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Autore: David89    12/03/2009    2 recensioni
...Era lì. Potevo ucciderlo, fargli saltare il cranio. Premere il grilletto. Si, era lontano, ma in Russia addestrano anche i migliori cecchini del pianeta. Dicono. Cosa, cosa m'ha spinto a non ucciderlo? La croce del mio M40 con la sua bella faccia in mezzo. Vento leggermente da Ovest. Stavo mirando alla donna a fianco a lui, sapendo che tanto avrei colpito la sua fronte, un buco in testa. PUM! Un lavoro pulito. Sarei ora in qualche isola del Pacifico. Sole, caldo, soldi e donne. Cosa potevo desiderare di più?...
Genere: Thriller, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7.




-Cosa succede? Aprite! Aprite! -
Colpi ripetuti sulla porta. Presto sarebbero entrati, in un modo o nell'altro.
Spostai il corpo dell'uomo, facendolo sedere per terra, la schiena contro ad uno dei muri portanti.
Presi un po' di carta igienica, bagnandola e facendola aderire sulla spalla. Trattenni una smorfia di dolore. Diedi un pugno sul muro. Era un dolore insopportabile.
Strinsi i denti, mentre prendevo la giacca dell'uomo, indossandola. Era ancora per terra, tramortito dal mio calcio. Un livido sulla guancia. Mi guardai: giacca elegante e blue jeans. Scarpe sportive. Meglio che niente.
-Chiamiamo la polizia! Aprite questa porta!-
Mi guardai allo specchio. Ero un disastro. Un taglio obliquo all'altezza della fronte. Grumi di sangue rosso sulla ferita, e sangue che continuava a scendere, ancora.
Mi sciacquai la faccia. Cercai di tamponare ciò che potevo. Nessuna garza, nessun cerotto. E il taglio era dannatamente profondo. Cazzo.
-Aprite!! Aprite la porta! Adesso!-
Era la mia unica speranza. Presi la carta igienica, arrotolandola ripetutamente sulla testa, come una fasciatura. Feci un respiro.
Aprii la porta velocemente, per poi richiudermela alle spalle.
-Ma cosa è successo? Cos'erano quei rumori? - due clienti dell'albergo e un cameriere. Stava parlando una signora tutta addobbata d'eleganza. Età sui sessanta.
-Guardate. Spero per voi che non abbiate preso il pollo, perchè... Anche il mio amico lì dentro si è sentito male. Ora è un attimo svenuto. Chissà cosa ci hanno messo dentro...- mi avviai sulle scale, cercando di rassicurarli.
-E cos'è successo alla vostra testa?- La mia fasciatura non era passata inosservata.
-Ehm, sono scivolato e ho battuto la testa sul lavandino... C'è un po' di sangue in giro, ma non preoccupatevi. Stiamo tutti bene. Anzi, magari prima di entrare chiamate qualcuno a pulire...- salii le scale uscendo dalla loro vista. Si sarebbero forse preoccupati dopo meno di un minuto, appena avrebbero visto l'uomo a terra. Non guardai in faccia a nessuno.
Mi diressi verso l'uscita, per poi allungare il passo agli ultimi metri. Nessuno mi aveva fermato.
Varcai l'uscio, per sbucare in strada. Ce l'avevo fatta. Iniziai a correre, dirigendomi verso la casa di Jean. Potevano ancora trovarmi.
Appena abbastanza distante dal Cafè, rallentai il passo, cercando di mischiarmi tra la folla. La testa mi pulsava come una bombardata continua nelle tempie. Il cuore mi batteva all'impazzata. La vista iniziava a diventare sempre più offuscata. Le mie energie di poco prima stavano lentamente scemando.
Stavo barcollando come un ubriaco.
Alcune persone mi stavano guardando, quasi fossero preoccupate del mio stato.
Mi girai. Due persone con giacca nera. Sembravano dirigersi verso di me.
Cazzo... La testa, porca di quella vacca.
Cercai di aumentare il passo, voltandomi a vedere dov'erano. Avevano accellerato il passo anche loro.
Cazzo, cazzo.
Non sapevo cosa fare. Guardai nella loro direzione, ma appena mi voltai andai a sbattere sulla schiena di uno.
-Ma che cosa?...- mi guardò sorpreso, voltandosi, una smorfia sul viso.
-Perdona.. Aiu...- cercai di parlare, invano. Mi misi una mano sulla gola, quasi per far uscire un segnale di soccorso. Mi sentii cadere.
Poi buio.
  
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