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Autore: Book_addicted3    07/01/2016    0 recensioni
Ho mollato la presa sulla lama e il ragazzo è caduto a terra.
Non ricordo che cosa sia successo dopo, mi hanno detto che era un ladro, che mi ero solo difesa. Ma che differenza c'è se è per difesa o per altro? Il sangue ti rimane comunque addosso, hai ucciso qualcuno, hai visto la sua vita scivolarti tra le mani.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Bittersweet destiny
10 Novembre 2010

Rosso, non faccio che vedere rosso, il sangue è ovunque: sulle mie mani, sui miei vestiti,sotto le mie scarpe; me lo trascino dietro ovunque vada.
La gente che incontro non lo vede, ignora quello che ho fatto.
E' passato solo un mese e ogni volta che chiudo gli occhi, vedo quella scena.
Mi hanno detto che non devo preoccuparmi o sentirmi in colpa, che è stato un incidente; come se conficcare un coltello nel petto di un ragazzino fosse una cosa che si può dimenticare, così, da un giorno all'altro.
Piango. Ripenso a quella scena: avevo sentito dei rumori in cucina, ero scesa al piano di sotto e avevo afferrato un coltello. Mi ero girata di scatto: i rumori erano dietro di me. Mi sono guardata le mani, erano coperte di sangue. Voltandomi avevo conficcato la lama nel petto di un ragazzino.
Sono rimasta paralizzata a fissare i suoi occhi azzurri che piano piano perdevano la loro luce.
Ho mollato la presa sulla lama e il ragazzo è caduto a terra.
Non ricordo che cosa sia successo dopo, mi  hanno detto che era un ladro, che mi ero solo difesa. Ma che differenza c'è se è per difesa o per altro? Il sangue ti rimane comunque addosso, hai ucciso qualcuno, hai visto la sua vita scivolarti tra le mani.
Non potrò mai più vivere normalmente, se normale vuol dire qualcosa. Ma va bene sarà la mia punizione.


Sfogliando le pagine tormentate del mio vecchio diario, mi rendo conto che la cosa che più mi fa male è non sapere chi fosse quel ragazzino, da dove venisse e perchè fosse finito a fare il ladro. Se avesse fatto scelte diverse non sarebbe finito nelle mia cucina, forse.
Afferro il mio portatile e digito il suo nome, Daniel Bittersweet , non lo avevo mai fatto prima, perchè avevo troppa paura. Scorrendo i vari risultati, scopro che quel pomeriggio ci sarà una messa in suo onore. Non è un caso che la messa si svolgerà proprio oggi. Il motivo è semplice ed è lo stesso che mi ha convinta a riaprire il diario: è passato un anno.
Un anno in cui non ho fatto altro che avere incubi ogni notte, un anno in cui la mia vita è stata vuota.

Il vento soffia forte tra gli alberi, rubando loro le poche foglie secche rimaste sui rami; il freddo sole ormai è al pari dell'orizzonte.
Varco la soglia di una vecchia chiesetta gotica.
I mattoni rossi formano ampie colonne che portano ad un soffitto di affreschi. Dolci angeli mi guardano dall'alto cantando e suonando, adagiati su candide nuvole.
Il piccolo spazio si riempe in fretta e la funzione inizia. Sta procedendo tutto come di consueto finchè una ragazzina sui 16 anni non si alza. Si dirige con passo sicuro al leggio ed estrae un foglio stropicciato dalla tasca.

" Daniel era un ragazzo molto vivace e al contempo timido, ma la caratteristica che più ti toccava dilui era l'altruismo.
Quasi tutti quelli che conosceva avevano ricevuto il suo aiuto, almeno una volta.
Nell'ultimo periodo della sua breve vita stava aiutando un barbone a rimettersi in sesto: voleva trovargli una casa, un lavoro, voleva dargli una vita, insomma.
Sicuramente vi starete chiedendo perchè aiutasse una persona che neanche conosceva. A dire il vero anche io gli facevo spesso questa domanda; lui semplicemente diceva: è giusto così, Lisa, siamo umani e gli umani si comportano così, si aiutano a vicenda.
All'inizio non lo capivo, ma poi, con il passare del tempo, ho cominciato a comprendere cosa intendesse: aiutare gli altri è una delle soddisfazioni più belle al mondo; sapere di aver fatto qualcosa, anche di piccolo, per qualcun altro ti fa sentire viva, utile, parte di qualcosa di più grande.
La sera che è morto è stata la sera in cui per la prima volta aveva deciso di rubare, di mettere in pericolo persino se stesso per qualcun altro.
Ma sapete una cosa? Per me non è morto, io lo vedo. Lo vedo ogni volta che qualcuno che ho aiutato mi sorride o mi ringrazia, come se lui mi guardasse a traverso i loro occhi e fosse contento di me. No, lui non è morto, vive in ogni gesto di bontà che compiamo.
Purtroppo, sono sempre i migliori che se ne vanno".

Mi asciugo con rabbia le lacrime che mi rotolano sulle guance, non ho il diritto di piangere per lui.
Esco barcollando dalla chiesa e comincio a correre. Non so per quanto tempo cammino o quante strade e vicoli attraverso.
Mi fermo, non ho più aria da consumare e le gambe mi tremano.
Sono sopra un ponte, mi aggrappo al cornicione e mi sporgo; dieci metri sotto di me scorre un rivolo d'acqua.
Salgo sul muro e mi siedo con le gambe che dondolano nel vuoto. Non servo a niente, non ho mai fatto niente di buono nella mia vita. Anzi, ho tolto del buono al mondo. Togliermi di mezzo è l'unico gesto altruistico che posso fare.
Due braccia mi afferrano la vita e mi riportano sul marciapiede. Mi volto e lo vedo. Lisa aveva ragione, Daniel non è morto: in ogni buona azione c'è il suo sorriso.
Ma quella che ha fatto il ragazzo che mi trovo di fronte non è una buona azione. Mi getto dall'altra parte del cornicione e cado. Di certo questa volta non è uno dei migliori ad andarsene.

   
 
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