Capitolo 10
Mistero svelato
<< È sicuro signor
Nishijima? >>.
<< Taichi io devo
parlare con i dottori, devo venire a capo della morte di Kumi
>>.
<< Immagino quanto
lei sia sconvolto... ma cosa c'entra con quello che sta succedendo?
>>, gli domandò Agumon.
<< Ho la sensazione
che possa essere tutto collegato. Andiamo in ospedale e parliamo con
qualche dottore. Kumi è morta, forse non si atterranno al segreto
professionale >>.
<<
Sora, io sto
uscendo! >>.
<< D'accordo mamma!
>>.
Sora si ritrovò da sola a
casa, aveva lasciato Pyomon nell'aera digitale, aveva bisogno di
restare nella sua solitudine.
La sera prima si era messa
un bel vestito blu, un paio di scarpe argentate e un golfino blu,
appena più chiaro del vestito. Aveva lasciato i capelli sciolti, un
accenno di trucco. Yamato si era presentato con una camicia azzurra,
dello stesso tono dei suoi occhi azzurri, era bello da mozzare il
fiato e Sora si era domandata cosa ci trovasse in una come lei. Sotto
casa le aveva portato un piccolo mazzo di fiori, che Sora aveva messo
in un vaso in camera sua, stupita di un gesto tanto romantico da uno
come Yamato. Poi si erano recati al cinema a vedere un film
divertente, Yamato non prese la mano di Sora, probabilmente non era
ancora così a suo agio.
Dopo il film l'aveva
portata in ristorante semplice e romantico, non le aveva permesso di
tirare fuori neanche un soldo. Si chiese se il padre gli avesse dato
dei consigli o forse non aveva mai conosciuto quel lato del ragazzo.
Dopo la cena camminarono
lungo il fiume, come avevano fatto per tanti anni tornando da scuola.
La serata era bella, l'aria un po' fredda ma le stelle e la luna
rendevano l'atmosfera carica di romanticismo. Sora sudava quasi
freddo al solo pensiero del passo successivo e cominciò quasi a
tremare quando lui le propose di sedersi su una panchina nel lato più
curato e bello del fiume.
Lui si sedette molto
vicino a Sora, totalmente bloccata dalla situazione non familiare per
lei...
Nishijima
si avviò con
passi decisi al bancone, mostrando il distintivo. << Sono
Daigo
Nishijima, vorrei parlare con qualcuno di una paziente morta nel
1990, Kumi Fukuda >>.
L'infermiera dietro il
bancone alzò lo sguardo, notando il distintivo lucido, alzando un
sopracciglio. Non si faceva intimidire da uno stemma. <<
C'è
il segreto professionale >>.
<< La ragazza è
morta da più di quindici anni >>.
<< Torni con un
mandato >>, abbassò lo sguardo di nuovo sulle sue carte.
<< Signor Nishijima
forse... >>, tentò di dissuaderlo Joe.
L'uomo posò le mani sul
bancone, con forza, costringendo la donna ad alzare lo sguardo di
nuovo. << Ho bisogno urgentemente di quelle informazioni.
Le
dico io come andrà: otterrò il mandato e lei ci farà una pessima
figura zelante >>.
Gli occhi neri
dell'infermiera si fecero sottili, era nuova e voleva conservare il
posto. Digitò il nome della ragazza sul computer. << Kumi
Fukuda è morta il cinque dicembre del 1990. Il dottore che
l'assistette era Norio Kimura e l'infermeria della sua stanza Sadako
Shimizu, lavorano ancora in questo ospedale. Il dottore sta operando
ma Sadako è in pausa caffè, l'ho vista prima entrare nella sala
infermieri >>.
<< Grazie >>,
disse Nishijima, rimettendo il distintivo in tasca.
I ragazzi si guardarono,
cominciarono a pensare che la sicurezza e la razionalità dell'uomo
cominciassero a vacillare. Lo seguirono in silenzio fino a una
saletta con una cucina, un microonde e una macchina del caffè.
C'erano tre infermiere, due sedute su dei divanetti imbottiti a bere
un caffè bollente e mangiavano un pasticcino. Una terza si stava
versando una tazza e cominciò a mettere lo zucchero.
Aveva i capelli neri, con
qualche ciocca grigia, occhi verdi e pelle scura.
<< Sadako Shimizu?
>>.
La donna si girò. <<
Sì? >>.
<< Sono Daigo
Nishijima, lavoro per un ente governativa >>, mostrò di
nuovo
il distintivo. << Vorrei parlare con lei di Kumi Fukuda
>>.
<< Se è un agente,
sa anche che sono tenuta al segreto professionale >>.
Bevve un
sorso di caffè.
<< Kumi è morta da
molto tempo, la prego >>, si avvicinò a lei.
<< Ero un
suo amico >>.
<< Signora >>,
fece Mimi. << Stiamo cercando informazioni da ieri, le
vorremo
fare solo qualche domanda >>.
La donna finì il caffè e
butto la tazza di plastica nella pattumiera. << Seguitemi
>>.
Camminarono fino a una sala più grande, vuota, le pareti tinte di
azzurro pallido e li invitò a sedersi sui divani, lei si mise di
fronte a loro, poggiando le mani in grembo.
<< Ditemi >>.
<< Di cosa è morta
Kumi? >>, domandò Koushiro.
<< Per un'emorragia
interna in seguito a un’operazione, è stata una tragedia
>>.
Sembrava forte, ma al ricordo di quella giovane ragazza le
diventarono gli occhi lucidi. << Poverina, era tanto
giovane
>>.
<< Perché non c'è
un certificato di morte di Kumi? >>, continuò Takeru.
La sorpresero. <<
Come no? Ho redatto io stessa i dati per informare la provincia di
Tottoro! >>.
<< Perché Kumi finì
sotto i ferri? >>, chiese Daigo.
Sadako si strinse le dita
e rimase in silenzio.
<< Signora? >>.
<< Avevo promesso di
non raccontarlo >>.
<< A chi? >>.
<< Non posso dirlo
>>.
<< La prego >>,
disse Joe. << È importante >>.
Una lacrima rotolò sulla
guancia dell'infermeria. << Per un cesareo
>>.
La risposta generò un
silenzio pesantissimo, ci misero almeno due minuti a digerire la
risposta.
<< Kumi ha avuto un
figlio? >>. Daigo era paralizzato.
Annuì.
<< Cosa ne è stato
del bambino? >>, domandò Taichi.
<< La bambina era
sana e fu data in adozione >>.
<< Chi è il padre?
>>. Hikari era sbiancata.
<< Sconosciuto. Sul
certificato di nascita non c'era il nome >>. Quasi
scoppiò a
piangere. << Riuscì a stringere la sua bambina prima di
svenire e in seguito morire. Mi pregò di cercarle una buona
famiglia, non fece nemmeno in tempo a darle un nome. Il padre della
ragazza era disperato >>.
All'ultima frase Daigo
fissò la donna. << Il padre? Era presente?
>>.
<< Certo. Fu lui a
portare la ragazza quando iniziarono le contrazioni, la bambina è
nata con due settimane d'anticipo >>.
Si guardarono tutti, il
signor Fukuda aveva detto di aver saputo della morte di Kumi da un
dottore dell'ospedale.
Gli aveva mentito.
Il
cellulare di Sora
trillò, era un messaggio di Yamato e lei si morse un labbro, in
ansia, prima di aprirlo.
“Ieri è stata una
serata bellissima, non vedo l'ora di uscire oggi con te di nuovo!”
Lei sorrise, al ricordo.
Su quella panchina,
impacciato quanto bello, Yamato le aveva messo un braccio intorno
alle spalle con fare goffo. Fuori da quella situazione sembrava un
ragazzo così sicuro di sé, sul palco dava sfoggio a tutta questa
sicurezza e soddisfazione di sapere di essere l'idolo di molte
ragazze. Ma davanti a Sora si sentiva come un ragazzino alla prima
cotta, lei non era come le ragazette strillanti fuori dal suo
camerino.
Sora aveva trattenuto una
risata, quella goffaggine la faceva ridere e intenerire. Lui aveva
cominciato a blaterale parole come “Sora, mi piaci, io pensavo...”,
finché lei non gli aveva preso la mano e di prendere un bel respiro.
Alla fine lui aveva riso e gli occhi azzurri si erano illuminati di
una luce sfavillante, un sorriso bellissimo. Una mano sulla guancia e
le
aveva dato un bacio...
Non era il primo bacio di
Sora, a tredici anni le era capitato con uno sciocco a un gioco della
bottiglia durante un ritiro di calcio, sicuramente non lo era neanche
per Yamato. Ma fu un bacio carico di tante aspettative, sogni e
sospiri celati per anni.
Alla fine del bacio Yamato
l'aveva guardata, le aveva fatto una carezza e le aveva chiesto se
voleva essere qualcosa di più.
A quella domanda qualcosa
in Sora si era spezzato, era arrivato il momento di decidere. Si era
ricordata le parole di Taichi “Noi non possiamo essere amici”.
<< Sì, lo desidero
>>.
Si
fermarono a mangiare un
boccone veloce prima di andare di nuovo dal signor Fukuda. I ragazzi
si sentivano intrappolati in mille fili che portavano tutti alla
stessa cosa, la morte di Kumi era stata una tragedia e quella bambina
era da qualche parte per il Giappone. Un tempo avevano una visione
molto infantile di Digiworld, vedevano solo le straordinarie
avventure che quel mondo poteva offrire, si ritenevano molto
fortunati e onorati di poterle vivere.
Ora era diverso. Una
Digiprescelta era morta in un modo orribile, c'era un padre
sconosciuto e nessuno aveva voluto prendersi cura della loro bambina,
per la prima volta pensarono al fatto che Monzaemon non avrebbe mai
potuto soffrire della perdita di Kumi, il gesto estremo dei Supremi
cominciava ad avere un senso.
Ormai l'agente non agiva
più in nome della ragione, dell'ente governativa. Voleva venire a
capo di quella storia e l'avrebbe fatto ad ogni costo.
Alle due erano già
davanti alla porta del signor Fukuda. Daigo bussò con rabbia e i
passi del giorno prima si strascinarono ad aprire la porta.
<< Cosa ci fai
ancora qui? >>. Respirava a fatica, aumentò l'ossigeno da
una
levetta.
<< Dov'è la bambina
di Kumi? >>.
Il vecchio si aggrappò
alla porta. << Come l'hai saputo? >>.
<< Sappiamo anche
che lei era presente il giorno della nascita >>, disse
Taichi.
Fece una mezza risata. <<
Cosa ne sapete voi? Siete dei mocciosi che della vita ancora non
capiscono niente! >>. Eruttò rabbia come un vulcano.
<<
Kumi non era più la stessa dopo essere tornata da... da Digiworld!
>>.
Koushiro fece un passo
avanti verso il signor Fukuda. << Lei sa che sua
figlia... >>.
<< E cosa c'entra
con sua nipote? >>, lo incalzò Mimi.
<< Certo che lo
sapevo. Kumi tornò strana, sempre pensierosa, preoccupata. Era
sempre triste >>.
Nishijima lo guardò con
sospetto. << Lei non si preoccupò quando sua figlia
scappò di
casa... perché venne da lei, vero? >>.
<< Venne da me, un
giorno, e mi disse di essere incinta. Mia moglie non avrebbe capito e
così l'ho nascosta da me. Neanche la gravidanza riusciva a renderla
felice, pensava sempre a quel mondo irreale >>.
<< Digiworld non è
irreale! >>, sbottò Takeru. << È in mondo
vero, vivono
creature buone, con sentimenti! >>.
<< Che hanno
distrutto la vita di mia figlia! >>, gli occhi divennero
lucidi. << Daigo... so chi sei, Kumi mi ha detto tutto
>>.
<< Allora sa anche
quanto tenessi a sua figlia. La morte di Kumi è stata una tragedia e
posso solo immaginare la sofferenza che lei ha provato >>.
<< No, non lo sai
>>, altra furia.
<< Perché non ha
tenuto la bambina di Kumi? >>, gli domandò dolcemente
Hikari.
<< Non potevo
crescere quella bambina, mi avrebbe ricordato tutti i giorni mia
figlia. Era identica a lei >>.
<< Non l'ha più
rivista? >>, gli chiese Nishijima.
Il signor Fukuda rimase in
silenzio, sguardo fisso nel vuoto.
<< Ha più rivisto
sua nipote? >>, ripeté la domanda Taichi, con più forza.
Annuì. << Un
giorno, tre anni dopo la sua morte, vidi una bambina in un parco
identica a lei, accompagnata dai suoi genitori. Ero pazzo di dolore
per la perdita di mia figlia e poi della mia ex moglie perciò
ingaggiai un investigatore privato, spesi i soldi ottenuti
dall'assicurazione sulla vita di mia moglie >>.
<< Era lei, vero?
>>, disse Joe.
<< Erano brave
persone, quelle che l'avevano adottata... Era felice e sana. L'ho
lasciata alla sua vita >>, rise, quasi felice.
<< Aveva
lo stesso nome che mia figlia dava sempre alle sue bambole da
piccola. La casualità >>.
Daigo Nishijima tirò
fuori la foto e la guardò, in preda a un ricordo messo da parte per
tutti quegli anni.
<<
Ora tocca a te
Daigo >>, disse Hideki.
<< Rivelaci il
tuo segreto imbarazzante! >>, rise Hisa.
Daigo si avvicinò al
fuoco per scaldarsi meglio, insieme al suo Digimon. <<
Uff,
okay... Ho dormito con i miei genitori fino ai sei anni
>>.
<< Mammone! >>,
lo stuzzicò Eizo.
<< Moccioso! >>,
lo prese in giro Kumi.
I loro Digimon si
rotolavano dalle risate, anche se non sapevano bene cosa ci fosse di
male.
<< Vediamo il
tuo, Kumi! >>, disse lui. << Ridiamo anche
di te! >>.
La ragazza si calmò,
un po' imbronciata. << Oh... va bene. Quando ero piccola
davo
alle mie bambole sempre lo stesso nome >>.
<< E qual era?
>>, chiese Hisa, nella sua curiosità infantile.
<< Meiko! >>.
Mei
saltò sul letto posto
accanto alla scrivania, dove era seduta la sua partner.
<< Meiko? >>.
<< Uh? >>.
<< Va tutto bene? È
qualche giorno che sei piuttosto silenziosa >>.
Sorrise, per smorzare i
pensieri negativi del suo Digimon. << Sto bene, la scuola
mi
mette brutti pensieri >>.
Non era la scuola. Si era
accorta che, da quando aveva avuto quella brutta discussione con
Hikari, gli altri si erano allontanati. Forse non volevano più
essere suoi amici, forse era lei troppo scostante e misteriosa...
<< Non è vero. È
per gli altri >>.
Si voltò a guardarla di
scatto. << Non posso nasconderti niente eh?
>>.
<< Forse... >>.
<< No! >>,
disse con forza. << Non possiamo, lo sai >>.
<< Hai ragione...
>>.
Si abbracciarono,
consapevoli di avere solo la loro amicizia.
D'improvviso una forte
folata di vento fece cadere i fogli dei compiti di scienze che stava
svolgendo distrattamente, consapevole di sbagliare tutti i calcoli.
Mei la aiutò a raccogliere i fogli quando fu sbattuta contro un
muro.
<< Mei! >>.
<< Meiko... >>.
Una voce flebile dalla finestra la fece spaventare a morte.
Lei urlò e sentì i passi
dei suoi genitori, suo padre bussò con forza.
<< Meiko, che
succede?! >>.
Mei si alzò in piedi e si
lanciò contro la figura misteriosa ma fu intrappolata in un'enorme
mano.
Suo padre tentava di
sfondare la porta e l'essere la rese più resistente con una mossa
della mano.
I muri e i vetri della
finestra finirono in mille pezzi ed entrò nella stanza con
prepotenza. Meiko arretrò, cadendo all'indietro.
<< Lasciami stare!
>>.
Quando il signor Mochizuki
riuscì finalmente a sfondare la porta trovò la parete della camera
della figlia a pezzi, un vento freddo e la figlia sparita.
<< Meiko! >>.
Angolo autrice!
Ciao!
Con questo capitolo ho
svelato una piccola parte del mistero!
Kumi è davvero la madre
di Meiko, ma il padre? E cosa c'entra questo con il Virus, Alphamon,
la Fede?
Yamato e Sora hanno
iniziato una storia... ma sarà tutto rose e fiori?
Hikari e Takeru si sono
ignorati, vedremo cosa succederà!
E ora che Meiko è stata
rapita...
Be' alla prossima!!