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Autore: Melipedia    07/01/2016    0 recensioni
La pittura era una cosa che aveva sempre fatto sentire Draco libero. Quando dipingeva tutto quello che aveva dovuto fare veniva risucchiato dalla tela, dai colori, da quei pennelli che a volte sentiva in mano meglio della propria bacchetta.
Harry Potter aveva iniziato ad apprezzare la solitudine, il silenzio ed un campanello che non suona mai.
Draco stava ridendo ed Harry pensò che salvarlo non sembrava più cosi fuori dalla sua portata, si sentì finalmente quell’eroe che non credeva di essere stato.
[Drarry-preslash]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cause in a sky 
Cause in a sky full of stars 
I think I see you 
I think I see you 
A sky full of stars- Coldpaly

 

Le mani si muovevano quasi da sole, gli occhi sceglievano i colori giusti senza nemmeno guardarli sul serio. A vederlo da fuori sembrava che muovesse il pennello a caso su quella tela bianca, imbrattandola di tonalità calde come il rosso, l’arancio, il marrone, tonalità che non erano solite a lui. L’arte era sempre stata una parte importante nella sua educazione al Malfoy manor. La musica classica, lo studio del pianoforte, la pittura e scultura babbana e magica, Draco amava l’arte babbana più di quanto suo padre ne fosse felice. Amava la morbidezza delle statue di marmo, l’etereità dei dipinti, la vitalità che esprimevano anche stando perfettamente ferme.
La pittura era una cosa che aveva sempre fatto sentire Draco libero. Quando dipingeva gli abusi del padre non esistevano, il pianto di sua madre smetteva di risuonare nella sua testa, gli orrori della guerra, il signore oscuro, tutto quello che aveva dovuto fare veniva risucchiato dalla tela, dai colori, da quei pennelli che a volte sentiva in mano meglio della propria bacchetta.
Draco credeva, anzi ne era sicuro, che se non fosse stato per la pittura non solo sarebbe morto in una cella di Azkaban, ma sarebbe stato sicuramente internato al san Mungo da molti anni.
Solo un pianoforte incantato di sottofondo risuonava nella sua camera vuota. A volte dipingeva a tempo di musica, solo per vedere cosa ne sarebbe uscito fuori, ma in quel momento era completamente isolato dalla realtà circostante, il pianoforte suonava solo in un angolo della sua mente, non ascoltato veramente.
Ma le mani, le sue mani lunghe e affusolate, un po’ screpolate e ultimamente sempre sporche di pittura, sembravano avere vita propria per la foga che ci stavano mettendo a riempire gli spazzi bianchi di quella tela. Quello sarebbe stato il suo capolavoro, se lo sentiva, erano anni che voleva dipingerlo, ma era una cosa che si era proibito di fare perché avrebbe comportato troppo dolore a lui e ad altri. Draco era stanco di provare dolore, voleva solo dipingere e non fermarsi più.

Fra i tratti più confusi s’iniziava a intravedere un volto, i contorni non erano precisi, come se fosse un patronus che si sfalda, ancorato a un ricordo non abbastanza felice.  Una mascella squadrata, la testa sembrava reclinata al indietro, di profilo. Una massa indefinita nera, capelli ricci, occhi aperti, ancora senza colore che sembravano scrutassero un cielo ancora non dipinto, le labbra rosse, come se fossero state morse, leggermente aperte. Draco amava la pittura babbana perché sembrava viva e lui riusciva a vedere l’aria uscire da quelle labbra, anche se non le aveva incantate.

Qualche dettaglio dopo Harry Potter se ne stava lì sulla sua tela con lo sguardo perso. Si sentì quasi geloso del suo stesso dipinto, di quei puntini luminosi che definiva stelle.
“Perché non guardi me come guardi loro?”
Continuava ad aggiungere continuamente piccoli dettagli, ormai il sole era calato sul manor e le candele si erano accese, dandogli un'altra luce su cui lavorare.
“Perché non guardi me e basta?”
Quando sentì di avere finito, di non poter aggiungere altro senza rovinare tutto, fece un passo indietro e si lasciò cadere a terra piangendo. Pensò di gettare il quadro, di dipingerne un altro, uno in cui lo sguardo di Harry sarebbe stato solo per lui, l’avrebbe incantato cosi che lo seguisse con lo sguardo.
“non ce n’e bisogno, potrei dipingerlo come la Gioconda e mi seguirebbe lo stesso”
Continuò a piangere ancora a lungo, guardando la sua opera e sentendo sempre più un vuoto dentro di lui.
Non era un quadro quello che voleva, non era un incantesimo o un capriccio. Non sapeva nemmeno se fosse Potter quello che voleva o quello che rappresentava, l’eroe del mondo magico che era stato cosi magnanimo con lui anche dopo tutto quello che aveva fatto. L’aveva salvato dallo stesso incantesimo che aveva lanciato per ucciderlo, aveva testimoniato a favore suo e di sua madre, aveva fatto in modo che non perdessero tutto, che potesse tornare a quella vita di agi e vizi che pensava avrebbe vissuto.
Draco non voleva tutto questo, non così come era andato. Draco ora voleva solo dipingere.

Erano poche le persone che sapevano dove trovare Harry Potter dopo la guerra. Tutti pensavano si sarebbe unito agli Auror per combattere gli ultimi seguaci di Voldemort o che si sarebbe goduto la fama da eroe o qualsiasi delle cazzate che propinava il Profeta.
Harry Potter si faceva vedere poco, si era ritirato nella Londra babbana e solo i suoi amici sapevano di preciso dove, per lui il mondo magico era troppo. Non si sentiva un eroe, ma un burattino. Non si sentiva un vincitore, ma una vittima di guerra.
Sapeva che vederlo più partecipe avrebbe fatto bene ad un sacco di persone, chi aveva perso tutto era sempre felice di conoscere chi gli aveva riportato la pace. Ma vedere le macere di Hogwarts, le famiglie strette attorno alle tombe dei caduti, lo facevano sentire sbagliato. A volte stava sveglio la notte pensando a come avrebbe potuto impedire tutto questo. Hermione a volte lo trovava così, le occhiaie cosi profonde da sembrare un tutt'uno con la barba nera e incolta, i capelli sparati in ogni direzione e gli occhiali cascati chissà dove.
“Harry devi smetterla di ridurti così pensando al passato. Dovresti venire a Diagon Alley e vedere come è piena di vita ora. Hai sconfitto Voldemort e hai salvato tutti noi, non c’era altro che potessi fare”
Allora Harry annuiva , accennava un sorriso e cercava di darsi una sistemata.
Harry Potter aveva iniziato ad apprezzare la solitudine, il silenzio ed un campanello che non suona mai.

Era sparito. Il suo quadro sembrava essersi volatilizzato nel nulla. Aveva interrogato ogni singolo elfo domestico nel manor, aveva tentato di cruciarne uno e si era sentito così sollevato di aver in mano un pennello e non la sua bacchetta, lui non voleva essere più quel genere di persona, lui non voleva essere come suo padre. Il quadro continuava ad essere scomparso nel nulla e lui era cosi stanco di piangere.
 
Quando suonarono al citofono dicendo che c’era una consegna per lui Harry pensò che fosse uno sbaglio, le poste babbane lo facevano spesso, si ritrovava sempre una rivista non sua nella cassetta delle lettere, così curioso aprì al corriere per scoprire cosa fosse quella volta “spero del cibo, sto morendo di fame…”
Quello era tutto meno che cibo, sembrava una tela, ancora non l’aveva scartata tutta, cercando prima di capire se fosse pericolosa. Lanciò qualche blando incantesimo contro il misterioso pacco, ma sembrava non fosse ne pericoloso ne tantomeno magico, l’unica cosa che trovò era un bigliettino sul retro. La carta era strana al tatto, spessa e morbida niente a che fare con la normale carta da lettere, sembrava intramata d’oro e il bigliettino al suo interno riportava una scritta a caratteri eleganti in inchiostro verde.
“Signor Potter “ iniziò al leggere ad alta voce anche se era solo, forse per renderlo più reale ai suoi occhi “ so che ha già fatto più di quando ci meritassimo io e mio figlio, ma forse per Draco non è stato abbastanza, ha ancora bisogno di qualcuno che lo salvi da se stesso, da quello che è stato.  Il quadro è opera di Draco, lo guardi e forse capirà perché mi sono rivolta a lei”
Era firmato Narcissa Malfoy e tutto gli sembrava cosi strano che dovette sedersi e leggere il biglietto un'altra volta prima di guardare di nuovo verso la tela ancora incartata. Sperava che scartandola la faccenda gli sarebbe parsa più chiara, ma quando si ritrovò a guardare se stesso su quella tela nella sua mente si aprì il vuoto.

Era passata una settimana dalla sparizione del suo dipinto, ora non era nemmeno più arrabbiato solo frustrato. Draco odiava dipingere due volte lo stesso quadro, il secondo non sarebbe mai stato come il primo e quello doveva essere il suo capolavoro. Provò a dipingere altre cose, a dipingerlo in altri modi, ma finiva per portare a termine la sua opera controvoglia ed ad accatastarla da qualche parte. Chiunque fosse stato a prendere il suo quadro non gli aveva portato via solo un dipinto, ma la stessa voglia di dipingere. Probabilmente una maledizione senza perdono gli avrebbe fatto meno male.
Il campanello del manor era più una decorazione che altro, nessuno l’aveva mai veramente suonato, non funzionava cosi fra le famiglie di maghi di un certo livello. Draco stava prendendo il tè con la madre nella sala principale e quando sentì questo suono sconosciuto riecheggiare fra le pareti gli venne spontaneo chiedere alla madre cosa fosse stato,
“il campanello tesoro, erano anni che non lo sentivo”
“Abbiamo un campanello ed io non ne ero a conoscenza e poi chi mai lo suonerebbe? Chi  mai verrebbe a farci visita ora?”
Un elfo si smaterializzò nella sala annunciando “il signor Potter per il Signorino Malfoy, lo faccio accomodare qui signora?”
Il campanello doveva essere un segno, quello doveva essere un sogno perché non poteva esserci un campanello nel manor e Harry Potter non poteva presentarsi così alla sua porta.

-Potter-
-Malfoy ciao... io ... emm-
-Vedo che essere l’eroe del mondo magico non comporta essere un grande oratore nemmeno un genio nel nascondere le cose. Sai una tela solitamente è più larga di una persona Potter, quindi se tu la tieni dietro la schiena quella si vedrà lo stesso. Sicuramente l’avrai fatto cadere da qualche parete visto che ti muovi con la grazia di un elefante-
Harry , non spendo come replicare, girò semplicemente il quadro, in modo che potesse vederlo. Un attimo dopo Draco si era avventato contro di lui dandogli del ladro, puntando alla sua gola l’ennesimo pennello. Si chiedeva che fine avesse fatto la sua bacchetta, sperava non nella vernice… un'altra volta.
-Malfoy.. Draco perché mi stai puntando un pennello al collo? E poi non sono un ladro! -
- Se non sei un ladro come hai avuto il mio quadro? Se dici che l'hai trovato in giro potrei schiantarti, ma sono più propenso a darti un pugno e spaccarti quella brutta faccia che ti ritrovi-
-Calmati! Qualcuno l'ha fatto recapitare a casa mia, ho pensato che lo rivolessi, io non sono così vanitoso come la gente crede da tenere un mio dipinto in casa-
-Spiritoso Potter, se quello che dici è vero allora chi te l'ha spedito? E perché-
-Forse chi me l'ha mandato l'ha fatto proprio con lo scopo di fartelo riavere-
-lo senti anche tu Potter con tutta quella idiozia da grifondoro che ti scorre dentro che questa cosa non ha senso. Grazie per il quadro, la porta è quella cosa rettangolare da cui sei passato prima, puoi andare-
Si scansò da lui, riponendo il pennello nella tasca dei pantaloni e prendendo il suo quadro in braccio, quasi a volerlo coccolare. Harry sorrise ma non si mosse di un passo, squadrando Draco e se stesso nel quadro. Nella confusione totale, qualche giorno prima aveva chiesto aiuto ad Hermione, ma quello che l'aveva aiutato di più forse era stato Ron dicendogli di riportargli il quadro e tanti saluti. Non aveva senso, lo sapeva, ma ci stava rinunciando a trovare il senso nella sua vita.
-Sai mi piace molto come dipingi, non per vanità o cosa, ma mi piace come mi hai ritratto, soprattutto il mio sguardo, anche se… -
-Anche se cosa?- rispose acidamente, nessuno diceva cattiverie sul suo capolavoro  - anche se trovi inquietante che io ti abbia dipinto? Sei un soggetto come un altro Potter,  il mondo non gira più intorno a te-
-Stavo per dire che … lo sguardo, non penso che riserverei quello sguardo a delle stelle ma a …-
-Che c’è? Oggi devo cavarti le parole di bocca? la puffola pigmea che hai in testa ha smesso di correre?-
- a te, probabilmente uno sguardo così lo riserverei solo a te Draco-

Avrebbe dovuto pensare che fosse uno scherzo, aveva già pronta li sulla lingua una risposta acida, la mano già stava scattando a prendere il pennello, solo per abitudine, ma quando aveva sentito il suo nome , il suo nome e non il suo cognome, pronunciato da quelle labbra rosse, come se fossero state mordicchiate e aveva incrociato quello sguardo, lo stesso del suo dipinto, si era rilassato e aveva quasi sorriso, quasi perché aveva ancora un po’ di orgoglio da qualche parte.

-Domani, alle tre, potrei aver bisogno di un modello per sistemare il quadro, sempre che tu voglia-
-umm okay, si lo voglio.. verrò, alle tre- un nuovo sorriso, più grande, un nuovo sguardo, più splendente ed entrambi per lui.
-Allora a domani Draco-
-A domani Harry-
Quando lo vide uscire dalla porta fu quasi doloroso, quasi, il giorno dopo l’avrebbe rivisto, forse anche quello dopo se fosse stato lento a finire il dipinto, se fosse riuscito a dipingere…
-Devo mettere qualcosa di particolare? C’è il pericolo che mi sporchi o devo vestirmi bene? Non ho mai posato per un dipinto -
Draco scoppio a ridere guardandolo affacciato alla porta che si grattava la nuca imbarazzato. “puoi venire pure nudo, basta che vieni” pensò, forse lo disse, forse lo disse con gli occhi, forse era solo una sua impressione, forse quando anche Harry aveva iniziato a ridere lui aveva semplicemente scollegato tutto.
Draco stava ridendo ed Harry pensò che salvarlo non sembrava più cosi fuori dalla sua portata, si sentì finalmente quell’eroe che non credeva di essere stato.
 
 
 
C’è da ringraziare il mio grifonscemo preferito per la correzzione e per delle considerazioni che ora tengo a fare. Narcissa Malfoy è una donna forte , non piange, ma Lucius nella mia testa non è solo violento, ma sadico. Sa bene che la moglie non si piegherebbe al dolore di una maledizione, ma sotto la lama di un coltello penso di si o comunque gliela darebbe vinta, urlerebbe fino a sputare i polmoni se questo o tenesse lontano da Draco. I dialoghi sono un po infantili, volevo che lo fossero, volevo che non avessero un pieno senso logico perché Draco e Hrry sono due anime perse negli orrori della guerra, volevo che si parlassero ancora come se avessero undici anni e magari si fossero stretti la mano quel primo giorno di scuola.
Ed ho proggetti per un seguito che probabilmente non vedrà mai la luce e per Salazar non credo di essere mai stata tanto prolissa come in questa storia.
Che la forza sia con voi giovani padawan.
Mel
   
 
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