Lo dici per confortarmi o sono morti davvero?”
Mi giro per guardarlo. “Credi che potrei mentire su una cosa del genere?” 
“Sei una Serpeverde, Dorcas: potresti mentire su qualsiasi cosa.”
“Sei un Grifondoro, Sirius: potresti credere a qualsiasi cosa.” 
“Crederei a qualsiasi cosa, purché esca dalle tue labbra di fata.”
Io sorrido. “Beh, pare che questa cosa sia vera.”
I suoi occhi grigi si fanno sinceri. “Mi dispiace. Com’è successo?” 
“Beh, non è stata una morte da eroi come Dorea e Charlus, purtroppo.”
“Forse è meglio morire in silenzio: sarai ricordato per ciò che sei stato e non per ciò che hai fatto.”
Scuoto la testa e afferro la sua camicia, ai piedi del letto. Me la infilo e, lentamente, la abbottono, sentendo il suo sguardo addosso e senza provare il minimo fastidio. Poi, sorridendo, prendo una delle sue sigarette e me la poso sulle labbra, mentre lui la accende.
“E tu vuoi essere ricordato per ciò che sei o per ciò che hai fatto?” domando, tirando il fumo e trattenendolo nei miei polmoni rovinati.
Lui sembra pensarci. Piega gli angoli delle labbra e storce il naso. “Diciamo che ne parleremo quando morirò.”  Sfiora le mie dita per rubarmi dalla mano la sigaretta, fare un tiro con eleganza e poi posarmela di nuovo sulle labbra. 
“E se dovessi morire prima io?” 
Lui gioca con l’orlo del lenzuolo. “Dovrò trovare qualcun altro a cui rubare le sigarette.”
“Dovrai trovare qualcun altro a cui rompere l’anima fino a portartela a letto, altroché.”
“Beh, ma nessuna sarà mai sexy quanto te con la mia camicia addosso.” Mi sorride lui.
“So ancora come farmi ricordare, Black.” Lo sfido. “Tu ricordami così, se dovessi morire.”
“Così come?” mi chiede.
“Con la tua camicia, le gambe incrociate, i capelli spettinati e una Marlboro.” 
Lui sorride. “Va bene.”  Mi bacia e, di nuovo, ci uniamo in una cosa sola. 
 
Abbiamo solo questa eternità 
per raccontarci tutti i nostri lividi?

Osservo questa lapide grigia con scritto un nome che non vorrei mai leggere: Dorcas Meadowes. Cerco di sorridere e non darla vinta alle lacrime che mi pizzicano gli occhi, mentre estraggo dalla tasta il suo pacchetto di sigarette: lo ha dimenticato da me, la scorsa settimana. Mi poso una sigaretta, pensandola ancora sorridente con la mia camicia bianca addosso, seduta sul mio letto a raccontarci la vita. Ne parleremo quando morirò, le ho detto. Quanto possono essere stupide a volte le parole?
“Mi mancherai, Meadowes.” Sussurro. “Sei la sola donna che abbia mai desiderato davvero potesse rimanermi accanto.”
Mi giro e me ne vado, consapevole che lei, in qualche modo, mi ha sentito. 
Perfetti sconosciuti in sintonia 
Due linee parallele che si incontrano 
sulla giostra del mondo che passa di qui
scordando la sua follia, padroni di un altro vivere. 



(La canzone è 'Abbracciami' di Marco Masini)
   
 
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