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Autore: Lelusc    08/01/2016    0 recensioni
Quando si comincia a capire se ti puoi fidare di una persona? Nonostante credo sia difficile capirlo,io aspetto sempre che lei se ne accorga, che noti che io sono sempre con lei, che non me ne andrò mai, che sono l'unico di cui si potrà sempre fidare fino infondo, ma questo Mirella ancora non lo sa.
Stringimi forte è quello che ho sempre sperato mi chiedesse, vediamo cosa ci serva il futuro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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È mattina, lo so per via della poca luce che filtra attraverso le tendine ricamate della finestra. Non ricordo da quanto sono sveglio, ma sono sicuro di aver dormito almeno un po'. Guardo la sveglia, sono le sei e mezzo, sospiro e con uno strattone mi scosto di dosso la trapunta mettendomi a sedere sul letto.
Ignoro una ciocca di capelli, che ormai troppo lunghi, mi scivola davanti al viso e mi guardo intorno alla ricerca dei miei vestiti, che come sempre sono appoggiati alla spalliera della sedia.
 
Soffoco un profondo sbadiglio con la mano. Sono ancora assonnato e accaldato; il cambio di temperatura si è fatto subito sentire non appena mi sono scoperto, ma infondo, ormai siamo in autunno.
Mi stiracchio sentendomi un po' indolenzito e mi allungo per prendere i vestiti. So che sto per fare una pazzia, ma voglio ugualmente farmi una doccia veloce.
 
Esco dalla camera che mi sembro uno zombi, ciondolando ad ogni passo e m'incammino lungo il breve corridoio che porta all'unico bagno del secondo piano, che stranamente non è occupato. Chiudo la porta a chiave e apro l'acqua, il cui scroscio mi rimbomba nelle orecchie e appoggio gli abbiti sullo sgabello accanto al water.
Mia madre ha la mania di comprare e ammucchiare una marea di riviste sulla salute, sul gossip e molto altro e lasciarle lì, vicino al water per poi leggerle nei momenti giusti e ammazzare il tempo. Alcune sono anche vecchie di mesi, spero solo che non scivolino quando prenderò i vestiti, sarebbe davvero fastidioso raccoglierle una per una, ce ne saranno almeno una ventina.
 
Mi metto sotto il caldo getto dell'acqua e sorrido. Oggi come ogni mattina, devo andare a prendere Mirella a casa. Da quando ricordo andiamo sempre insieme a scuola e andiamo sempre molto d'accordo, non abbiamo quasi mai litigato, non che mi dispiaccia litigare con lei, sono del parere che litigare rafforzi i legami. Mi faccio lo sciampo e m'insapono, poi rimango un attimo con il volto alzato verso il getto e rilassarmi.
 
Un attimo dopo mi asciugo i capelli con il fon e mi guardo allo specchio. Sorrido mestamente, è ovvio che Mirella non mi noti, sono il classico ragazzo normale: capelli castani e mossi, occhi color verde pistacchio e un viso che sembra quello di una bambola; non c'è alcuna traccia di mascolinità, che è una particolarità nei ragazzi. Alcune volte ho molta invidia dei miei compagni di classe, tanto diversi da me, con i loro lineamenti più marcati e squadrati; molte volte penso che se indossassi abiti femminili sarei tranquillamente scambiato per una ragazza, comunque abbasso il pessimismo, per ora mi basta che Mirella mi veda come amico, anche se farò in modo che questo non duri per sempre.
 
Voglio che mi veda anche come un possibile ragazzo che la ama, ma tutto a tempo debito, rifletto. Normalmente non sono mai stato un tipo pessimista, sarà stato il trauma che ho avuto quando ieri Mirella mi ha confessato che gli piace Alessio.
 
Alessio...penso stringendo a morte l'asciugamano. Sì, lui è l'esatto opposto di me, sicuro di se stesso più di quanto lo possa mai esserlo io, un po' sbruffone, ma visto l'aspetto mascolino, la gentilezza che ha e il fatto che tutto quello che dica riesca a farlo senza problemi, credo possa permettersi di esserlo.
La cosa che odio è che, secondo me Mirella non gli è per niente indifferente; molte volte lo sgamato guardarla di nascosto, non che lei sia tanto brava a non fargli capire che gli interessa; ma infondo, non posso di certo tenerla lontana da lui, anche se vorrei, oltretutto, purtroppo questo ragazzo è nella nostra stessa classe.
 
Vorrei tanto sbattere la testa contro il muro, invece mi vesto alla svelta; a forza di pensare sto perdendo troppo tempo.
Mi do una spazzolata ai capelli e sono pronto, nonostante l'acqua della doccia non fosse fredda, mi sono svegliato del tutto e ora sono bello pimpante.
Ritorno in camera mia, sistemo alla svelta il letto, perchè so che mia madre non avrà il tempo di farlo, prendo lo zaino e scendo di sotto. In cucina non c'è nessuno, mia madre sicuramente sta ancora dormendo nel lettone con mia sorella, che nel cuore della notte si sveglia e s'infila fra mamma e papà, mentre mio padre essendo un professore universitario e ironia della sorte, di matematica, sta già a lavoro da mezz'ora credo, siccome ormai sono le sette e mezzo.
 
Strano che non lo abbia sentito andare via, comunque sarà meglio che mi sbrighi, altrimenti io e Mirella faremo tardi a scuola.
 
Mentre metto a scaldare del latte, prendo il cellulare e la chiamo; sicuramente starà ancora dormendo.
 
Aspetto per un po'e intanto mangio qualche biscotto Plasmon di mia sorella, mi piacciono tantissimo,cosa ci posso fare. Dopo aver riprovato a chiamarla, risponde.
 
"Buongiorno Elya"dice con voce assonnata.
 
"Buongiorno Mirella, sei ancora a letto vero?"Le chiedo sorridendo, mi basta sentire la sua voce per essere felice.
 
"Sì, ma non ti preoccupare, sarò davanti a casa mia come stabilito"
 
"non lo metto in dubbio, arrivo fra poco" "ok"dice e attacca.
 
Solo poche parole e mi ha subito mandato l'umore alle stelle.
 
Me la immagino perfettamente mentre è ancora sdraiata sotto il suo caldo e soffice piumone rosa, il suo preferito, nonostante non sopporti quel colore, circondata dalla marea di cuscini di colori e forme diverse che ci sono sopra. Gli ho detto molte volte, scherzando, che se non smette di comprare cuscini, un giorno non ci sarebbe più stato posto per lei e avrebbe dovuto dormire a terra. Sapete quando si dice, entra lui esci tu e come sempre quando glielo fatto notare, lei mi ha sorriso e detto che avevo perfettamente ragione, ma la settimana dopo aveva lo stesso un cuscino nuovo sul letto.
 
Mi accomodo a tavola e prendo un sorso di latte caldo e subito dopo do un morso ad un biscotto. La casa è silenziosa, quasi da far paura e il sole entra dalle finestre illuminando completamente la sala, non sono abituato a tutta questa calma, anzi direi che mi deprime.
 
Finisco il latte e mangio il mio sesto biscotto, dopo di che vado alla porta, dove prendo dall'attaccapanni il cappotto che indosso, metto in spalla lo zaino ed esco. Devo andare da Mirella, sono sicuro che nonostante si sia svegliata da pochi minuti, stia già lì che mi aspetta, ci mette sempre poco tempo a prepararsi nonostante sia una ragazza e sia sempre così bella.
 
Mirella ed io abitiamo nella stessa via, siamo poco distanti, ma non so quante volte ho rimpianto che non fossimo vicini di casa, così che se avessi aperto la finestra, mi sarei trovato la sua camera davanti e l'avrei vista studiare, dormire e...no vestirsi no,non avrei mai osato, ma mi sarebbe piaciuto fare soli due passi e trovarmi la suo porta di casa davanti.
Onestamente non mi pesa fare due passi, assolutamente, è l'idea di sapere che mi è vicina che mi piace, però sono lo stesso felice che non sia molto distante. Mia madre e mio padre quando hanno scelto il villino, prima di partire dall'America, hanno ben pensato a tutto. Come fosse collegata la strada per quanto riguarda gli autobus e al loro lavoro. Che dire, hanno fatto un'ottima scelta.
 
Ora abitiamo in una zona distante dalla città, ma che con un solo autobus, che passa molto spesso, possiamo andare ovunque e fortunatamente la nostra casa è un villino. Non abitiamo in un condominio, niente vicini fastidiosi o troppo zelanti, niente costrizioni. Ora stiamo tranquilli, anche perché accanto a noi abbiamo una villetta vuota, in vendita e dall'altra parte una coppia d'anziani che mia madre conosce fin da quando ci siamo trasferiti, quindi da anni, e che non hanno problemi se mettiamo la musica troppo alta o cose simili, siccome anche loro hanno dei nipotini non proprio tranquilli, insomma stiamo bene.
 
M'incammino lungo il marciapiede attento a non scivolare sulle foglie bagnate dalle numerose piogge passate e mentre cammino canticchio fra me una canzone che non ricordo dove ho sentito e in lontananza vedo la casa di Mirella e lei che come ogni mattina, mi aspetta. Mi vede e alza la mano muovendola energicamente con un sorriso allegro che prego di poter sognare questa notte. La saluto anch'io con un cenno che non è nemmeno la pallida imitazione del suo e continuo ad andarle incontro.
 
"Buongiorno"le auguro distruggendo la poca distanza che ci separa. È così carina, il suo volto delicato è incorniciato da boccoli castano ramati e i suoi occhi sono dolci, ma sempre comunque velati di una certa tristezza che a quanto sembra sono l'unico a notare.
 
Mi guarda tranquilla e mi basta rispecchiarmi del caldo nocciola dei suoi occhi per dimenticare anche il più piccolo brivido di freddo che sento nonostante indossi la giacca.
 
Vorrei tanto chiederle come sta, ma so già che mi mentirebbe dicendo "bene"; quindi ormai è da tempo che ho smesso di chiederglielo, non mi piace che debba mentirmi ogni volta per non farmi preoccupare. Mirella sa benissimo che la conosco tanto da accorgermi se mente e, non è la prima volta che omette di dirmi qualcosa per non farmi preoccupare. Ancora non ha capito che odio quando fa così, deve mettersi in testa che non è da sola.
 
"Hai freddo?" Le chiedo mentre il vento frizzante della mattina ci scompiglia i capelli.
 
Scuote lentamente il capo. "No, sto bene grazie"
 
"Dimmi un po', sei pronta per il nuovo anno scolastico?"Chiedo con un sorriso sulle labbra e comincio a camminare, altrimenti faremo tardi, non si sa mai quando passa l'autobus, dovrebbe arrivare dopo venti minuti, ma non è mai così.
 
"Sì, sono prontissima"dice sicura.
 
"Prontissima, addirittura, allora vedi di farti dei nuovi amici"
 
"va bene"mi risponde. E già so che sarò gelosissimo, penso rendendomi conto perfettamente che quando se li farà davvero dovrò cercare di essere il meno geloso possibile.
 
Giungiamo alla fermata dell'autobus e dobbiamo intraprendere una corsa per salire perchè è arrivato mentre stavamo attraversando.
 
Saliamo e ci sediamo uno di fronte all'altro e intanto non ho potuto fare a meno di guardarla un'altra volta; rimarrei a fissarla per ore, è così delicata, ho sempre paura che prendendole la mano potrei farle del male, non è minuta, il suo fisico è alto e slanciato, ma ho paura lo stesso.
Il suo volto ha sempre lineamenti dolci e gentili, ed è cordiale con tutti, non la vedrai mai rispondere male, se dovesse succedere è solo per qualcosa che le sta veramente a cuore e su cui non sopporta di sentire cattiverie.
Chissà come reagirebbe se per caso sentisse qualcosa su di me, risponderebbe male? O le sarebbe del tutto indifferente?
 
Il tempo passa e finalmente arriviamo. Scendo dall'autobus e controllo l'ora. Sono quasi le otto, stiamo per fare tardi, qualche minuto e sarebbe suonata la campanella, così mi permetto di prenderle la mano, non che sia la prima volta che lo faccio in tredici anni e velocizzo il passo.
 
Dopo poco ci troviamo davanti alla scuola e la campanella suona. Abbiamo spaccato il minuto.
 
"Siamo arrivati"affermo.
 
"già, stavamo per fare tardi".
 
Mi accorgo solo ora che ancora le tengo la mano e che le sue dita sono fredde.
 
"Sei sicura di non avere freddo?" Le chiedo preoccupando, ritardando il più possibile il momento in cui dovrei lasciarle la mano, nonostante sono veramente imbarazzato.
 
"No, sto bene, davvero. Anzi, sento caldo".
 
"Va bene, allora sarà meglio andare"
 
Le lascio controvoglia la mano, ed entriamo.
Facciamo un cenno di saluto alla segretaria e c'incamminiamo verso il lungo corridoio, diretti alla nostra classe, l'aula terza A, dove avremmo fatto la prima lezione del terzo anno e come sempre insieme.
 
Non appena entriamo, troviamo quasi tutti i nostri compagni a chiacchierare e raccontarsi le loro vacane estive, tutto abbronzati e alcuni così tanto da avere la pelle olivastra, ma a noi non interessa, ci dirigiamo verso i nostri banchi infondo all'aula e contemporaneamente sistemiamo le giacche sulla spalliera.
 
"Ehi voi due, come sempre sincronizzati eh?"Dice una voce che riconosco subito, infatti sbuffo e noto Mirella guardarmi e fare un lieve sorriso.
Mi ha sentito e sa che non la sopporto.
 
"Sì Rossella, sempre"dico sedendomi al mio posto, quello accanto alla finestra.
 
"Ciao!"Ci saluta allegra come sempre, Beatrice.
 
"Come state? E che avete fatto di bello durante l'estate?"Continua a chiedere.
 
"Sto bene grazie"risponde Rosella.
 
"E voi?"Chiede Beatrice.
 
"Bene, grazie"risponde affabilmente Mirella.
 
Bugiarda, penso un po' irritato e triste. Come fa a fingere così bene?
 
"Quindi? Che avete fanno durante le vacanze? Io sono stata al mare con la mia famiglia, poi un'amica mi chiesto se volevo andare in montagna con lei, ci sono stata un'intera settimana e ho conosciuto un bel ragazzo"dice Beatrice così felice da fare uno smagliante sorriso.
 
"Beata te, io sono andata in campagna da mia nonna con tutta la famiglia, mi sono annoiata da morire. Era anche pieno d'insetti, che schifo"commenta Rossella.
 
"Voi invece?"Chiede ancora Beatrice.
 
"io sono rimasto a casa"dice Mirella.
 
"anch'io"rispondo tirando fuori i libri di testo. "Ma ogni tanto siamo usciti insieme"aggiungo.
 
"Ah ah, degli appuntamenti romantici"dice Rosella dandomi delle gomitate.
Lei purtroppo ha capito immediatamente cosa provo per Mirella e per questo mi prende sempre in giro e mi mette a disagio, oltre a lanciarmi certe occhiate d'intesa che non sopporto.
 
"Smettila" le dico infastidito.
 
"E dove siete andati?"Chiede ancora Rossella ignorandomi del tutto.
 
Si sporge ancora di più verso di noi, appoggiando i gomiti sul banco e ci guarda ansiosa.
 
Perchè? Perchè? Mi chiedo, perchè il suo posto deve stare proprio davanti al nostro, non ho lamentele da fare su Beatrice, ma su di lei.... Quanto è fastidiosa, penso irritato dal suo impicciarsi.
 
"In piscina, al parco, o da me o da lei"rispondo.
 
"E?"Chiede ancora Rossella, quando fortunatamente entra in classe il professore.
 
Meno male, penso mentre tutti si ammutoliscono e si voltano verso la cattedra.
 
"Buongiorno ragazzi, come sono andate le vacanze?"Chiede il professore per non incominciare subito la lezione e farci deprimere fin da subito.
 
"Noto bene, visto le vostre abbronzature"dice mentre sistema i libri.
 
Fortunatamente il professor Dimitri, è giovane, avrà sì e no trentatré anni e tenta sempre di farsi amici i suoi alunni e di fare le lezioni il meno pesanti possibile, lo ammiro profondamente, sa molte cose di grammatica e letteratura italiana, materia che adoro.
 
"Bene ragazzi, prima dell'appello vorrei sapere se vi ricordare di Marzio Rovere, il vostro compagno di classe del primo anno che è partito per l'Inghilterra"
 
Si alza un vociare. Tutti si ricordano di lui, per loro era il ragazzetto insignificante, basso, magro, pallido, con capelli rosso carota, occhiali dalla montatura rotonda e carattere timido, etichettato da molti come un secchione del cavolo che è partito per l'Inghilterra.
Mi volto verso Mirella che mi sembra molto infastidita dalle chiacchiere poco carine che sente.
 
Per noi Marzio era un amico su cui potevi sempre contare, si era timido, aveva una voce così fievole che non tutti lo sentivano quando parlava, anzi, lo ignoravano del tutto e di certo non aveva tanto fascino, ma non era nemmeno brutto.
 
Un giorno, lo ricordo così vividamente tanto che mi sembra ieri, per il suo compleanno, io, Mirella, Rossella e Beatrice; i suoi unici amici, siamo piombati a casa sua per festeggiarlo senza curarci dell'ora e ci ha aperto la porta senza occhiali, con i capelli scompigliati e indosso una semplice camicia e il classico pantalone a quadri del pigiama.
 
Beh, per poco Rossella non sveniva. Era così diverso, ne era rimasta scioccata e ricordo di averla sentita sussurrare un "peccato" e anche secondo me aveva ragione. Marzio sarebbe stato veramente un bel ragazzo e sicuramente molto popolare se si fosse sistemato e non avesse fatto la parte dello studioso.
 
"Ebbene ragazzi, sono felice di dirvi che è ritornato in Italia e che farà di nuova parte di questa classe, dovrebbe arrivare a minuti, ora è dal preside"
 
"Ehi! Hai sentito? È ritornato Marzio"dice Rossella voltandosi verso di noi.
 
"Sì, non serve che lo ripeti, sento benissimo, grazie"dico.
 
Lo so, molto spesso sono acido, ma solo con lei.
 
"Che antipatico, non mi rispondere così, comunque credete che sia cambiato? È passato un anno"continua Rosella.
 
"in un anno cambiano molte cose, o non cambia nulla"le rispondo.
 
"è vero, ma io spero sia cambiato"
 
"ancora pensi al giorno del suo compleanno, vero?"chiede Beatrice.
 
"perchè, è un male?" Chiede Rosella sulla difensiva.
 
Sospiro, quando si apre la porta dell'aula e tutti si voltano.
 
Che mi venga un accidente! Un ragazzo alto con il fisico asciutto, capelli rossi poco più lunghi del collo, un orecchino d'oro all'orecchio, occhi verdi gentili, ma allo stesso tempo pieni di sicurezza, vestito con jeans blu e una camicia bianca, entra in classe.
 
Non ci posso credere, dopo l'attimo di silenzio generale scoppia un gran vociare e si sentono palesi osservazioni e apprezzamenti.
 
"Ehi! Ragazzi, ma davvero quello è Marzio?"Chiede Rossella voltandosi verso di noi, sbalordita.
 
"Salve a tutti, sono felice di rivedervi e di fare di nuovo parte di questa classe, spero mi aiuterete ad integrarmi nuovamente e che studieremo bene insieme"dice sorridendo.
 
"Dicci Marzio, quando sei tornato? E che hai fatto in Inghilterra?"Chiede il professore incuriosito e per farlo parlare un po'.
 
Marzio si volta verso di lui e sorride."Certo. Sono arrivato in un aereo ieri mattina e mia madre è venuta subito a iscrivermi e oggi sono qui, anche se non ho ancora i libri"
 
"non importa, te li presteranno. Per quanto riguarda la scuola in Inghilterra, che ci racconti?"
 
"Beh, devo dire che è stato molto complicato; all'inizio mi sono trovato male per via del mio carattere timido e riservato e il mio aspetto semplice, non ho avuto amici fino a che non ho deciso di sistemarmi e buttarmi di più. Dopo alcuni mi hanno conosciuto e sono diventati miei amici, ma gli unici veri amici li ho in questa classe, così quando mio padre è stato trasferito nuovamente in Italia per lavoro, sono voluto ritornare in questa classe"
 
"Bene, siamo felici che tu sia ritornato, ora prendi pure posto al primo banco libero che trovi"dice il professore.
 
"Sì professore, grazie"dice incamminandosi fra i banchi, diretto ad un banco vuoto, ma prima si permette, cosa che non avrebbe mai fatto qualche tempo fa, di venire da noi.
 
"Elya!"Esclama venendomi incontro.
 
Guardo il bel ragazzo che mi raggiunge, sopreso, ma felicissimo di rivederlo e di notare che è cambiato molto.
 
"Marzio!" Esclamo alzandomi dal banco e salutandoci con la nostra vecchia stretta di mano da veri uomini e non m'interessa quello che pensano gli altri compagni, sono felicissimo di rivederlo e sorpreso che si ricordi il nostro saluto.
 
"Mirella, Beatrice, Rossella, come state? È da tanto che non ci sentiamo, mi dispiace di non essermi fatto vivo"
 
"Già, ma non lo abbiamo fatto nemmeno noi, mi dispiace"dico.
 
"Non importa, ora sono qui, ma ora è meglio che vada a sedermi"dice sorridendo e non posso fare a meno di notare quanto è cambiato.
 
Marzio, è stato proprio un colpo basso.
 
  
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