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Autore: katyjolinar    07/01/2016    1 recensioni
Seguito di "Il veleno del Pungolo Orrendo". Moccicoso ha 5 anni, ora, e vive una vita normale, esattamente come i suoi coetanei. Questa è la storia di come crescerà e diventerà un uomo, seguito e amato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia, senza mai dimenticare le tradizioni vichinghe.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Moccicoso, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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Moccicoso entrò in casa da solo. Testa Bruta e Testa di Tufo avevano deciso di aspettare fuori.
Appena fu in cucina si guardò intorno, riservando alla nuora uno sguardo severo. Senza dire nulla si abbassò, prese da terra la fede che Hiccup aveva gettato via e se la rigirò nella mano, sospirando, infine prese la sua sedia, la mise davanti al divanetto e indicò quest'ultimo.
"Siediti." ordinò, guardando la giovane.
"Perché?" chiese l'altra, distaccata.
"Siediti e basta." ringhiò il moro, tirando un pugno contro il tavolo "Dobbiamo parlare."
"Quello che avevo da dire l'ho già detto." obiettò lei, facendo spallucce ma obbedendo all'ordine e prendendo posto sul divano.
"Non mi interessa." la zittì l'uomo "Ora rispondi alle mie domande, e guai a te se mi racconti balle, chiaro?"
Astrid non rispose, ma gli riservò un'occhiataccia d'odio. Moccicoso non si scompose, restò in piedi e riprese a parlare.
"Bene." disse "Prima domanda: cosa c'è tra te ed Ekkertson?"
La bionda aprì la bocca, pronta a raccontare di nuovo la storia, ma lo sguardo truce dell'uomo la fece desistere; abbassò, quindi, gli occhi, si morse le labbra e scosse la testa.
"Nulla." rispose.
"Quindi non ci sei andata a letto?" continuò l'altro. La giovane scosse la testa, e lui passò a un'altra domanda "Sei incinta?"
La ragazza non rispose subito. Fece dei respiri profondi, e a Moccicoso fu chiaro che stava trattenendo le lacrime, dovute allo stress della sua pressione psicologica.
"Sì... da... da due mesi..." ammise.
"Chi è il padre?" domandò ancora l'uomo, facendo un passo verso la sua sedia.
Astrid esitò ancora, facendo vagare gli occhi sulla stanza, mentre qualche lacrima sfuggiva al suo controllo.
"Hic... Hiccup..." sussurrò, appena udibile.
Moccicoso si sedette di fronte a lei, cercando il suo sguardo, e riprese con la domanda successiva.
"Perché gli hai detto che non è suo, allora?" chiese, con voce più calma.
"Io... volevo il divorzio..." confessò la giovane, ormai in lacrime "Voi ci avete fatto sposare senza chiedere il nostro parere... io non volevo... lo odio!"
"Astrid, perché ce l'hai tanto con Hiccup?" la interruppe l'uomo, ma non ci fu bisogno che lei rispondesse, le bastò uno sguardo perché lui capisse "È perché lui è stato adottato e tu no?"
Astrid annuì, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Moccicoso allungò la sua e le aggiustò il velo sui capelli, in un amorevole gesto paterno.
"Tesoro, c'è un motivo se non ti abbiamo adottato, ma solo presa in affidamento." continuò il moro "Ma non significa che non ti vogliamo bene come le altre figlie. Per quanto mi riguarda, tu sei mia figlia, ti voglio bene al pari delle altre, anche se non porti il nostro nome."
"Perché non mi avete adottato, allora?" insistette lei, più calma.
"Vedi, quando siete entrati nella nostra famiglia, tu e Hiccup eravate due bambini minuscoli." spiegò Moccicoso, con lo sguardo fisso sulla margherita che teneva in mano "Sembravate fragili, e i primi tempi eravate sempre un po' tristi e spaesati. Ma c'era una cosa che colpiva subito chiunque vi guardasse, ed era il fatto che eravate uniti: non vi separavate mai, e se uno di voi veniva allontanato dall'altro subito vi cercavate a vicenda. E vi tenevate spesso per mano. Anche se eravate due scriccioli più piccoli di un Terribile Terrore, eravate una cosa sola. Per questo la prima cosa che ho pensato è  stata che, sicuramente,  una volta cresciuti, tra di voi sarebbe nato qualcosa, ecco perché non ti ho adottato: volevo darti la possibilità di sposare l'altra metà della tua anima, così come io ho potuto sposare la mia, e come anche è stato per i miei genitori."
"Avevate pianificato il nostro futuro?" lo interruppe la giovane "Ma... Non è giusto! Eravamo solo dei bambini, non avevate il diritto di..."
"Anche il mio matrimonio è stato combinato quando ero un bambino." continuò il moro "Per la precisione, io avevo cinque anni, e Testa Bruta solo pochi giorni. E anche mia madre e mio padre erano stati promessi da bambini. È una cosa normale, e, come vedi, ciò non ci ha impedito di amarci, anche se io qualche errore che ha quasi portato alla rottura l'ho fatto, come lo hai appena fatto tu, ma alla fine si è risolto."
"Tu hai fatto degli errori?" chiese Astrid, sorpresa "Davvero mamma ha quasi chiesto il divorzio?"
"No, non lo ha fatto." ammise Moccicoso, sorridendo e poggiando la schiena contro lo schienale della sedia "Ma avrebbe potuto. Sai, al tempo avevo un'amante, una ragazza che credevo di amare, ma non era così; la mia relazione con lei è continuata per un po' anche dopo che avevo sposato la mamma, e lei sapeva, ma sopportava, diciamo così, a patto che non la portassi a casa. A me andava bene, la vedevo fuori e non avevo nessun problema a riguardo. Fatto sta che, tempo dopo, la sera di Snoggheldon, avevo bevuto troppo e non ragionavo bene... e Testa Bruta mi ha beccato a far sesso con Frigg, la mia amante, e attualmente la madre del tuo amico Oleg, sul nostro letto coniugale."
"E... e dopo cosa è successo?" lo incitò la giovane, presa ormai dal racconto.
"È successo che mio padre ha emesso un ordine restrittivo su Frigg, e ha delegato mia moglie per la punizione da dare a me." continuò il moro "E lei ha colto la palla al balzo: si è trasferita in un'altra stanza seduta stante e mi ha mandato in bianco per due mesi."
Astrid restò in silenzio, tenendo la testa bassa e torcendosi le mani. Questo discorso significava, sicuramente, che le sarebbe arrivata una punizione. Moccicoso guardò di nuovo la margherita e riprese a parlare.
"Non accetterò la vostra richiesta di divorzio." enunciò "Dovete imparare a rispettarvi a vicenda, non solo per voi, ma anche per il bambino." fece un respiro profondo, sporgendosi di nuovo verso la ragazza "Vedi, i miei genitori si amavano molto, ma ogni tanto scappava qualche discussione molto accesa che sfociava nella lite. È normale, è capitato anche a me e Bruta, ma visti dagli occhi di un bambino è una cosa molto brutta. Certo, dopo mamma e papà facevano sempre pace, ma, sul momento, vedere mia madre triste mi faceva stare male; per questo, ogni volta, per farla stare meglio, le regalavo un fiore, una semplice margherita, ma che per me diceva molto." le porse il fiore, guardandola "Il tuo bambino non può farlo, ora, per questo lo faccio io. Adesso parleremo anche con Hiccup, ma devi impegnarti, chiedergli scusa e cercare di farti perdonare."
La ragazza non disse nulla, tenendo gli occhi fissi sul fiorellino. Con la mano tremante la prese, rigirandola e guardandola stupita.
"Io... ho sognato..." balbettò, confusa.
"Lo so, piccola." la interruppe l'uomo, alzandosi in piedi e dandole anche la fede di Hiccup "Quando sarete pronti vi spiegheremo tutto, ma ora non è il momento. Appena Hiccup torna digli la verità, okay?"
Astrid annuì, e il moro si sporse, posandole un bacio sulla fronte, paterno, poi si alzò e uscì, tornando dalla moglie.
Appena uscì, la donna lo strinse, guardandolo interrogativa, e il moro le raccontò tutto.
"Adesso bisognerà far ragionare Hiccup." concluse.
"Gli parlo io, appena torna." propose Testa Bruta. 
"Ci potrebbero volere ore." intervenne Testa di Tufo, che aveva ascoltato tutto "Quando eravate bambini, io ricordo che Hiccup stava via anche delle ore per sbollire la rabbia dopo una lite..."
"Non importa." disse lei, decisa "È con Sdentato, e sono sicura che anche lui non vorrà stare via molto, quindi insisterà a tornare presto. E poi Hiccup è molto attaccato a me, lo sapete, quindi mi darà sicuramente ascolto se sono io a parlargli."
"Va bene." acconsentì Moccicoso, carezzandole la pancia "Però, per favore, non ti stancare, okay?"
La donna sorrise, posando un bacio sulle labbra del marito. Le piaceva quando si preoccupava in quel modo per lei, anche se come capotribù era sempre severo e a volte burbero.
Hiccup tornò tre ore dopo, quando la famiglia aveva già finito di cenare e si erano già quasi tutti ritirati nelle proprie stanze.
Entrò in casa, e trovò la madre seduta in cucina, sul divano vicino al fuoco.
"Mamma? Sei ancora sveglia?" domandò, preoccupato. 
"Ti stavo aspettando, Hiccup." rispose la donna, poi toccò il posto accanto a lei "Siediti, per favore."
Il ragazzo ubbidì senza fiatare, si sedette e la fissò interrogativo.
"Tuo padre ha parlato con Astrid." continuò Bruta, aggiustando una ciocca di capelli ribelle sulla fronte del giovane "Si è fatto raccontare tutto."
"Tutto cosa?" la interruppe il castano, stringendo i pugni "Mi ha tradito, non c'è altro da dire."
"Ascolta, tesoro... Astrid è una ragazza forte, testona, e alle volte si dimostra anche impulsiva, ma non farebbe mai una cosa del genere." disse la bionda, calma e comprensiva "Sa che è sbagliato, e anche se non ti amasse non sarebbe mai andata con un altro, avrebbe cercato un altro modo, più lecito e che avesse portato a meno conseguenze per entrambi, per ottenere il divorzio. Quello che ha fatto è solo una ripicca che le è sfuggita di mano."
"Mamma, tu non hai idea di come mi sono sentito..." protestò Hiccup, abbassando lo sguardo.
"Invece lo so." ammise la donna, carezzando amorevolmente la guancia del figlio "Anni fa, prima che Sjöfn nascesse, Moccicoso mi tradiva con un'altra donna, la madre di Oleg, per la precisione. Io lo sapevo, anzi tutta l'isola ne era al corrente, ma non sapevo come porre fine alla cosa; così, sperando di limitarlo almeno un po', gli ho imposto di non portarsela a casa. E lui accettò, non se la portò mai a casa a farsi i suoi comodi, almeno fino a Snoggheldon, quando, credo perché avesse bevuto troppo e non ragionava più con il cervello, li ho trovati a fare sesso sul letto coniugale. A quel punto non ci ho visto più e le ho date di santa ragione a quella donna, finché anche il capotribù, mio suocero, non entrò, assistendo alla scena, e decise di emanare un ordine restrittivo nei confronti di Frigg e delegare a me una punizione adatta nei confronti di Moccicoso."
"Io... mi dispiace... non pensavo..." balbettò il ragazzo.
"Lo so, tesoro." sorrise Testa Bruta "La tua situazione non è esattamente come la mia: Astrid non ti ha tradito, ma comunque ti ha fatto soffrire. Ma devi capire, per qualche motivo è sempre stata una persona solitaria, anche se da bambina era molto legata a te, motivo per cui vi abbiamo fatti sposare; crescendo, però, ha iniziato a odiarti, perché, non so come, ti ha attribuito la colpa del fatto che non l'abbiamo adottata, come abbiamo adottato te, ma in fondo ti vuole molto bene, anche se fatica ad accettarlo. Può anche darsi che scoprire di essere incinta l'abbia in qualche modo mandata in panico, per cui ha deciso di fare quel colpo di testa e spezzarti il cuore, ma credo ti sia reso conto che la sua è solo una maschera. Anche se fa la dura, Astrid è molto dolce e ha un gran bisogno di essere amata, e questo solo tu puoi farlo. Perdonala, Hiccup, fallo almeno per il vostro bambino."
"Non lo so, mamma... è difficile... questa volta ha davvero superato il limite..." si lamentò Hiccup, confuso.
"Per questo Moccicoso ha deciso di delegare a te la decisione su quale punizione darle, ma non accetterà nessuna richiesta di divorzio, né da te né da lei." riferì la donna, alzandosi e carezzandosi la pancia "Ora vai in camera, parlate e chiaritevi. E non dimenticare quello che ti ho detto."
Hiccup annuì e abbracciò la madre adottiva, che gli scompigliò amorevolmente i capelli, poi le carezzò affettuosamente la pancia e andò in camera sua.
Astrid era seduta al tavolino da toeletta, davanti allo specchio, e si stava preparando per la notte. Appena sentì Hiccup entrare si girò, guardandolo, in attesa di una sua qualunque reazione.
Il ragazzo non disse nulla e si avvicinò alla moglie, la fece sistemare meglio e la aiutò a togliersi il velo dalla testa, per poi passarle una mano sui capelli biondi.
La sentì sussultare; evidentemente aveva paura di una sua reazione violenta.
"Dovresti evitare certe scenate, nelle tue condizioni, non andartele a cercare." disse, calmo, poggiandole la mano sulla spalla "Il bambino potrebbe risentirne."
"Hai parlato con papà?" chiese la ragazza, con un filo di voce.
"No, ho parlato con mamma, ma è la stessa cosa." la corresse il giovane, restando alle sue spalle "Ma prima sono andato a farmi un giro per sbollire la rabbia che mi hai fatto venire."
Astrid abbassò la testa, con aria colpevole, e il compagno si mosse, fermandosi di fronte a lei, per guardarla negli occhi.
"Ora, per favore, non fare più i capricci." continuò "Sappiamo entrambi che ci hanno fatti sposare perché, per mamma e papà, era giusto così, quindi, invece di farci la guerra, diamoci una mano. Stiamo per avere un figlio, è nostra responsabilità che lui cresca in un ambiente sano, come quello in cui siamo cresciuti noi."
La ragazza annuì, asciugandosi una lacrima; Hiccup le posò due dita sotto il mento, facendole alzare la testa, con delicatezza, e si avvicinò ancora, mettendosi in ginocchio.
"Astrid, capisco quello che provi, ho cercato di mettermi nei tuoi panni e immaginare come sarebbe stato se avessero adottato te e non me." ammise, tenendo la voce bassa e un tono rassicurante "Credo che anche io sarei arrabbiato con il mondo, ma se trovassi una persona che mi vuole bene, che mi ama nonostante gli stia facendo patire le pene dell'inferno a causa del mio odio, credo che mi appoggerei a questa persona, cercherei di non odiarla, perché non se lo merita."
La bionda restò ancora in silenzio. Hiccup non era più arrabbiato, e le stava dando una seconda possibilità. Decise di accettare.
Lentamente infilò la mano in tasca, tirando fuori la fede che lui aveva gettato via, e gliela porse, speranzosa. Il giovane la prese e se la rimise al dito, poi le baciò la fronte e si alzò.
"Mamma ha detto anche che spetta a me decidere quale punizione darti." concluse "E credo di sapere cosa fare."
"Ti prego, non mandarmi via..." lo implorò Astrid, con un filo di voce.
"No, tranquilla, potrai continuare a dormire qui." la rassicurò "Però abbiamo bisogno di un corredo per il bambino. Fatti spiegare da nonno come fare, perché sarai tu a cucirlo."
"Ma io... Non so come fare..." protestò timidamente la ragazza.
"Per questo ho detto di farti spiegare da lui." continuò l'altro "Ti sei sempre comportata da maschiaccio, e difficilmente facevi cose da ragazze. La tua punizione sarà di fare almeno una cosa come una donna. Per la precisione una donna che sta per avere un figlio e deve preparare tutto ciò di cui ha bisogno."
Astrid esitò e poi annuì, alzandosi in piedi ma tenendo la testa bassa. Il compagno la prese per i fianchi, facendola avvicinare a sé e le baciò dolcemente le labbra.
"Andiamo a dormire." disse, infine "Hai bisogno di riposare."
Detto ciò la aiutò a prepararsi per la notte e, una volta a letto, la strinse finché non si fu addormentata.
La guardò dormire, finché non raggiunse anche lui il mondo dei sogni, conscio che quello era l'inizio di una nuova vita.
   
 
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