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Autore: Carme93    07/01/2016    1 recensioni
Una nuova generazione alle prese con la propria infanzia ed adolescenza, ma anche con nuove minacce che si profilano all'orizzonte. I protagonisti sono i nuovi Weasley e Potter, ma anche i figli di tutti gli amici che hanno partecipato alla decisiva Battaglia di Hogwarts. Da quel fatidico 2 maggio 1998 sono ormai trascorsi ventun anni...
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Famiglia Dursley, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo ventinovesimo.

L’erede dei Fondatori

«Insomma Paciock! Così sveglierai tutti!».
Frank boccheggiò, mentre i battiti del suo cuore tornavano lentamente regolari. I suoi compagni avevano il sonno pesante e non l’avevano sentito. «Mi scusi, sir Nicolas; ma mi ha spaventato».
«Dovresti dirlo ai Cacciatori Senzatesta, loro non credono che io sia così spaventoso. Bah sono solo degli arroganti» borbottò il fantasma.
Frank si accigliò e gettò un’occhiata alla sua sveglia: segnava la 4.03 del mattino. Non voleva certo essere scortese con sir Nicolas, ma sperava ardentemente che non fosse andato a svegliarlo solo per lamentarsi della sua sorte o peggio ancora per provare con lui quanto potesse essere spaventoso.
«Ehm sir Nicolas, posso esserle utile?» domandò allora interrompendo il suo borbottio continuo.
«Oh, per Merlino! Sei ancora a letto, Paciock!?».
«Beh di solito mi alzo alle otto ed è quasi sempre sufficiente per arrivare in orario a lezione» replicò, nonostante quella conversazione stesse diventando sempre più illogica a suo parere.
Il fantasma scosse violentemente la testa, gesto che Frank non seppe dire se più inquietante o rivoltante: il lavoro maldestro del boia che aveva decapitato sir Nicolas, risultava fin troppo evidente.
«Muoviti! È tardissimo. Dobbiamo andare. Esci da qui».
Frank intontito lo seguì meccanicamente fuori dalla camera. Scese quasi di corsa le scale per star dietro al fantasma, ma inciampò in qualcosa di duro. Per fortuna mise in tempo le mani in avanti ed evitò di sbattere la faccia sui gradini più bassi. Raddrizzandosi, esaminò il mantello su cui era inciampato.
«Al!» disse inorridito e si sbrigò a recitare il contro incantesimo. Albus si rimise in piedi a fatica: era rimasto bloccato nella stessa posizione per ore ed ora si sentiva tutto dolorante.
«Insomma Paciock, corri! O succederà una tragedia!» lo esortò sir Nicolas, che era tornato indietro per vedere che fine avesse fatto. «Sta per fare alba e gli Auror moriranno!».
Albus barcollò come se l’avessero appena colpito allo stomaco con un pugno. Per un attimo pensò che avrebbe vomitato.
«Paciock, tu sei l’Erede dei Fondatori! Solo tu puoi usare il loro potere! Solo tu puoi salvare gli Auror!» continuò il fantasma.
«Sono le 4.10» gemette Albus. «Ti prego, Frank seguì sir Nicolas. Ti prego». Era sul punto di piangere. Se fosse successo qualcosa a suo padre ed a suo zio non se lo sarebbe mai perdonato. Tutta quella storia era iniziata per gioco.
Frank davanti alle lacrime, che l’amico non era riuscito a trattenere, si riscosse e corse dietro al fantasma di Grifondoro, anche se ancora non aveva capito nulla di ciò che stava accadendo.

*

«Eccoli» bisbigliò Jonathan.
«Se la sono presa comoda» bofonchiò assonnato Scorpius.
«Zitti! Volete farvi sentire?» sibilò Rose minacciosa.
Per un attimo Main si era voltato proprio verso di loro. I ragazzi trattennero il respiro finché il gruppetto non li diede le spalle e si concentrò sulla porta.
«Douglas, il Corvonero qui sei tu. Illuminaci» bofonchiò contrariato Main.
Il gruppetto si era ridotto: Zabini, Calliance, Roockwood ed Avery non erano presenti. Rose si guardò alle spalle: sarebbe stato un grave errore farsi prendere di sorpresa. Il corridoio, però, era deserto.
«Fatto. Bisognava premere solo una stupida runa» disse tronfio Douglas.
Rose gettò un incantesimo silenziatore sulla porta, in modo che non cigolasse quando l’avrebbero aperta loro.
«Ma quello s’impara al quinto anno» sussurrò ammirato Jonathan.
«Io imparo tutto quello che mi può tornare utile» replicò lei.
Attesero qualche secondo ed entrarono.
L’ingresso della Sala dava su un corridoio completamente buio. Procedettero senza accendere le bacchette, per non segnalare la loro presenza, servendosi solo della luce fioca che proveniva dal gruppo più avanti.
Rose sobbalzò quando Scorpius le toccò la spalla e le indicò gli affreschi che decoravano le pareti. Per un attimo si bloccarono, colpiti dalla loro bellezza e da come si fossero conservati per tutto quel tempo.
«Questo rappresenta i Fondatori… stanno stringendo una specie cdi accordo…» mormorò Jonathan.
«Probabilmente è il momento in cui decisero di creare Hogwarts» disse Dorcas, affascinata come gli altri.
Man mano che andavano avanti gli affreschi mostrarono loro l’insediamento dei Fondatori nel castello; i primi studenti; i Fondatori in compagnia dai loro pupilli; Godric che insieme agli altri tre incantava il Cappello Parlante.
«Raccontano la storia della Scuola…» comprese Scorpius.
«Sì, ma solo gli anni della Concordia. Prima che Salazar Serpeverde abbondonasse il castello» intuì Jonathan.
«Temo che da allora non abbiano più usato questo posto» disse disgustata Rose, indicando una vasta ragnatela che riempiva la sommità di un affresco, e il suoi inizio e la sua fine si perdevano nel buio.
Dorcas si scostò spaventata: dopo le acromantule non poteva vedere più un ragno.
«Andiamo, siamo rimasti indietro» li esortò Rose.
Prima di entrare nella Sala dei Fondatori si assicurarono di essere ben coperti dal Mantello. Bastarono pochi secondi, però, a far loro comprendere che avevano commesso il peggiore degli errori: sottovalutare il proprio avversario.
La Sala era buia.
«Benvenuti» disse la voce di Main, e poi accese la sua bacchetta. Era a pochi centimetri da loro. Prima che potessero reagire, furono disarmati. La porta fu chiusa con uno schianto da Douglas. Erano in trappola.
«Warrington accendi le lampade» ordinò Main, dopo che, con un gesto pigro della bacchetta, aveva legato i quattro amici con delle corde invisibili. «È quasi ora. Sono le quattro ed un quarto. Ti devo ringraziare Rose Weasley. Senza di te non saremmo mai arrivati qui questa sera». Avvicinò il suo viso a quello della ragazzina e sussurrò con tono dolce: «Unisciti a noi. Dopotutto porti il cognome di una delle famiglie Purosangue d’Inghilterra. La Signora ti accoglierà a braccia aperte. Tu hai collaborato alla sua ascesa. Hai collaborato alla distruzione del corpo Auror del Regno Unito. I rinforzi stranieri non arriveranno mai abbastanza in tempo. Unisciti a noi, Rose Weasley».
«MAI» urlò sconvolta la ragazzina.
Warrington accese la prima lampada. «Datemi una mano, sono secoli che nessuno le utilizza» si lamentò.
«Hai avuto la tua chance. Crucio».
Rose urlò, come mai aveva fatto in vita sua. Cadde a terra ed il suo corpo sobbalzava come se fosse percorso da scariche elettriche. Le sembrò che il dolore non dovesse mai smettere, ma alla fine tutto cessò e si ritrovò a singhiozzare sul pavimento freddo e polveroso della Sala, improvvisamente illuminata. La luce la costrinse a chiudere gli occhi, ma tanto non avrebbe più combattuto, che senso avrebbe avuto? Era finita. Il dolore ricominciò ed il suo mondo si ridusse solo a quello.
«Main, smettila di giocare. Sono le quattro e venti. Ci siamo quasi».
Scorpius e gli altri avevano assistito impotenti alla tortura dell’amica. In un altro momento avrebbero amato quella Sala per la sua bellezza. Era un tripudio di pietre preziose: rubini, smeraldi, zaffiri e topazi.
La Sala era quadrangolare e suo ogni parete troneggiava il ritratto a grandezza naturale dei Fondatori. Erano decisamente inquietanti alla luce fioca delle lampade poste ai quattro angoli della stanza. Di fronte a loro Priscilla Corvonero, li scrutava come a rimproverarli della loro dissennatezza: avevano condannato il loro mondo solo per giocare a fare i grandi. Scorpius si appoggiò alla parete dietro di lui, su cui sicuramente c’era Godric Grifondoro.
Alla loro sinistra Salazar Serpeverde li osservava quasi con disgusto. A destra, invece, Tosca Tassorosso aveva un’espressione di triste dolcezza.
Curioso era l’arazzo che circondava il ritratto di Serpeverde; ma Scorpius non ebbe bisogno di esaminarlo per essere sicuro che si trattasse dell’albero genealogico di tutte le famiglie Purosangue, probabilmente era incantato in modo che nel corso dei secoli potesse seguire l’evoluzione di ogni famiglia. Se avesse cercato, avrebbe trovato anche il suo nome.
Un enorme cassettone di legno scuro, era posizionato sotto il ritratto di Tassorosso; mentre un’immensa libreria occupava la parete di fronte, tutto intorno a quello di Corvonero.
Main intanto aveva inserito le pietre negli occhi destri dei ritratti con l’aiutò della magia e poi spostato il massiccio tavolo di legno che occupava il centro della stanza.
Scorpius, disperato, lesse l’ora sull’orologio da polso di Dorcas: quattro e ventuno. Tentò di prendere tempo.
«Come avete fatto a scoprirci?» chiese.
«Calliance ha detto che Fenwick non era in Sala Comune e Zabini ha costatato di persona la tua assenza. Sappiamo fare due più due, Malfoy» rispose Douglas e puntò la bacchetta contro di lui, «Crucio. Ho sempre desiderato farlo. Essere il Purosangue di serie B, solo perché discendente per via femminile, sai quanto può dare fastidio? Ah giusto, no non lo puoi sapere perché tu sei l’unico erede della grande famiglia Malfoy! Traditori schifosi».
All’improvviso gli occhi dei Fondatori emisero dei fasci di luce colorata: rossa, verde, blu e gialla. Main si posizionò al centro dove le luci sempre più forti si incrociarono e lo colpirono in pieno petto.
«NO» urlò Douglas, «Sarò io a prendere i poteri dei Fondatori!». Così dicendo schiantò Main e si mise al suo posto. Gli altri erano tutti terrorizzati.
Erano le 4.22 del ventuno giugno. Nonostante fossero nei sotterranei in quella stanza stava magicamente albeggiando.
Rose si riscosse e si accorse che l’incantesimo che li legava si era sciolto. Dolorante si rimise in piedi ed urlò: «SEI UN VERMICOLO DOUGLAS! NON SEI DEGNO!». Per la disperazione si gettò in avanti e lo spinse via. Se fosse stata un po’ più lucida od attenta si sarebbe accorta che il ragazzo era caduto privo di sensi e di certo non era colpa della sua spallata.
La ragazzina comprese immediatamente che qualcosa non stava procedendo per il verso giusto. Percepiva un potere enorme, il potere dei Fondatori; ma non lo stava acquisendo. Le forze le stavano venendo meno, sentì le gambe tremare. I Poteri la stavano schiacciando: sentiva un peso enorme sul cuore, che sembrava sul punto di esplodere. Le gambe stavano per cedere e stava per lasciarsi andare, quando qualcuno la spinse via. Cadde a terra, incapace di tenersi in piedi. Sentì gli amici urlare ed alzò gli occhi: Frank era circondato dal fascio di luci.
La stanza si riempì di fantasmi.
Inspirò a pieni polmoni l’aria polverosa della Sala ed accolse con un sorriso Albus, che poco dopo irruppe nella stanza seguito dalla Preside, da zio Neville, Lorentz, Robards e Mcmillan. Tutti, però, si pietrificarono alla vista di quanto stava accadendo.
Neville, spaventato, fece per avvicinarsi al figlio, ma la Dama Grigia glielo impedì. «No» disse con voce profonda.
«Avanti, Grifondoro. Il sole sta sorgendo. Fa quello che devi fare o sarà troppo tardi» disse il Frate Grasso incitando Frank.
Il ragazzino era visibilmente terrorizzato, ma in quel momento apparve Smile, la fenice di Albus. L’algida creatura volteggiò su di lui emettendo una melodia dolcissima, che ebbe l’effetto di incoraggiarlo. Strinse più forte la bacchetta e focalizzò il Tower Bridge nella sua mente. C’era stato molte volte con la sua famiglia. Non era difficile. Si immaginò gli Auror in attesa di qualcosa, che avrebbe potuto rivelarsi la loro fine. Sir Nicolas gli aveva raccontato ogni cosa a grandi linee, mentre correvano nei sotterranei. Sinceramente era sicuro che mai più sarebbe riuscito a scendere sette piani in poco più di cinque minuti. Percepiva un dolore lancinante al petto, come ogni qual volta che si compie un sforzo intenso ed improvviso.
Successivamente non avrebbe mai saputo dire se avesse davvero pronunciato l’incantesimo, ma solo illudersi che ne aveva usato uno Non Verbale senza esserne capace per lui era impensabile, e nemmeno per quale motivo avesse scelto proprio quell’incantesimo. Comunque fu l’unico ed il più adatto che gli balenò in mente, ed assurdamente comprese che era quello giusto.
«Protego».
La luce raggiunse il suo acme e la stanza si illuminò a giorno.
Frank sentì un brivido percorrergli la schiena e come se qualcosa gli avesse succhiato ogni energia cadde in ginocchio, ma solo quando la luce illuminò omogeneamente tutta la Sala abbassò la bacchetta. Sentì solo delle urla, mentre perdeva i sensi.
Neville, atterrito, corse da lui, ma la Dama Grigia lo tranquillizzò: «Sta solo dormendo. È sfinito. Ha esaurito il Potere delle Pietre, ma l’uso di un grande Potere richiede una grande forza. Le Pietre ora sono soltanto pietre, ma molte vite sono state salvate».
I fantasmi e Lorentz circondarono la Preside per parlarle; mentre Neville prese in braccio il figlio, completamente pallido in volto. Ernie invece si assicurò delle condizioni degli altri ragazzini. Robards non si mosse ed osservò la scena agghiacciato: era evidente che non si sarebbe aspettato che i suoi pupilli potessero arrivare a tanto.
I fantasmi si dileguarono e la Preside ascoltò quanto Mcmillan le riferì all’orecchio prima di rivolgersi a tutti i presenti: «Alla luce di quanto Madama Corvonero mi ha riferito e di quanto ho visto con i miei stessi occhi, ritengo che Frank si meriti centocinquanta punti ed un Encomio Speciale per i Servigi resi alla Scuola. Quanto a voi, Malfoy, Weasley, Fenwick e Goldstain spero che vi rendiate conto del grave pericolo che avete corso! Conferisco cinquanta punti ciascuno per il coraggio che avete dimostrato e ringraziate la vostra buona stella se non vi espello per la vostra infinita stupidità. Professor Mcmillan accompagni i ragazzi in infermeria per cortesia. Gli altri mi seguano in Presidenza. Professor Robards convochi i loro genitori e Neville» la sua voce si addolcì lievemente, «dopo che avrai portato in infermieria tuo figlio, avverti il Ministero». La donna fece un attimo di pausa ed i ragazzi percepirono il grande potere che emanava e se ne sentirono intimoriti come mai. «La tolleranza è finita» decretò aspramente.

*

Harry incredulo si rese conto che il fuoco non sfiorava né lui né i suoi uomini. Fortunatamente non aveva dato ascolto alla soffiata e non aveva portato tutta la squadra con sé. Vi era una retroguardia pronta ad intervenire ed un gruppo era rimasto al Quartiere Generale. C’era qualcosa che non gli tornava nel messaggio che aveva ricevuto. Esso diceva che avrebbero fatto saltare in aria il Tower Bridge. Kingsley aveva avvertito le autorità babbane ed il posto era stato isolato e circondato dalle loro forze. Inoltre il fantomatico informatore raccontava che quello sarebbe stato lo scontro definitivo ed i Neomangiamorte avrebbero messo i campo ogni loro risorsa. Per loro sfortuna non era così ingenuo o forse era troppo sentimentale, come l’avrebbe accusato gente come la Sketeer, e mai avrebbe portato i suoi uomini più giovani ed inesperti ad affrontare una possibile carneficina. Vero anche che non avevano avuto scelta: se non si fossero presentati, avrebbero compiuto una strage di Babbani. Non c’è che direi, erano sempre molto originali. Nel momento in cui aveva fatto giorno, però, era scoppiato davvero un inferno. Se ne fosse uscito vivo, avrebbe dovuto assolutamente capire come quelli uomini erano riusciti ad imbottire letteralmente la struttura del ponte di bombe esplodenti senza che nessuno se ne accorgesse.
A torto comunque i Neomangiamorte, o chi li comandava, li avevano sottovalutati. Tra i suoi uomini erano stati mescolati quelli di Terry Steeval e soprattutto i Tiratori Scelti; inoltre vi erano anche degli esperti Spezzaincantesimi che stavano già provvedendo a rendere innocue le bombe. Ricompattò immediatamente la squadra, che al momento delle esplosioni si era frammentata.
Harry non riusciva a spiegarsi che cosa avesse fatto saltare il loro piano, purtroppo per quanto avessero previsto la trappola il loro dispiegamento di mezzi e forze si era dimostrato realmente prorompente, proprio come promesso. Sembrava che qualcosa di potente si fosse intromesso: ed era stata una fortuna, in caso contrario l’esperienza degli uomini che aveva portato con sé non sarebbe stata sufficiente. Le fiamme si spensero rapidamente ed il gruppo dei Neomangiamorte, si presentò chiaramente ai loro occhi sotto il sole ormai sorto. Erano molto meno numerosi di quanto avessero temuto. Prese velocemente in mano la situazione e si fece avanti.
«Siete circondati. Abbassate le bacchette».
Erano totalmente smarriti e questo sembrò strano ad Harry: neanche loro si aspettavano che la loro trappola avrebbe fatto così tanto cilecca?
«Potter, i miei uomini sono pronti a combattere». Uno dei Neomangiamorte fece un passo avanti. La maschera argentata gli copriva il volto, ma l’uroboro luccicava sul suo petto. Era lui che comandava, infatti gli altri Neomangiamorte gli si strinsero dietro in posizione d’attacco.
Harry fu il primo attaccare, non aveva senso aspettare. La retroguardia era guidata da Gabriel e presto avrebbe circondato i Neomangiamorte, ma perché la strategia funzionasse loro dovevano essere distratti.
Bastarono pochi colpi, per fargli comprendere che aveva di fronte un abile mago. Era un osso duro. Si concentrò solo sull’avversario e chiuse la mente al resto. Non doveva sfuggirgli. In più l’istinto gli diceva che era lo stesso che durante le vacanze di Natale aveva cruciato James.
Tentò di schiantarlo, ma quello evitò il colpo agilmente. Rise. Con un moto di rabbia Harry comprese che stava ridendo di lui.
«Potter, ancora usi gli schiantesimi?».
«Chi sei?» tuonò Harry evocando un incantesimo scudo.
«Non mi riconosci?». Il suo avversario si tolse la maschera ed il Capo Auror rimase sbigottito.
«Rabastan Lestrange? Dovresti essere ad Azkaban!».
«Esattamente. Mentirei se ti dicessi che mi ha fatto piacere rincontrarti. Però i tuoi figli ti assomigliano tanto, spero di rivederli presto».
«Sectumsempra».
«No, Potter. Sono molto più forte di quanto credi. Eh, non sono mai tornato ad Azkaban e non lo farò certo oggi».
«Signore, siamo circondati» urlò uno dei Neomangiamorte, che fu prontamente schiantato da uno degli uomini di Harry.
«Il ponte è nelle nostre mani» Ron affiancò il suo migliore amico e sgranò gli occhi riconoscendo l’uomo con cui aveva duellato.
«Arrenditi, Lestrange. I miei uomini hanno già imposto la fattura anti-smaterializzazione a tutta questa zona!».
Rabastan scosse la testa e ghignò: «Io ho copiato il trucchetto di Barty Crounch Junior, ma tra i tuoi uomini c’è qualcuno che dovrebbe stare ad Azkaban quanto me, reo di Alto Tradimento. Ci rivedremo presto».
«NO! FRAGLAMUS». L’incantesimo di Harry colpì l’asfalto dove poco prima si trovava Rabastan, creando una voragine; ma egli si era già smaterializzato.
 «Harry!» Gabriel l’aveva raggiunto ed era in attesa di ordini.
«Voglio tutta la squadra al Quartier Generale, immediatamente» ordinò.
Gabriel annuì e poi fece rapporto: «Siamo riusciti ad arrestarne un buon numero, prima che si smaterializzassero. Due dei nostri sono stati feriti. Un Neomangiamorte è morto. Ho dato ordine di eliminare il veleno nascosto nelle tuniche».
«Portateli nelle carceri del Ministero. Dovremo interrogarli. Gabriel appena rientriamo voglio trovare nel mio ufficio chi era incaricato di porre gli incantesimi anti-smaterializzazione. Qualcuno ha tradito».
«Signore! È arrivato un patronus dell’allievo Conners. È stata richiesta una squadra di Auror ad Hogwarts».
«Ad Hogwarts?» si accertò Harry spaventato e stanco.
«Che diavolo è successo, Danielson?» sbottò Ron.
«A quanto pare la Preside di Hogwarts ormai chiama gli Auror senza dare spiegazioni. Come se noi fossimo i suoi cagnolini…».
Harry lo fulminò con lo sguardo: «Danielson, tieni i tuoi commenti per te se non vuoi beccarti un provvedimento disciplinare» lo minacciò aspramente. «Dì a Conners di prendere quattro compagni e di andare. Il vice capo Weasley lo raggiungerà a momenti» ordinò. «Ron va ad Hogwarts».

Angolo autrice:

Ciao a tutti! Ecco il penultimo capitolo! Ed ecco svelato il nome dell’Erede dei Fondatori! Nell’ultimo capitolo si capirà perché proprio Frank.
Spero che questo capitolo sia di vostro capitolo. Alla prossima e buona serata :-D 
   
 
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