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Autore: cin75    08/01/2016    9 recensioni
Dalla storia: "Dean guardò il demone, guardò il Diavolo e poi Sam ai suoi piedi, indifeso. Mille pensieri si rincorrevano nella mente del cacciatore, nessuno che potesse essere utile alla salvezza di Sam...."
SPOILER STAGIONE 11. WARNING!!!!!
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Lucifero strinse gli occhi su di lui e già sulla strada della rabbia sibilò un provocatorio: “Sei davvero sicuro di voler abbandonare il tuo caro fratel-…” ma non finì perché dicendo quella frase si era voltato verso il posto in cui era sicuro esserci il corpo del suo prigioniero, pronto a colpirlo per ripicca.
 
Vuoto!
Nessuno!
Niente!
Sam non c’era più!
 
“Ma cosa…” esclamò tra i denti il Diavolo e in quello stesso momento una voce gridò forte.

“INCLUSERIT MALUM!!” (Imprigiona il male) evocò la voce di Rowena mentre una violenta fiammata solfurea esplodeva dalla conca che aveva dinnanzi.

Lucifero cercò di eludere i sigilli come aveva fatto l’ultima volta , ma non ci riuscì. Non più.
“Nooooo!!!” gridò con quella voce che ormai non aveva più niente di umano. Era distorta, era furente e riecheggiò rabbiosa nell’antro infernale. “Voi non potete….voi non oserete…..” e poi fissando uno sguardo gelido e furioso verso l’uomo al di fuori della gabbia: “Tu…tu misero insetto. Tu pagherai mille e mille volte per ciò che hai osato fare affrontandomi!” ringhiò cercando di incutere timore.

Il cacciatore ancora con il volto rivolto al terreno sembrava cercare, in quella posizione, tutta la calma pragmatica che gli serviva per quella che forse era una sua parte di rivincita.
“Ingannare il diavolo!” sibilò Dean, facendosi poco dietro e guardando, infine, il Diavolo dritto negli occhi e se quelli di Lucifero fiammeggiavano rossi come il fuoco, quelli verdi di Dean brillavano di una luce che era sconosciuta in quel luogo infernale. “Wow!! Questo è decisamente un touch down per i Winchester, brutto figlio di puttana!” esclamò soddisfatto.

Lucifero iniziò a camminare avanti e indietro nella gabbia, provando a non mostrare la rabbia di quel simile affronto.
“Hai idea di esserti appena giocato l’aiuto dell’unico che può fare qualcosa contro l’Oscurità che tu e tuo fratello..o scusami…quello che rimane del tuo fratellino, avete liberato?!” domandò cercando di provocarlo.
“Tranquillo. Uno: Sam ormai è al sicuro e tu non riuscirai più a fargli del male. Mai più!” asserì con soddisfazione Dean. “Due: sei sempre stato un grandissimo stronzo e ne hai fatti di casini biblici, ma per tua sfortuna e nostra fortuna sei anche stato un arcangelo e come te, ce n’è un altro che era presente all’esilio dell’Oscurità.”
 

Prima che Dean facesse il patto con Lucifero….
“Sei in grado di riportarlo nella gabbia?! In quella vera?” chiese il cacciatore, usando al minimo il tono della sua voce.
“Come l’ho preso così lo posso rimettere a posto!” fece convinta Rowena.
“E come hai tirato fuori lui, puoi tirare fuori Michele!?”chiese ancora, perplesso.
“Stessa pratica, nome diverso!” fece ancora lei.
“Che vuoi fare?!” chiese Crowley.
“Rispedire Lucifero nel profondo degli Inferi e cercare di ricavare qualcosa da Michael. Arcangelo per Arcangelo!!” asserì il cacciatore.
“Sembrerebbe il male peggiore!”convenne il Re.
“Lo è. Michael al massimo chiederà di tornare in Paradiso e lì, al massimo, lo rinchiuderanno fino alla fine dei tempi!”
“Ne sei certo?!”
“Si stanno ancora leccando le ferite lasciate da Raphael e Metatron. Sono stupidi ma non fino a questo punto. E poi sono ancora focalizzati su Castiel che cerca Metatron, quindi vorranno di certo affrontare un problema alla volta.” riflettè velocemente il cacciatore, stupendosi di trovare appoggio anche dal demone e dalla strega.
“Ok! E come vuoi muoverti?!” volle sapere Crowley, anche se l’espressione che aveva l’uomo non era niente di buono.
“Sarai tu a muoverti. E dovrai farlo velocemente, molto velocemente!”
E fu così che non appena le protezioni di Lucifero si furono abbassate per permettere a Dean di entrare nella gabbia, Crowley, a pieno dei suoi poteri, si teletrasportò nella gabbia e portò via Sam. Rapido, invisibile e indolore.
Un secondo. Un battito di ciglia o come preferiva dire il demone: uno schiocco di dita.
Doveva farlo così ed essere veloce, altrimenti rischiava di rimanerci anche lui in quella gabbia.
 

Ora.....
“Lui non vi dirà niente, se è questo a cui speri!” gli fece presente Lucifero riferendosi a Michael.
“Vedremo! Ma per adesso lo richiamiamo all’ordine e lo mettiamo nel programma protezioni testimoni. E poi , non si può mai dire! Se ho fregato te….” lo provocò Dean che aveva preso a camminare nella stessa direzione del Diavolo. Avanti e indietro.
“E come ? promettendogli il Paradiso?!”
“Credo che assicurargli già una suite privata da non condividere con te, possa bastare come inizio. Poi si vedrà!” lo canzonò.
“Non finirà così. Mi riprenderò Sam e poi farò te in mille pezzi. Andrà male….andrà male, Winchester!” e questa sembrò più una minaccia che un avvertimento.
“A noi va sempre male eppure continuiamo a disinnescare la bomba che tu o quelli come te continuano ad armare!”, disse Dean, sorridendo amaramente. Poi guardando ancora il Male negli occhi, si rivolse a Rowena. “Rimandalo nella gabbia!”
“No, aspetta. Contrattiamo!” , provò a fermarlo Satana. “ Infondo è questo che fanno cacciatori e demoni!”
“Già. Ma tu non sei un demone, sei un angelo. Ed io, ora come ora, non sono un cacciatore ma solo un fratello incazzato nero per quello che hai fatto a Sam, quindi la tua voglia di contrattare puoi infilartela su per il culo!!”,  e poi gridò ancora con tono deciso. “Fallo! ora!!” e Rowena iniziò la sua nenia magica.
“No!!!!” si allarmò Lucifero, gettandosi verso le sbarre di ferro nell’insulso tentativo di afferrare Dean al di la della prigione infernale.
“QUOD MALUM REDIT TENEBRAS INFERNI!” ( Che il Male ritorni nelle Tenebre Infernali ) gridò ancora la strega e il tempo che la sua frase magica finisse che il grido rabbioso di Lucifero si perse lasciando la gabbia vuota.
 
Per un  attimo il cacciatore restò a guardare il vuoto che aveva davanti.
Fece un respiro profondo e tirò indietro le spalle che gli dolevano per la tensione.
Poi si girò verso la strega.
“Comincia a cercare quello che ti serve per tirare fuori Michael!” le ordinò duramente.
“Ma io cosa ne ottengo!?” chiese innocentemente lei.
“Ti lascio vivere e respirare, puttana. Ora muoviti!” e uscì dall’oscurità dell’Inferno.
 

Quando Dean fu fuori dall’Inferno, vide che sul bordo della strada c’era la sua Baby. Raggiunse l’Impala e trovò Crowley ad attenderlo, poggiato alla fiancata.
“Se me l’hai ammaccata , ti uccido!” lo minacciò. “Dov’è Sam?” chiese, poi, dopo aver visto che i sedili della macchina era vuoti.
“Nel primo motel sulla statale. Il proprietario è un mio cliente fidato, non ha fatto storie. Gli ho promesso un po’ di sconto e potete stare lì fin quando ce ne sarà bisogno.” riferì l’ex demone degli incroci.
Dean si avvicinò all’Impala mentre Crowley se ne scostava per permettere al ragazzo di aprire lo sportello. Dean stava per sedersi al posto di guida, quando girò di scatto il viso verso quello del demone. “Non ti dirò grazie, Crowley!”
“Non mi aspetto che tu lo dica! Ma mi aspetto che tu ti ricordi di questa giornata quando saremo alla resa dei conti!” sembrò volerlo provocare.
“Sai che questo potrebbe non giocare a tuo favore? Sam è finito in quella gabbia perché tu e quella strega di tua madre avete fatto casino!!” replicò ironico.
“Sì, ma io e quella strega di mia madre ti abbiamo anche aiutato a riprenderti il tuo Sammy!” provò ancora.
Dean sorrise appena. Un sorriso amaro.
Poi guardò il demone che gli chiuse lo sportello. “Non ti dirò grazie, Crowley!” ribadì accendendo il motore.
“Lo terrò a mente. Al prossimo incrocio, Dean!” e un attimo dopo davanti al cacciatore , il nulla.
 

Dean entrò nella stanza del motel e trovò Sam disteso sul letto. Il ragazzo tremava e fissava il soffitto con occhi spersi, confusi. Sam stesso sembrava perso e confuso.
“Sam…Sammy!” lo richiamò Dean che con un gesto veloce si sfilò la giacca gettandola lontana e avvicinandosi al letto. Ma non appena fu vicino, si accorse che Sam non si rendeva conto nemmeno della sua presenza. “Sammy…” continuava a chiamarlo, mentre gli metteva sul fianco ferito una maglietta strattonata via a forza dal suo borsone.

Terrorizzato dallo stato in cui vedeva il giovane fratello, Dean gli mise le mani intorno al viso contratto e sudato. I palmi del maggiore coprivano interamente le guance del più piccolo e i pollici lasciavano delle leggere ma decise carezze sugli zigomi di Sam. Voleva rassicurarlo, voleva fargli capire che tutto era finito. Che era al sicuro. Voleva che Sam capisse che quel tocco che sentiva era una tocco protettivo e non portatore di dolore.
“Sammy…Sammy, ti prego…ti prego, guardami. Sono io, sono Dean. Sono qui e tu sei fuori dalla gabbia. Lui…lui non può farti più del male. L’ho rispedito indietro. Lucifero è di nuovo nella gabbia, lontano da te. Lo sarà per sempre. Sammy…Sammy…” diceva facendo quasi forza sul viso di Sam per costringerlo a guardarlo, dato che Sam sfuggiva ai suoi occhi apprensivi.
Ma Sam non riusciva a destarsi da quel suo stato di choc, a calmare quel suo tremare. Ciò che gli aveva fatto Lucifero sia fisicamente che psicologicamente, questa volta sembrava aver lasciato un segno troppo profondo nell’animo e nel fisico del giovane Winchester.
Questa volta nemmeno l’intervento di Dean sembrava poter risanare quel danno.
Quel dolore continuava a far male. Quelle voci continuavano imperterrite a urlargli la colpa. E gridavano talmente forte che l’unica voce reale che doveva ascoltare non riusciva a sovrastarle.
 
Dean aveva capito che c’era qualcosa che opprimeva la mente del fratello, qualcosa che non  lo lasciava riprendere il controllo con la realtà e allora preso da un istintiva esasperazione, il maggiore, senza lasciare il viso del fratello, posò la sua fronte contro quella di Sam.
“Ti prego….ti prego fratellino, torna da me. Ascolta la mia voce, ovunque tu sia. Qualunque cosa ti stia tormentando adesso, non ascoltarla. Ascolta me. Ascolta la mia voce. Torna da me. Torna da me. Io sono qui. Non ti lascerò mai solo. Ti giuro che ti starò talmente attaccato al culo che rimpiangerai la gabbia!!”, disse in un sorriso nervoso, sperando che Sam lo ascoltasse. “Ti supplico Sammy, non lasciarmi. Non lasciarmi!! Non adesso….non in questo modo!”
E solo dopo quella supplica, il minore sembrò chetarsi appena un po’. Dean lo vide fissare i suoi occhi nei propri, nella disperata ricerca di conferme.
“Dean..” disse o forse fu solo un confuso mormorio.
“Sì!” esclamò sorridendogli. “Sì, Sammy, sì. Sono qui, sono io. Sono reale. Niente più gabbia. Niente più Lucifero. Solo io e te. Come sempre, fratellino. Io e te!!”

Sam si costrinse a guardare fisso gli occhi di Dean. Qualcosa si illuminò nella sua mente offuscata dalle torture di Lucifero.
Una luce che non poteva essere una menzogna. Sapeva che quegli occhi non erano falsi, sapeva che suo fratello era reale, che a lui e solo a lui poteva aggrapparsi per salvarsi.
Dean era quella luce. Dean era quella che lui chiamava “quella luce alla fine del tunnel”.
Doveva raggiungere quella luce a farsi salvare da lei.
Sam con tutte le sue forze decisa di farsi salvare da Dean.
Deglutì cercando di parlare.

“Male…male..” biascicò.
“Cosa?...ti fa male?!” cercò di capire Dean e Sam annuì appena.
“Male……fa’ male…..” fece ancora portandosi una mano sul fianco. Lo stesso fianco che era quello vistosamente macchiato di sangue. La ferita che lo squarciava , sanguinava ancora tanto, nonostante Dean, l’avesse coperta.
“Lo so…lo so, fratellino. Resisti solo un po’. Castiel è per strada. Arriverà presto e ti rimetterà in sesto in men che non si dica. Non voglio ricucirti, sarebbe doloroso e credo che tu ne abbia avute abbastanza per oggi. Resisti, ok! Solo un po’. Un altro po’.” lo esortava con enfasi, Dean. E poi credendo di rassicurarlo ancora continuò. “Ho chiesto a Cas di farti servizio completo. Ti cancellerà anche queste ore così…”
“No!!!” si ritrasse Sam sorprendendo il maggiore.
“Perché…perché..no!?” fece stranito, l’altro.
“Perché…sono…sono …arrabbiato!” e Dean alzò le sopracciglia dalla sorpresa per quelle parole. “Ho…ho bisogno…di questa rabbia…”
“Sam, ti farà solo del male! Ti farai solo del male.” cercò di mediare Dean.
“Devo ricordarmi di…di quello…quello che mi ha…fatto, per..per affrontare tutto….tutto il resto!” si sforzò di dire Sam. “Per favore…..per favore, Dean. Non …non lasciare che Cas…che Cas…” e iniziò ad agitarsi e avendo paura che Sam potesse perdersi di nuovo, Dean acconsentì.
“Va’ bene. Va’ bene, fratellino. Farò come vuoi. Te lo giuro, ma tu ora…ora riposa. Prova a dormire, ok?” lo assecondò, tenendolo fermo sul letto.
“Tu?” sussurrò appena il giovane.
“Io non mi muovo da qui, Sammy. Non vado da nessuna parte!” disse senza nemmeno rendersi conto che la sua mano aveva preso ad accarezzargli i capelli come per rassicurare il giovane che lentamente chiudeva di nuovo gli occhi. Come quando, ancora bambini, senza John, Dean doveva , la notte, rassicurare un Sam spaventato da quella solitudine assurda.
 
Castiel arrivò, come promesso, meno di un’ora dopo ed era decisamente contrariato con il maggiore dei Winchester.
Dean aveva sentito il rumore di quella macchina assurda che Cas si era convinto essere bella e allora era uscito dalla stanza del motel , per non svegliare Sam.
“Perché non mi hai chiamato prima? Potevo aiutarti, potevo fare qualcosa per…”
“No.”  lo fermò Dean.
“No, cosa?!”
“Non avresti potuto fare niente se non rischiare inutilmente la vita!” riferì cercando di far calmare il risentimento dell’amico angelo.
“Ok! Smettila Dean. Io non Sam. Non devi proteggermi. Sono un angelo che..” sembrò invece offendersi, l’altro.
“…che si sarebbe incenerito non appena avrebbe varcato le porte dell’Inferno!” fece Dean, cogliendo di sorpresa il suo interlocutore angelico.
“Le ho già varcate quelle porte e c’ho portato fuori te, se non ricordi!!” fece ironico e leggermente offeso.
Dean gli sorrise amichevolmente perché sapeva che Cas glielo avrebbe rinfacciato, data la situazione. Così gli fece capire che sapeva tutto. “Ma all’epoca eri un angelo al 100 per cento!”
“E questo che vorrebbe dire?!” rinsaldò l’angelo, cercando di coprire quella verità che Dean già conosceva. Dean sorrise ancora.
Un angelo che peccava di orgoglio!! Lo stava davvero portando sulla cattiva strada!
“Cas, quello che fai sulla Terra, quello che fai per me e Sam, per tutti quanti …non ci sono parole. Sei leale, sei coraggioso ma sei, purtroppo per te, un angelo caduto. E senza le tue ali a proteggerti dal male dell’Inferno, saresti morto prima di varcarle quelle porte!” disse senza rancore Dean, capendo dallo sguardo dell’angelo che anche Castiel sapeva di che cosa lui stesse parlando.

L’angelo deglutì. Il cacciatore aveva ragione. Non sarebbe sopravvissuto al male dell’Inferno senza le sue ali.

“Io…” fece mortificato l’angelo. “Io volevo solo…”
“Aiutare.” finì Dean. “E puoi farlo. Di là c’è Sam che ha decisamente bisogno del tuo aiuto, come ti ho già detto per telefono. Aiuta lui e aiuterai me.” sembrò volerlo consolare.
L’angelo annuì ed entrò nella stanza e ebbe un moto di pietà quando vide le condizioni in cui era ridotto Sam.
“Mio Dio!!” sussurrò.
Si avvicinò al letto e quando si sporse per imporre le sue mani sulla fronte del giovane, Sam aprì gli occhi che mostrarono all’angelo tutta la sua sofferenza e il suo tormento.
“Tranquillo, Sam!! Tra un po’ starai meglio e farò in modo che tu dimentichi quello che è successo!” fece premuroso, l’angelo.
Sam allora guardò Dean alle spalle dell’amico.
“Dean…” e il maggiore ricordò la promessa che aveva fatto.
Dean mise una mano sulla spalla di Cas come per trattenerlo.
“ Cas? Solo le ferite…fisiche.” dispose.
“Cosa??” si allarmò l’angelo.
“Lui vuole ricordare!” spiegò in breve il cacciatore.
“Lui vuole soffrire inutilmente!!” lo ammonì Castiel decisamente irritato.
“Fa’ come dico, Cas. Ti spiegherò dopo!” fece duramente e poi più pacatamente: “Fa’ come dico, per favore.”
L’angelo anche se per niente convinto, assecondò quell’assurda decisione.
“Farò ciò che mi chiedete!” obbedì e poi rivolgendosi a Sam: “Permettimi solo di concederti del riposo dopo la guarigione!”e il giovane annuì e chiuse gli occhi in attesa della guarigione.
Una volta che Sam fu guarito almeno fisicamente, Dean ebbe la possibilità di spiegare il perché di quella scelta da parte del fratello e Castiel anche se non l’accettava , la comprese.
 
I due misero Sam in macchina e tornarono al bunker. Trasportandolo a spalla, portarono il giovane cacciatore nella sua camera e mentre Castiel andò nella grande libreria, Dean rimase nella stanza con Sam che sembrava non essersi accorto di nulla.
 
Durante la notte, Sam, lentamente aprì gli occhi e anche se confuso si rese conto di non essere più nella stanza del motel e riconobbe la sua di camera. Ma istintivamente la cosa invece di rassicurarlo, lo mandò nel panico. La sua mente associò la mancanza di Dean nel suo raggio visivo e il fatto che non fosse dove ricordava di essere , ad un ennesima tortura di Lucifero.
“DEAN!!!!” gridò scattando seduto sul letto.
“Ehi! Ehi!!!” fece immediatamente la voce di Dean solo dall’altro lato del letto. “Sammy, sono qui. Sono qui. Stavo prendendo una tazza di caffè e…”
“Mi….mi dispiace…mi…io…io…io non ti ho visto….io… ho pensato…che…che…” balbettò confuso e spaventato.
“Ok! Ok! Va’ tutto bene. Rimettiti giù. Riposa. È ancora piena notte. Io mi metto qui, ok?!” fece il maggiore sedendosi alla poltrona accanto al letto, in una posizione in cui Sam , una volta sveglio, avrebbe potuto vederlo.
Sam, accompagnato dalle mani di Dean, si sdraiò di nuovo. Si sentiva ancora stanco e sfinito e allora non fece resistenza e si coricò, poggiando la testa sul cuscino. Le mani poggiate mollemente sulla pancia. Le gambe appena piegate e la testa voltata verso il posto in cui Dean si andò a sedere.
“Tranquillo, Sammy. Resto qui. Vedi?” fece Dean allungando le gambe in modo che i piedi potessero poggiare sul bordo del letto del fratello.
“Non sporcarmi la coperta!” scherzò il minore, rilassandosi.
“Ok! Ma tu chiudi gli occhi!” lo rimproverò bonariamente l’altro.
Sam obbedì ma per chissà quale ragione, i suoi occhi ogni volta che si chiudevano, per pochi secondi si riaprivano come per assicurarsi che Dean vegliasse ancora su di lui. Così per alcune volte ancora, fin quando, il sonno non prese di nuovo il sopravvento sulla sua mente.
 
Era quasi mattina quando il giovane Winchester si destò dal sonno. Si sentiva meglio, il dolore, almeno quello fisico, era svanito. Quello psichico avrebbe imparato a gestirlo e a sfruttarlo alla bisogna.
Sulla poltrona, accanto a letto, ancora con i piedi poggiati sul bordo del materasso, Dean. Dormiva profondamente. Le mani incrociate sulla pancia. La testa mollemente piegata su una spalla. E anche se Sam non poteva vedere i suoi occhi, sapeva che anche il maggiore era decisamente esausto e aver passato la notte in quella posizione assurda non aveva di certo giovato alla sua stanchezza.

Si alzò piano dal letto e la coperta che prima copriva lui, la poggiò piano sul corpo del fratello. Lasciò, che per quanto possibile, Dean riposasse ancora un  po’.
Spense la luce della piccola abatjour sulla scrivania e uscì dalla camera. Si incamminò nei corridoi del bunker e ad un certo punto sentì dei rumori provenire dalla sala principale. Andò verso quei rumori.
“Cas?” fece quando vide quale o meglio , chi,  era all’origine di quei rumori.
“Sam??” fece l’angelo sorridendo all’amico , più o meno, ristabilito. “E’ bello vedere che stai meglio!”
“Grazie a te, amico. Grazie a te!!” asserì grato.
 
Meno di mezz’ora, Dean aprì gli occhi e quando si accorse che il letto di Sam era vuoto, allarmato, scattò in piedi e uscì di corsa dalla stanza, ignorando, stupidamente, sia la luce spenta sia la coperta che aveva addosso.
In quel momento la sua mente pensò solo che Sam avesse avuto un qualche tipo di allucinazione e fosse andato chissà dove a fare chissà cosa.
“Sammy!!” chiamava allarmato per i corridoi del rifugio e poi : “Sam…Sammy!!?” disse quasi gridando mentre entrava nel grande salone del bunker.
Si fermò all’improvviso quando vide sia Sam che Castiel seduti al tavolo computerizzato della sala.
“Sammy…che ci fai qui? Mi…mi hai fatto prendere un colpo!!” volle quasi rimproverarlo , ma dentro di sé, infinitamente felice di vedere il suo fratellino , in piedi di nuovo.
“Mi dispiace, Dean…ma…io..io avevo solo bisogno di un caffè!” rispose mortificato e mostrando la tazza fumante che aveva tra le mani.
“Un caffè….tu …tu volevi un caffè!?” ripetè sorpreso o forse sollevato.
“Sì e tu…dormivi così profondamente che non mi andava di svegliarti! So che anche tu hai bisogno di…riposare ..dopo …dopo tutto quello che è successo!” e in quel momento, il maggiore, mise a fuoco i particolari che aveva ignorato quando si era svegliato.
Dean si avvicinò a grandi passi verso il minore e puntandogli l’indice contro con voce severa lo ammonì.
“Ehi!! mettiamo in chiaro una cosa. Sono io il maggiore, sono io quello che si prende cura di te. Sono io quello che deve proteggerti, ok?”, fece con voce sicura ma non severa. “Quindi sta’ al tuo posto, fratellino!”
Sam capì immediatamente che quello non era un vero rimprovero ma era Dean che cercava di ritornare il solito Dean. Infatti, pochi secondi dopo, il maggiore gli posò una mano sulla spalla e lo attirò a sé, per poterlo abbracciare e stringere forte.
Stretto in quell’abbraccio , Sam sentì il fratello sussurrargli : “Sono felice di vederti in piedi, Sammy!”
Il giovane non rispose niente. Si limitò solo ad assecondare quel salvifico abbraccio. Entrambi i fratelli capirono che non c’era bisogno di altre parole.
 
Poco distanti da loro, Castiel, anche lui sollevato, si schiarì la voce , cercando di attirare su di lui l’attenzione dei due amici.
I fratelli si staccarono e Dean fissò sorpreso l’angelo.
“Se credi che abbraccerò anche te, puoi scordartelo!!” scherzò.
“Io…io non volevo che tu…mi abbracciassi.”, rispose l’angelo, guardandolo con quel suo solito modo perplesso. “Posso capire il motivo per cui tu abbia abbracciato Sam, ma se lo facessi con me…sarebbe inopportuno. Non abbiamo condiviso nessun evento particolare che possa giustificare un nostro simile avvicinamento fisico!”
“Ma cosa…” esclamò Dean alle spiegazioni di Castiel.
“Lascia stare, Dean. È Cas!!” e il maggiore lasciò correre.
“Comunque,..”, riprese l’angelo. “…dato che qui la situazione è ormai…ristabilita, io vado via.”
“Come, via?...per la miseria, Cas!! Stai girando in lungo in largo il Paese, che cosa stai…”
“Dean, ci sono degli angeli che da quando sono caduti hanno perso ogni contatto con i loro fratelli e con il Paradiso. Devo aiutarli e poi , viaggiando, stando su strada, posso rendermi conto di fin dove l’Oscurità sia arrivata a colpire e tenere aggiornati voi!” spiegò serafico come solo lui poteva essere e prendendo il suo trench si avvisò verso l’uscita del bunker, seguito dai due fratelli.
“Ehi, Cas!” lo richiamò Dean.“Grazie di tutto e sta’ attento là fuori, amico!”
“Anche voi. Occhi aperti.”e salì sulle scale che lo avrebbero portato fuori dal rifugio del Letterati. “Mi farò sentire!” e andò via.
Quando la pesante porta si richiuse, Dean si voltò verso il minore.
“Come ti senti?!” chiese premuroso e apprensivo. Non riusciva ad evitarlo, anche perché non  aveva mai visto Sam in quelle condizioni. Lo aveva visto ferito, esausto, morto, perfino pazzo. Ma mai in quelle condizioni.
“So che dirti “bene” non ti basta. Ma sto’ in piedi e sono vivo. E questo è già un gran punto in nostro favore, no?!” fece sorridendogli appena.
“Un bellissimo punto!” convenne il maggiore. E poi battendo le mani come per resettare tutto: “Senti, io sto morendo di fame. Ti andrebbe di mangiare qualcosa?” disse sperando che il giovane accettasse.
Sam si guardò per un attimo i piedi come se si vergognasse.
“In effetti , sì. Mi andrebbe uno di quei tuoi magnifici panini!” ammise, quasi in imbarazzo.
Lui, Sam Winchester, il salutista, l’amante del biologico, il fan di Ghandi, che desiderava un panino alla Dean Winchester!!
 “Magnifico, fratellino. Sarà pronto in dieci minuti!” fece entusiasta Dean battendogli la spalla e mentre si avviava verso la cucina del bunker.
Ma Sam non lo seguì, fermato da un unico pensiero che non riusciva ad abbandonarlo.
“Dean?” lo richiamò. “Io…io dovrei dirti una …cosa.”
Il maggiore si voltò verso il fratello. Sorrideva ancora dell’appetito di Sam. “Che c’è?” chiese e poi notò un’espressione indecisa sul volto dell’altro. “ Sammy…che c’è?!”
“Mi dispiace!” fu la risposta inusuale.
“Ti dispiace…di cosa?!” domandò ancora mentre gli si faceva vicino.
“Mi dispiace…io…io ti ho rovinato la vita!” ammise e i suoi occhi erano tristi e consapevoli di quella sua affermazione.
L’espressione con cui Dean lo stava guardando mutò da apprensiva a seria, quasi gelida e Sam temette di aver toccato la verità.
 
Che Lucifero non avesse mentito? Che le voci e le accuse che aveva insinuato nella sua mente non fossero del tutto false?
 
Il tempo di quel pensiero assurdo che uno schiaffo secco, deciso e violento lo raggiunse in pieno viso.
Uno schiaffo?
Sam si portò immediatamente la mano sulla parte del viso che lentamente ma inesorabilmente iniziò a bruciare.
Era disorientato da quel gesto.
Si sarebbe aspettato un pugno, reazione istintiva di un emozione di rabbia.
Ma uno schiaffo, beh!!...
Uno schiaffo non mostrava rabbia. Uno schiaffo era la chiara espressione di una punizione.
Dean lo aveva appena punito.
 
“Dean…” sussurrò vedendo il modo in cui gli occhi verdi del fratello brillavano di quella che sembrava rabbia o forse delusione.
Il maggiore si piantò davanti a lui e lo fissava severo.Gli occhi che gli brillavano di lacrime trattenute.
“Non osare…non osare mai più dire o solo pensare una cosa del genere. Mi hai capito, Sam?” lo rimproverò con tono autoritario e Sam si ritrovò istintivamente ad annuire.

Dio!!, come Dean sembrava John in quel momento. Apprensivo e severo allo stesso modo e nello stesso momento.

Il maggiore dei Winchester per un attimo gli diede le spalle e Sam lo vide passarsi una mano sul viso. Lo vide fermarsi come se stesse rimuginando su qualcosa e quando si stava per farsi vicino, Dean si girò di nuovo verso di lui e Sam si ritrovò ad indietreggiare automaticamente.
“Tu sei l’unica persona per cui io continuo ad alzarmi e a camminare in questa vita schifosa che ci affanniamo a migliorare. Tu sei…” fece indicandolo. “…tu sei l’unica ragione per cui io ancora non mi pianto un proiettile in testa per mettere fine a tutto.”
“Dean…”sussurrò colpito da quell’ammissione così spaventosamente sincera.
“Mio Dio, Sam!!! Lo so…lo so che Lucifero deve averti fatto o detto o in qualche modo confuso con delle assurdità, ma per l’amor di Dio!...” esclamò esasperato. “Ti prego…ti prego non credere. Non devi credere a quello che ti ha mostrato o detto quel figlio di puttana.” e poi gli andò vicino e gli mise le mani, che Sam parve tremassero, sulle spalle. “Tu non mi hai mai rovinato la vita. E mai lo farai. Tu sei mio fratello, il mio fratellino.” fece addolcendo finalmente il tono. “Il mio Sammy.” e ora i suoi occhi brillavano. “Quante volte ancora dovrò dirti e ripeterti che io non vivo se tu non vivi!” fece quasi scrollandolo.

Un leggero singulto volò fuori dalla gola e poi dalla bocca di Sam.
Dean era quasi disperato mentre gli diceva quelle parole. E’ vero che suo fratello riusciva ad aprirsi solo con lui, ma mai, mai , Dean lo aveva fatto in una maniera così..disarmante.
Dean non mentiva. No!, non lo faceva. Non con quello sguardo. Non con quelle parole. Non nel modo in cui quelle parole erano stato pronunciate.

Il minore non attese ancora. Annullò lo spazio che ancora li divideva e lo riempì con un abbraccio. Forte, vigoroso. Come prova che ogni parola detta da Dean aveva intrapreso il percorso giusto e giunta al giusto traguardo.
“Mi dispiace!” sussurrò ancora il giovane.
“Tranquillo, tranquillo. Ti voglio bene, Sammy. Niente e nessuno potrà mai cambiare questo. Mai!!” asserì con decisione il maggiore mentre in quell’abbraccio , sembrava anche consolare il giovane fratello.
“Ti voglio bene anch’io, Dean.” fece Sam, sentendosi arrossire per quella confessione così intima.
“Ok!” fece Dean dandogli una calorosa pacca sulla spalla. “Ora!, prima che ci spuntino gli attributi femminili, che ne dici di metterci qualcosa nello stomaco e poi ritornare al lavoro e non far fare tutto a Cas!?......Sei con me?”
“Come sempre!” fece il giovane seguendo il maggiore.
 
I due fratelli erano ancora insieme. Nonostante la sofferenza sia fisica che psicologica subita in maniera diversa a causa di Lucifero.
Il loro essere legati, il loro volersi proteggersi ad ogni costo, a tutti costi, ancora una volta li aveva spinti a fare l’impossibile e con enorme coraggio li aveva aiutati a superare l’ennesimo terribile ostacolo.

Non erano invulnerabili. Non erano invincibili.
Ma la loro forza, il loro legame, l’amore profondamente fraterno che li legava, di certo, li avrebbe resi immortali.
   
 
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