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Autore: laragazzadislessica    08/01/2016    1 recensioni
È stata nascosta in un corpo non suo. Ha dovuto combattere nonostante nessuno le avesse insegnato a farlo, ma è ancora viva. Avrà una seconda possibilità per poter vivere la vita che le è stata strappata troppo presto?
Dal Testo:
...- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa? No, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo...
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Darkshines
Parte II


Liv, Enzo e Damon erano immersi nel bosco. Stavano camminando già da parecchio, ma Liv sapeva che Damon la stava portando nel posto giusto. Era riuscita ad asservirlo a lei, grazie a una pozione. Non era stato tutto merito suo, gli ingredienti glieli aveva dettato il ragazzo strega che si era materializzato nella sua stanza. Aveva anche reso i suoi poteri più potenti di come erano mai stati e le aveva ordinato di recuperare una cosa che i fratelli Salvatore avevano nascosto tempo prima. Doveva farlo.
- Che ne è stato della vecchia abitudine di seppellire i tesori in giardino? - la voce caratterizzata dall'accento britannico di Enzo, sostituì per un attimo il grido di un aquila giovane che girava sulle loro teste.
- Sei pazzo? Ci tengo al mio prato immacolato! - Damon era davanti a loro, guidandoli, ma ci stava mettendo troppo tempo.
- Andiamo, ho un viaggio da fare - Liv lì superò e spinti da una strana forza, i piedi di Damon si mossero subito dopo di lei.
- Ottimo. Quindi da Dracula VanHelsing, sono passato a essere una delle scope di Topolino l’apprendista stregone? - Damon tornò a guidare il gruppo totalmente incapace di autonomo controllo.
Quella era una giornata davvero strana. Dapprima il sole era sorto a una velocità assurda e poi il cielo si era coperto di grigie nuvole, oscurando la luce. Anche il clima era cambiato, un vento gelido soffiava da nord e li aveva costretti a indossare di nuovo abiti invernali.
- Eccoci - Damon si era fermato. Davanti a sé la terra si interrompeva dando spazio a una enorme infossatura, ricolma d'acqua. Un lago che veniva reso schiumoso da una alta cascata. Era lo stesso posto in cui Stefan, grazie a Silas, aveva passato un intera estate chiuso in una bara, costretto a morire affogato in continuazione. - Ora? – chiese poi lo schiavo alla sua signora magica e lei in risposta alzò le spalle.
- Che domande, tuffati e vammi a prendere quello che ti ho ordinato. – detto ciò, Damon si sfilò gli stivali e poi la maglia prima di lanciarsi in acqua in un tuffo a pesce. Liv guardò Enzo e lui alzando gli occhi al cielo, fece la stessa cosa.
 
Il vento si era calmato, ma il freddo invece no. Sembrava essersi accanito su di lei rendendo ogni centimetro della sua pelle gelida. Sapeva. Caroline adesso sapeva. Sapeva il motivo per il quale Klaus era andato a New Orleans. Klaus glielo aveva detto. Una bambina. La sua bambina. Sua figlia. Il miracolo era sua figlia.
Le aveva raccontato anche della Divina Brynhild e di come Esther li avesse separati, del suo potere e della nuova stirpe di licantropi magici dalla quale proveniva. Caroline lo aveva lasciato parlare e Klaus credette che il suo racconto l’avesse lasciata affascinata, quindi continuò arricchendo la sua storia di tanti piccoli particolari. Aveva frainteso e totalmente. Caroline non parlava, perché semplicemente le parole le si erano bloccate dietro alla colata di cemento che aveva avvolto il suo corpo. Sì, quella era una storia straordinaria e Caroline doveva esserne felice o sorpresa o entusiasta, ma non lo era. Ci provò, davvero, ma non ci riuscì. Una sola cosa le stava dando il tormento, di tutto quello che le aveva detto Klaus, solo una cosa le stava trapanando il cervello.
Klaus ed Hayley.
Un brivido forte le nacque al centro dello stomaco e la scosse tutta. Sentiva il bruciore risalire le pareti dell’esofago e corroderle la gola. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Perché le aveva fatto una cosa del genere?
Klaus si tolse il cappotto e veloce glielo mise sulle spalle, male interpretando i suoi spasmi. Caroline non stava tremando per il freddo.
- Il tempo, è così da quando Bry si è addormentata. Forse l’alba soprannaturale che ha creato a manomesso qualcosa nel clima. – le aggiustò la giacca per non farle prendere il freddo che lui credeva stesse provando, ma nessun cappotto, neanche il più costoso avrebbe scongelato il ghiaccio che sentiva dentro.
- Sarà sicuramente così. – parlò. Ci riuscì. Gli occhi di Klaus erano di nuovo davanti a lei e Caroline ci vide una cosa che mai aveva creduto di poter vedere nei suoi occhi e la ferì, come un coltello infuocato al centro del petto. Lui era andato avanti, lasciandola in un angolo della sua vita. Era lei che l’aveva voluto, ma non credeva che…
- Allora che ne pensi? – le chiese infine. Già cosa ne pensava lei? Qualsiasi cosa fosse, non doveva lasciar che trovasse la via della bocca. Ispirò sperando che la terra si aprisse e la ingoiasse intera, ma non successe, doveva rispondere e nel giusto modo.
- Congratulazioni. – e la sua bocca riuscì a muoversi spostando gli angoli verso l’alto, come un sorriso, ma non lo era. Non lo era per niente.
- Andiamo alla villa, ti mostro mia figlia… - era quasi arrivato accanto a lei. La mano di Klaus era vicino alla sua, forse per prenderla, forse per afferrarla e portarla via con sé, ma il suo telefono iniziò a squillare interrompendolo. Fu un bene, perché se solo l’avesse sfiorata, se solo un dito avesse toccato una parte della sua pelle, Caroline avrebbe perso ogni controllo su sé stessa.
Klaus rispose e dopo pochi secondi il suo sguardo cambiò. La felicità era completamente sparita e la sua mascella si era di nuovo serrata. Allungò una mano davanti a se, come a chiamare qualcuno e dalla porta aperta di quel terrazzo, due sue scagnozzi uscirono dal buio. Erano sempre stati lì?
- Loro ti porteranno alla villa, io ti raggiungerò subito dopo. – le disse mentre teneva il telefono attaccato all’orecchio. Caroline avrebbe dovuto protestare, perché era così che usava fare, ma lo lasciò andare. Lasciò che uscisse da quella porta e venisse avvolto dal buio delle scale, ma tutto quello che le aveva detto e tutto quello che significava era rimasto infisso dentro di lei. Non poteva andare alla villa, non poteva restare con quei due, doveva invece stare da sola. Caroline ruppe il collo di uno dei due. L’altro si accorse subito del suo attacco e tentò di bloccarla. Caroline scappò, ma il vampiro riuscì a prenderla, afferrandola da dietro. Caroline gli diede una testata buttando la testa all’indietro. Il vampiro lasciò la presa per prendersi il naso dolente tra le mani, mentre le mani di Caroline erano già alla sua testa. Riuscì a mettere fuori gioco anche lui. Corse, stavolta rincorsa da nessuno. Cercò di andare il più lontano possibile, per poter depistare gli scagnozzi di Klaus e lo fece finché i singhiozzi non diventarono insostenibili. Trovò un angolo di strada deserto e si appoggiò ad un muro. Ci strisciò con la schiena fino a sedersi a terra. Avvertì di avere il viso bagnato e con rabbia si asciugò le lacrime. Conosceva la verità, dal principio. Klaus non era interessato a lei, non lo era mai stato, ma chissà perché non riusciva a respirare. Sapeva di essere stata solo un’avventura per lui e le andava anche bene, ma perché diavolo non riusciva a respirare. I suoi regali, i suoi corteggiamenti, tutti i suoi salvataggi e l’interesse per lei, non significavano niente. Lui voleva solo sottrarla a Tyler, averla per una notte e ci era riuscito. Solo questo… espirò…. Solo questo… ispirò. Solo questo… ma perché faceva così male?
Sapeva che Klaus non teneva a lei, se l’avesse fatto le avrebbe detto di Hayley.
Sbuffò. Era una stupida. Una parte di lei, lo aveva davvero creduto. Credeva che potesse avere un cuore, ma era solo un'illusa. Hayley era già incinta il giorno della morte di Katherine eppure lui non glielo aveva detto. Lo stesso giorno in cui loro…
Lo stomaco le si contorse dalla nausea. Era schifata da Klaus o da lei? Non lo sapeva e non le importava. Il viso le si scosse in altri singhiozzi. Era proprio una stupida a finire a piangere per un vampiro sanguinario in un vicolo di una città sconosciuta. Come era arrivata a ciò? Non doveva dirlo, non doveva neanche pensarlo, ma oramai…  non era lui a tenere a lei, ma lei a tenere a lui.
“Diamine”.
Battette la testa al muro cercando di punire la sua stupidità, ma non sarebbe servito a niente. Katherine aveva ragione, lei provava qualcosa per Klaus e le mancò da morire Elena. La sua migliore amica l’avrebbe aiutata senza giudicare quella follia di sentimento che ora sapeva di provare per Klaus.
Si tirò le gambe e sé le abbracciò, appoggiandoci la fronte. Il motivo per cui era lì, salvare la sua amica. Avrebbe dovuto alzarsi, ricomporsi e andare a quella villa gigantesca di Klaus, fingendo come un droide, ma avrebbe aspettato ancora qualche minuto.
- Oh! Poverina, perché piangi da sola? –
Caroline alzò la testa e si trovò una ragazzina dai capelli ricci scuri e con dei occhi a mandorla, tra i più strani che avesse mai visto. Le stava accarezzando un ginocchio per consolarla. Caroline stava per risponderle, ma dai lati della strada altre due donne si aggiunsero a lei.
 
Hayley dormiva sul suo petto nudo, mentre Elijah le accarezzava i capelli. Quei capelli morbidi e setosi che aveva sempre voluto toccare. Era sua, finalmente.
- Lo senti? – Hayley parlò facendo sapere a Elijah che non stava dormendo, poi spostò il capo per guardarlo.
- Cosa? – le chiese perché lui non udiva niente di strano. La piccola dormiva. L’ala destra, dove si trovava la camera di Hayley, era completamente vuota. Klaus non c’era e neanche i suoi vampiri. Fuori, era appena cessata, in anticipo, una di quelle parate fatte per i turisti, mentre sua sorella era con…
- L’amore. Perché io lo sento. –
Gli rispose la ragazza che giaceva sul suo petto. Elijah espirò dal naso divertito. Era una persona schietta prima, figuriamoci ora che il suo carattere era stato accentuato dal suo stato ibrido.
- Come mai prima d’ora. – le rispose e Hayley si tirò su per baciarlo.
La sua bocca era morbida e vellutata, dolce e focosa. Elijah si perse in lei ed era pronto a ricominciare, quando Hayley si staccò da lui.
- Devo farti vedere una cosa. – gli disse mentre si avvolse un lenzuolo attorno al corpo nudo, poi si alzò. Elijah la guardò uscire dalla stanza incuriosito e quando la sua amata tornò, lo shock lo fece tirare su dal letto.
- L’ho trovato mentre curiosavo per casa. – Hayley gli mostrò l’unica arma che poteva uccidere un originale. Il paletto di quercia bianca. Elijah glielo tolse subito dalle mani.
- No! -  le disse mentre velocemente si rimetteva a dosso i vestiti.
- Perché? Questa e la nostra unica possibilità per essere felici, non possiamo stare insieme se Klaus è vivo. – Hayley agitò una mano nell’aria mentre l’altra la teneva sul petto per mantenersi il lenzuolo.
- Ti ho detto di no! – era la prima volta che Elijah alzava la voce con lei, anzi era la prima volta che Elijah alzava la voce con qualcuno da quando lo conosceva. – Dimentichi che Klaus è il tuo creatore, nonché mio fratello. –
- Non è lui il mio creatore, ma la mia bambina, che ha la sfortuna di avere lui come padre. Un sociopatico maniaco che forse userà il suo sangue per asservire nuovi ibridi. –
- No! Hayley, questa conversazione non c’è mai stata. – le passò accanto andando verso il posto in cui Hayley era sbucata con quel aggeggio in mano.
- Come! Hai appena detto che mi ami e che… -
- Questa non sei tu. Questa è la trasformazione, non hai ancora bevuto sangue e la tua rabbia sta crescendo in queste fandonie senza senso. Ora, puoi dirmi dove l’hai trovato? – glielo mostrò mantenendolo solo con i polpastrelli.
- Non te lo dico. – Hayley si girò dandogli le spalle, ma Elijah non le permise di fare un altro passo.
- Questo non è un gioco, Hayley! Sai una cosa, lo terrò io. – la sorpassò uscendo dalla stanza, ma stavolta fu Hayley a non permettergli di uscire.
- Cosa? No! Se lo scopre, ti ficcherà uno di quei cosi per farti dormire o peggio userà il paletto su di te. Io non voglio… -
- Non vuoi cosa? – si voltò verso di lei, puntando i suoi occhi castani nei suoi.
- Non voglio che tu sia in pericolo. –
- Perché? –
- Come perché? Perché sono innamorata di te, stupido. – gli urlò quasi, ma il viso di Elijah si mascherò in un enorme sorriso.
- Adesso, mi comprendi finalmente. –
I due si guardarono negli occhi e ora che i sentimenti che provavano l’uno per l’altra erano usciti alla luce del sole, i loro cuori ardevano nella voglia di viversi. Erano a un passo l’uno dall’altro, ma a Elijah non bastò. La tirò a sé prendendo il suo viso tra le mani.
- Io non ho paura di mio fratello, ho paura di perderti. – le disse poi ma Hayley aveva già capito. Aveva ragione lui, come sempre e annuì tra le sue mani.
Hayley aveva amato Elijah già da prima di vederlo. Aveva amato quel vampiro attraverso i suoi diari e ne era rimasta folgorata, quando lo aveva visto la prima volta. Quindi perderlo adesso sarebbe stato insopportabile.
- Nella sua stanza c’è una statua che ha un ingranaggio… -
- Ho capito. – Elijah la lasciò prima che potesse finire, forse sapeva già di quale statua si trattasse.
- Elijah! – al suono del suo nome il suo amato si girò. Hayley corse a baciarlo. Elijah la chiuse nelle sue braccia che sembravano essere state fatte per lei. – Non so quando potrò rifarlo. – gli rivelò il perché di quel bacio. Il loro amore doveva rimanere segreto, per il bene suo, di Elijah e forse anche di sua figlia.
Elijah le baciò la testa espirando dal naso quell’amara consapevolezza e poi, uscì dalla sua stanza.
 
Klaus aveva dato a Bry la stanza più bella del palazzo, ora che aveva capito di potersi fidare di lei. La camera di Rebekah, quando una volta viveva lì.
- Ha detto a me di sorvegliarla, non occorre che anche tu resti qui. – Marcel le afferrò il braccio alla altezza del gomito e girandosi Rebekah trovò il suo viso.
- Hai visto quello che può fare? Come puoi essere così tranquillo? – si voltò di nuovo verso Bry che giaceva su quello che una volta era stato il suo letto, per riprendersi dal miracolo che aveva fatto. Assopita così, sembrava solo una innocua ragazzina, ma non lo era affatto.
- Cosa potremo mai fare Rebekah? Non potevamo fare niente contro Klaus, figuriamoci contro di lei che è la fusione di tutti gli esseri soprannaturali su questa terra! – Marcel parlò animatamente, ma non era arrabbiato con lei, ma con la consapevolezza del loro amore impossibile.
- Vuoi morire Marcel? Sai che moriremo quando Klaus saprà di noi, di Mikael e il resto. Dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo trovare un modo per ucciderla. – Rebekah si guardò intorno per cercare qualcosa, ma era solo un riflesso involontario.
- No! No, io non uccido i bambini! – Marcel le afferrò il volto con una mano per farla tornare in se.
- Per l’amore del cielo, lei non è una bambina. Ha vissuto gli stessi miei mille anni e l’hai sentita parlare, hai sentito i suoi discorsi, non appartengono a una ragazzina di Tredici anni. Mettiamola in una bara e buttiamola in fondo al mare, ora che è vulnerabile. – corse fuori alla porta in direzione della cantina, lì dove c’erano le loro bare, ne serviva solo una, ma Marcel l’afferrò prima che potesse fare qualcosa di stupido.
- Cosa credi che dirà Klaus quando tornerà e non vedrà più sua sorella, oppure se Bry si sveglierà sotto i mari e trasformerà la tomba in cui l’abbiamo messa, in un qualcosa di galleggiante e tornasse indietro? Rebekah stai vaneggiando. – Marcel credette di averla convinta con le sue parole, perché gli occhi di Rebekah gli avevano dato un barlume di sanità mentale. – Basta ora, calmati. Stai dimenticando che non solo lei può entrarti nel cervello, ma anche i tuoi fratelli e se solo sospettano qualcosa, se solo Klaus sospetta di qualcosa, sarà come firmare la nostra condanna a morte. –
L’ansia nel corpo della sua amata sembrò calare e Marcel l’abbracciò. Inalò il suo profumo e si sentì tornare di nuovo bambino, quando sognava di diventare un uomo per poterla rendere sua moglie. Quella voglia ardeva ancora in lui esattamente nella stessa intensità.
- Dobbiamo parlare con Klaus – le disse facendo rendere il corpo di Rebekah un pezzo di legno.
- Sei uscito completamente fuori di testa? – e si liberò del suo abbraccio guardandolo con gli stessi occhi pieni di terrore di prima.
- Rebekah, ascoltami… -
- No! – ma non aveva nessuna intenzione di ascoltarlo, allora Marcel le afferrò le mani.
- Klaus è cambiato. Sua figlia, sua sorella e chissà questa storia delle streghe che non hanno più il loro potere, lo hanno reso diverso, più tranquillo. Magari, se gli diciamo che… -
- NO! – Rebekah strappò le sue mani dalle sue. - È solo la foga del momento. Ho già visto Klaus felice e tu hai già visto Klaus padre. Cosa è successo poi? Le stesse identiche cose. Lui non cambia. Lui non capirà, anzi il nostro amore lo porterà alla sua vera natura di pazzo vendicativo e psicopatico. -
- Stai dicendo che non abbiamo nessuna possibilità? – Marcel la incitò a concludere e Rebekah lo fissò con i suoi grandi occhioni blu.
- Il nostro amore deve rimanere un segreto e dobbiamo eliminare tutto quello che lo minaccia. – poi tornò a guardare la sua piccolissima nemesi stesa sul letto che un giorno sarebbe ritornato suo. Se solo quella dannata di Celeste non avesse trovato quella leggenda… poi tutto le fu chiaro come il vetro. – Dobbiamo trovare le streghe. Ora! –
- Cosa? –
- Sì. Qualsiasi cosa hanno fatto per rompere l’incantesimo di Esther, può anche essere invertito. –
Marcel guardò Rebekah annuendo. Lui conosceva bene la magia delle streghe. Prima possedeva la strega più potente di New Orleans che poteva letteralmente compiere ogni tipo di incantesimo, ma ora che Davina era morta e che tutte le streghe erano sparite dalla città, l’idea di Rebekah era del tutto impossibile.
- Tesoro! Papà è a casa! – la voce dell’uomo sul quale stavano cospirando un'altra volta, li interruppe urlando dal cortile con una voce più allegra del solito. Rebekah si affacciò e lo vide. Stava al centro del cortile appoggiando delle buste colme su un tavolino. Alzò il viso per guardarla e Rebekah ci vide un sorriso grande che mostrava una felicità che credeva fosse perduta per sempre. Suo fratello era sereno, come mai era stato in questi mille anni e Rebekah tornò in sé. Dimenticò le sue paure, le preoccupazioni e le cospirazioni. Forse Marcel aveva ragione. Forse quella cosa lo aveva davvero cambiato.
Scese le scale incuriosita dagli acquisti di suo fratello. Klaus svuotò la prima busta. C’erano pannolini di ogni taglia, sonagli, pappine, ciucci e tutine, anche loro di ogni taglia.
- Cos’è tutta questa roba? – Rebekah infilò una mano in una delle buste e afferrò un vasetto tondo e freddo. - Omogenizzati? Lo sai che questi non si danno a una bambina così piccola? –
Klaus la guardò come se fosse stato appena smascherato dal peggiore dei suoi crimini.
- Sono un ibrido cara, ma sono pur sempre un uomo, quindi ho preso tutto a caso. – confessò facendo ridere Rebekah. Sua figlia era nata molto tempo prima di quanto se lo aspettassero, quindi una spesa appropriata era necessaria. Forse qualcosa di salvabile c’era. Rebekah iniziò a frugare meglio.
- Perché non mi hai chiamata allora? – le chiese Rebekah divertita, mentre studiava la scatola di una barriera, serviva per non far cadere i bambini dalle scale. Bambini che sapevano innanzitutto stare in piedi.
- Perché sorellina, non abbiamo altro tempo. – le disse poi mentre continuava a tirare fuori cose per lo più inutilizzabili.
- Che intendi? – Rebekah stava riponendo le cose che non servivano in una delle buste che aveva svuotato suo fratello.
- Gli umani della città, sono tutti spariti. – gli rispose poi mentre tra tante scatole ne prese una rettangolare e bianca.
- E Cami? – Marcel si affacciò allo stesso punto da dove si era affacciata Rebekah, ricevendo un occhiataccia dalla stessa.
- Andata, ma in casa non ha preso niente. – gli rispose poi Klaus avviandosi verso le scale.
- Non capisco. – Rebekah diede un occhiata al latte in polvere controllando se fosse davvero per i neonati. Almeno quello era giusto.
- Neanche io. Bry si è svegliata? Forse lei è l’unica che può dirci che diavolo sta accadendo. – disse poi sventolando lo scatolo che aveva in mano. L'ultimo I-Phone uscito.
- Non ancora. – Marcel prima di rispondere a Klaus si era scambiato un lungo sguardo con Rebekah.
- Oh! – Klaus si fermò sulle scale controllando l’ora sull’orologio che indossava al polso destro. L’ultima volta non ci aveva messo così tanto.
- Questo decisamente è troppo grande per tua figlia. – Rebekah teneva tra le mani un grazioso e costosissimo, cappotto di panno bordeaux.
- Questo è per Caroline. - Klaus scese le scale per riprenderselo e con cura, lo ripose nella sua busta.
- Davvero? – Rebekah gli sorrise maliziosa. – Ora si capisce da dove arriva tutto questo buon’umore. –
- Chi è questa Caroline? – Marcel l’unico dei presenti a non sapere perché semplicemente non l’aveva ancora conosciuta, si affacciò di più per richiamare l’attenzione.
- Caroline! Davvero? – Elijah si affacciò dall’altra parte dei balconi interni della casa, proprio di fronte a Marcel, aggiungendosi a quella riunione familiare. – Non me lo sarei mai aspettato. – disse poi raggiungendo le altre scale.
- Perché fratello, non lo sai che il fascino del cattivo non muore mai! – Klaus sorrise anche a lui ed Elijah guardò sua sorella, per la prima volta sereni dopo tante insidie passate. Se solo Klaus sapesse cosa era successo in quella casa durante la sua assenza. – Quindi, dov’è? -
- Chi? – gli chiese giustamente sua sorella e il suo viso mostrò il resto. Non l’avevano vista. Caroline non era nella villa eppure sarebbe già dovuta essere lì. Klaus prese il telefono e chiamò i suoi seguaci, ma non risposero. Dal nulla una presenza ispida e gelida si manifestò all'entrata della sua villa mutando la dolce atmosfera di quasi famiglia che si era appena formata. Come a essere fatta di sola aria, il suo essere non emanava essenza eppure era perfettamente visibile ai loro occhi, nel suo mantello nero, col cappuccio alzato a coprirgli il viso.
- Chi sei? – chiese alla cosa che adesso abitava il suo giardino. Stava concentrando i suoi sensi, ma non riusciva a percepire che cosa fosse o chi fosse. Rebekah corse su per le scale. Hayley era un’ibrida adesso e poteva proteggere benissimo sua figlia, ma due forze erano meglio di una. Stessa cosa fece Marcel, ma lui entrò nella stanza di Bry. Klaus gli aveva detto di sorvegliarla e lo avrebbe fatto.
- Mi conoscete bene. – disse quella cosa e la sua voce suonò come se stesse parlando in un ventilatore.
- Allora perché mascherarsi? – chiese poi l’altro fratello che invece era rimasto al suo fianco. Elijah aveva messo in pericolo la vita di Hayley e sua figlia, ma non sarebbe successo una seconda volta.
- Non preoccupatevi Mikaelson, non sono qui per quello che credete, non per ora. Sono qui per la Divina Brynhild. –
Klaus fece un passo avanti. Sua figlia non era in pericolo, non per ora, ma la questione non gli piacque lo stesso.
- Al momento, mia sorella non può ricevere nessuno. Mi dispiace. – Klaus si afferrò le mani dietro la schiena, parandosi davanti al suo misterioso ospite.
- Sei felice non è vero? La tua piccola è nata, hai trovato una sorella da un potere ineguagliabile. Dovresti ringraziarmi, siamo state noi a permettere tutto questo. –
Noi? Noi. Erano state le streghe a spezzare l’incantesimo di Esther, quindi quella cosa era una…
- Come puoi essere qui? Brynhild ha cacciato tutte le streghe da questa città. – gli ringhiò contro Klaus pronto a strapparle via quel cappuccio, ma non potette avvicinarsi più di tanto. Una forza lo teneva lontano. Magia. Si quella era di certo opera della magia.
- Lei ci aveva allontanato, ma ora tutti i suoi incantesimi stanno cessando. – alzò una mano e per provargli ciò, con un getto di potere magico fece scoppiare il bar in legno dietro alle loro spalle, riducendolo in mille pezzi.
- Cosa le avete fatto? – gli chiese Klaus correndo già alla conclusione. Bry era un essere troppo forte da essere sconfitto, quindi sua madre la trasformò in un lupo per poter salvare Mikael. Le streghe antiche di quella città, grazie al potere del raccolto, erano riuscite a spezzare quell’incantesimo, magari avevano abbastanza potere anche per invertilo e rendere sua sorella di nuovo un lupo. Forse avevano già iniziato.
- Noi? Noi non possiamo niente contro di lei. Lei è indistruttibile. Quello che le sta succedendo sé l’è procurata da sola, per salvare tua figlia. –
Elijah lo bloccò mettendogli una mano sulla spalla, perché i piedi di Klaus si erano di nuovo avvicinati troppo a quell’individuo.
- Allora visto che tu sai tutto, dimmi, esattamente cose le sta succedendo? – ancora bloccato da suo fratello Klaus interrogò il suo interlocutore.
- Hai sentito il suo cuore? - ma fu lui a rivolgergli un’altra domanda. La risposta era no. Non lo aveva fatto. Aveva lasciato che Marcel la portasse in braccio nella camera da lui indicatagli, poi era rimasto per tutto il tempo con sua figlia. Bry era già svenuta prima e Klaus aveva dato per scontato che fosse normale per il tipo di potere che sua sorella aveva. Ora però lo fece. Si concentrò a cercare i battiti del cuore di Bry. Lei era in una camera al piano di sopra, ma le sue orecchie potevano udire un battito d’ali a sette chilometri di distanza, quindi potevano udire delle pulsazioni anche da dove si trovava. Pulsazioni strane. Lente. Quasi impercettibili.
- Sta morendo. – disse poi l’essere incappucciato.
- Menzogne. È il suo potere, la stanca troppo e deve riposarsi per poter riacquistare le energie. – stavolta parlò Elijah perché Klaus cadde in un riflessivo silenzio.
- Davvero? Come te lo spieghi che l’essere più forte al mondo debba riprendere fiato tra un incantesimo e l’altro. La Divina Brynhild è vecchia e stanca. Più usa il suo potere è più consuma la sua esistenza e qui lo sappiamo tutti che si sarebbe di certo sacrificata per salvare tua figlia. Una cosa che non riesco proprio a capire e tu, Klaus? -
Klaus espirò dal naso. Non conosceva del tutto il potere di sua sorella, come non conosceva chi gli stesse parlando e che mostrava così tanta conoscenza dei fatti accaduti in quelle ore, ma doveva ammettere che aveva ragione. Bry si sarebbe sacrificata per lui, lo aveva già fatto una volta.
- Che spreco, un essere così forte morto per un motivo così futile, ma io ho un'idea. Potremo consacrare il suo potere alla terra che... –
- Piuttosto brucerò il suo corpo con le mie stesse mani. – Klaus si avvicinò a quell’essere sfidando di nuovo la sua barriera, stavolta niente l’avrebbe fermato nel staccare il collo a chiunque fosse nascosto sotto a quel mantello.
- Lo vedremo. –
Davanti a lui una altra presenza si materializzò.
- NOOOOOO!!!! - Klaus cadde in ginocchio spalancando la bocca dallo shock. Caroline era stesa a terra, pietrificata, ingrigita e il suo corpo era ricoperto di vene viola. La sua Caroline. La sua Caroline. Era morta. Morta... Caroline scomparve. Non c’era. Non era lì. Non era vero.
Quell'essere rise sonoramente. Era stata una sua illusione. Klaus serrò la mascella, mentre Elijah che si era piegato a vedere cosa gli stesse accadendo gli diede una mano per alzarsi, mostrandogli che quella orrenda visione l'aveva avuta solo lui.
- Dov’è? – aveva capito già tutto. Loro avevano Caroline e l’avrebbero usata per ricattarlo.
- Non preoccuparti, non faremo niente di male alla tua amata, devi solo portarci tua sorella prima che la luna di stanotte tramonti. –
Klaus abbassò il viso a terra. Disarmato. Era stanco. Davvero. Non poteva abbassare la guardia, neanche per un secondo. Questa era la sua vita, avrebbe dovuto saperlo.
- Come mai ci dai un termine? – stavolta fu Elijah a parlare. Lui non ne aveva la forza, non più. – la Divina Brynhild è al piano di sopra, se la vuoi valla a prendere? –
Klaus guardò Elijah, cercando di capire che cosa avesse in mente.
- Perché voglio la mia vendetta e voglio che sia sofferta. Andiamo Elijah! Vuoi dirmi che non c’è una parte di te che freme nel vederlo soffrire esattamente come lui ha fatto soffrire te nelle volte che ha ucciso le tue amanti? –
- Come fai a sapere… - ma la voce di Elijah si interruppe perché la strega decise di scoprirsi. Nel momento in cui il suo cappuccio toccò il tessuto del mantello, Elijah aveva già tra le mani il suo collo.
Era un ragazzo. Magro, dai capelli scuri a spazzola e dalla pelle bianchissima. Un completo sconosciuto per Klaus, ma Elijah sapeva chi era. Il cameriere che li aveva serviti sulla S.S. Natcherz.
- Tu? Sei stato tu ad uccidere Hayley! – la sua mano si strinse di più e il ragazzo emise un suono stridulo dalla gola. Sentiva il suo cuore battere dalla paura e un fremito di eccitazione nascente dal basso ventre fece scoprire in lui gli istinti primordiali del suo essere un feroce assassino. Il ragazzo tentò di liberassi penzolando a cinquanta centimetri dal suolo, ma la sua forza non era niente. Era solo un insulso microbo che avrebbe cessato presto di vivere. In quell'impeto Elijah avvertì appena una pressione sull’avambraccio. Gli ci volle un po’ per avvertire suo fratello. Klaus lo stava guardando diritto negli occhi, tentando di calmarlo. Non era la prima volta che affrontavano un nemico e ucciderlo prima che potesse parlare e spiegare le sue ragioni di vendetta, non era mai stata una mossa astuta. Elijah lo sapeva, era lui quello che attuava quella tattica. Klaus invece passava all’azione. Lasciò la presa e il ragazzo atterrò a terra tossendo. Si mise una mano alla gola, lì dove un'orma rossa segnava il segno della mano di Elijah.
- Si, sono stata io. – Rise mettendosi in piedi, ma le sue risate vennero interrotte da una quarta presenza. Era corsa dalle scale e ora era addosso a quel ragazzo. Gli stava mordendo il collo facendo issare le sue urla di dolore per tutta la villa. Hayley. Aveva udito tutto dalla stanza e la sua sete di sangue, rabbia e confusione aveva fatto il resto. Elijah e Klaus tentarono di fermarla, ma Hayley aveva già ucciso il ragazzo. Lasciò che il suo primo assassinio cadesse a terra, facendo sporcare il terreno del cortile col suo sangue.
 
Damon e Enzo stavano trasportando un sacco di plastica nero. Quel sacco sembrava lungo almeno un metro e ottanta, se non di più. Lo portarono fino alla macchina di Liv. Un furgone che aveva affittato quello stesso pomeriggio. Con un lancio secco, lo gettarono nel retro e la cosa che conteneva la busta di plastica fece rimbalzare gli ammortizzatori. Oltre che lungo doveva essere anche pesantissimo.
- Ben fatto ragazzi - Liv mise una mano in una rientranza dei sedili e da lì ne uscì una croce di ferro. Era un coltello – Daglielo a Bonnie e dille che Katherine lo aveva nascosto in un vaso di fiori sulla veranda di Matt. -  lo porse a Damon. Lui lo guardò e sé lo mise in una delle tasche interne del giubbotto. Avrebbe fatto esattamente quello che le aveva ordinato, ma non aveva la minima idea di che cosa stava dicendo. - Allora ragazzi alla prossima! – chiuse il cofano e raggiunse il posto dell'autista.
- Aspetta, aspetta, aspetta. - Damon la prese per un lembo della maglia. - Prima che vai a esaudire il desiderio del fantasma del "chissadove", c'è una cosa che vorrei chiederti –
Liv curvò le sopracciglia non seguendo il filo del suo discorso. – Fammi uno di quei incantesimi per non mangiare che ne so, mio fratello o la biondina miglior amica di Elena o peggio ancora BonBon. – in fondo era una richiesta plausibile.
- E va bene… – Liv puntò i suoi occhi nei suoi. - L’effetto del vaccino è scomparso e sei tornato come prima, anzi meglio di prima. – detto questo Liv entrò in macchina chiudendo la portiera.
- Aspetta, aspetta, aspetta. – ma Damon la bloccò di nuovo, stavolta allungando una mano sulle chiavi nel vano.
- Che c’è ora? – Liv si appoggiò con la schiena allo schienale in spazientita.
- Dov'è che precisamente, stai portando il corpo di Kol Mikaelson? –
Era quella la cosa che Liv voleva da lui. Era quella la cosa che lui e suo fratello avevano nascosto nelle acque profonde della duna. Liv lo aveva asservito a ripescarlo, ma non gli aveva detto altro.
La strega con il suo nuovo potere gli sorrise e alzò le spalle, accompagnando il gesto portando le mani all'insù, come a dire "E chi lo sa!"
Era una bugia. Sapeva bene dove portare il cadavere del più piccolo fratello degli originali.
   
 
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