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Autore: YukiWhite97    08/01/2016    2 recensioni
TadashixHiro - Post Film - Incest - Mpreg - Don't like, don't read :3
Dopo otto anni sembra che la vita di Hiro sia tornata alla normalità, e soprattutto pare che i suoi segreti e i fantasmi del suo passato, siano ormai sepolti.
Adesso non è altro che un membro dei Big Hero 6 e un insegnante.
Hiashi invece, non è altro che un orfana dal grande genio incompreso. Sarà l'incontro tra questi due a far emergere sia i ricordi di Hiro, che i dubbi di Hiashi, circa la sua vera famiglia, che detesta senza conoscere.
Un incontro casuale, anzi, forse non tanto, che porterà i due, tra l'affrontare un nuovo nemico ed altre avventure, a ritrovarsi.
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Fanfiction che non volevo neanche pubblicare, ma siccome credo che ogni idea, per quanto malsana, vada messa in gioco, l'ho fatto ugualmente. Grazie a chi leggerà ^^
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Baymax, Hiro Hamada, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Gogo aveva schiuso le labbra, come per dire qualcosa, ma al fine era rimasta in silenzio, ed era raro che una come lei non sapesse che dire.
Quella volta però, Hiro l'aveva davvero... sorpresa.
"Stai scherzando, vero?" - domandò a braccia conserte.
"Che motivo avrei di mentire su una cosa simile? - domandò serio - cosa dovrei fare adesso?"
"Cosa... cosa dovresti fare? - ripetè incredula - tu.. cioè lei... lei è Hiashi... è proprio lei!"
"Questo lo so già! - esclamò nervoso - ma cosa devo fare adesso? Dovrei forse dirle la verità? Sarebbe uno shock per lei"!
"Forse, ma credo che sia uno shock più per te che devi assumerti le tue responsabilità. Non puoi scappare Hiro, è evidente che il destino ha in mente altri progetti per te"
"Destino? Sciocchezze, sono io che deciso del mio destino. Questa cosa non può funzionare, ho creduto che potesse, ma adesso che so la verità mi rendo conto che è impossibile!"
"Fermo! - esclamò afferrandolo per un braccio - perchè non la pianti di essere egoista per una sola volta?! Credi di essere stato solo tu quello a soffrire?"
"Che intendi?"
"Cosa intendo? - domandò aumentando la presa sul suo braccio - Hiashi è stata sola per otto anni a chiedersi perchè la sua famiglia l'abbia abbandonata. E adesso che vi siete accidentalmente rincontrati, il minimo che potresti fare è dirle la verità. Otto anni fa dicevi di essere troppo giovane, ma adesso che sei più grande, dimmi ,che scusa hai?"
Hiro si ritrasse, scostandosi dalla sua presa.
"Non era una scusa - dichiarò - era la verità, ero un ragazzino, ed ero spaventato"
"Avevi noi! - esclamò - fino all'ultimo ho creduto, tutti noi abbiamo creduto che potessi farcela! E invece, come un codardo, l'hai abbandonata di nascosto. Credi che io personalmente non abbia avuto voglia di ucciderti quando ce lo hai confidato?! Questo, proprio questo è stato l'errore più grande della tua vita, non far nascere Hiashi, non concedere il tuo amare a Tadashi, ma proprio quello di scappare, e stai scappando tutt'ora!"
"Lo so! - esclamò - lo so, ok? Ho sempre avuto paura da allora, so di essere un codardo, so che ho sbagliato e so anche che non sono in grado di crescere Hiashi, di far sì che sia felice. Se per ora lo è... è perché non sa la verità. Quando lo saprà soffrirà. Anche se mi ha detto... anche se mi ha promesso che non sarebbe mai andata via... adesso è diverso"
"E' diverso perchè anche hai la consapevolezza di cosa lei è per te. Hiashi vuole sapere chi sia la sua famiglia, e se davvero ti ha detto che non se ne andrà allora tu diglielo. E devi dirle tutto, senza omettere nulla. Chi altri ha se non te? Vuoi che si senta sola al mondo?"
Dopo quell'ennesima frase il ragazzo si zittì, per poi alzare lo sguardo crucciato.
"Mi chiedo perché non fai altro che dirmi questo genere di cose... da otto anni..."
"Perchè?! - domandò avvicinandosi a lui .- perché tutti noi, abbiamo sin da subito voluto bene ad Hiashi, sin da quando abbiamo saputo che sarebbe venuta al mondo. E quando è nata, eravamo tutti felici. Sarebbe stato bello, poterla crescere tutti insieme. Ma tu, tu hai deciso di fare di testa tua. Lei è cresciuta senza di te, e alla fine quello che ci ha rimesso sei stato tu. Sei stato tu a perdere tutti gli anni della sua vita, sei tu che non potuto udire le sue prime parole,  vederla compiere i suoi primi passi, sei tu che non hai asciugato le sue lacrime o che non le hai insegnato tutto ciò che sai. Sei tu che non le hai detto che particolare, bellissima storia ha unito i suoi genitori. Solo tu". Il tono di Gogo si era fatto incredibilmente più dolce, e suo malgrado, Hiro dovette rendersi conto di quanto quelle parole fossero vere. 
Per dar ascolto alle proprie paure aveva perso anni della vita di sua figlia. Aveva abbandonato quel dono che Tadashi gli aveva fatto, come un ingrato.
Aveva sempre avuto i sensi di colpa, ma ora come non mai, questi tornavano a tormentarlo. Sapeva di doverle dire la vetità, e per quando Hiashi fosse intelligente, non sarebbe stato facile spiegarle qualcosa di così complicato.
Sollevò lo sguardo, guardando l'amica.
"Lo so... hai ragione - sussurrò - hai ragione Gogo... sono stato uno stupido, lei non mi perdonerà mai"
"Hai ancora un sacco di tempo per recuperare. Però devi dirglielo"
"Lo farò. Devo solo trovare le parole. Per adesso però ti prego.. non dire niente a nessuno... ok?"
"Hai la mia parola. Spero manterrai le tue promesse questa volta" - disse la ragazza sorridendo. Hiro le sorrise a sua volta, e poco dopo i due decisero di tornare dagli altri loro amici.
"Ah eccovi - disse Wasabi - iniziavamo a chiederci che fine aveste fatto"
"Hiro, Hiro, ho detto agli altri che vuoi adottarmi!" - esclamò Hiashi contenta. Il ragazzo guardò Gogo, come a trovare uno sguardo di rassicurazione, e quando l'ebbe trovato, sforzò un sorriso, cercando di far finta di niente.
"Ah... ah sì?"
"Sì, e sono tutti molti contenti!"
"Esatto, a quanto pare alla fine ciò che ti avevo detto per scherzo si è avverato" - scherzò Wasabi.
"Eh eh.. già "- sussurrò sedendosi accanto a Hiashi. Quest'ultima si voltò a guardarlo.
"Hey ma... non dovrò chiamarti "papà" adesso, vero?"
"Beh, ti fa così strano?"
"Mmh, un pò, però, potrei anche abituarmici". Hiro fece spallucce, portandosi poi una mano sulla testa. Quella era decisamente una situazione irreale. Lei era lì, ma era anche distante, e non avrebbe avuto modo di avvicinarsi ulteriormente se non avesse saputo la verità. Chissà come avrebbe reagito, se fosse stata felice, o arrabbiata. 
Pian piano comprendeva perchè lo stare così vicino a Hiashi lo inquietava. Aveva quasi l'impressione di avere Tadashi accanto, perché dopotutto, lei era un parte di lui.

(( https://www.youtube.com/watch?v=n-PO3XigiNo Vi consiglio di ascoltare questa soundtrack mentre leggete, così, giusto per entrare nell'atmosfera ;) ))




Hiro non avrebbe saputo dire dove si trovasse, quello che aveva intorno non sembrava un vero e proprio luogo. Tutto era bianco, fermo, immobile, i rumori erano ovattati, e aveva come l'impressione che potesse cadere da un momento all'altro. Stava lì in piedi, ma provava difficoltà a muoversi, era come se fosse paralizzato, e questa era davvero una sensazione orribile. Perfino il respiro era flebile, anzi, era come se non respirasse affatto. Poi ad un tatto vide materializzarsi davanti a se una figura umana, che pian  piano divenne sempre più nitida. Dovette strizzare gli occhi prima di rendersi conto che quella figura era quella di Tadashi. Era proprio lui, identico a com'era stato anni prima, e soprattutto sorrideva. Spalancò gli occhi a quella visuale, eppure era strano, non si sentiva affatto sorpreso di vederlo, nonostante sapesse fosse morto. Si sentiva tranquillo, calmo, come se il tempo non esistesse e come se non ci fosse bisogno di correre o fare le cose di fretta. Ciò che si opponeva a questo però, erano le miriadi di emozioni provate, tra cui gioia, stupore, commozione, ma anche rabbia.
Riuscì a muoversi, mettendosi a braccia conserte, per poi lanciare un occhiataccia al fratello.
"Ma guarda chi si vede - sbuffò - ciao Tadashi"
"Ciao Hiro - rispose l'altro - sono felice di vederti". La sua voce era calma, dolce e tranquillizzante. Hiro sentì il proprio cuore sciogliersi, ma non abbastanza per convincersi a cambiare atteggiamento.
"Cosa fai qui? - borbottò - non ti basta tutto quello che hai combinato?"
"Di che cosa stai parlando? - domandò avvicinandosi a lui e scompigliandogli i capelli - io non ho fatto nulla di sbagliato. E poi, vedo che alla fine, quel che ho fatto, l' ho fatto bene. Sei riuscito a trovare Hiashi. Anzi, e lei che ha trovato te"
"Brutto stupido! - esclamò - sapevo che dietro c'era il tuo zampino! Ci siamo incontrati per tuo volere! Altro che destino, questo è un  destino di nome Tadashi. Che cosa hai in mente?"
"Non voglio vedere la mia famiglia divisa - sussurrò poggiandogli una mano sul viso - Hiashi è con te che deve stare. Avete bisogno l'uno dell'altro"
Quel contatto lo fece fremere, facendogli venire le lacrime agli occhi.
"Sai, avremmo bisogno anche di te, ma tu non ci sei. Non ci sei più da otto anni. Te ne sei andato, e mi hai lasciato da solo, quando invece avremmo dovuto stare insieme. Io con te ce l'arei fatta a superare tutto. Hai idea di come... di come mi son sentito e di come mi sento tutt'ora?"
Le lacrime avevano preso imperterrite a scivolare sul suo viso, calde e bagnate. Inutili furono i suoi tentativi di portarsi le mani sul viso per cercare di coprirsi, poiché immediatamente l'altro lo afferrò nuovamente.
"Solo perchè non mi vedi non significa che non ci sono. Io ci sono sempre, in ogni cosa, in ogni gesto, sono sempre con te. E ci sono sempre stato. Non ti ho abbandonato"
"Lo so... lo so, maledizione. E che io vorrei tanto parlare con te, stringerti, abbracciarti... e invece non posso... perchè... perché solo così possiamo stare insieme...?"
Tadashi allargò le braccia, stringendolo a se. Lui poggiò il viso sul suo petto, respirando a fondo il suo profumo.
"Dimmi... lei com'è? Hiashi intendo" - sussurrò.
"Non ti somiglia affatto - mentì - di re ha preso solo la cocciutaggine e il senso di protezione verso gli altri"
"Bene, almeno so che sei in buone mani - sussurrò afferrandogli il viso - sbaglio o c'è qualcosa che non ci siamo detti abbastanza?"
Si mors e e labbra, guardandolo negli occhi.
"Non dirmi che mi ami.... - lo supplicò - mi farebbe solo più male.. non dirmi che mi ami se poi devi sparire di nuovo..."
Lui lo strinse maggiormente, affondando una mano sui suoi capelli.
"So bene che non mi hai perdonato per essere morto. E so che probabilmente non mi perdonerai mai. Però sai, non è del tutto vero che un morto non può sentire il male. Io lo sento. E' come un peso... proprio sul cuore"
"Tu mi parli di peso s, idiota?! - sbuffò - io ho un peso sul cuore da otto anni ormai. Vorrei solo averti con me, e il pensiero di non poter realizzare questo mio desiderio... mi fa dannare l'anima!"
"Non dannare la tua anima - sussurrò sulle sue labbra - e dimmi.. dimmi ciò che non riuscisti a dirmi quella volta"
Hiro ebbe quasi l'impressione che il suo cuore potesse fermarsi da un momento all'altro. Tadashi era morto, e uno dei propri rimpianti era quello di non essere riuscito a dirgli  un "Ti amo", prime parole che non avrebbe voluto dire a nessuno se non a lui. Aveva paura, paura che potesse andare via.
Si strinse a lui, con  disperazione.
"Io ti amo... e ti amerò per sempre" - sussurrò flebilmente. Tadashi sorrise, stringendolo ancora di più.
" Ti amo anche io Hiro, sono contento che tu me lo abbia detto". Fu però il più piccolo naturale avvicinarsi alle sue labbra. Era strano, adesso era alto quasi quanto lui, non doveva neanche sforzarsi tanto. Sfiorò le sue labbra, con le proprie, rabbrividendo, anche dopo anni l'emozione non cambiava mai. 
Tadashi ricambiò immediatamente, intuendo la disperazione e la tristezza di quel bacio. Hiro tremava, ma non si sarebbe tirato indietro. Voleva sentire ogni nitida sensazione, almeno un' altra volta. Così insinuò la lingua tra le sue labbra, fino ad avvertire quella dell'altro. Rimasero appiccicati l'un l'altro, abbracciati, sentendo i loro respiri vicini per tanto tempo.
Il bacio era divenuto passionale, ma era comunque dolce, e aveva un certo retrogusto amaro, forse a causa delle lacrime.
Hiro si staccò, non del tutto, rimanendo vicino al suo viso, avvertendo una terribile sensazione.
"Tadashi - lo supplicò - sto per svegliarmi.. ti prego... non andare.. tienimi qui con te... non andare... non andare dove non posso raggiungerti..."
"Va tutto bene, Hiro - sussurrò - devi continuare ad essere forte. Io ti tengo già qui con me"
"No" - sussurrò flebilmente, un sussurro che venne spazzato da una terribile sensazione, quasi come se tutto gli venisse strappato via. Infatti, l' immagine di Tadashi scomparve immediatamente.

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Si svegliò con un sussulto, facendo fuoriuscire dalle labbra un gemito di dolore. Le guance erano bagnate di lacrime, a quanto pare doveva aver pianto veramente. E quello che era successo... era stato solo.. un bellissimo sogno. Dentro di se provò una sensazione di angoscia totale. Come poteva essere finzione qualcosa che era sembrato così vero? Chinò lo sguardo. Hiashi dormiva beata. Era altrettanto incredibile averla così vicino dopo anni. Forse vi era qualcosa di vero in quel sogno, forse era stato davvero Tadashi a farli incontrare. Forse quella era effettivamente una possibilità per rimediare ai suoi errori.
Con delicatezza avvicinò una mano alla sua guancia, carezzandola delicatamente. Rendersi conto di averla ritrovata dopo tanti anni, era stato difficile come quando aveva scoperto della sua stessa esistenza, come quando si era reso conto che una piccola vita stava crescendo in lui.
Era rimasta pur sempre bellissima, e adesso che i pensieri negativi stavano lentamente scivolando via, poteva capire quanto in realtà fosse fortunato.
Era giusto che anche lei sapesse. E lui glie l'avrebbe detto... in  un modo o nell'altro.
Il giorno dopo...

Hiashi, allegra come sempre, aveva trascinato Hiro per tutto l'istituto, era sempre così energica al mattino, tanto da non potersi neanche accorgere dell'inquietudine dell'altro. Quest'ultimo stava cercando le parole per dirgli la verità, ma non era facile.
"Uhuu, ciao ragazzi! - salutò Hiashi muovendo la mano - siamo qui!". I Big Hero si avvicinarono a  loro.
"Allegra come sempre - disse Fred - e tu Hiro, un pò meno allegro come sempre"
"Che spiritoso" - sbuffò alzando gli occhi al cielo. Gogo si sgranchì la voce, richiamando l'attenzione del ragazzo e domandandogli qualcosa di ovvio anche con il solo movimento degli occhi. Hiro fece spallucce, allargando le braccia, come volesse far intendere di non sapere che cosa dire.
"Scusate - disse la ragazza prendendolo per un braccio e avvicinandolo a se - non le hai ancora detto niente?"
"Ti sembra facile?! Non so come fare"
"Hiashi non è stupida, trova un modo adatto per dirglielo. Magari non dirglielo troppo direttamente, insomma, ci sarà un modo, partendo da un altro punto"
"Un altro punto - sussurrò pensieroso - sì, effettivamente c'è qualcosa... però...  mi ci vorrà un pò...."
"Vai, la teniamo d'occhio noi"
"Ma io.."
"Ho detto vai - insistette - ti sto facendo un favore". Gogo sorrise, segno che sicuramente aveva già iniziato a perdonarlo per tutto.
"Ok, allora vado" - sussurrò filando via lentamente. Quando se ne fu andato, ella si avvicinò di nuovo agli altri.
"Dov'è Hiro?" - domandò Hiashi.
"E' andato a fare qualcosa di importante, quindi per adesso, è meglio se stai qui, credimi". La piccola gonfiò le guance.
"Oh e va bene". Gogo sospirò. Sperava davvero che quella fosse l'occasione per entrambi di stare finalmente insieme. La ragazza si era ritrovata immersa nei suoi pensieri, mentre Hiashi accanto a lei non faceva altro che lavorare sulla macchina della memoria. Lei la osservava, notando come fosse attenta e concentrata.
"Mmh - mugugnò - sei... sei ancora decisa a voler scoprire chi è la tua famiglia?"
" Certo che sì - rispose - oramai ci sono quasi, devo solo mettere apposto alcune cose..."
"Non avresti paura di poter... insomma.. rimanerci male....?"
"E perchè mai dovrei?  - chiese poi tornando seria - anche... se .. io non credo perdonerò mai i miei genitori per avermi abbandonata"
Gogo si morse le labbra.
"Non devi avercela troppo con loro - sussurrò - a volte... si fanno sciocchezze... per paura... perché non ci si sente abbastanza pronti o abbastanza in grado..."
"Ma paura di cosa? Sono io quella che avrebbe dovuto avere paura, io sono sempre stata sola"
"Lo so, e hai ragione a sentirti così. Quello che sto cercando di dirti e... non odiarli per questa scelta che hanno fatto. Evidentemente... c'era un motivo dietro che non possiamo capire". Hiashi la guardò con gli occhi spalancati, era la prima volta che la vedeva così seria, ed effettivamente Gogo dovette ammettere che più che cercare di convincere lei, stava cercando di convincere se stessa.
"Beh... probabilmente hai ragione.. facciamo così allora... se mai dovessi incontrarli chiederò perché l'hanno fatto" 
Ella scostò lo sguardo, accarezzando con un dito le piume di Tori, il quale cinguettava felice.
"L'hai costruito tu?"
"Sì, quando avevo solo sei anni. Lui... lui era uno dei miei pochi amici - sospirò tristemente - quando ero più piccola, tutti tendevano sempre.. a mettermi da parte.. o a darmi della "strana". So che ora non lo diresti, ma ci stavo male, e piangevo molto. Però non era così male, c'era Lily con me,e  poi ho costruito Tori. Andando avanti ho capito che facendomi vedere triste avrei soltanto accontentato  chi voleva farmi star male. Ho sempre saputo di essere diversa, per qualche ragione che va oltre il mio intelletto. E sono certa che questo qualcosa si nasconda nelle mie origini, in  un cero senso, anche per questo voglio scoprirlo. Oh, adesso provo il casco, vediamo come va"
La ragazza più grande rimase di stucco dinnanzi quel discorso, sperando anche che quelle sue parole fossero state utili. La bambina indossò il casco, e dopo aver premuto gli stessi bottoncini della volta prima, chiuse gli occhi, concentrandosi. Come si aspettava, all'inizio non accadde nulla, ma poi, provò a concentrarsi maggiormente, scavando nei meandri della sua mente, sin dove la sua memoria riusciva ad arrivare.
"Oh - sussultò ad un tratto - non posso crederci, qualcosa vedo!"
"Eh? - domandò - che... che cosa vedi...?"
"Ecco.. non saprei dire... vedo delle figure... ma non sono messe a fuoco - costatò - forse dovrei... Gogo, puoi premere il bottone giallo?"
La ragazza deglutì. Non poteva permettere che Hiashi scoprisse una cosa del genere in questo modo. Cosi, anzichè premere il tasto giallo, premette quello rosso, ovvero quello dello spegnimento..
"Eh? Ma cosa... ma come, si è spento?!" - si lamentò.
"Eh.. già.. non ho idea di cosa sia successo..." - finse Gogo.
"Accidenti - sbuffò - c'ero quasi. Mi servono altri pezzi di ricambio, vado a prenderli, mi raccomando, non ti muovere"
L''altra annuì, accasciandosi poi sulla sedia.
"Hiro... mi devi un grande favore" - sussurrò sorridendo.
Hiashi era intanto arrivata nella stanza dove venivano tenuti tutti i pezzi per costruire robot o cose del genere. Aveva la testa piegata in avanti su uno scatolo, non avendo assolutamente idea che qualcuno la stesse osservando. Solo dopo qualche secondo avvertì come un inquietante presenza alle sue spalle.
"Mh - rabbrividì - chi... chi ...è?". Il suo cuore fece un balzo enorme quando la porta si chiuse, apparentemente, da sola, poiché a compiere quel gesto era stato in realtà Eichi, il quale era stato nascosto dietro quest'ultima, e che ora la osservava.
"Ciao piccoletta" - la salutò.
"Ah! - esclamò - tu! Razza di stalker, mi hai seguita?"
"Oh, perchè mi dai dello stalker-  disse fingendosi offeso - io sono soltanto venuto qui per parlare con te". Ella strinse a se Tori, deglutendo nervosamente.
"Ma io non voglio parlare con te... Forse è meglio che vada,  mi stanno chiamando..."
"Non andrai da nessuna parte - disse mettendosi di fronte a lei - non mi sei piaciuta dal primo istante, e avevo ragione a pensare determinate cose. Beh, che dire, sei tosta, hai provato a farmi fuori in qualche modo, ma direi che sono stato io ad avvicinarmi all'ucciderti - si avvicinò al suo orecchio, sussurrando - dimmi... come ci si sente ad essere trafitti da un coltello?"
Hiashi spalancò gli occhi, ricollegando tutto in quel momento. Quella volta, il volto che si nascondeva dietro quella maschera era quello di Eichi. Lui aveva provato ad uccidere sia lei che Hiro, per questo le incuteva tutto questo timore.
Sentì il proprio cuore battere all'impazzata dalla paura.
"Tu.. tu - sussurrò - sei stato tu! Eri tu! Ma cosa... perchè?! Cosa vuoi da me, cosa vuoi da Hiro?"
"Il tuo Hiro adorato sta portando avanti un progetto molto illecito ma che mi servirà, peccato che lo difenda con tutto se stesso. Io l'ho sempre detto, non c'è posto per entrambi qui dentro!"
"Sei perfido! - urlò - io gli dirò tutto, e allora si che saranno guai!"
"Tu non dirai nulla né a lui né a quegli altri eroi da strapazzo - disse bloccandola al muro - perché se lo fai, io non esiterò dall'uccidere quella graziosa bambina.. di nome Lily...?"
"Cosa c'entri tu con Lily?!"
"Beh, lei è la mia adorata sorellina adottiva, non te l'ha detto? - domandò sorridendo - ma né lei né nessun'' altro potrà mai rimpiazzare ciò che ho perso. Se parlerai, io lo saprò, e la ucciderò, tu non vuoi questo, vero?"
Sentì le lacrime bruciarle gli occhi.. Avrebbe voluto ribellarsi, come aveva sempre fatto, ma ora che stava ricevendo delle minacce e ora che le persone a cui voleva bene erano in pericolo, non ne aveva il coraggio.
"No... non voglio!" - esclamò.
"Perfetto - sussurrò - perchè il vero scontro è tra me e Hiro. E se tu ti immischierai - portò la mano sotto la sua maglietta, sfiorandole la cicatrice - sai già cosa  ti succederà"
A quel punto fu naturale per Hiashi, che si era sentita alquanto violata, lanciargli un calcio alle parti basse. Eichi si ritrasse, lanciandogli un' occhiataccia.
"Che cosa vuoi farmi?!"
"Stupida, credi davvero che io pensi a fare certe cose con una ragazzina della tua età? Anche se penso che.. se fossi stata di qualche anno più grande allora.."
"Sei disgustoso! Se l'essere più spregevole che io abbia mai conosciuto!"
"Di quello che ti pare, tanto non mi importa - disse aprendo la porta - beh, adesso se vuoi puoi anche andare. E ricorda, che ti piaccia o no, io e tu siamo legati da un segreto. Se parli .." - concluse lasciando in sospeso la frase e passandosi un dito sul collo, chiaro segno di minaccia di morte. 
Hiashi si morse le labbra, vedendolo poi svanire. Sembrava quasi un animale impaurito, poichè stava con le spalle al muro, completamente tremante.
Non poteva ancora credere a quello che le era accaduto, era stata minacciata, era stata costretta a mantenere un segreto che non avrebbe voluto mantenere. Hiro doveva assolutamente sapere chi fosse davvero Eichi, cosa volesse fare, e soprattutto cosa aveva provato a farle. Ma non poteva mettere in pericolo le loro vite, la sua compresa. Le scivolarono due lacrime per le guance, a causa della paura. Si chiese cosa mai potesse portare un essere umano a compiere simili nefandezze, ma forse il suo animo era ancora troppo puro per capirlo.
Uscì piano, tenendosi Tori stretto al cuore. Doveva trovare una soluzione, non avrebbe potuto mantenere un segreto così grande e vivere con la paura.
Strano da dire, ma aveva davvero paura, una paura irrefrenabile.
"Pensa Hiashi.. - sussurrò.. pensa..."
"Yana? - domandò ad un tratto Hiro - cosa fai, parli da sola?"
Ella si voltò. Non sarebbe stata in grado di rimanere in silenzio.
"Hiro... devo dirti una cosa..."
"Anche io... ma parla prima tu.."
"No.... è meglio... meglio che parli prima tu.."
"D'accordo - sospirò un pò avvilito - allora, sarà meglio che prima ti mostri una cosa"
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Angolo dell'autrice
Maledetta me, maledetto amore per le colonne sonore e maledetto amore per Clannad, ovvero l'anime da cui ho preso la canzone (quest'anime è bellissimo, se non lo avete ancora visto, fatelo e.e )
Comuunque, fin ora questo è il mio chap preferito... e non è difficile capire perché T__________T
E in più abbiamo capito che il nostro Eichi non solo è un bastardo, ma pure mezzo pedofilo :D
Cosa cela dunque il suo atteggiamento? E Hiro dirà finalmente la verità a Hiashi? Mentre quest'ultima... riuscirà a dirgli di Eichi nonostante le minacce? 
Tutto al prossimo capitolo, neanche la scuola mi tiene lontana v.v

 
   
 
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